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Autore: 2210    02/12/2016    0 recensioni
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Quando mi riprendo salto praticamente dalla sedia. Mi precipito da lui, gli afferro il braccio trascinandolo fuori casa. Lo spingo fuori dalla porta e me la chiudo alle spalle. Al rumore della porta che si chiude mi rendo conto che uno mi trovo sul pianerottolo con indosso una tuta deforme e vecchia di almeno cinque anni, però a mia discolpa c'è da dire che è comodissima e poi sono le dieci di sera ed ero praticamente pronta ad andare a letto, comunque ora mi tocca stare conciata cosi davanti miss perfezione; E due  mi sono chiusa fuori casa, ora non ho neanche una veloce via di fuga. Dannazione.
 "Che ci fai qui? che vuoi?" domando con tono il più duro possibile, incrociando le braccia.
"Neanche un ciao come stai?" dice infilando le mani in tasca e piegando la testa di lato "non è proprio da te ... Bambi" sottolineando l'ultima parola con quel suo ghigno maledetto.
"Un ciao come stai?" faccio sbalordita " ma se non ci vediamo ne sentiamo da tre anni, e vuoi pure che ti saluto in modo cortese ed educato? e per la cronaca non è educato neanche presentasi cosi e a quest'ora a casa della gente."
"Senti Bambi..." incomincia a dire facendo un passo verso di me, alzo una mano per fermalo.
"Non chiamarmi cosi." sibilo.
"Ok, ma è difficile se mi guardi con quei occhi da cerbiatto che ti ritrovi." mi fa.
Io mi acciglio, non so se lo devo prendere per un complimento o un offesa, ma decido di lasciare perdere se no non ne usciamo più di qui.
" La finisci di fare lo scemo? e mi dici per una buona volta che cavolo vuoi?"
"Va bene" sospira passandosi una mano nei capelli in un gesto frustato."ho bisogni del tuo aiuto."
"il mio aiuto?"
" Si."
"E per cosa?"
"Cloe."
"Cloe?"
"Che sei un pappagallo?" domanda con un espressione fra il fastidio e il divertito " perché ripeti quello che dico?"
"Per... Perché?" dico sbalordita " te lo dico subito perché. Perché te ne vieni, con quella faccia tosta e da schiaffi che ti ritrovi, a chiedermi aiuto come fossimo amici. Ma non lo siamo e non lo siamo mai stati."Ha ogni parola che dico mi sento montare la rabbia.  "E per chi mi vieni a chiedere aiuto? per Cloe? Cloe tua sorella? la stessa ragazza che credevo una amica e che per una stronzata che hai combinato tu, e sottolineo tu, non mi ha mai più voluto parlare?..." ormai sto urlando.
" Tutto a posto qui?" mi interrompe mio padre, fermo sulla soglia di casa. Mi giro a guardalo praticamente ansimando. Prendo un respiro profondo per calmarmi nascondendo la faccia nelle mani. Quando alzo di nuovo lo sguardo su Andreas, lo fiso in quei profondi occhi azzurri.  
"No. Vai a cercare aiuto altrove. Io non te lo darò." dico con calma. Mi volto per rientrare in casa. Appena supero mio padre che stava chiudendo la porta alle mie spalle viene fermato da Andreas, che blocca la porta con una mano.
" Jes? Jes?" mi chiama ma non mi volto "Jes, fermati! ho bisogno del tuo aiuto! Cloe ne ha bisogno!" la voce gli si inclina diventando più disperata "Jes, ti prego non fare la stronza" e l'ultima cosa che sento prima di chiudere la porta della mia camera è " ... lei non sta bene."
Vado a nascondermi sotto le coperte. Pensando che lo stronzo in questione è solo lui. Lui che tre anni fa ha rovinato la mia amicizia con sua sorella. Vengo travolta dal ricordo di quel giorno che era iniziato come un giorno qualunque ed è finito per essere un giorno orribile, dove ho perso irrimediabilmente la fiducia della mia migliore amica.
