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Autore: Sameko    05/12/2016    1 recensioni
Una Genocide rimasta incompleta.
Una Pacifist che si prospetta essere quella definitiva, quella che assicurerà il lieto fine a lungo sperato.
Ma gli ingranaggi erano già stati messi in moto da tempo. Fili che dal passato tendono verso il presente aspettano di intrecciarsi con un futuro ancora incerto. Ed è ora che iniziano le sfide più difficili, in cui anche una mano amica in più può fare la differenza.
L’importante è non perdere mai la propria determinazione.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chara, Frisk, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 7: L’attacco di Undyne! - Parte Uno
 





 
Quella mattina, aperti gli occhi in quella camera così silenziosa e in quel letto troppo grande per lei sola, aveva fatto un proposito, una promessa silenziosa a Frisk che non avrebbe più interferito con le sue amicizie, per nessuna ragione, egoistica o meno che fosse… e lo aveva fatto anche se sapeva fin troppo bene che il prezzo da pagare, per lei, sarebbe stato stringere i denti e guardare dall’altra parte molte, troppe volte, oltre che la ormai deprimente e familiare solitudine che le teneva compagnia da tutta una vita. Poteva illudersi di aver avuto periodi in cui la sensazione di sentirsi soli al mondo le aveva dato una breve tregua, consentendole di concentrarsi su altro che non fosse il monotono vuoto della sua stessa mente… ma, appunto, era stato solamente il triste illudersi di un istante fin troppo bello per durare a lungo. Perché, consumata la passeggera felicità, la solitudine tornava, lo faceva sempre, per restare chissà quanto tempo ancora prima di svanire di nuovo… e poi tornare… e svanire ancora... in un ciclo che sembrava destinato a non giungere mai ad una fine. O, forse, quel tornare e svanire era illusorio tanto quanto le sue altre illusioni, che continuavano a nutrire una speranza inutile e dura a morire come dice il detto. Chi poteva dirlo, in fondo?
Si infilò in bocca una patatina e la masticò con stizza, per scacciare via l’improvviso nervosismo che la aveva ora colta. Aveva trovato per puro miracolo quel pacchetto di patatine solitario frugando nel frigorifero alla ricerca di qualcosa di commestibile da mangiare. Le era parso vuoto ad una prima occhiata, ma appena lo aveva preso in mano e il frusciare delle poche patatine rimaste all’interno si era fatto sentire, l’appetito che credeva di aver definitivamente perso si era risvegliato contro ogni sua previsione. Dopo la cena della sera precedente, aveva temuto di dover passare la notte in bagno a vomitare quegli spaghetti, per fortuna il suo stomaco aveva retto, ma lo stesso non aveva potuto dire delle sue papille gustative martoriate. Riassaggiare del vero cibo fu come un’autentica benedizione – e mangiare sapendo che qualcuno non sarebbe stato molto contento di essersi fatto soffiare il cibo da sotto il suo inesistente naso, beh, lo era ancora di più. Lo scheletro ossessionato dagli spaghetti e dai pasti ‘salutari’, se davvero non era tipo da contraddirsi in modo tanto eclatante, non avrebbe mai mangiato qualcosa di così unto e pieno di grasso. Per esclusione, quindi, il sacchetto di patatine doveva appartenere al commediante e Chara sorrideva già divertita al pensiero di poterlo seriamente indispettire con quel gesto.
In ogni caso, aveva preso di sua iniziativa questa decisione sofferta, giurando per il bene di Frisk che non sarebbe più tornata indietro una volta fatto ciò. Ma perché, allora, si sentiva così gelosa? Gelosa che Frisk passasse il suo tempo con altri all’infuori di lei, gelosa delle volte in cui regalava sorrisi a chi non ne era meritevole, gelosa che lei non fosse il centro intorno a cui ruotava il mondo di quella ragazzina. Voleva lasciare andare Frisk, lo voleva davvero, ma questo sentimento di attaccamento glielo stava ostinatamente impedendo – e diavolo se avrebbe voluto sapere come liberarsene.
