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Autore: thankyouzayn    07/12/2016    0 recensioni
"Zayn era sempre lo stesso, forse solamente un po’ più uomo e con un po’ più barba sulle guance. Ma era bello ed affascinante ed Irene si ricordò perfettamente del perché avesse messo da parte gli appunti della signorina Thompson per dedicarsi a lui, per prestargli l’attenzione che si meritava."
© thankyouzayn | 2016
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

06

Numerose domande affollavano la mente di Irene e niente intorno a lei sembrava andare come volesse. Un fitta pioggia aveva monopolizzato la città di Birmingham già da abbastanza tempo per i suoi gusti ed oltre ad essere frustata per non sapere cosa mettere il brutto tempo la metteva anche di malumore. L’inverno già lo detestava in generale, ma la pioggia era anche peggio.
L’umidità che derivava da essa, le strade scivolose e quel fastidioso odore dell’asfalto bagnato era quasi nauseabondo per i suoi gusti: il che, anche questa volta, la rendeva ridicola visto che fin da piccola era cresciuta nella caotica Londra, sempre sommersa da piogge brevi ma improvvise.
Era come se le nuvole sopra tutta l’intera Inghilterra assumessero le sembianze di rubinetti che qualcuno si divertiva ad aprire e chiudere a proprio piacimento.
Con uno sbuffo teatrale, giusto perché aveva imparato bene da Allie l'essere melodrammatica in certi momenti, si alzò dalla sedia che aveva occupato fino a quel momento.
Il resto del pomeriggio era passato insolitamente lentamente. Le lancette sembravano andar avanti a rallentatore e, davvero, non aveva mai dovuto faticare così a lungo per studiare.
Alla fine, frustata e stufa, aveva semplicemente chiuso il libro e si era fatta una bella tazza di tè.
Però, perché c'è sempre il risvolto della medaglia -in ogni occasione, ci sarebbe da aggiungere- la calma apparente si era presto tramutata in agitazione e preoccupazione.
L'ansia di non avere più abbastanza tempo si impossessò di lei così rapidamente che da quel momento in poi non le sembrò più che le lancette si muovessero a rallentatore, anzi, il contrario. Sembravano quasi far a gara per vedere chi si muovesse più velocemente per raggiungere l'ora successiva.
E quindi, dopo una doccia fatta in tempi record ed aver asciugato i capelli, Irene si ritrovava ferma davanti al suo grande armadio, lo stesso che straboccava di capi.
Con una mano posava sotto il mento ed uno sguardo pensieroso cercava di creare il look adeguato, perché, ovviamente, non ci si può presentare troppo eleganti per un caffè e nemmeno troppo sciatte.
Insomma, il giusto abbigliamento: adatto ad un'uscita con un ragazzo durante un normale mercoledì piovoso.
La ragazza alzò gli occhi al cielo: grandioso per un attimo si era dimenticata della pioggia.
Si fece l'appunto, sì perché lei viveva praticamente di appunti mentali, di infilare l'ombrello in borsa. Forse, se sarebbe stata fortunata, Zayn avrebbe potuto averlo dimenticato a casa ed allora avrebbero condiviso il suo.
Non sarebbe stata male cosa.
Con un rumore sordo ed attutito si gettò, priva di ogni cura, sul letto. L'asciugamano che aveva avvolto intorno al busto e che le ricopriva tutto il corpo fino a poco sopra del ginocchio, le si allentò appena ma rimase fermo lì dov'era.
Con lo scoccare delle cinque e dieci decise che non avrebbe aspettato Allie per qualche consiglio e dopo un'altra occhiata accurata al suo guardaroba decise cosa indossare.
Perché per le ragazza scegliere cosa mettersi addosso rappresenta un problema così grande? Gli uomini si fanno molto meno problemi e, la maggior parte delle volte, riescono a fare un'ottima figura ugualmente.
