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Autore: _Charlie_    03/12/2016    1 recensioni
Il pericolo incombe.
Le streghe della Congrega si preparano a fare ritorno.

Arya Mason è una ragazza di sedici anni che vive a Rozendhel, Virginia. Ha lunghi capelli color rosso ciliegia, occhi verdissimi, e un passato da dimenticare. Una Visione, una Chiave ed un Portale segneranno l'inizio di una guerra da cui non potrà tirarsi indietro.

Ma quali sono le schiere del Bene? Innanzitutto, esistono davvero?
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terza Parte




CAPITOLO 31:

Avanzi di una città dimenticata

 

 

Il vento ululava nella notte, assorto nella futile speranza che qualcuno lo udisse.
Tuonava contro i vetri delle finestre, fischiava tra i vicoli bui. Niente.

Sembrava proprio che nessuno volesse tendere un orecchio verso le sue grida di disperazione: che fine aveva fatto la gioia? Era stata messa da parte, affondata nella polvere delle cantine? Nascosta in una scatola o forse tra le pagine di un vecchio libro?
Il vento, deluso dalla perfida situazione, decise di ritirarsi. Era solitario, triste, circondato da corpi vuoti. Allora si librò nell'aria, sempre più in alto. Spostò qualche nuvola a suo piacimento, donando ad una di esse la forma di un coniglio. Che fatica rianimare una città nera; ogni sforzo ripagato con l'indifferenza!
Tentò ancora, scendendo questa volta in picchiata. Qualcuno lo avrebbe sentito, qualcuno si sarebbe degnato di rispondere!
Picchiò quindi contro le finestre di un salotto e le spalancò a fatica. Diamine! Ce l'aveva fatta!
Soddisfatto, avvolse la donna che sedeva su una poltrona – la quale non parve così contenta di riceverlo: aveva il volto magro, segnato dalla stanchezza e dalle rughe che si infossavano ai lati delle labbra. La sua criniera biondo platino si era rovinata con il trascorrere dei mesi, rendendola simile ad una vecchietta in attesa della morte.
Tamara Lloyd era visibilmente distrutta: sedeva a gambe aperte, tra le mani una bottiglia di vodka ormai agli sgoccioli.
Il vento provò a consolarla, di metterla al corrente che non era sola in quel posto orribile e dimenticato da Dio... ma fu tutto inutile. Difatti la moglie del sindaco si alzò dalla poltrona e, con estrema prepotenza, lo cacciò via – accertandosi che le finestre, adesso, fossero state chiuse a dovere.
Poggiò la bottiglia sul parquet in legno di ciliegio, contemplando il paesaggio al di fuori di quelle mura. La sua mente era satura di preoccupazioni e terribili pensieri. Molteplici volte aveva tentato il possibile pur di sapere se sua figlia fosse ancora in vita: l'odio che provava contro quegli esseri la divorava dall'interno... come avevano potuto agire in quel modo? Come si erano permessi di uccidere la sua bambina?
Scosse la testa: no... Quinn era riuscita a scappare da tutto quel trambusto! Ora più che mai, doveva trovarsi lontana da lei, lontana da quell'Inferno terreno.
La immaginò sdraiata su di un prato di margherite, con il volto serafico e raggiante – pregando in silenzio affinché decidesse di rimanere lì e di non preoccuparsi per le sorti incerte dei suoi genitori.
Dal momento stesso in cui Rozendhel era caduta nelle mani dei demoni, la situazione era cambiata notevolmente: a prendere le decisioni non era più suo marito, ma un essere spietato che rispondeva al nome di Morgante. Il piano che attuò subito costui fu quello di offuscare o, meglio, di confondere la mente di ogni cittadino, di ogni sua marionetta: era divenuto il dittatore di una Rozendhel inconscia, ignorante e spaventosamente ubbidiente.
Castigo, il suo fedele braccio destro, baciava almeno quattro esseri umani al giorno – tramutandoli in Demoni-Senza-Nome, nuove reclute per l'Esercito della Notte.
