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Autore: Padmini    02/12/2016    3 recensioni
Uno sguardo, un legame silenzioso tra due anime.
Sherlock, studente brillante ma solitario.
Gregory, studente più grande, generoso e desideroso di riparare a tutti i torti.
Un gatto e un cane che si incontrano nel cortile di una scuola.
Cosa accadrà tra di loro? Possono due anime così diverse trovare un luogo in cui incontrarsi?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cialve a tutti!!

Questo capitolo è interamente dedicato a Sherlock, spero non vi dispiaccia. Non preoccupatevi per Greg, lui tornerà presto e con lui … be', vedrete, vedrete. Per adesso un altro capitolo di passaggio, in cui entrerà nella vita di Sherlock qualcosa di veramente molto importante.

Un po' di angst sarà presente anche qui, ma sarà più lieve e vi prometto che in ogni caso la storia avrà un lieto fine!

Bien! Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate ;)

Mins

 

 

 

 

L'inizio

 

 

 

Ecco, esercito una professione tutta particolare. Credo di essere l'unico al mondo. Sono investigatore-consulente... ma non so se possa capire quel che significa.
Sherlock Holmes – Uno studio in rosso

 



 

Le due settimane seguenti furono devastanti. I dolori dovuti dagli ematomi e dalle varie ferite, nonché dai punti delle operazioni erano fortissimi da soli, ma c'era qualcosa che li amplificava.

Ovviamente gli faceva molto piacere che Gregory lo andasse a trovare tutti i giorni, anche se spesso lo faceva accompagnato da Haley, con la quale stava legando sempre più rapidamente … ma … ecco, era quello il problema.

Lei.

Haley.

Non che gli stesse antipatica … ma la consapevolezza che lei era riuscita a far innamorare di sé Gregory lo faceva impazzire. Provava nei suoi confronti un sentimento molto simile all'odio, ma si vergognava di questo perché, in fin dei conti, rendeva felice il ragazzo che amava. Il conflitto interiore era tale da scatenare una vera e propria guerra tra i suoi pensieri, quelli più egoistici che gli dicevano di fare in modo di sbarazzarsi di lei e quelli più altruistici, che invece erano a favore di quella relazione, sempre che di relazione si potesse parlare. Nessuno dei due aveva mai accennato a ciò, ma lui poteva vedere i sintomi dell'amore su entrambi ogni volta che li vedeva insieme e su di lui, quando erano soli e gli parlava di lei.

Tutto era troppo per lui, non era sicuro di poter reggere a tanta pressione e a tanto dolore. Quando nessuno lo vedeva, aumentava la dose di morfina. Faceva in modo che il dosaggio fosse alto quando era sveglio e non appena sentiva che il sonno stava per arrivare la toglieva del tutto, in modo da non insospettire i medici facendola finire prima del tempo.

Come se tutto questo non fosse stato sufficiente, c'era ancora un'altra cosa che lo faceva soffrire. La gamba rotta doveva restare immobile e per questo lui era immobilizzato a letto. Non poteva nemmeno andare in bagno o fare due passi e questo lo frustrava più di ogni altra cosa. Restare immobile per forza era qualcosa che non poteva nemmeno concepire, il suo cervello fremeva, i pensieri sfrecciavano … ma lui era bloccato a letto. Entro una settimana lo avrebbero fatto alzare per fare qualche passo con il fisioterapista, ma per il momento, come ripeteva sempre l'infermiera, doveva portare pazienza e lui, che ne aveva sempre avuta poca, stava già per esaurirla.

Erano da poco trascorse le otto quando si svegliò. Da quando era entrato in ospedale il suo ritmo sonno-veglia si era invertito. Dormiva per quasi tutto il giorno e restava sveglio di notte, come un gatto. Accanto al letto vide il vassoio con la sua cena, che probabilmente avevano lasciato mentre stava ancora dormendo. Potevano una zuppa di piselli, una fetta di polpettone e una ciotola di budino al cioccolato salvarlo dal tedio? Decise per un sì, in fin dei conti era parecchio affamato. Allungò un braccio verso il vassoio, ma l'inserviente aveva posizionato il tavolino troppo lontano perché lui potesse arrivarci senza spostarsi.
“Dannato tizio!” borbottò “Non sa nemmeno fare una cosa tanto semplice ...”

