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Autore: egypta    20/05/2009    4 recensioni
"Ormai erano ore che camminavo per il bosco, con gli occhi consumati della lacrime che ancora adesso continuano a scendere, solcandomi le guance ormai arrossate e scheletriche.
Non mangiavo, non bevevo, mi limitavo solo a continuare a esistere, sperando che l’angelo della morte si accorga di quest’anima in pena e la porti con se, in un mondo fatto di felicità e spensieratezza, dove mi auguro possa essere più felice.
Ma ormai anche la felicità è voltata via, con il nome di Edward Cullen, che se l’è portata via con se. La mia vita, si è portato via con se. E ormai non c’è modo di riprendermela."
Una Bella consumata dalla perdita di Edward, si ritroverà nel filo di una parentela di vampiri molto speciali, che perfino i vampiri stessi credevano fossero leggenda, o solo un altro modo per identificare i Volturi... Ma forse le cose stavano diversamente...
Mia seconda ficcy su Twilight... Spero che vi possa piacere^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hunters

Sentii un'ondata di potere sommergermi.
Era qualcosa di indescrivibile, talmente inumano da non poter essere descritto con i vocaboli conosciuti.
La schiena mi stava andando a fuoco, stavo letteralmente bruciando.
Era come se mi stessero versando addosso piombo fuso, e me lo spalmassero dappertutto con un mestolo di fitte spine appuntite.

Ma non durò allungo.
La sensazione di bruciore che albeggiava nel mio corpo svanì, proprio così com'era venuta.
Al suo posto, un benessere interno prendeva il sopravvento dentro e fuori di me.

Con un sorriso, butati la testa indietro, palesemente soddisfatta che il peggio era passato.
Mi stiracchiai per bene, facendo schrocchiare tutte le ossa del corpo.
Sentivo la stoffa liscia e dura del corpetto nero che, attaccata al mio busto, era come una seconda pelle.
L'ampia - ma non troppo - gonna nera, fatta di pizzi e più veli sovrapposti, mi sbatteva alle caviglie ad ogni soffiata di vento, ed avendoci uno spacco davanti, faceva entrare delle lingue di vento che mi levigavano e fasciavano le fredde gambe.
Il fiocco del nastro nero di velluto che era arrotolato attorno al mio braccio destro, creava un aspirale perfetta e mi sbatteva morbidamente sulla mano, con onde sensuali, seguendo la brezza del vento.
Così come i capelli: lunghi, neri, lisci, ma con qualche accenno di ciocce mosse. Seguivano il movimento delle vesti, seguendo dolcemente il vento.
La mia arma, una lunga ascia nero-grigiastra a più punte era segnata nel mezzo dal simbolo dei Benefici, e introrno al manico, vi era attorcigliato un finto ramo d'albero.
I piedi nudi, scalzi, erano coronati la affilate unghie nero carbone.
Così come le mani.
Manici bianchi che terminavano con affilati uncini neri.
I miei occhi erano marcati da pesanti strati di matita nera, così come le labbra. Solo che lì, il nero, non era per aggiunta di cosmetici, era tutto naturale.
Da umani rosse, e da Benefici nere.

E in base a quello, si poteva capire quanto uno era sazio.
Se da essere umano, le labbra, cominciavano a diventare nere - o insomma del colore della propria famiglia -, da rosse, voleva dire che eravamo o affamati, o arrabbiati.
Se invece da vampiri, da nere, le labbra cominciavano a schiarirsi, quindi a ingrigirsi, voleva dire sempre che o eravamo affamiati, o arrabbiati.

Ai vampiri cambiava il colore degli occhi. A noi quello delle labbra.
E, a differenza di loro, i nostri occhi non cambiavano mai colore.
Rimanevano dorati, come se il dorato fosse il colore dei buoni, e il rosso quello dei cattivi.
Da vedere anche la differenza degli occhi dorati dei Cullen, i buoni, da quelli rossi degli Impuri, i malvagi.
Uscivamo completamente dai canoni della realtà e della surrealità.
A volte mi stupivo da sola di esistere, di poter essere così.