Nessuno poteva dirsi al sicuro, poiché non vi era alcun modo per poter sconfiggere un'armata del genere.
Un grido straziante lacerò l'atmosfera e Tamara Lloyd fu costretta a tornare alla realtà.
« Tu! » Si sentì chiamare e, voltandosi, riconobbe Gregov: un omone calvo, dalle orecchie appuntite e la folta barba nera.
« Cosa c'è? » Rispose lei, il tono di voce piatto.
« Cosa stai facendo qui? » Le domandò il demone, lanciando un'occhiata alla bottiglia abbandonata sul parquet: « ti stai ubriacando, lurida umana? »
« Questa è casa mia » Tamara azzardò un passo, poi un altro ancora, finché non percepì il fiato della creatura graffiarle la pelle: « e tu non puoi parlarmi in questo modo! »
Gregov rimase ad osservarla e, seccato, le lanciò uno schiaffo.
Tamara prese a sanguinare dalle labbra.
« Io parlo come voglio, puttana » riprese il demone: « e adesso, sali! L'assemblea sta per avere inizio ».
« E se non volessi? » Sussurrò la donna, nelle sue parole c'era molta determinazione: « mi daresti un altro schiaffo? »
Gregov sorrise, mostrando le zanne: « ti prenderei dai capelli, ti farei sbattere gli incisivi contro i gradini di quella scala, e poi ti porterei sanguinante al piano di sopra. Preferisci? »
Tamara ricambiò il sorriso: « non sei per nulla originale ».
Dunque, si mossero verso il piano soprastante.
Rispetto agli anni precedenti, la sfarzosità di quella villa era rimasta pressoché la stessa: era solamente un tantino più disordinata, con macchie di sangue sparse un po' ovunque.
Quando giunsero di sopra, Tamara si accorse che la porta dello studio era già aperta: che diamine stava succedendo? Quale doveva essere la ragione di quell'incontro?
« Tamara? Che ci fai qui? »
La donna indugiò sulla soglia, confusa.
La stanza si presentava diversa dall'ultima volta in cui vi era entrata: era buia, fredda e zeppa di demoni che sedevano ad un tavolo lunghissimo. I raggi lunari filtravano attraverso il vetro del lucernario, illuminando il volto pallido di un uomo – un umano che Tamara non aveva mai visto prima. Sospesa a mezz'aria, poco distante da lui, si trovava anche una ciotola nera che ruotava su se stessa e che, ad intervalli regolari, emanava ruggiti e strani borbottii. Tuttavia, l'elemento più raccapricciante della serata era la figura di quella donna, nuda e dall'aspetto devastato – sedeva in un angolo, con il mento abbandonato sulle ginocchia, e le pupille scure affacciate sull'oblio. I capelli unti le ferivano le gote, il muco le gocciolava dalle narici... la schiava non si era mai abituata agli insulti, alle violenze, agli stupri e alle minacce.
« Gregov, finalmente! » Esclamò qualcuno da capotavola: « siediti qui, vicino a me. Porta anche l'umana ».
Quindi Gregov spinse Tamara all'interno, come una gazzella in una gabbia di leoni famelici.
Ella fu costretta a sfilare dinanzi agli altri demoni – tra risate sguaiate e squallidi complimenti – e, ancora, dinanzi a suo marito, il quale cercò da subito un contatto che però lei ignorò di proposito.
Cameron Lloyd deglutì, gli occhi cerchiati di rosso.
« Ripetimi il tuo nome » la invitò colui che sedeva a capotavola, la voce gelida e minacciosa.
« Tamara » iniziò lei, tradendo la sua stessa paura: « Tamara Lloyd ».
« Bene, Tamara » il demone richiamò l'ordine, alzando entrambe le mani – simili a tarantole bianche. « Sai per quale motivo ho voluto che anche tu fossi qui presente? »
Tamara scosse il capo, riflettendo sul fatto che quella doveva essere la prima volta che si trovava faccia a faccia con l'essere che più odiava in assoluto. Da quella minima distanza riusciva a notare ogni elemento del suo volto glabro: era privo di imperfezioni, dai lineamenti eleganti ed incorniciato da una chioma di lunghi capelli argentei. I suoi occhi lampeggiavano di rosso, delimitati da rughe alquanto vistose, ma non così terribili da sfigurarne l'aspetto. Morgante fletté le labbra in un sorriso privo di gioia: la situazione lo divertiva non poco: « ho bisogno di sapere una cosa da te ».