Guardò il campanello. Avrebbe dovuto chiamare l'infermiera solo per farsi passare il cibo? Lo stava per afferrare, quando sentì bussare alla porta.

Hey ...” sussurrò Gregory “Devi ancora cenare?”

Sì” ammise lui “Mi sono appena svegliato.”

Molto bene allora, mangia, ne hai bisogno, sei pallidissimo!”

Agli ordini, signore!” scherzò lui “Ho bisogno del tuo aiuto … non riesco a prendere il vassoio.”

Gregory non se lo fece ripetere due volte, prese il vassoio e glielo posò in grembo.

Sembra delizioso!” disse, per poi scoppiare a ridere.
“Seh, seh. Scherza pure. Il cibo qui è l'unica cosa degna di nota. Non c'è altro di interessante. Io ...”

... ti annoi?” chiese, prendendo una cucchiaiata di zuppa “Hum, in effetti è molto buona!”

Dovrei mangiarla io, ricordi?” gli ricordò Sherlock.

Certo … certo ...” gli restituì il cucchiaio “Mangia, se finirai tutto ti darò una sorpresa!”

Sherlock lo fissò con gli occhi spalancati. Sapeva quanto Gregory lo conoscesse e se stava interpretando bene quel suo sorrisetto, poteva aspettarsi solo il meglio. Si sbrigò a finire tutto, cosa non difficilissima, dal momento che il cibo era piacevolmente tiepido e, doveva ammetterlo, piuttosto gustoso. Ingoiò l'ultima cucchiaiata di budino e lasciò che Gregory lo liberasse dal vassoio.
“Avanti, avanti! Cos'è questa sorpresa?”

Gregory sembrava deciso a farlo penare. Prese la borsa che aveva portato con sé e ne tirò fuori un giornale piegato.

Ah …” mormorò Sherlock, guardandolo “Entusiasmante!”

Aspetta!” rispose lui, scoppiando a ridere “Oggi sono passato in edicola per prendere una rivista a mia madre e ho trovato questo con il Times ...”

Posò il giornale sul letto e lo aprì, rivelando un libro: La storia dei Pirati di Angus Konstam. Sherlock restò a bocca aperta per lo stupore. Aveva sempre amato la storia dei pirati e tutto quello che era collegato alle loro avventure. Gregory lo sapeva e aveva scelto il regalo perfetto al momento giusto. Almeno, leggendo quel libro, si sarebbe distratto un po'. Perché non ci aveva pensato prima?

Gregory, sei un genio io ti ...” si bloccò all'improvviso.

Stava davvero per dirgli che lo amava? Be', probabilmente l'avrebbe interpretata come un'innocente esagerazione, no? Meglio non rischiare.
“Ti adoro!”

Sì, poteva andare, molto meglio. Sfiorò la copertina del libro, emozionato. Un regalo da parte di Gregory, un meraviglioso libro da parte di Gregory … Probabilmente avrebbe potuto fare a meno della morfina, quella notte …

 

Aveva divorato il libro nel giro di tre giorni, durante le ore di veglia notturne, affascinato dalle storie di quegli uomini e donne che avevano sfidato il mare in cerca di nuove avventure. Certo, la maggior parte di loro non era animata da nobili pensieri, ma a lui era sempre piaciuto pensare che fossero in realtà spinti da ben altro.