« …aaaaaaaaaa… »
Aggrottò le sopracciglia udendo quel suono e passò istintivamente in rassegna tutta la stanza con lo sguardo per tentare di individuarne la fonte. Se lo era immaginato? No, non poteva esserselo immaginato, era stato proprio un urlo.
Abbandonò il pacchetto di patatine ormai vuoto sul divano e si alzò per accostare l’orecchio alla porta d’ingresso. Era sicura fosse provenuto dall’esterno, così come era altrettanto sicura che non era stato lo scheletro rimasto in casa ad emettere un simile suono, o ne avrebbe certamente riconosciuto la voce.
« Sembra stia arrivando Undyne. Strano, non ci eravamo accordati per vederci a casa sua? » Udì proprio il suddetto scheletro riflettere ad alta voce, fino ad allora rimasto impegnato a polverizzare gli ingredienti per chissà quanti altri piatti di spaghetti.
« Che? » Fece appena in tempo ad esclamare lei, prima che l’urlo raggiungesse i picchi massimi di altezza vocale e un assordante risuonare metallico si aggiungesse improvvisamente ad accompagnarlo.
« …aaaAAAAAAAAAAAH! » 
“ Oh, porca-! ”
Fu solo per prontezza di riflessi che riuscì a scostarsi giusto un istante prima che la porta venisse letteralmente staccata dai cardini da un qualcosa che, a occhio e croce, doveva possedere la forza di un toro da corrida, o di un bue, o di un assurdo connubio di entrambi.
Una figura femminile in armatura si erse sopra il cadavere della porta d’ingresso, i capelli rossi mossi dal vento gelido di Snowdin e imperlati da bianchi cristalli di neve, un’enorme lancia magica brandita fieramente nella mano destra per completare il quadro.
« Papyrus! Dove sono gli umani?! » Urlò con non meno impetuosità di prima proprio quest’ultima, scansionando l’ambiente circostante con l’aria guardinga di un’aquila.
« Gli umani? » Domandò lo scheletro, affacciandosi dalla cucina, un’arcata sopraccigliare leggermente inarcata e Chara strabuzzò gli occhi vedendolo ricoperto dalla testa ai piedi di bucce e succo di pomodoro.
« So che tu e tuo fratello li state nascondendo qui! » Disse la guerriera, alzando stoicamente un pugno. « Alphys mi ha raccontato tutto, Papyrus! Qualunque cosa ti abbiano detto per ingannarti, non temere, gliela farò pagare cara per aver osato arrivare a tanto! »
Il fratello del burlone apparve smarrito in quel momento di fronte alle intenzioni della donna-pesce, sua probabile amica a giudicare dal tono confidenziale con cui si stavano rivolgendo l’un l’altra.
« Ma, Undyne! Loro sono nostre amiche! »
« Devono averti fatto il lavaggio del cervello come sospettavo. » Rifletté, ad alta voce, la tizia in armatura. « Troverò un modo per farti vedere la verità, ma prima… ho una faccenda da sistemare con quei vigliacchi! »
Chara, ancora spiaccicata contro la parete a fianco dello stipite, inarcò perplessa le sopracciglia di fronte alle assurdità che stava avendo la sfortuna di sentire, il suo cervello ormai davanti ad un punto morto nel cercare di comprendere cosa rendesse tutti gli abitanti della zona così fuori di testa. Prima quell’entrata da wrestler messicano, ora queste blatere insensate e ancora quella tipa non si era neppure resa conto di avere alle spalle proprio uno degli umani che stava cercando – e pensare che, osservando il combattimento che quella donna-pesce aveva disputato contro Frisk, aveva giurato si trattasse di una valente guerriera!
« Dov’è finito quel bradipo perdigiorno di tuo fratello? » Riprese nuovamente a domandare Undyne, con un’indignazione evidente nel tono di voce.