Certo, ci sono le eccezioni come in ogni caso ma, accidenti, come cosa è decisamente ingiusta.
Con le mani sui fianchi ed i capelli finalmente a posto annuì alla sua immagine riflessa, recuperò un paio di scarpe comode che sarebbero sopravvissute a qualche goccia d'acqua e prese l'ombrello dall'ultimo scaffale in alto del suo armadio: questo perché lo usava sempre, ovviamente.
Afferrò la borsa e mise la tazza usata nel lavandino della cucina prima di sorridere soddisfatta di sé stessa per essere pronta con un quarto d'ora d'anticipo.
In quel momento, l'unica cosa che doveva fare non era altro che aspettare: forse la parte più noiosa e lunga di tutta la pantomima che si riserva solo ed unicamente per le uscite con i ragazzi.
Avrebbe sorvolato tanto volentieri quel momento per passare direttamente al momento in cui Zayn sarebbe apparso e tutto sarebbe stato ok.

Lo schermo del suo cellulare segnava le sei ed un minuto quando il campanello suonò, riecheggiando per tutta l’abitazione e facendola scattare in piedi: nervosa ed agitata.
Con un'occhiataccia allo specchio sopra il mobile che lei ed Allie avevano deciso di acquistare in un giorno qualunque decise che si sarebbe fatta coraggio, non si sarebbe mostrata timida e che avrebbe cercato di limitare al massimo che il rossore le invadesse le guance rosee.
Per quella sera si era risparmiata i suoi occhiali dalla montatura nera e classica, come Irene stessa diceva. Aveva preferito, invece, le lenti a contatto: per un paio di ore massimo sarebbero andate bene e non le avrebbero causato nessun tipo di bruciore o arrossamenti.
Non lo avrebbe gradito affatto.
Le due rampe di scale furono facili da affrontare e quando arrivò a pian terreno sentiva il suo cuore martellare come se avesse, in realtà, fatto una maratona.
Avrebbe voluto picchiarsi da sola ma nell'istante in cui aprì la porta che divideva l'entrata dell'edificio con la strada adiacente il respiro le si bloccò in gola perché quello che vedevano i suoi occhi era davvero una bellissima visione.
Zayn, con un cappotto nero che lo copriva fino a metà coscia e le mani infilate nelle tasche era una visione quasi celestiale.
Il ragazzo accolse Irene con un sorriso (la lingua incastrata tra i denti come al solito) e un «Ciao, ragazzina», che fece arrossire la ragazza ed al quale lei rispose con un «Ciao, Zayn.»
E meno male che aveva detto che avrebbe cercato di limitare il rossore.
Accidenti.
Fermo accanto alla sua auto lucida e pulitissima, Irene si rese conto che quello che aveva davanti non era uno dei solito ragazzini con cui aveva flirtato ma bensì praticamente un uomo, formato, cortese ed affascinante.
Che l'aveva invitata ad uscire, per giunta.
Lei s'inumidì le labbra screpolate per il freddo rigido della città e quando Zayn le posò una mano alla base della schiena si concesse di dargli l'ennesima occhiata, cercando di cogliere quanti più dettagli le fosse possibile.
La barba era curata: più corta rispetto a quella che gli aveva visto sfoggiare lunedì ma gli donava pur sempre quell'aria sbarazzina che gli si addiceva tanto.
Irene dubitava che volesse dare di sé un'immagine troppo seria.
I jeans neri che aveva indosso dovevano essere una sua caratteristica perché glieli aveva già visti indossare ma stava bene e questa doveva essere l'unica cosa importante. Infine a terminate il tutto c'era un paio di stivaletti che Irene avrebbe scommesso fossero di una marca conosciuta e della quale lei, accidenti, non riusciva mai a ricordarsi il nome.
A quel punto, con una lentezza quasi disarmante perché, andiamo, era pur sempre una ragazza e le piaceva da morire flirtare, fece scorrere gli occhi su tutto il corpo di Zayn, che la stava osservando a sua volta, fino a far collidere i loro sguardi.
