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Autore: MalecSterek01    03/12/2016    1 recensioni
ATTENZIONE SPOILER DEL QUINTO E SESTO LIBRO. ANCHE NELL'INTRODUZIONE!!!
Dopo essere stato lasciato da Magnus, Alec si ritrova davanti ad un negozio di tatuaggi.
[Malec]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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~~Alec vagava per le vie di New York, gli occhi bassi velati di lacrime e le spalle curve gli davano un’aria triste. Perché, in effetti, lui si sentiva esattamente così: era triste, e solo, e vuoto.  A volte semplicemente non sapeva perché continuava a vivere.    Camminava lentamente tra la gente e non si era neanche reso invisibile utilizzando le rune, non gli importava, non gli interessava più niente ormai: aveva trovato l’amore e se lo era lasciato sfuggire, come acqua che scivola inesorabilmente tra le dita, impossibile da trattenere, e  la cosa peggiore è che era tutta colpa sua, colpa del suo egocentrismo e della sua ossessione per il Sommo Stregone di Brooklyn.
Da quando era stato lasciato in quella polverosa  e sporca stazione della metro, non era più stato lo stesso. All’inizio aveva pianto, stupendosi di se stesso, si era rifiutato di mangiare e di uscire dalla propria camera e a nulla erano servite le suppliche di Isabelle e Jace per convincerlo ad uscire dal suo isolamento; poi aveva cercato di contattare Magnus, coinvolgendo anche sua sorella, di certo non la sua idea migliore, senza successo; ora passava intere giornate a camminare per la strada, passando spesso, troppo spesso, vicino a casa di Magnus, sperando di incontrarlo o almeno intravederlo da una finestra, ma anche questo non aveva portato nessun risultato.                                                                                                                                             D’un tratto si sentì una guancia bagnata, dove portò immediatamente la mano, incredulo: non poteva ricominciare a piangere, non avrebbe retto ancora per molto in quelle condizioni, ma quando una goccia gli colpì la mano, stretta a pugno, capì che si trattava di pioggia. Il cielo plumbeo si rispecchiava completamente nello stato d’animo di Alec e versava per lui lacrime che lo shadowhunter non aveva più forza di far cadere. Ignorando l’acqua e le persone intorno a lui che cercavano riparo, il cacciatore continuò a camminare, fino a che non si ritrovò in una via principale, piena di negozi di ogni genere e studi. Tuttavia solo una vetrina attirò la sua attenzione, piena di disegni e fotografie. Alec sapeva perfettamente cosa fosse, ma lesse l’insegna ugualmente. La  scritta ‘Tatoo’ brillava sotto le luci al neon, arricchita da qualche ghirigoro e disegno, che secondo Alec erano inutili, ma davano un senso di eleganza e irrealismo. Prima di rendersene conto aveva già spinto la porta di vetro dell’entrata, studiò l’interno: le pareti erano dipinte di un nero opaco, spezzato e abbellito da disegni e foto, esattamente come la vetrina, due divanetti neri in pelle circondavano un tavolino basso, anche questo ricoperto da fogli.                                                                Le uniche persone all’interno dello studio erano un omaccione tutto tatuato  seduto dietro la cassa e una ragazzina. Alec si prese qualche minuto a studiarla. Aveva il viso tondo, sul naso erano appoggiati un paio di occhiali enormi dalla montatura nera. Aveva i capelli di una tonalità scura di azzurro, lunghi fino alle spalle e sparati da tutte le parti. Sul naso e sul labbro c’erano due piercing, esattamente come sulle orecchie, piene di orecchini; sulle braccia invece si intrecciavano milioni di fiori, scritte e disegnini colorati. Se non fosse stato per quelli, Alec le avrebbe dato circa sedici anni. Gli scarponi neri della ragazza erano appoggiati sul tavolino, calpestando alcuni fogli.
Alec si mise seduto sul divano libero, spostando lo sguardo su tutta la stanza, cercando particolari che gli fossero sfuggiti. Quando tornò con gli occhi sulla ragazza, notò che lei lo stava fissando. O meglio fissava le rune.                                                                                                                                                                                         -Cosa significano?- chiese,interrompendo il silenzio. Aveva un accento molto marcato, forse italiano.             Alec ebbe la tentazione di ignorarla, fingendo che non esistesse. Ma lo sguardo insistente della ragazza lo fece desistere.                                                                                                                                                                       -Sono rune celtiche- Alec rispose sospirando, dicendo la prima cosa che gli passava per la mente. Di certo non poteva dire che erano delle rune angeliche che gli davano più forza o più velocità.                                      –Ognuna ha un significato diverso- continuò, per dare crediti alla sua storia.                                                         -Forte!- esclamò la ragazza, rivelando un altro piercing sulla lingua –Comunque, sono Mary - disse porgendo una mano al cacciatore, ogni dito aveva almeno un anello.                                                                                         - Alec – rispose sbrigativo il cacciatore, chiedendosi perché stava ancora parlando con quella ragazza sconosciuta.                                                                                                                                                                                                       -Che ti vuoi fare?- chiese Lily curiosa, sistemandosi gli occhiali sul naso.                                                                           -Ancora non lo so- mentì Alec. Era entrato con un’idea ben precisa nella mente, ma la considerava troppo personale, e anche abbastanza imbarazzante, per dirla ad una ragazzina  che non conosceva per niente –e tu?- chiese poi, più intenzionato a continuare quella conversazione per non cadere in un silenzio imbarazzante, che per vera curiosità di sapere                                                                                                                           -Per oggi niente, sono venuta a vendere dei disegni- disse orgogliosa mentre sventolava dei fogli che aveva in mano, Alec non li aveva notati prima. La ragazza glieli porse e Alec li studiò per qualche secondo, erano belli, non belli quanto i disegni di Clary, ma erano affascinanti. I colori che si sovrapponevano e si mischiavano, le linee spesse e scure.                                                                                                                                                 –Li hai disegnati tutti tu? – chiese il ragazzo rapito.                                                                                                                    –Sì, mi rilassa disegnare cose senza senso- rise Mary.                                                                                                              –Se li hai disegnati significa che non sono senza senso-, la risposta della ragazza si perse quando un uomo, appena uscita da dietro una tenda, aveva chiesto chi fosse il prossimo.
Alec si era alzato lentamente ed era entrato nella stanza.