« Heeeya, Undyne. Come butta? » Salutò Sans, comparso sulla soglia di casa con Frisk al suo fianco, come se il solo sentirsi chiamato in causa lo avesse ‘magicamente’ teletrasportato sul posto.
Undyne si voltò e si accorse finalmente della presenza non solo di Chara, ma anche di Frisk. Strinse la lancia con un ringhio irritato, il solo movimento fece sprizzare scintille magiche nell’aria.
« Parli del diavolo! » Esclamò in direzione dello scheletro, il labbro superiore stizzosamente arricciato.
« Ed eccomi qui, al tuo servizio. » Replicò Sans, nascondendo un sogghigno ilare. « Anche se, a dire il vero, non è stato poi così difficile trovarti. Avrai svegliato tutto il vicinato come minimo. »
Undyne lo fissò con l’occhio buono socchiuso dal nervoso.
« Ti credi così spiritoso, Sans? Potrei farti arrestare seduta stante per averti sorpreso a far comunella con i nostri nemici naturali! » Lo avvertì, puntandogli contro la lancia. 
Sans, in tutta risposta, ne scostò la punta dal suo volto con l’indice, il suo sorriso che non aveva ancora perso la vena ironica di prima.
« Do per scontato che riaggiusterai la porta più tardi. » Disse, con nonchalance.
Undyne batté la palpebra dell’occhio buono, prima di aggiustare rudemente l’assetto della lancia e ripuntargliela contro.
« È tutto un gioco per te, vero? » Sibilò, scoprendo le file di denti acuminati. « Non ero venuta qui credendo di trovare dei complici, ma evidentemente mi sbagliavo! Spostati all’istante, Sans, o…! »
« Permesso, permesso! Voglio vedere anch’io Undyne fare a botte con i cattivi! »
Una vocina strepitò con insistenza alle spalle di Frisk e Sans, e la giovane seppe immediatamente che apparteneva a quel cucciolo sbadato che le aveva sempre tenuto compagnia percorrendo Waterfall.
« Permesso! » Strillò ancora una volta, prima di passare in mezzo alle gambe della ragazzina e inciampare come di consueto nelle sue stesse zampe.
Frisk si piegò immediatamente su di lui, preoccupata che avesse preso una brutta botta contro il pavimento – anche se sospettava che quel cucciolo doveva avere sbattuto la testa contro superfici di gran lunga peggiori di quella moquette, a giudicare dai lividi in prossimità dei suoi occhi vispi.
« Stai bene? » Gli chiese comunque premurosamente, aiutandolo nel frattempo ad alzarsi.
« Allontanati dal bambino. » Udì Undyne ordinarle ringhiando.
« Undyne… » Bisbigliò Papyrus, ma rimase completamente inascoltato dal Capitano della Guardia Reale.
Chara allargò gli occhi vedendo la donna-pesce avvicinarsi ancora a Frisk, con quell’espressione sfigurata dalla rabbia che avrebbe potuto impietrire un intero esercito. Avrebbe voluto pararsi davanti alla ragazzina più piccola per impedire a quella pazza di muovere un altro passo, ma era consapevole che quella lancia avrebbe potuto facilmente impalarla se avesse fatto movimenti troppo azzardati. E, dannazione, lei non aveva armi con sé per contrastarla!
« Allontanati! » Ripeté adirata Undyne, dall’alto della sua considerevole altezza.
Frisk la fissò tremando, incapace di muoversi o di difendersi a parole dall’assalto verbale della guerriera. E un’immagine diversa si sovrappose, in quel momento, nella sua mente annebbiata: quella di una Undyne più massiccia e più intimidatoria, custode di un potere talmente enorme da ferirle i polmoni semplicemente respirando l’aria carica di elettricità. Occhi vuoti di ogni pietà, una cuspide argentata che veniva sprigionata come un fulmine dall’orbita sinistra, l’armatura inscalfibile confronto al suo corpicino privo di qualsivoglia protezione, a parte quella del coltello di plastica che stringeva con mani deboli e tremolanti.