La sua mente, impegnata con la lettura, si era dimenticata di tutti gli altri problemi, lasciandolo finalmente in pace. Non ricordava una sensazione simile, il vuoto riempito solamente dalla conoscenza. Quando era accaduto l'ultima volta? Sì, ne era certo. Era accaduto prima che incontrasse Greg. Lui aveva portato nuove cose nella sua vita, l'amicizia, l'affetto … l'amore … ma in quel momento tutto quello era doloroso e, sebbene avesse deciso di rinchiudere i suoi sentimenti in un forziere, questi tentavano giorno dopo giorno di evadere, tormentandolo dolorosamente. Tenendo la mente impegnata in altro che non fosse Gregory o ciò che provava per lui, si sentiva … vuoto. Sì, era quella la sensazione. Un vuoto vertiginoso nel quale si stava affacciando, giorno dopo giorno, lo attirava a sé con crescente forza, un buco nero pronto ad inghiottirlo. Poteva sfuggirgli? Doveva almeno provarci. L'alternativa sarebbe stata affrontare i suoi sentimenti e la persona che li aveva fatti nascere e, almeno per il momento, era fuori discussione.

La notte del terzo giorno però si ritrovò senza nulla da leggere e parecchie ore da trascorrere in solitudine e noia. Non aveva pensato di chiedere a Gregory un altro libro, non avendo previsto di finire tanto in fretta il volume. Avrebbe potuto rileggerlo, ma sarebbe stato noioso … nella stanza non c'era altro se non il giornale con il quale Gregory gli aveva portato il volume … Non si era mai interessato alla lettura dei quotidiani, ma tanto valeva tentare, non avendo alternative.

Con un sospiro prese il giornale e lo aprì sulla prima pagina. Nonostante le premesse, venne attirato dal titolo principale: “Morte di un nuotatore”

 

 

Londra

La finale nazionale di nuoto delle scuole superiori è terminata in tragedia, con la morte del giovane Carl Powers, durante la competizione. Il giovane nuotatore era partito con un ritmo invidiabile, quello che lo aveva messo tra i favoriti per la vittoria, ma verso metà del percorso ha iniziato a rallentare ed infine è annegato. Nessuno sforzo per salvarlo si è rivelato utile, quando il giovane è stato tirato fuori dall'acqua era ormai deceduto. I genitori, così come i suoi compagni di squadra e tutti i presenti, sono sconvolti da quanto accaduto.

Carl era un ragazzo solare, generoso e dedito allo studio e allo sport. Era sano e praticava il nuoto da diversi anni e, a detta del suo allenatore, la mattina della gara era particolarmente in forma. Nessuno sa spiegarsi cosa abbia causato il malessere che lo ha portato alla morte.

La polizia ha perquisito il suo armadietto, non trovando nulla di insolito, fatta eccezione per l'assenza delle scarpe. I genitori erano a conoscenza di quanto il ragazzo fosse affezionato a quel particolare paio di scarpe, regalo per una precedente vittoria, e avrebbero voluto conservarle per seppellirle insieme al figlio, ma non sono state rinvenute da nessuna parte, né negli spogliatoi né all'interno del palazzetto.

L'ispettore Graves, incaricato di seguire le indagini, ha affermato che non ci sono indizi che supportino la tesi di un omicidio, sebbene la morte sia avvenuta in circostanze misteriose.

 

L'articolo continuava, descrivendo i vani sforzi dei medici per capire cosa era accaduto al ragazzo e specificava che i risultati dell'autopsia sarebbero rimasti riservati.

Le scarpe ...” mormorò Sherlock “Mancavano le scarpe … perché?”

Quella domanda aleggiò nella sua testa per tutta la notte e la mattina seguente, verso le nove, era ancora sveglio a rimuginare sul significato nascosto di quella sparizione. Aveva letto e riletto quell'articolo, cercando altri appigli su cui costruire delle tesi, ma era un giornale vecchio, probabilmente avevano pubblicato qualche aggiornamento sulle indagini?

L'infermiera che di solito lo trovava profondamente addormentato, si stupì nel vederlo sveglio. Sherlock era pallido, più del solito, il viso tirato, esausto, ma gli occhi brillavano d'eccitazione.