Sorrise appena ed inclinò leggermente il capo prima che «Allora dove andiamo?» Chiedere.
Zayn, piuttosto discreto, scosse la testa vagamente divertito.
Poi, in un gesto cavalleresco aprì la portiera dalla parte del passeggerò ed aspettò che la ragazza si sedette prima di piegarsi appena e constatare che si fosse accomodata prima di richiuderla. Una manciata di secondi dopo era già al fianco di Irene che lo guardava con lo sguardo curioso e le guance arrossate per il freddo, consapevole che lui non volesse dirle niente.
Sarebbe stato un peccato ma avrebbe cercato di farsene una ragione: non voleva di certo risultare come la ragazzina impicciona e curiosa.
Dio, solo il pensiero la faceva rabbrividire.
«Abbi fiducia», disse solamente, Zayn, sempre con un vago sorriso sul volto dai lineamenti ben definiti.
E con un gesto sicuro e dettato dall'abitudine fece girare la chiave. Si sistemò meglio il cappotto lungo che doveva essergli di ostacolo da seduto e dopo aver dato un occhiata alla strada s'immerse nel traffico, relativamente tranquillo per l'orario che era, di Birmingham.
La guida di Zayn, poté notare con piacere Irene, era piacevole, non di certo spericolata (come, a sua differenza, quella di Allie che sembrava sempre su un'autostrada senza alcun limite). C'era tutta la tranquillità per scambiare qualche parola e per ridere su qualcosa che, evidentemente, li divertiva molto.
Guardando i suoi occhi assottigliarsi, le sue mani andare a pettinarsi i capelli ed accarezzarsi la barba sulle guance, Irene, si concesse di chiedersi qual era la sua età. Lo si notava a primo impatto che non era un ragazzino, che era sì giovane ma non tanto quanto lei e si domandava cosa avesse trovato di così interessante in una come lei sin dal primo istante. Con tutta l'onestà che aveva in sé poteva ammettere di sapere di non essere brutta (ammettere di essere bella l'avete fatta apparire come vanitosa ed egocentrica) ma, a sua opinione, non abbastanza per uno come Zayn.
Quindi, con il labbro inferiore stretto tra i denti, si appuntò mentalmente di chiederglielo, magari nel modo più discreto possibile.
E poi Zayn sgranò gli occhi, mosse la mano velocemente ed alzò il volume della radio, prima di voltarsi frettolosamente verso la ragazza che aveva accanto e, con un sorriso degno di un uomo bellissimo, «Sai, adoro questa canzone», che fece increspare le labbra ad Irene mentre lui girava a sinistra.

Il pavimento in legno del locale faceva risuonare piacevolmente i passi leggeri dei due ragazzi che, spingendo la porta, fecero il loro ingresso.
Il tepore avvolgeva tutto e tutti, permettendo di chiacchierare allegramente e di scordarsi del freddo al di fuori delle mura.
Le pareti bianche erano tappezzate di fotografie e quadri dando così vita ad una composizione davvero piacevole per gli occhi ed un ottimo intrattenimento per chiunque entrasse.
Il bancone, accostato da qualche sgabello, era occupato da un paio di ragazze che dovevano conoscere molto bene una delle tre cameriere che lavoravano quel giorno, dato che appena ne aveva occasione la ragazza con la divisa nera si accostava a loro, scambiando qualche parola.
Tutto urlava tranquillità ed Irene apprezzò ogni angolo del locale.
Poi, la mano di Zayn si posò alla base della schiena della ragazza e lo vide, con un movimento del capo, spronarla a seguirlo.
La sensazione della pelle calda del ragazzo era inebriante e chiaramente percepibile anche attraverso la pesante giacca.
Irene si morse il labbro inferiore, lasciando che questa sensazione l’avvolgesse completamente e che i suoi occhi chiari vagassero per la piccola sala in cui i tavolini scuri erano disposti in modo, all'apparenza, casuale.