« N-no… » Balbettò Frisk, gli occhi spalancati a fissare lo sguardo acceso di fiero potere di Undyne, in piedi come una montagna incontrollabile dall’altro lato del ponte, l’aura di bianca e argentea magia che emanava era così spessa e indomabile che la ragazzina sentì persino la sua stessa anima tremarle miseramente nel petto.
E, come se a parlare non fosse solo Undyne ma milioni di voci unite da un obiettivo comune, la spavalda dichiarazione della guerriera si elevò in tutta quell’area di Waterfall e oltre, il grido della forza vitale che impregnava il mondo manifestata, in quel momento, nella sua vigorosa figura.
« Dovrai provare a sforzarti un po’ più di così! »
« No, per favore…! » Frisk si premette le mani contro il viso nel tentativo di cancellare dai suoi occhi quell’immagine, ma fu tutto inutile, perché Undyne era ancora lì al di sotto delle sue palpebre, pronta a scagliarsi contro di lei ancora e ancora, con l’inclemenza di chi aveva visto i propri amici sparire uno dopo l’altro per colpa di una sola, spregevole persona. Le ginocchia cedettero sotto il peso del suo corpo scosso da incontrollabili tremori, le faceva male la gola, il petto, non riusciva a respirare, non riusciva a muoversi, oh mio dio stava per morire stava per morire di nuovo basta dolorebastadoloreBASTA! « T-ti scongiuro, N-NO! »
Chara, in quel frangente, si sentì travolgere dalla furia forse più cieca che aveva mai provato in vita sua. Si interpose fra Frisk e Undyne con uno scatto, afferrando la lancia magica della guerriera con entrambe le mani per allontanarla da Frisk, spezzarla in mille infinitesimali pezzi e destinare la stessa fine persino alla sua proprietaria, se fosse stato necessario! La magia azzurrina perse istantaneamente consistenza sotto la pressione delle sue dita e l’arma si ruppe in una miriade di frammenti simili a schegge di vetro.
Undyne guardò esterrefatta i rimasugli della lancia dissolversi in polvere argentea, per poi tornare a concentrare la sua attenzione sulla mocciosa che le si era parata davanti, ora un concentrato di pura collera e ardente, indomito spirito combattivo.
« Un altro passo e sarai tu a finire in b r i c i o l e. »
E, nel momento stesso in cui quella minaccia ringhiata aveva lasciato la bocca dell’umana, Undyne fu certa di aver visto un bagliore d’oro e vermiglio luccicare nell’occhio destro di quest’ultima. Magia, le aveva suggerito la sua mente, ma tutto ciò cozzava incredibilmente con le informazioni che Alphys le aveva fornito fino ad allora. Gli umani non ospitavano magia nelle loro anime e tantomeno avrebbero dovuto essere in grado distruggere manifestazioni magiche come le sue lance, con un tocco delle dita per giunta!
« C-cosa…?! » Esclamò quindi, a metà tra l’incredulo e l’oltraggiato.
« Torna in un altro momento, se vuoi davvero affrontarci. » La interruppe Chara, la voce sul punto di diventare un basso e incontenuto rimbombare. Con la coda dell’occhio, vide lo scheletro sussurrare qualcosa a Frisk mentre la prendeva con sé, facendola alzare dal pavimento su cui era finita a singhiozzare. Finalmente il sacco d’ossa si stava rendendo utile, invece di essere un nullafacente buono soltanto a provocazioni e insulse battute. Non era infatti verso di lui che la sua attuale frustrazione era diretta, ma verso il moccioso imbranato che aveva deciso di piombare lì con il suo stupido fanatismo. Maledizione a lui.
Vide la donna-pesce stringere in risposta il pugno in cui prima aveva tenuto stretta la sua lancia, il guanto metallico da cui era coperto produsse dei lievi ma distinti stridii.