Aveva dimenticato tutto, la sofferenza, perfino quella fisica, tutto il suo corpo era teso verso un nuovo obiettivo. Nella sua mente riecheggiavano le parole di Gregory, pronunciate tanto tempo prima. Da anni aveva dedicato la sua vita a raccogliere e catalogare quei dettagli che ai più sfuggivano. Poteva davvero diventare un detective, tanto bravo da surclassare perfino i poliziotti di Scotland Yard?

Mi fa piacere trovarti sveglio, Sherlock.” gli disse la donna “Hai voglia di fare colazione?”

No.” rispose lui, sbrigativo “Ho bisogno del giornale di oggi. Dei giornali degli ultimi tre giorni.”

La donna lo fissò con le sopracciglia alzate per lo stupore e, vedendo il quotidiano ancora aperto sul letto, sorrise.

Ah … ti annoi, eh? Lo posso capire, ma se vuoi posso farti portare dei libri e ...”

Sì-sì, libri” la interruppe lui “Andranno benissimo, ma ho bisogno di avere altre notizie su Carl Powers!” esclamò, con un entusiasmo tale da impressionare la donna.
“Carl … Powers? Chi sarebbe?” chiese lei.

Non ha letto i giornali?!” rispose lui, mostrandole la prima pagina “Il nuotatore morto durante la gara!!”

La donna prese il giornale e, vedendo la foto del ragazzo deceduto, capì a cosa si riferiva.

Ah … certo, certo … il giovane Powers … che storia tremenda ...” scosse la testa, sinceramente dispiaciuta.
“Io ho solo questo articolo, ma è stato pubblicato qualche giorno fa! Ci sono stati aggiornamenti?”

La donna si fermò a riflettere, cercando di ricordare cosa aveva sentito, anche per caso, su quella vicenda.
“Ah, sì, certo!” disse infine “Hanno archiviato il caso. Dall'autopsia non è emerso nulla che potesse chiarire cosa fosse successo durante la gara.”

L'infermiera scosse ancora la testa. Era evidente che fosse dispiaciuta per quanto accaduto al ragazzo e alla sua famiglia e soprattutto per l'assenza di un reale motivo per quella morte. Sherlock era invece frustrato. Com'era possibile che non avessero trovato nulla? Proprio nulla? Ci doveva pur essere un indizio, una traccia! Se solo avesse potuto vedere il luogo in cui si era svolta la gara ed era morto Carl …

Le scarpe!” gridò infine, facendola sobbalzare “Hanno detto altro sulle scarpe?

Le … scarpe?” chiese, senza capire dove volesse arrivare.

Certo! Le scarpe! Nel primo articolo c'è scritto che non le hanno trovate. I genitori volevano seppellirle con il figlio, ma non le hanno trovate da nessuna parte!”

La donna lo guardò allibita, come se gli fosse spuntata un'altra testa.

Non hanno più accennato alle scarpe, Sherlock … se vuoi posso portarti gli altri articoli, ma vedrai anche tu che non c'è nulla che possa interessarti ..:”

Va bene, grazie.” rispose lui, ritenendo ormai inutile continuare a spiegarle perché quelle scarpe fossero così importanti.

La donna finì di medicarlo, sorpresa sia per il fatto che lui non avesse aperto bocca durante tutto il procedimento, sia per l'energia e interesse che al contrario aveva dimostrato per il caso del giovane Powers.

Te li porterò dopo pranzo, va bene? Sempre che tu non stia dormendo … ne avresti un gran bisogno!” commentò premurosamente.

Non ho tempo per dormire!” protestò lui, quasi offeso, suscitando un sorriso alla donna.
“Come vuoi, signorino” commentò lei “Ci vediamo più tardi.

 

Come aveva previsto, non era riuscito a prendere sonno nemmeno per dieci minuti. Il pensiero che nessuno avesse dato peso all'assenza delle scarpe lo stava facendo impazzire. Avrebbe voluto alzarsi, correre alla piscina, controllare di persona, parlare con i poliziotti … ma non poteva, dannazione, non poteva! Se solo avesse avuto a disposizione un telefono … Doveva avvertirli! Come potevano non essersi accorti che quello era un dettaglio fondamentale per la risoluzione del caso? Perché si trattava di omicidio, ne era certo! Tutto il suo corpo, la sua mente e sì, perfino la sua anima, se c'era, gli dicevano che dietro quella morte apparentemente senza motivazioni, c'era qualcuno con un intento ben preciso.