Zayn sorrise, in maniera cordiale, alla cameriera che ricambiò il gesto ed indicò loro uno dei tavoli liberi posizionati accanto alla finestra che dava direttamente sul passeggio di Birmingham.
I menù neri, posti sulla superficie, recitavano il nome del locale.
Irene fece, come sempre, scivolare la borsa dalla spalla, slacciandosi il giaccone e sedendosi di fronte al suo accompagnatore, ancora in silenzio ma allegro.
Da quando avevano parcheggiato non avevano detto più nulla.
Ma, presto, ci pensò Zayn a spezzare il silenzio con un sorriso appena accennato sulle labbra. Si passò una mano tra i capelli ed afferrò il menù ancora sul tavolo prima di alzare gli occhi scuri su Irene ed osservarla per qualche secondo.
«Mi ricorda molto il Red Door, questo posto», disse poi, aprendo la lista e cominciando a scrutarla.
Le sopracciglia di Irene si aggrottarono per poi arcuarsi per lo stupore: di certo quella non era la prima cosa a cui aveva pensato ma, se ci si faceva un po' di attenzione si potevano chiaramente notare dei punti in comune tra i due locali.
Zayn era uno spiccato osservatore, di questo bisognava dargliene atto.
Una donna, di mezza età forse, apparì al loro tavolo dopo pochi secondi, non dando così il tempo ad Irene di replicare.
Con un sorriso ben visibile sul volto leggermente truccato, la cameriera, si rivolse a Zayn con l'entusiasmo che si riserva solitamente solo alle persone che si conosce.
«Zayn, caro! Non pensavo venissi oggi. Non stacchi alle cinque?»
Il ragazzo in questione chiuse il menù e sorrise anche lui con entusiasmo alla donna che aveva di fronte.
S'inumidì le labbra e, inconsapevolmente o meno, lasciò un'occhiata ad Irene che stava osservando la scena in silenzio, con le mani posate sul tavolo ed un'espressione curiosa che le abbelliva i tratti delicati del viso.
«C'è stato un cambiamento di programma, Karen», disse quindi, aggiungendoci una scrollata di spalle ed incastrando la lingua tra i denti.
La signora allora annuì con fare comprensivo, prendendo la biro dalla tasca del suo grembiule prima che facesse spostare i occhi castani da Zayn alla ragazza che lui aveva proprio di fronte. Allora le sue labbra si dischiusero in un sorriso complice ed, in parte, anche materno.
L'altro alzò gli occhi verso il soffitto e, sì, si dovevano conoscere davvero molto bene per avere tutta questa confidenza tra loro.
«Ed immagino che il cambio di programma riguardi questa bella ragazza seduta qui», disse, felicemente ed allegramente, aggiungendo anche un occhiolino ad entrambi.
Un immediato silenzio dominò il piccolo tavolo e non appena Zayn si rese conto delle effettive parole della donna sorrise con fare imbarazzato ed Irene, forse per la prima volta in vita sua, vide un ragazzo arrossire, o almeno le sembrava di aver visto le sue guance colorarsi di una leggerissima sfumatura rosata. Ma, fece a malapena in tempo a dare una seconda e forse più accurata occhiata alle guance del suo accompagnatore perché, questo, si schiarì la voce e si potrò una mano tra i capelli prima di far saettare i suoi occhi da Karen ad Irene non spendo bene cosa fare e come intervenire.
Tuttavia, ci pensò la donna a precederlo.
«Caspita, Zayn, è proprio bella.»
Irene premette fra di loro le labbra ed arrossì, imbarazzata per il compimento appena ricevuto. Era stato gentile da parte della donna definirla carina ma, davvero, quando abbassò il capo appena e cercò di coprirsi le guance con i capelli pensò che ne avrebbe fatto anche a meno.