« Non osare darmi ordini, teppista! Attenderò mezz’ora e non un minuto di più all’ingresso di Waterfall! » Sbraitò, a pochi centimetri dal volto di Chara, la quale si costrinse a non battere ciglio di fronte all’impetuosità della guerriera. « Rifiutate di presentarvi e vi farò fare il giro dell’Underground a calci nel cu-! Sedere! »
Soffocata per un pelo l’imprecazione che stava per urlare di fronte ad un bambino, Undyne si voltò parzialmente verso Papyrus, abbassando il tono di voce a livelli più accettabili.
« Papyrus, cerca di far disperdere la folla qui fuori mentre accompagno questo combina-guai a casa. » Disse, prendendo in braccio un di nuovo squittente Monster Kid. « Dì loro che è stata solo un’esercitazione. »
« Certo! Lo f-farò in men che non si dica! » Rispose immediatamente lo scheletro mentre Undyne, istruzioni date, passava oltre Chara, ancora in piedi come uno scudo davanti a Frisk e Sans.
Un angolo della bocca della guerriera si increspò osservando quell’improbabile trio, ma non si trattenne a fissarli per più della durata di un mero secondo.
Solo i singhiozzi di Frisk e il Plic! Plic! della salsa di pomodoro che cadeva a terra furono gli unici rumori rimasti a spezzare il disagioso silenzio sceso in casa, mentre in lontananza un Non lo dirai ai miei genitori, vero? riuscì a distinguersi tra i mormorii esagitati degli abitanti di Snowdin.
Chara fece cadere le braccia contro i fianchi con uno sbuffo, il rogo dentro di lei ormai spento le lasciò una sensazione di irrigidimento lungo tutto il corpo, le braccia soprattutto. Non aveva ben compreso cosa fosse successo, ma al momento non era di suo interesse capirlo. Frisk aveva bisogno di essere calmata e non si fidava abbastanza – anzi, per niente – di quello scheletro per lasciargli un compito di così elevata importanza. Poteva anche aver scelto di non immischiarsi negli affari privati di Frisk ma, se la sua unica amica stava soffrendo, era suo dovere confortarla come poteva.
« Lasciala. » Ordinò quindi al mostro, voltandosi in sua direzione con i pugni premuti ai lati del corpo.
Sans assottigliò gli occhi, le estremità del suo sorriso si affilarono.
« Sei sicura di sapere come comportati con una persona in preda ad un attacco di panico, Chara? »
Le labbra di Chara si ridussero ad una linea sottile e si ritrovò purtroppo incapace di rispondere, perché il commediante aveva ragione e lei non poté far altro che riconoscere silenziosamente questo suo limite.
« Lo prenderò come un no. » Disse poi lui, alzando appena le spalle per non far involontariamente spaventare Frisk.
Papyrus si avvicinò a sua volta, con un’espressione mortificata in volto.
« Sans, se hai bisogno di una mano, il Grande Papyrus può dartene anche due, come ben sai. »
« Nah, fra’, fa quello che ti ha detto Undyne. Della piccola ci occuperemo noi due. » Lo tranquillizzò il maggiore, con una breve strizzata d’occhio.
Papyrus annuì, gonfiando il petto colante di salsa e pezzi di pomodoro.
« Hai ragione, fratello! Il Grande Papyrus deve pensare ad adempiere ai suoi nuovi incarichi come aspirante membro della Guardia Reale, ma si avvia tranquillo all’esterno perché sa che ci sono dei buoni amici a prendersi cura dell’umana! » Annunciò, marciando verso l’uscio con passo marziale. « Ci vediamo tra poco, nye he he he! »
Con Papyrus fuori casa, ormai non c’era più motivo di tener su la facciata dei ‘buoni amici’. Eppure, Chara lasciò che fosse Sans ad occuparsi di Frisk, con seppur un velo di amarezza che si costrinse ad ignorare.
Per quanto riguardava la donna-pesce, invece, il suo duello poteva anche scordarselo. La avrebbe affrontata da sola e, se avesse avuto da ridire, si sarebbe assicurata di farle capire chi poteva davvero permettersi di dettar legge lì intorno.
