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Autore: ikuccia    03/12/2016    0 recensioni
Le pupille di Elize diventarono sempre più piccole fino a spegnersi con l’ultimo alito di vita che abbandonava il suo corpo.
Non era servito a nulla tamponare vigorosamente con la mia mano quello squarcio che gli apriva l’addome facendo defluire via la sua esistenza. La stringevo tra le mie braccia, ormai pallida ed inerme, mentre il suo sangue inzuppava la mia camicia bianca.
L’avevo persa!
Spalancai gli occhi e mi ritrovai nel buio della mia camera da letto.
Me ne stavo seduto nel mio letto con il respiro corto e il corpo brillante di sudore.
Era solo un sogno, l’ennesimo sogno che preannunciava la tragica fine di quella donna tra le mie braccia...
Sarei stato carnefice e salvatore e lei avrebbe dominato il mio inferno.
Era solo questione di tempo e gli eventi ci avrebbero travolto.
sarei stato capace di compiere quel destino e lei sarebbe sopravvissuta alla morte?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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<< Nemo mi stai ascoltando? >> gli chiesi richiamando la sua attenzione.
<< Non mi piace venire nel tuo studio, è anonimo! Casa tua è arredata con molto più stile e mi fa sentire meglio. >> mi rispose dopo aver finito di scrutare l’ambiente che ci circondava.
<< E’ un ambiente confortevole. E’ terapeutico! >> obiettai scocciata; avevo parlato al vento mentre lui analizzava e criticava il mobilio del mio luogo di lavoro.
<< Non mi piace Eliza, non riesco a sentirmi a mio agio qui dentro. E poi questo divano non è comodo come vorresti far credere. Come pensi che possa rilassarmi e meditare su tua indicazione? >> e si alzò per iniziare un tour della stanza.
Era da più di un anno che, ogni martedì, affrontavamo un percorso di psicoanalisi ed ora, all’improvviso, sembrava aver notato quell’ambiente per la prima volta. Che fosse stato un diversivo per non affrontare il discorso sul suo comportamento dell’ultimo periodo? O forse quelle quattro mura gli cagionavano un reale malessere?
<< Nemo. Ok, ti ascolto. >> gli dissi dolcemente rivolgendogli un sorriso per rassicurarlo mentre mi appoggiai allo schienale della sedia in attesa della sua risposta.
<< E se non avessi nulla da dirti? >> mi rispose avvicinandosi alla mia postazione ed abbassando il viso in modo da potermi ferire con i suoi occhi color ghiaccio.
<< E se invece volessi parlarmi di tante cose? >>
<< Del tipo? >>
Mi stava sfidando ma questa volta ero intenzionata a non dargliela vinta.  Avevo tutto il pomeriggio libero e non lo avrei lasciato andare, nonostante la nostra seduta si stava consumando velocemente.
<< Perché hai quella reazione quando abbiamo un contatto che tu non hai previsto? La tua espressione ravvisa un’enorme sofferenza e mi piacerebbe discuterne con te. Cosa ti infastidisce: il contatto o l’inaspettato? >> desideravo che quell’uomo mi desse una risposta, anche un solo indizio per costruire una teoria comportamentale ma era pretendere troppo da lui. Come faceva spesso davanti a domande troppo dirette, si chiuse a riccio dietro la sua impenetrabilità.
Oh Nemo, cosa mi stai nascondendo?
Nemo non era come gli altri pazienti: per lui provavo un trasporto che difficilmente nutrivo per i nomi che avevo in agenda e questo rendeva tutto più complicato.
Era sbagliato!
Era deontologicamente pericoloso ma sembrava essere l’unico modo per notare le piccole sfumature del suo sguardo e della sua personalità.
Quell’uomo era impenetrabile ma, con il tempo, complice anche la mia attrazione per lui, avevo decifrato alcune piccole anomalie del suo comportamento che lasciavano intravedere la lotta intestina che lo stava logorando da tempo.
<< Tempo scaduto dottoressa! Alla prossima. >> ed infilandosi il cappotto si diresse verso l’uscita.
<< Nemo, non è ancora il momento. >> lo rincorsi ma fu un tentativo vano che mi lasciò l’amaro in bocca. Vedevo la sua sagoma farsi sempre più piccola mentre percorreva quel lungo corridoio che lo allontanava dal mio tentativo di aiutarlo.
  
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