Tamara inarcò le sopracciglia, disorientata: « del tipo? »
« Ho bisogno di sapere qualcosa riguardo a tua figlia » riprese Morgante, facendo cenno alla pentolina di arrestare il suo moto circolare: « per caso, ti ha mai parlato di... frammenti? »
« Frammenti? » Ripeté la donna, ancora più confusa di quanto non volesse ammettere: « frammenti di cosa? »
« Vedi, mia cara » Morgante si alzò, passandole accanto ma senza soffermarsi: « l'Esercito della Notte ha un compito ben preciso: trovare tutti i frammenti della Sfera. Un oggetto che è stato forgiato innumerevoli lune fa... un oggetto che può scatenare l'Inferno sulla Terra ».
« E che c'entra mia figlia? »
« Tua figlia era amica di Arya Mason » tagliò corto Castigo, seduta all'altro capo del tavolo: « Arya Mason sapeva dell'esistenza di questi frammenti. Il giovane spettro che risponde al nome di Nathaniel gliene aveva parlato ».
Morgante alzò una mano e Castigo tacque all'istante: « noi tutti ci stavamo interrogando se tua figlia ne avesse custodito alcuno? »
Tamara fece una smorfia: « non ne so nulla, mi spiace ».
Il demone, ora in piedi accanto alla pentolina, le riservò uno sguardo penetrante: « peccato ».
« Per quale motivo non l'ha chiesto subito a me? » Esordì Cameron Lloyd, la voce tremante: « insomma, potevamo risparmiarci la presenza di mia moglie ».
« Fa' silenzio! » Gli ordinò Morgante, prendendo l'oggetto tra le mani: « nessuno ha chiesto il tuo parere ».
« Sì, ma... ».
« Ho detto: fa' silenzio! »
I demoni scoppiarono in una nuova risatina. Tamara, al contrario, prese un lungo respiro.
« Sai una cosa, Cameron? » Riprese Morgante, avvicinandosi verso il suo posto: « sono ormai mesi che continui a comportarti come se fossi il re della città. Non mi piace affatto questo tuo atteggiamento. Non sai piegare la testa e prendere ordini? Credi che fare il sindaco ti dia un potere illimitato? » Cameron Lloyd inarcò le sopracciglia: « mio signore, io non credevo che... ».
« Fa' silenzio » ripeté il demone, adesso si trovava alle sue spalle: « tuttavia, capisco la tua esigenza di voler essere ricoperto di oro. Ho quindi voluto accontentarti! »
La pentolina emanò un nuovo borbottio.
« Mio signore » esclamò Cameron, lanciando un'occhiata di felicità verso sua moglie – la quale rimase impassibile: « non credevo che... ».
Morgante tolse il coperchio alla pentolina e ne riversò il contenuto sulla testa del sindaco.
I demoni che sedevano accanto a lui fecero un balzo indietro, cadendo dalle sedie e allontanandosi il più possibile.
Una cascata d'oro bollente scivolò sui suoi capelli, poi sulla fronte, negli occhi, accanto al naso, sulle labbra...
Le grida strazianti dell'uomo scoppiarono nelle orecchie di tutti i presenti: erano così penetranti che Tamara non riuscì a contenere le lacrime – il dolore di vedere suo marito vittima di cotanta crudeltà prese a divorarle il petto.
In pochi istanti, il cadavere irriconoscibile di Cameron Lloyd precipitò sul pavimento.
« È stato accontentato! » Terminò Morgante, un sorriso impresso sul volto: « ora, passiamo alle cose serie. Non voglio che nessuno di voi, questa sera, parli nella nostra lingua madre. Per coloro che non lo sanno, si è unito a noi il signor Bradshaw, un Cacciatore dell'Antico Circolo ».
L'uomo, illuminato dai raggi lunari, si alzò e fece un buffo inchino.
Soltanto adesso Tamara lo riconobbe: era l'ex professore di letteratura inglese di sua figlia.
