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Autore: Atocheg    03/12/2016    2 recensioni
Una nuova pasticceria è stata aperta in città, e quando un ragazzo decide di provarla, gli viene ricordato che sulla superficie ora non ci sono solo gli umani...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Muffet, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ebbene sì, signore e signori, due capitoli in un giorno. ;)
In tutta onestà, leggendo una delle proposte nelle recensioni mi sono detto "Perché non provarci?" ed ho scritto questo.
Avviso: ci sarà un po' di violenza e razzismo (forse? assumete di sì, ok?).
Buona lettura.^^


Era ormai passato un mese da quando Aden aveva scoperto la pasticceria di Muffet, e da allora, ogni giorno, prima di andare a scuola, vi ci si recava, chiacchierando un po' con Papyrus e Muffet, e, quando lo studio e i suoi impegni glielo permettevano, ci andava anche il pomeriggio, a volte incontrando altri mostri, e in un'occasione era anche passato il famoso robot, Mettaton, mentre lui stava sistemando degli appunti di scienze. In quell'occasione aveva anche parlato un po' con Alphys, un ibrido di donna e lucertola che, da quello che Aden aveva capito, prima di venire in superficie era la scienziata di corte.

La maggior parte del tempo, però, lo passava parlando con Muffet, quando lei non stava insegnando a Papyrus come preparare i vari dolci. Quando invece Aden arrivava durante le lezioni, si ritrovava spesso a provare ciò che lo scheletro preparava: se la cavava, ma il giovane preferiva senza dubbio i dolci cucinati dalla ragazza.

E parlando di Muffet, lei e Aden erano ormai diventati buoni amici. Ogni volta che parlavano, lei gli raccontava vari episodi della sua vita, il più recente dei quali fu quando Frisk era caduta nel Sottosuolo, e qualcuno aveva promesso a Muffet una ricca ricompensa in cambio dell'anima della bambina. Frisk aveva rischiato addirittura di finire in pasto al cucciolo della ragazza, un ibrido tra un ragno ed un muffin, ma era comunque riuscito a cavarsela senza ferire nessuno. L'espressione di Aden nel sentirla raccontare di come la avesse attaccata ferocemente, prima che Muffet decidesse di risparmiarla, fu a dir poco sorpresa. Anche se appariva fragile ed indifesa, quel racconto rendeva chiaro che Muffet era tutto tranne che quello. In quel momento il giovane capì perché nessuno avesse preso di mira il suo locale, come invece era successo a tanti altri mostri. Persino Toriel, l'insegnante nella scuola della sua cuginetta, era comunque vista di cattivo occhio da alcune delle madri. Una volta che Aden era dovuto andare a prenderla al posto dei suoi zii, aveva sentito un genitore lamentarsi che non voleva 'una di quelle creature' vicina a suo figlio. Tutto quello che Aden aveva potuto fare era stato scusarsi con Toriel per il comportamento della persona, ma la donna gli aveva confermato che non ce n'era bisogno.

Mentre Aden stava ancora ripensando a quell'episodio, e a quanto in generale fosse successo nell'ultimo mese, sentì delle urla provenire da più avanti sulla strada insieme ad una serie di risate. Riconoscendo la voce, il ragazzo corse fino a vedere l'ingresso della pasticceria. Davanti ad essa c'era un gruppo di suoi coetanei, tutti con i volti coperti da sciarpe e cappelli, e nel mezzo del gruppo, con sommo orrore del giovane, alcuni di loro si stavano accanendo su di Muffet, incitati dagli altri intorno a loro. Immediatamente Aden si mise a cercare qualcosa sul suo cellulare, emettendo un leggero – Sì! - quando trovò ciò che cercava.

- Forza ragazzi! Schiacciamola come l'insetto che è! - esclamò qualcuno dal gruppo, prima che per la via risuonasse la sirena della polizia, facendo disperdere il gruppo con un singolo grido di 'Filiamocela!'. Poco dopo, quando ci fu la certezza che i ragazzi se ne erano definitivamente andati, Aden zittì la sveglia del suo cellulare, avvicinandosi di corsa a Muffet ed inginocchiandosi per controllarla: era piena di lividi, ed il suo volto era rigato dalle lacrime. Vedendola in quello stato, il ragazzo sentì la rabbia bruciargli nel petto, oltre ad un'incredibile preoccupazione per la ragazza tremante di fronte a lui.

- Bastardi... - sibilò il giovane, per poi appoggiare delicatamente una mano sulla sua spalla – Muffet? - provò chiamarla, vedendola aprire lentamente i suoi due occhi sinistri, per poi gettarglisi addosso, stringendolo con tutte e sei le braccia e piangendo sul suo petto. Istintivamente, Aden la abbracciò, accarezzandola sulla schiena nel tentativo di calmarla – Su, su, va tutto bene. Se ne sono andati... - le disse, ed era sul punto di chiederle come fosse successo, quando vide un sacco dell'immondizia gettato a terra lì vicino, e non ci mise molto a capire che la avevano sorpresa mentre stava portando fuori la spazzatura. Per quanto feroce potesse diventare Muffet, quei ragazzi erano decisamente troppi per lei. Per un momento, si domandò cosa sarebbe potuto succedere se lui non fosse intervenuto, e la risposta che gli venne in mente gli fece scendere un brivido lungo la schiena, ma lo scacciò, ringraziando il cielo di essere passato in tempo per aver aiutato la sua amica. I due rimasero fermi al freddo per qualche minuto, prima che Aden aiutasse Muffet ad alzarsi e la accompagnasse dentro la pasticceria. Una volta dentro, la fece sedere su una delle sedie, mentre i ragni, che si erano accalcati intorno alla porta nel sentire le urla, si stavano ora avvicinando ai due, apparentemente impegnati sia a 'parlare' tra di loro che con Muffet, e il suo cucciolo le andò incontro, strusciandosi contro le sue gambe e uggiolando tristemente, suscitando un debole sorriso da parte della ragazza, che lo accarezzò con le sue mani più basse.