 

Il vento stava soffiando, portando con sé il gelo delle terre innevate dell’Underground. Il rumore dell’acqua scrociante poteva essere udito in lontananza. La battaglia territoriale tra umani e mostri stava per avere inizio, la tensione nell’aria era palpabile… ma non c’era nessuna eroina nei paraggi.
Chara incrociò snervata le braccia, alzando gli occhi verso il soffitto. Era stata pronta ad affrontare qualsiasi difficoltà con cui la donna-pesce avrebbe tentato di metterla in ginocchio mentre, armata di tutta la determinazione che la sua anima ancora ospitava, raggiungeva il luogo prescelto per lo scontro. Non aveva minimamente messo in conto che avrebbe dovuto persino aspettare per un combattimento che non era stata lei stessa a chiedere!
Stava cominciando ad avere la netta sensazione che, più si sforzava di mantenere un comportamento civile, più l’universo si accaniva contro di lei per spingerla a perdere le staffe. Oh, l’ironia della sua vita.
« Chara! »
Chara si voltò istantaneamente udendo il proprio nome ed inarcò un sopracciglio vedendo Frisk correrle incontro.
« Frisk! Come hai fatto ad arrivare così p-? »
Il suo occhio individuò la figura dell’odiato scheletro prima ancora che potesse chiuder bocca.
« Ah. Vedo. »
Ovvio, chi poteva essere stato a portarla qui così velocemente?
Frisk, notando il suo sguardo torvo, pensò bene di occupare il suo intero campo visivo, per riavere di nuovo la sua attenzione su di sé.
Chara comprese il suo intento e sospirò. Già, meglio lasciar perdere lo scheletro e concentrarsi su questioni più rilevanti.
« Perché sei qui? »
« Per aiutarti! » Le rispose, immediatamente, Frisk. « Volevi combattere da sola, per caso? »
Chara la fissò con occhio critico. Non che dubitasse delle capacità della sua amica, sia chiaro, ma non era sicura che lasciarla combattere dopo i recenti avvenimenti fosse una brillante idea. E perché diamine quello scheletro non la aveva trattenuta a casa, invece di portarla lì? Si era fatto corrompere da un paio di occhi dolci, forse?
« Ne sei sicura? » Le chiese quindi, con un leggero tono di apprensione.
La sorpresa rimpiazzò gradualmente l’entusiasmo sul viso di Frisk.
« Oh… certo, non preoccuparti. È stato solo un attimo, niente di grave. » Replicò lei, stringendo leggermente le maniche del maglione nel mentre.
“ Un attimo che è durato una decina di minuti e oltre. ” Pensò Chara, tra sé e sé. Inutile dire che non era completamente convinta, ma si astenne dal ribattere ulteriormente. Se le cose si fossero messe male, avrebbe tenuto Frisk il più lontano possibile dal campo di battaglia, anche a costo di dover fronteggiare quell’Undyne da sola.
« Come vuoi, allora. » Mormorò, volgendo il proprio sguardo altrove, trovandosi così inaspettatamente avvolta dalle braccia di Frisk. Chara si lasciò sfuggire un suono stupito, impreparata davanti all’abbraccio pieno di trasporto dell’amica.
« Sans mi ha raccontato cosa hai fatto prima. » Le sussurrò nell’orecchio la giovane, come se desiderasse mantenere private quelle parole. « Grazie. »
Chara strabuzzò gli occhi. Non si era aspettata quel gesto, né tantomeno il successivo ringraziamento. Era stato istintivo per lei sfidare quel mostro per Frisk… istintivo, forse, come il fronteggiare un nemico che minaccia qualcosa a cui tieni più dell’aria che respiri… tutto quello a cui aveva pensato, in quel momento, era che voleva proteggere Frisk e non avrebbe lasciato nemmeno una fanatica di wrestling passarle oltre. Meritava davvero di essere ringraziata per questo?