Un corpo minuto si appoggiò delicatamente sulla mia schiena, e due esili braccia marmoree mi circondarono la vita.
Mia sorella appoggiò la guancia poco sotto il mio collo, nascondendo il viso tra i capelli.
Le nostre due vesti nere si muovevano in sincronia al ritmo del vento, come se fossimo state un'unica persona.
La sua gonna era  più sgonfia della mia, ma sempre a più veli sovrapposti. Il suo corpetto era ricamato da motivi ad intreccio neri, e la parte destra e quella sinistra del corpetto erano unite da un filo nero, creando una rete, con la finale in un minuscolo fiocco.
Ai polsi, dei polsini neri, con l'estremità fatta da trine nere.
I piedi scalzi, e quest'ultimi e le mani che finivano con le mie solite unghie nere.
Al collo, anche lei porteva il medaglione di famiglia, e, intrecciato al corpo, aveva la sua arma: un nastro.
Un lungo nastro nero-grigiastro, molto affilato, che ricordava quello che si usa nella Ginnastica Ritmica.
Il bastoncino era grigio scuro, e, alla fine, nella "coda", aveva un uncino più scuro di tutto il nastro, in cui vi era impresso lo stemma di famiglia, in nero, lucente.
Rise.

<< Cosa stavi pensando sorellina? Ti vedevo così assorta! >>

Sorrisi anche io. << Stavo pensando ad una nanetta pestifera che in questo momento mi sta usando modo poltrona >>

<< Mmhm... Chissà chi è... >>. >E scoppiò in una squillante risata argentina.

Sorrisi, e scossi la testa. << Prova ad indovinare! >>

In risposta lei si staccò dalla mia schiena, e con una piroetta girovagò intorno a me, posizionandosi davanti al mio naso.

<< Alicia >>, sussurrò, sorridendo, e assottigliando le palpebre.

In quel momento, proprio quando pronunciò il suo nome, una folata di energia si propagò per tutta Forks e dintorni, creando una forte folata di vento che solo   a chi aveva un qualche potere poteva recare danni.
Infatti, gli esseri con quelle qualità furono più di uno.
Instintivamente, sprigionai anche io il mio scudo, lanciandolo lontano tanto quanto era il suo, che non trovando niente nei confini di Forks, si stava piano piano ritirando. Attaccai immediatamente il mio con il suo, seguendo passo passo quello che faceva lei.
Arrivammo a fermarci poco più distante da noi: solo qualche centinaia di alberi più in là.
Avevamo individuato quattro esseri io, e quattro lei: due maschi, e due femmine io, e tre femmine e un maschio lei.

Feci sdrusciare la lingua contro i denti, in particolare contro i canini.
Sentii quest'ultimi allungarsi vertiginosamente, e rilasciare una sostanza calda e dolciastra, che ingoiai.
Passai la lingua sulle labbra, per poi catturare quello inferiore tra i denti, torturandomelo lentamente e sensualmente.
Sorrisi, in modo accattivante.
Strinsi maggiormente la presa intorno alla mia ascia, pressando me stessa in moda da rimanere calma, per non farmi prendere dalla frenesia.
Rilasciai una grande quantità d'aria che solo in quel momento mi accorsi di aver trattenuto.

Fu un momento.
Alicia che lanciava il suo nastro fra gli alberi, per poi rivederlo spuntare dopo nemmeno un secondo attorno ai cinque corpi dei Cullen, e io che mi lanciavo contro i Mortem, sfiorando di un millimetro la mano di Edward.




.Angolino.

Ehm... Lo so, sono in ritardo di QUALCHE settimana... Ma.. Hey!! Ho i miei buoni motivi!!xD
In questi giorni dovrò superare un esame orale di inglese, il fantomatico Trinity, e poi, beh... Tra poco più di un mese ho gli esami di teza media (Brrrr)... Quindi devo vedere di darmi una mossa con gli studi (me piggggraaaaaa.... Maaaa taaaaantoooooo -.-).
Comunque, lo so che vi lascio sempre sulle spine... Ma è più forte di me!!xD
Beh... Ditemi se vi è piaciuto questo capitolo... E inoltre, come solito, ringrazio le 88 persone che hanno messo questa storia sui preferiti, le 22 che l'hanno messa tra i seguiti, voi angeli che commentate, e, non meno importanti, le 8 persone che mi hanno messa tra gli autori preferiti^.^
Thaaaaannnnkkkkkssssssssssssssss
Kiss, Egypta...
Alla prossima!!!!^.-


  
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