Eravamo a casa di Cloe per festeggiare la fine degli esami e la maturità. C'erano una ventina di persone,almeno all'inizio. Fino a quando la festa non diventa tropo rumorosa, fra musica a tutto volume,urla e alcol. Quindi decido di trovare un posto un pò più tranquillo. Incomincio guardarmi in torno alla ricercare della mia amica Cloe ma non la vedo. Cosi decido di andarmi a rifugiare nella sua camera. Tanto se mi cerca sa dove trovarmi. Mi conosce abbastanza bene da sapere che non sono un'amante del caos. Mi siedo sul letto con le gambe incrociate e per passare il tempo mi metto a leggere un libro che trovo sul comodino. Dopo un pò di tempo sento la porta aprissi.
"C'è ne hai messo di tempo." senza alzare gli occhi dal libro "Allora quei vandali dei amici di tuo fratello non hanno ancora distrutto niente?" visto che non mi risponde continuo senza alzare la testa dal libro "e poi non doveva essere una festa per noi maturandi?"
"Ogni occasione è buona per far festa" mi risponde una voce profonda.
Alzo di scatto la testa. Quella voce non appartiene a Cloe. Bensì a suo fratello,Andreas.
"A Cloe non piacerà saperti in camera sua." dico non sapendo bene cosa fare. Non sono mai stata a mio agio vicino ad Andreas. è un ragazzo pieno di sé e può essere alquanto strozzo. Quindi cerco sempre di stare il più lontano possibile.    
"Beh, non c'è bisogno che lo sappia"dice sedendosi di fronte a me.
"Ok, fai quello che vuoi. Io vado" faccio alzandomi.
"Aspetta"dice mentre sto posando il libro sul comodino. Mi appoggia una mano sul braccio faccendoni voltare verso di lui. Sbalordita guardo prima la sua mano sul mio braccio e poi alzo lo sguardo su di lui. Nel momento in cui i nostri sguardi si incrociano rimango senza fiato. Mi dico che è per questo che gli devo stare alla larga, perché Andreas è un essere magnetico. E anche perché Cloe mi staccherebbe la testa.
"Ti chiamerò Bambi" dichiara,appoggiando l'atra mano sulla guancia e accarezzandola con il pollice. Facendomi spalancare gli occhi.
"Perché?" chiedo in un sussurro, un po confusa dal'assurdità della situazione.
"Per i tuoi occhioni  da cerbiatto" sussurra avvicinandosi sempre di più.
"Io... dev... devo..." cerco di dire ma lui mi interrompe appoggiando le sue labbra alle mie, baciandomi. Sento solo il mio cuore che batte a mille. So che dovrei spingerlo via ma, per quanto provi a farlo, sono praticamente paralizzata dallo shock. E per un attimo mi perdo in quel dolce e lieve bacio. Quando mi rendo conto di che sto facendo mi scanso. In quel momento mi accorgo che non siamo più da soli, ma c'è Cloe sulla porta.
"Cloe..." dico a bassa voce facendo un passo nella sua direzione. lei si vota e scappa. le vado dietro continuadola a chiamare. Si blocca in cima alle scale e si volta a guardarmi con un sguardo pieno di rabbia, che non gli ho mai visto o perlomeno non l'ha mai rivolto a me.
"Pensavo che eri mia amica! che eri diversa dalle altre!"
"Lo sono..." cerco di spiegare ma mi interrompe.
"No, non lo sei! non sei diversa da tutte le altre che si sono finte mie amiche solo per avvicinarsi a mio fratello ed entragli nei pantaloni!" mi urla contro.
"Non è vero ... aspetta..." riprovo ma lei si gira e scappa via.
La rincoro provando a spiegare ma non me ne da la possibilità.
 Da quella sera Cloe non mi ha voluto più parlare. Non sono mai stata più ferita di cosi, non solo per aver ferito Cloe ma anche dalla poco fiducia che lei aveva in me.
Guardando l'orologio della sveglia mi rendo conto che ho rimuginato tutta la notte in quei ricordi.  Mi rigiro nel letto provando a dormire almeno un paio di ore prima che la sveglia suoni. Ma non ci riesco sopratutto perché mi ritornano in mente le parole di Andreas .
Che voleva dire con quelle parole?  

 

  
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