 

Era rimasto lì dentro solo per mezz’ora. Il tatuaggio che voleva non era elaborato, consisteva in una sola scritta, colorata in nero e in corsivo. Alec continuava a guardarla nello specchio.                                                                      Si trovava sotto le costole, sul fianco sinistro, appena sotto il cuore. Grazie a quella scritta ora aveva Magnus sempre con sé. ‘Aku cinta kamu’ erano stato le parole che lo stregone gli aveva rivolto per salutarlo. ‘Ti amo’ aveva detto ‘non che cambi qualcosa’, e Alec gli avrebbe voluto urlare che lo amava anche lui, per questo aveva fatto quello che aveva fatto, ma ora non ne avrebbe più avuto la possibilità. Si accarezzò il tatuaggio e sussurrò quelle parole. “Aku Cinta Kamu”.


Erano passate solo poche settimane, prima che Alec e Magnus si erano rimessi insieme. M erano state settima lunghissime, in cui avevano vinto una guerra. Alec ricordava perfettamente, impresse nella sua mente a fuoco, le prime parole che Magnus gli aveva detto: “ Il mio Alec. Sei stato tanto triste. Non lo sapevo” e il ragazzo aveva capito che c’era ancora speranza per loro. E così fu.
-Alec, cos’è questo?- chiese Magnus accarezzando le tre parole con le dita.
-Aku cinta camu- gli aveva risposto Alec, prima di baciarlo.
-Ti amo anch’io-.

 

 

 

Salve a tutti e benvenuti nella mia nuova storia. Ci ho messo secoli per scriverla (non sto scherzando), perché l’ho cambiata mille volte, poi ho deciso di non scriverla più, poi ho ricambiato idea, perciò eccoci qui 

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MalecSterek01

   
 
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