Zayn, la osservò per una frazione di secondo, prima di posare le mani sul tavolo ed unirle. Da sotto le sue lunghe ciglia scure guardò Karen e scosse la testa appena prima di «Accogli sempre così i tuoi clienti?» Chiederle con una punta di sarcasmo e con un sorriso sulle labbra. Poi, subito dopo, «Ci porteresti due tazze di tè?»
Fu allora che la donna si volatilizzò dal tavolo, con un vago divertimento ad oscillarle nello sguardo e per niente turbata dallo scambio di parole.
Irene fissò Zayn e si chiese cosa non era quel ragazzo. Lui, invece, osservò Irene e lei arrossì ancora di più.
«Vengo qui spesso», disse infine, il ragazzo, scrollando le spalle e gettando una veloce occhiata alle persone che passeggiavano indisturbate per strada. «Karen è la madre di Liam: uno dei ragazzi che erano con me al Prince of Wales.»
Lei assottigliò le labbra ed appena gli occhi nel tentativo di ricordare le due figure che affiancavo Zayn la prima volta che l'aveva visto. Infine, annuì, decidendo che, nonostante la sua naturale curiosità, non avrebbe fatto ulteriori domande.
«Scusala per quello che ha detto. È tipico di lei essere indiscreta ma tremendamente sincera», aggiunse anche il ragazzo ed Irene si concesse di chiudersi se anche lui la trovava bella esattamente come Karen.
L'anno passato, quando lui si era seduto al suo tavolo interrompendo il suo intenso studio, gliel'aveva detto chiaramente ma, con il tempo, le cose possono cambiare.
«Probabilmente entro fine giornata riceverò una chiamata da mia madre che mi chiederà come mai non le ho mai parlato di te. Loro due sono molto amiche. Forse anche troppo, delle volte.»
La ragazza, allora, rise di fronte all'aria falsamente scocciata di Zayn che, a sua volta, sorrise e scosse la testa appena. Lo stesso che ringraziò Karen quando ritornò con le loro tazze e che le puntò un dito contro con finto fare minaccioso. «Non voglio diventare argomento dei vostri assurdi pettegolezzi. Tenetemi fuori», disse e la donna dovette comprendere cosa intendesse perché senza fare una domanda annuì, sconsolata.
«Non dirò niente», sbuffò quindi.
E Zayn la ringraziò prima di, però, borbottare un «Ma lo dirai a Liam», che fece annuire con veemenza la donna e ridacchiare appena Irene che ricevette immediatamente l'attenzione di Karen. «È un gran rompiscatole ma anche un bravo ragazzo», aggiunse prima di sparire di nuovo ed avvicinarsi ad un paio di ragazze che probabilmente conversavano su qualcosa di davvero privato dato il tono basso di voce che stavano utilizzando e per quanto erano vicine.
Il ragazzo, invece, si portò una mano a coprire gli occhi e inumidendosi le labbra «Non so più cosa dire», disse.
Irene sorrise prendendo la sua tazza con la bevanda calda dentro, gustandosi quell'adorabile quando affascinate momento di pace.



Note autore:
Buonasera fanciulle bellissime. Lo so di essere per l'ennesima volta in ritardo clamoroso ma sono contenta di poter approfittare di questa sera, dal momento che domani sono a casa da scuola -anche se in ogni modo devo svegliarmi presto- per poter dedicare un po' di tempo a questa storia. Sono una persona orribile, pessima con i tempismi e davvero una frana ma, davvero, gli impegni scolastici sono così tanti che riempiono i miei pomeriggi. Davvero, solo nelle ultime tre settimane non ho avuto tempo per respirare quindi figuratevi per scrivere e dedicare un po' di tempo alla storia. Sono davvero dispiaciuta e rammaricata ma, davvero, faccio tutto il possibile. Ma, felicemente, vi informo che giusto un paio di sere fa ho ripreso in mano il tutto.