« Castigo è riuscita a rintracciarlo, poiché le streghe della Congrega di Hazelle l'avevano confuso... erano riuscite a fargli dimenticare tutto ciò che aveva visto: magie, stregonerie, demoni » Morgante continuò: « ha sposato la nostra causa e ci aiuterà a rintracciare ogni singolo frammento della Sfera. In questo modo, non ci dovremo più accontentare di questa misera città! Ma dell'intero pianeta! »
Scoppiò un applauso tutt'altro che contenuto – Castigo fu l'unica a non reagire alla notizia.
« Tuttavia » disse il demone: « ho anche delle cattive notizie ».
« Cattive notizie? » Ripeté un uomo gobbo, gli artigli sguainati: « abbiamo la città in pugno, qualche frammento a nostra disposizione... cosa potrebbe andare storto? »
Morgante prese un lungo respiro: « mi è stato riferito che Arya Mason è ancora viva ».
Dai volti dei demoni trapelò soltanto sgomento. Nessuno si aspettava una notizia del genere.
Un coro di “com'è possibile?” si alzò da ogni parte del tavolo.
Tamara avvampò: se Arya Mason era ancora viva, allora doveva esserlo anche Quinn!
« Silenzio! » Ordinò Morgante, feroce – non voleva darlo a vedere, ma anche il suo sguardo era coperto da sfumature di un'ingente preoccupazione: « le mie spie l'hanno vista al confine della città, nascosta nella penombra dei boschi ».
« Come possiamo agire? È sola? » Chiese Gregov, la fronte aggrottata.
« È insieme al traditore, Nathaniel? » Domandò un'altra signora, dai capelli rossicci.
« Oh, non dovete preoccuparvi di lui » la rassicurò subito Castigo: « l'ho baciato qualche mese fa nella biblioteca di Rozendhel. Sapete tutti che il mio bacio su di un demone procura solamente la morte, no? »
La signora fece un cenno d'assenso: « e allora con chi si trova? Hazelle è morta, giusto? »
« Non mi è stata riferita alcuna notizia su Hazelle » ammise Morgante: « ma non credo possa essere ancora viva. D'altronde, o è stata uccisa dalla Dimensione o è morta di suo. Non l'abbiamo trovata al massimo delle forze quel giorno ».
Tutti risero.
« Come attaccheremo la ragazzina? » Chiese il signor Bradshaw: « posso esservi d'aiuto? »
Morgante scosse la testa, ora rivolgendosi unicamente alla schiava: « tu sei sua amica, non è vero? »
Silenzio. La schiava non ebbe alcuna reazione. Sembrava come se mesi e mesi di torture l'avessero portata all'inesistenza: si trovava lì, certo, ma era come se non ci fosse – come se il mondo continuasse a girare e lei rimanesse ferma, impassibile a tutto.
« Ricordi almeno il tuo nome? »
Tamara lanciò uno sguardo alla schiava, la quale sibilò un qualcosa che lei non riuscì a comprendere.
« Samantha, giusto! » Esclamò Morgante, facendo cenno a Gregov di alzarsi: « uccidila, riducila in brandelli. Li faremo piovere sulla testa di Arya Mason ».
« Ma oggi era il mio turno! » Disse un demone, la lingua di fuori: « dovevo averla io, oggi! »
« Potrai utilizzare Tamara per soddisfare i tuoi istinti sessuali, Vusan! » Rispose Morgante, cercando di non perdere alcun istante dell'esecuzione di Samantha.
« Ti prego... » sussurrò quest'ultima quando Gregov la sollevò da terra, mostrando a tutti i presenti i lividi che le segnavano il corpo: « lasciami... »
Il demone le diede un pugno all'altezza dello stomaco, poi le prese il volto tra le mani e le spezzò l'osso del collo. Il cadavere scivolò a terra con un tonfo sgraziato.
« Benissimo! » Esclamò Morgante, alzandosi: « per oggi è tutto. La prossima volta ci vedremo sui cieli di Rozendhel, pronti a bombardare il bosco ». Castigo e tutti gli altri demoni applaudirono.
Tamara, invece, venne acchiappata per un braccio.
« Lurida umana » le sussurrò Vusan: « non vedo l'ora di stare sotto le lenzuola, ad ascoltare le tue grida ».

 

 

 

 

 

 

 

  
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