La ragazza che a mezzogiorno gli portò il cibo fu felice di vederlo sveglio, ma rimase delusa nel constatare che, nonostante il cibo fosse caldo e profumato, non ne toccò nemmeno una briciola perché, nel frattempo, era tornata l'infermiera con i giornali vecchi che gli aveva promesso.

Mentre il risotto e la frittata si freddavano in compagnia di una fetta di torta alle mele, lui aveva letto e riletto i miseri articoli pubblicati sui giornali dopo il primo. Tutto quell'entusiasmo aveva risvegliato l'interesse della ragazza la quale, tornando indietro per prendere i suoi piatti che avrebbero dovuto essere vuoti, decise di affrontarlo.
“Hey, Sherlock! Non mangi niente oggi? Il risotto alle zucchine è particolarmente buono! Ti fidi? Deve essere ancora un po' … tiepido ...” mormorò, immaginando che invece fosse gelido.

Mhn mhn” rispose lui, che in realtà non aveva nemmeno ascoltato ciò che lei gli aveva detto.

Mi ascolti?” tentò di nuovo “Cosa cerchi su quel giornale?”

Sherlock era completamente assorto. Si voltò di scatto verso di lei, gli occhi cerchiati per l'assenza di sonno brillavano come due stelle.
“Ho bisogno di un telefono. Adesso.”

Cos-” iniziò lei, senza capire il nesso tra il risotto e ciò che lui le chiedeva.

Un telefono. Devo fare una telefonata. Adesso.” insistette Sherlock, che stava cominciando a perdere la pazienza.
“Va … va bene... vedo cosa posso fare … ma tu non puoi spostarti, lo sai … la fisioterapia comincerà tra un paio di giorni e forse solo la settimana prossima potrai camminare abbastanza per ...”

Mi serve adesso. Non posso aspettare. Quegli idioti hanno già chiuso il caso!”

Quale caso?” domandò lei, che si stava perdendo in quel discorso.

Lasci perdere” rispose lui, ormai spazientito “Mi porti il telefono, per piacere e io in cambio ...” lanciò un'occhiata al cibo ormai ben poco invitante sul vassoio “Se mi porta un telefono adesso … e possibilmente un elenco telefonico, prometto che mangerò tutto … anche stasera … e anche domani, va bene?”

La ragazza sospirò sorridendo. Valeva la pena aiutarlo, anche se non sapeva perché, almeno avrebbe mangiato!

Come vuoi, te lo porto subito. Per quando torno voglio vedere il risotto sparito, va bene?”

Sherlock annuì e le fece l'occhiolino, facendola ridere.

 

Il vassoio del pranzo era ormai vuoto. Il cibo non era stato così pessimo tutto sommato, ma in effetti lui non aveva nemmeno sentito il sapore. Annie, questo era il nome della ragazza che glielo aveva servito, fece lo scambio con il telefono una ventina di minuti più tardi, tentata di restare lì ad ascoltare cosa avesse mai di così urgente da dire e a chi, ma il dovere la chiamò alla cucina.

Rimasto finalmente solo con la documentazione che la stampa aveva da offrire e un mezzo per comunicare con la polizia, si sfregò le mani per l'eccitazione.

A noi due, ispettore Graves!”

Digitò il numero trovato nell'elenco e rimase in attesa. Gli ci volle almeno mezz'ora, ma alla fine riuscì a mettersi in contatto con un agente. Avrebbe preferito parlare direttamente con Graves, ma a quanto pareva era irraggiungibile.
“Dovrei parlare con l'ispettore Graves!” esclamò, tentando di far capire quanto fosse importante per lui “Verrei di persona, ma sono in ospedale e non posso muovermi!”

