Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: ikuccia    02/12/2016    0 recensioni
Le pupille di Elize diventarono sempre più piccole fino a spegnersi con l’ultimo alito di vita che abbandonava il suo corpo.
Non era servito a nulla tamponare vigorosamente con la mia mano quello squarcio che gli apriva l’addome facendo defluire via la sua esistenza. La stringevo tra le mie braccia, ormai pallida ed inerme, mentre il suo sangue inzuppava la mia camicia bianca.
L’avevo persa!
Spalancai gli occhi e mi ritrovai nel buio della mia camera da letto.
Me ne stavo seduto nel mio letto con il respiro corto e il corpo brillante di sudore.
Era solo un sogno, l’ennesimo sogno che preannunciava la tragica fine di quella donna tra le mie braccia...
Sarei stato carnefice e salvatore e lei avrebbe dominato il mio inferno.
Era solo questione di tempo e gli eventi ci avrebbero travolto.
sarei stato capace di compiere quel destino e lei sarebbe sopravvissuta alla morte?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*Nemo*
Avevo aspettato per ore il suo ritorno, sdraiato sul suo letto, e quando finalmente era rincasata si era chiusa in bagno.
Avevo sentito il rumore dell’acqua precipitare nella vasca ma ora c’era un silenzio assordante e mi stavo spazientendo. Come faceva ad ignorarmi in quel modo?
Alzai il polsino della camicia per fissare il Rolex: era già trascorsa un’ora e non riuscivo ad immaginare cosa stesse facendo dietro quella porta. Decisi di andare a controllare.
Se ne stava immobile a galleggiare nella vasca; ormai la schiuma si era rarefatta e mi mostrava tutta la sua nudità sospesa in quel liquido.
La sua carnagione era pallida come il latte ed il suo corpo sembrava ancora più esile e fragile mentre si faceva cullare da quell’acqua che ormai doveva essere diventata fredda; aveva la pelle d’oca.
Percorrevo il suo corpo curva dopo curva.
Continuava a chiedermi perché fossi lì ma dribblavo le sue domande; in realtà non sapevo neanche io cosa mi avesse condotto a casa sua e perché sentivo la necessità di vederla.
Provava disagio, si capiva dalla sua espressione tesa. Si chiuse a guscio per difendersi dai miei occhi forse troppo prepotenti.
Il rumore dello spostamento d’acqua echeggiò nella stanza.
Il mio sguardo fu attratto da una macchia violacea che si allargava all’altezza del costato, appena sotto al seno destro, e continuava fino alla base della scapola.
<< Come ti sei fatta quel livido? >> le chiese e la risposta mi fece rabbrividire.
Sentivo una forte sensazione di nausea stringermi la gola mentre ascoltavo la cronaca di quell’incidente: ero stato io in un impeto d’ira durante un nostro incontro settimanale.
Come era stato possibile? Non ero un uomo violento eppure ero arrivato a colpire quella donna così fragile e marchiarla con quell’orribile segno.
Non ero un uomo violento ma non potevo negare che la vicinanza ad Eliza suscitava in me reazioni inspiegabili. Ero attratto da quella donna e questo mi rendeva pericoloso sia per lei che per me stesso.
Mentre l’ascoltavo sentivo i sensi di colpa consumarmi ma rimasi impassibile: né il mio volto, né un singolo spasmo del mio corpo avrebbero mostrato il turbamento che mi stava consumando all’interno.
Presi il suo accappatoio e la invitai ad abbandonare quell’acqua che ormai non doveva avere più nulla di confortevole e che stava colorando di viola le sue labbra carnose e ben definite.
Si sollevò lentamente regalandomi la vista della sua schiena che prontamente coprì.
Doveva essere una situazione estremamente imbarazzante per lei, si capiva dal rossore che aveva incendiato le sue gote, eppure per me, quel gesto, sembrò così naturale.
Le porsi la mia mano e l’aiutai a scavalcare il bordo della vasca e, una volta salda al pavimento, la strinsi accarezzandole la schiena per restituirle un po’ di calore.
<< Asciugati e non prendere freddo, ti aspetto in cucina >> e la lasciai al centro del bagno mentre mi fissava chiudere la porta alle mie spalle.
<< Nemo cosa stai facendo? >> mi chiese entrando nella stanza.
<< Preparo la cena.  Dovresti mangiare un po’ di più, ultimamente mi sembri molto dimagrita. >> le risposi andandole incontro con un calice di vino bianco.
Afferrò il bicchiere e le nostre dita si sfiorarono e nell’istante di quel breve contatto sentì una tremenda fitta al cuore che mi spezzò il respiro lasciandomi immobile.
<< Nemo tutto ok? >> mi chiese mentre i suoi enormi occhi azzurri travisavano preoccupazione per quella reazione.
Non riuscivo a capire cosa era appena successo e perché quel tocco mi aveva provocato un inspiegabile malessere.
Elize rappresentava un grande interrogativo per me: come poteva essere tanta passione e tanto dolore nello stesso momento? Perché ero così ammaliato da quella donna? Perché proprio lei?
La fissai per alcuni lunghi minuti e poi, avvicinandomi al suo orecchio, le sussurrai le mie scuse per averle procurato quel livido.
Lei abbassò gli occhi e mi disse: << Non sei una persona cattiva. A volte hai delle reazioni strane ma ti aiuterò a venirne fuori. >>
Come poteva aiutarmi se non riuscivo a capire cosa mi stava succedendo?
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: ikuccia