Mentre Muffet informava i ragni della situazione, Aden prese un fazzoletto e glielo diede, ricevendo anche lui un sorriso – G-grazie per avermi aiutata. - gli disse Muffet, visibilmente agitata per l'accaduto, mentre si asciugava gli occhi dalle lacrime, e inclinando leggermente la testa quando lo vide tirare fuori il cellulare e digitare un numero – Cosa fai? -

- Chiamo l'ospedale. Voglio essere sicuro che quei bastardi non ti abbiano fatto più male di quel che sembra. - le rispose, finendo di digitare il numero di emergenza e iniziando la chiamata, quando Muffet scattò in piedi e gli levò il cellulare di mano – Ma cosa...? -

- Non posso lasciare la pasticceria incustodita. - gli disse lei, osservandolo con un'espressione seria.

Aden stava per protestare, ma lo sguardo di Muffet gli fece capire che non avrebbe avuto modo di convincerla. Emettendo quindi un sospiro di sconfitta, il ragazzo allungò una mano – Come vuoi, ma questa sera resto a controllarti, e fino a che non saremo sicuri che tu ti sia ripresa, ci sarà sempre uno di noi a tenerti d'occhio, ok? - le rispose, e stavolta fu il suo turno di mostrarsi serio in volto, seppur non riuscì a nascondere la sua preoccupazione, ed infatti sorrise soddisfatto quando lei annuì – Bene, ma ora dammi il cellulare che almeno avviso i miei. -

Dopo aver detto ai suoi che avrebbe passato la notte fuori, inventandosi qualche balla per tranquillizzarli, Aden si voltò verso la ragazza – Allora, se mi puoi dare qualche secondo, vado a recuperare la macchina e ti accompagno a casa... - iniziò a dire, ma Muffet lo interruppe, alzando una mano di fronte a lui.

- Non ce n'è bisogno, - lo avvisò – abito qui sopra. - e, detto questo, indicò una porta vicino alla cucina, per poi recarvicisi ed aprirla, mostrando una rampra di scale che saliva fino al piano superiore.

Molto bene. - rispose lui, per poi guardare un momento la porta della pasticceria – dunque... vuoi salire mentre io chiudo? Direi che quello di cui hai bisogno ora è un po' di riposo. - le disse, prendendo le chiavi quando lei gliele diede, e assicurandosi di chiudere bene le porte e di spegnere le luci, mentre Muffet salì dentro casa sua. Tuttavia, quando Aden si ritrovò a chiudere la cucina, gli venne un'idea. Passato un po' di tempo, Muffet era ormai nella sua camera, seduta sul letto, quando qualcuno bussò alla porta.

Muffet, posso entrare? - domandò Aden, per poi aprire lentamente la porta e sbirciare all'interno. La ragazza, tolti i vestiti, si era messa una veste da sera, anch'essa rossa, e si era sciolta le code, lasciando cadere liberamente i suoi capelli. Nel vederla, Aden si sentì nuovamente arrossire, ma , nonostante questo, fece il possibile per mostrarsi tranquillo, entrando con una tazza fumante – Ho pensato di prepararti una camomilla, per aiutarti a rilassarti. - le disse, notando lo sguardo incuriosito di Muffet, per poi ridacchiare – Non sarò bravo quanto te, ma anch'io so preparare qualcosa di così semplice. - concluse, ridacchiando nuovamente e poggiando la tazza su un comodino vicino al letto.

Anche Muffet si concesse una leggera risata, nonostante la situazione, per poi guardare per un momento verso il basso, come se stesse pensando a qualcosa di importante, prima di rivolgersi nuovamente al ragazzo – Aden... - iniziò, facendolo voltare verso di lei, giusto in tempo perché lei si piegasse leggermente in avanti, dandogli un bacio sulla guancia – Grazie. -

Arrossendo, e suscitando un'altra risata da parte di Muffet, il giovane si alzò – F-figurati. Buonanotte. - rispose, dirigendosi velocemente fuori dalla camera e chiudendo la porta, appoggiandovisi poi con la schiena. Il suo volto era così caldo che era sicuro stesse sudando, e, senza che se ne accorgesse, un sorriso distese le sue labbra, mentre si stava portando una mano dove, poco prima, si erano posate le labbra della ragazza.




Ok, siate sinceri, secondo voi sto rendendo Muffet troppo OOC? Ho questo costante timore. Se è così, avvisatemi.

Alla prossima,
Atocheg

   
 
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