« Uh… prego. » Sussurrò a distanza di qualche secondo, impacciata come non ricordava di essere mai stata.
Frisk sciolse l’abbraccio e le regalò uno dei sorrisi più luminosi che aveva visto adonarle il viso fino a quel momento, dinnanzi a cui Chara distolse vergognosamente lo sguardo.
« U-uh… sai dove è finita quella sardina? Non ha avuto ancora la decenza di presentarsi. » Borbottò velocemente, tanto per cambiare argomento.
Frisk la guardò, sbattendo una volta le palpebre, l’espressione leggermente pensierosa.
« Undyne? No, non ne ho idea… Non è da lei ritardare… »
« EHI, TEPPISTE! VI SIETE PRESENTATE ALLA FINE! »
La voce tonante della guerriera si era espansa senza preavviso in tutta la caverna, facendo tremolare le stalattiti che pendevano dal soffitto, ma la sua proprietaria non era ancora visibile.
« Dov’è? » Sussurrò piano Frisk, ma Chara non poté darle risposta perché, esattamente come lei, non era stata ancora capace di individuare la posizione della guerriera.
« QUAGGIÙ! »
In piedi, sopra il blocco di ghiaccio che stava facendo il suo ingresso in quel momento via fiume, si ergeva Undyne in tutta la sua voluminosa armatura argentea, lancia alzata verso l’alto e coda di cavallo mossa da un vento solenne.
« Tutta questa attesa per una buffonata simile? » Brontolò, sommessamente, Chara. E non credeva che Undyne la avrebbe sentita da una simile distanza.
« TACI, MARMOCCHIA! L’ENTRATA SCENICA È ESSENZIALE SE SI VUOLE INTIMORIRE I PROPRI AVVERSARI! » Sbraitò, sbattendo l’asta della lancia contro il blocco, la superficie del ghiaccio si crepò con un distinto Crik!.
« Certo che sai sempre come rompere il ghiaccio, Undyne. » Disse Sans, facendole un occhiolino dalla sua posizione sulla riva, non troppo lontano da Frisk e Chara.
L’occhio buono di Undyne si contrasse vistosamente.
« Non mettere a dura prova la mia pazienza, Sans. Sono stata anche fin troppo caritatevole con te oggi! » Lo avvisò, sputando fuori ogni parola come fosse veleno.
Lo scheletro tirò fuori le mani dalle tasche della felpa, alzando le spalle.
« Ok, sarò muto come un pesce, se è questo ciò che vuoi. »
Frisk riuscì appena in tempo a soffocare le sue risatine. Chara, al contrario, non nascose minimamente il proprio fastidio di fronte all’ennesima battuta dello scheletro – e neanche si preoccupò di trattenersi dall’esternarlo ad alta voce, se per questo.
« Smettila di dargli degli spunti! » Sbottò infatti innervosita, in direzione di Undyne, e stava seriamente cominciando a compatire lo scheletro fissato con gli spaghetti per dover sopportare una simile piaga ogni giorno.
« Come osi…! » Esclamò indignata Undyne, picchiando la lancia ancora più forte contro il blocco di ghiaccio, nuove crepe si diramarono sotto di essa.
« Ohi, ohi, dovevamo combattere, o sbaglio? » Le interruppe rapida Frisk, preoccupata che Undyne potesse finire in acqua da un momento all’altro se continuava così – quei suoni scricchiolanti non erano certo un buon segno.
« Non interromperci, teppista! »
CRACK!
Il ghiaccio infine cedette ed Undyne finì sott’acqua in un battito di ciglia, sollevando una quantità inimmaginabile di schizzi. Trovandosi in prossimità della riva, Sans venne completamente sommerso dall’ondata di acqua e ghiaccio che sollevò, ogni via di scampo per lui preclusa.
Frisk si piegò in due dal ridere vedendo il sorriso palesemente forzato dello scheletro, fradicio e con l’acqua che colava persino dalle orbite prive di pupille. Sembrava molto più gracilino ora che la sua felpa si era ridotta di volume e – oh dio – aveva appena avuto un lampo di genio niente male!