Zayn ed Irene sono ancora vivi. Non temete. Io un po' meno ma sopravvivrò. Aspetto con ansia e smania le vacanze di Natale.
Ogni mio secondo libero viene risucchiato dalla stanchezza che sto accumulando. Ho idea, quindi, che la pubblicazione procederà molto lentamente.
Potete accettare ancora le mie scuse, vero?
Bene, stendiamo un velo pietoso sulla mia solita mancata puntualità, direi che è meglio passare direttamente al capitolo.
L'ultima volta abbiamo lasciato Irene alle prese con una chiama di Zayn e lui che la invitava a bere un caffè (che poi si riveli un té questa è un'altra cosa). Mi è piaciuto un sacco scrivere il pezzo in cui Irene si prepara per uscire. Mi sono davvero immedesimata in lei. Ho cercato di ricordarmi l'ansia del tempo che scorre, la preoccupazione e la consapevolezza di dover apparire al meglio, tutte le domande che sorgono spontanee quando di mezzo c'è un ragazzo che ci affascina. Insomma le solite e quasi scontate questioni che sorgono quando un appuntamento si avvicina sempre di più.
È sicuramente capitato a tutte noi e quindi, tutte, possiamo capire benissimo la nostra protagonista.
Quando poi arriva il fatidico momento penso di aver trattenuto il respiro insieme a lei. E quando scene le scale e lo vede, bellissimo nel suo cappotto e con il volto affasciante penso anche di aver sorriso teneramente. Mi viene molto facile descrivere Zayn. Non so per quale motivo ma ogni cosa riguardante lui è sempre semplice. Lui è così bello, sexy e molto più uomo rispetto a tutti i ragazzi che abitualmente frequenta che non si capacita di averlo davvero davanti. La sua voce roca, il "ragazzina" che pronuncia abitualmente e che piace molto sia a me che ad Irene.
Il solito imbarazzo della ragazza a colorarle le guance non può non mancare.
È decisamente la parte più bella dell'intero capito ed anche quella in cui le prime vere e mozioni di Irene cominciano ad essere messe in evidenza e, davvero, non posso non immaginare la scena senza sorridere ed sentire la melodia tipica di quei film troppo romantici ma che non passano mai di moda.
Poi, alla fine, arriva il fatidico luogo dell'"appuntamento". Zayn stesso dice che gli ricorda il Red Door ed Irene ne rimane colpita e sorpresa. Volevo anche farvi presente che la figura di Karen, la mamma di Liam, non so proprio da dove sia uscita. Nella storia precedente c'erano Johannah e Trisha ed anche questa volta le figure delle mamme non possono mancare. Ma c'è e va più che bene. Mi ha sempre dato l'idea di una donna allegra, spensierata e sempre buona con tutti un po' come Liam, in fin dei conti.
È proprio Karen che con tutte le sue parole e frecciatine mette in imbarazzo entrambi i ragazzi. Naturalmente ho voluto portare alcune modifiche al suo carattere: nelle storie non sempre è necessario che tutto si attenga alla realtà. Ma, davvero, sono così carini che suvvia non potrei neanche trovare le parole adatte.
Tranquille, entro la fine della storia i ragazzi compariranno sempre più spesso. Ve lo prometto e lo giuro.
Ok, come ogni volta rimane giusto il tempo per la pubblicità e poi giuro che mi dileguo. Anzi penso proprio di andare a letto come una nonna.
Per prima cosa voglio dirvi che per contattarmi potete provare anche su
Ask (anche se non lo uso molto) e che per vedere tutto quello che ho scritto basta che clicchiate semplicemente qui.
Ah e giusto perché ne sono ossessionata vi consiglio di ascoltare il nuovo album delle Little Mix.
Va bene. Con questo vi saluto e vi mando un grosso abbraccio. Mi scuso per eventuali errori ortografici e spero di poterci sentire il prima possibile. Nel frattempo buon proseguimento della settimana ed alla prossima. All the love. xx
-Micol :)

  
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