Di cosa hai bisogno, ragazzino?” gli chiese l'uomo, che dalla voce aveva intuito la sua età.

Devo parlare con l'ispettore Graves.” ripeté lui, determinato “Devo digli una cosa fondamentale!”

Dall'altra parte del telefono si sentì una risata.

Ah sì? Cosa devi dirgli? Qualcuno ha rapito il tuo gattino?” chiese lui, che evidentemente era in vena di scherzi.

Non mi prenda in giro!” gridò Sherlock, eccitato e arrabbiato allo stesso tempo “Devo dirgli delle scarpe!”

Le scarpe? Ti hanno rubato le scarpe? Questa sì che è nuova! È per questo che sei in ospedale?”

La condiscendenza con cui veniva trattato fece aumentare la sua frustrazione.

Il caso Powers! Il nuotatore morto durante la gara! Le scarpe mancavano!”

Senti, ragazzino … non immischiarti in cose più grandi di te. Se sei in ospedale mi dispiace, spero che tu guarisca presto, ma non telefonare a Scotland Yard per simili sciocchezze!”

Prima che Sherlock potesse protestare, l'agente aveva già riagganciato il telefono.

Idiota! Stupido! Sciocco! Perché non pensano? Perché non riflettono? Eppure è così ovvio! Così evidente che c'è qualcosa che non va!”

 

Dopo quella prima batosta, Sherlock non si scoraggiò. Chiamò e richiamò, parlò con altri agenti e fu ancora preso in giro. Alla fine, quando anche loro ormai avevano capito che non avrebbero ottenuto nessun risultato sbattendogli semplicemente il telefono in faccia, gli passarono l'ispettore Graves.

Allora” esordì l'uomo, che dava già segni di impazienza “Ho sentito che c'è un nuovo detective. Sentiamo, moccioso, cosa hai scoperto di così sensazionale che i miei uomini, con anni di esperienza, non hanno saputo notare?”

Sherlock notò il sarcasmo, ma non si lasciò scoraggiare.
“Le scarpe!” disse, tremando per l'emozione “Le scarpe mancavano, giusto? Perché? Ve lo siete chiesti?”

Non è importante, ragazzino ...” rispose lui, dopo un lungo sospiro “Non c'entrano con la sua morte.”

Non può dirlo! Se la risposta fosse lì?”

Carl Powers è morto in piscina, in acqua” spiegò Graves, con un tono che avrebbe potuto rivolgere a uno stupido “Non aveva le scarpe. È morto per un altro motivo, che non siamo riusciti a identificare, ma di certo non perché non indossava le scarpe! Mi sembra ovvio! Adesso però smettila di telefonare, noi stiamo lavorando, non abbiamo tempo per ragazzini che si credono detective!”

Ancora una volta sentire il rumore della chiamata chiusa all'improvviso non fece altro che gettare benzina sul fuoco che ormai stava divampando nel suo cuore.

Così era solo un ragazzino che si credeva un detective, eh? Bene. Lo sarebbe diventato. Un giorno sarebbe diventato il più grande detective di tutti e avrebbe umiliato quegli asini di Scotland Yard. Avrebbero capito che sottovalutarlo era stato un errore che non avrebbero mai dovuto commettere.

Ripensò a Gregory e, stranamente, pensare a lui non fece poi così male.

Potresti fare il detective.”

Ormai nella sua mente non c'era più spazio per i sentimenti. Anche se ancora non poteva saperlo, sopra il forziere aveva posato il primo mattone di quello che sarebbe diventato un edificio enorme, il suo palazzo mentale, dove avrebbe custodito per sempre tutto il suo sapere, dove avrebbe potuto riflettere in pace, libero dai condizionamenti della società e dalle sue regole.

Tutto il suo corpo vibrò, i suoi occhi erano più determinati che mai mentre, stringendo i pugni sul giornale sparso sopra il suo letto, pensava al suo futuro.

Sarò un detective.”

   
 
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