« Ehi, Sans! Si direbbe proprio che sei stato… pfff… bagnato fino all’osso! » Ironizzò e, sorprendentemente, sentì anche Chara ridacchiare – o, meglio, sogghignare – in apprezzamento.
Sans rinfilò con disinvoltura le mani nelle tasche e si voltò verso di loro, le ciabatte zuppe produssero un lieve squish squish a contatto col terreno stagnante d’acqua. Stava sorridendo compiaciuto, con le palpebre calate parzialmente sugli occhi.
« Eh, buona questa, piccola. » Replicò, un’estremità del suo sorriso sollevata, per poi tornare ad osservare la superficie del corso d’acqua spumeggiante di bolle. « Non vi dispiace se mi faccio da parte per il momento, vero? Avete un pesce da prendere all’amo, dopotutto. »
Tempo un secondo e Undyne saltò fuori dal fiume, atterrando davanti alle due ragazzine con una serie di metallici Clang!. Grondava d’acqua dalla testa ai piedi e la sua coda di cavallo si era ormai disfatta, ma lo sguardo sul suo volto traboccava di pura determinazione.
« Credevate di esservi liberate di me così facilmente?! SBAGLIATO! La battaglia comincia ora e subito! »
Un’intera orda di lance si materializzò alle sue spalle, ognuna di esse vibrante di elettrica magia azzurrina. Con due movimenti fluidi del braccio, lanciò quindi loro una lancia ciascuno da utilizzare in combattimento e, una volta afferrata ognuna la propria ed essersi scambiate una breve occhiata d’intesa, le due ragazzine si posizionarono per cominciare.
Un ghigno competitivo non tardò ad allargarsi sul volto della guerriera.
« EN GUARDE!* »
 

- - -
*La frase è scritta ovviamente in modo errato, ma è un errore già presente nel videogioco e viene pronunciata all'inizio della sua Boss Fight in Neutral e Pacifist sempre da Undyne. 



Sameko's side
Ciao e ben ritrovati in questo nuovo capitolo! ^^
Scusate il lieve ritardo, questa volta le parole non mi hanno proprio assistito come si deve e ho dovuto rimandare ad oggi questo aggiornamento. Non sono ancora soddisfatta al cento per cento della stesura di questo capitolo, ma ormai l'ho riguardato talmente tante volte in questa settimana che non posso più sopportare di averlo sotto gli occhi ( ho dovuto persino dividerlo in due parti per l'eccessiva lunghezza ). Spero che sia comunque abbastanza soddisfacente e che l'attesa sia stata ripagata. ^^"
Vi farà piacere sapere che mi sono ricreduta alla fine, perché il mischione dello scorso capitolo non è nulla confronto alla montagna di roba che ho voluto inserire in questo. Che la terra mi ingoi.
Prima che qualcuno si faccia un'idea sbagliata, voglio assicurarvi che io adoro Undyne, è uno dei personaggi femminili più fighi attualmente esistenti secondo il mio parere, quindi se avete avuto la sensazione che le abbia affibbiato il ruolo di fredda antagonista secondaria in questo capitolo, beh, non era mia intenzione. v.v
Nel prossimo la battaglia fra le nostre umane preferite e l'eroina che non molla mai, sperando così di riuscire a portarvi un po' di piacevole azione. ;) 
Non ho idea se riuscirò a pubblicare l'ottavo per questo weekend, è più probabile che lo vediate online fra una settimana ancora, perché in termini di lunghezza sarà persino più lungo di questo. Comunque, penso che cambierò il ritmo di aggiornamento da sette giorni a dieci, perché i capitoli d'ora in poi si aggireranno sempre intorno alle 4000-4500 parole minimo e avrò bisogno di più tempo per scrivere e correggere. 
Ad ogni modo, buon inizio settimana a tutti! ;D
Un bacio!

Sameko


 
   
 
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