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Autore: Nene_92    08/12/2016    12 recensioni
 INTERATTIVA - (ISCRIZIONI CHIUSE )
(la storia fa parte della serie "Grimm")
 
Inghilterra, 2022
Eleonore Grimm, durante un pomeriggio passato con i nipoti, racconta loro la fiaba di Cappuccetto Rosso. Quello che non si aspetta è di trovare, in mezzo al diario di Jacob, una misteriosa lettera che sembra essere indirizzata proprio a lei.
 
Durmstrang, 1802
Per la prima volta nella storia, Hogwarts viene lasciata fuori dal Torneo Tremaghi.
Quell'anno infatti, a giocarsi la Coppa saranno gli Istituti di Durmstrang, Ilvermony e Murrinh-Patha.
Tra i tanti studenti desiderosi di partecipare, si trovano anche loro: Jacob e Willhelm Grimm, i famosi fratelli delle fiabe "horror" babbane.
Hanno solo 17 anni, non sono ancora famosi. O almeno non lo sono ancora nel mondo babbano, visto che nel mondo magico la loro famiglia è invece nota da secoli come "il terrore dell'Europa".
Eppure, gli eventi che li travolgeranno quell'anno, saranno proprio lo stimolo che li porterà a scriverle.
.
Volete sapere come? Non vi resta che leggere.
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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(Diciamo che per lo stemma della scuola australe ci ho provato... se qualcuno è più bravo e vuole cimentarsi me lo dica!)

Buona lettura! ;)



 
- ADATTARSI A DURMSTRANG -
 
 
 
 

Sera, venerdì 1 ottobre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang

 


"Reyna!"

La Black, sentendo chiamare il suo nome da una voce femminile sconosciuta, iniziò a guardarsi intorno incuriosita.
Almeno finchè non focalizzò - in mezzo agli studenti di Murrinh-Patha appena arrivati nel cortile di Durmstrang - un volto a lei non del tutto estraneo.
Per qualche secondo sbattè le palpebre, incerta, mentre vedeva la ragazza avvicinarsi.
Poi una lampadina si accese nella sua testa, permettendole finalmente di riconoscere colei che le stava sorridendo. "Kath!" Esclamò felice, trotterellando allegramente verso di l'allieva australiana.

Era proprio Kathleen Lohan quella che le si trovava di fronte.
Certo, sicuramente cambiata e maturata, diversa rispetto alla bambina che Reyna ricordava. Eppure, in qualche modo, i tratti che l'avevano caratterizzata da piccola li aveva in parte mantenuti, permettendole così di riconoscerla.

Le due ragazze, quando furono abbastanza vicine, si scambiarono un lungo abbraccio.
"Ma sei proprio tu?" Domandò incredula Kathleen quando si staccarono. "Cosa ci fai a Durmstrang? Ti credevo ad Hogwarts!"
"La stessa cosa che pensavo io di te!" Commentò Reyna scoppiando a ridere.

“E’ evidente che dobbiamo aggiornarci su tante cose." Le rispose Kath prendendola a braccetto. "Ad esempio... pensi di provare a partecipare anche tu al Torneo, cuginetta?"





- * -



“LIVVY!” 
La voce di Camille fece per un attimo trasalire l’amica che, pregando ogni divinità esistente, sperava di passare inosservata in mezzo alla marea di ragazzi che chiacchierando allegramente stavano raggiungendo i propri alloggi. 
“Dove credi di andare esattamente? Ti ricordi quello che mi avevi promesso stamattina?” Continuò Cammie, senza aspettare una qualche risposta dalla ragazza. 
“Sì mi ricordo, ma…” Provò a ribattere Livvy, prima che la sua voce si perdesse tra quelle di un gruppo di Kelpie che passava vicino a loro.
“Bene” Sul volto della Serpecorno si fece largo un gran sorriso a trentadue denti. “Allora che ne dici di raccontarmi cosa c’è esattamente tra te e quel Grimm? Non mi fare andare avanti ancora ad ipotesi!”

Livvy sospirò rassegnata. Quando si trattava di pettegolezzi la Serpecorno era in grado di ricorrere a qualsiasi mezzo pur di ottenere l’agognato segreto. “Oh… Ehm… Non è che ci sia poi così tanto da raccontare in realtà. Io…” Tuttavia la Tuonolato non riuscì a concludere la frase.
“Fanciulle, fate defluire il passaggio! Ah ma siete voi, che ci fate qua in mezzo?” Con la divisa da Magiscopino che svolazzava da ogni parte, Tyler si fece largo tra la folla cercando di liberare l’ingresso dagli ostacoli.
Era pur sempre un Caposcuola nonostante non fosse a Ilvermorny.
“Ciao Tyler! La nostra cara Livvy ci stava togliendo il dubbio sul suo rapporto con Willhelm Grimm” Lo mise al corrente Cammie, mettendo così all’angolo l’amica che si trovò non più uno ma ben due paia di occhi puntati addosso.

“Qualcuno mi ha nominato?” Sentendo il suo nome, il più piccolo dei fratelli Grimm si girò verso la fonte.  

“Oh ciao Will. Io… Cioè noi… Cioè loro… Aaah! Insomma volevano sapere qualcosa riguardo a Durmastrang e a voi Grimm. E su come facciamo noi due a conoscerci.” Si arrese alla fine Livvy, sentendosi leggermente in trappola e vedendo nell'amico una possibile via di fuga.

“Perchè non l'hai detto subito?" Esclamò Will compiaciuto. "Chi meglio di me può raccontarvi dei Grimm? Abbiamo ancora un po’ di tempo a disposizione in fondo.” Parlare della propria famiglia e del loro ruolo nella scuola non faceva che renderlo pieno d’orgoglio.

Poteva anche essere l'eterno secondo dinanzi a Jacob, ma era, e sarebbe sempre rimasto, un discendente della dinastia Grimm. Una delle famiglie più potenti e influenti nel mondo magico.

“Cosa abbiamo qui? Riunione tattica pre torneo? Oh… C’è pure un Grimm! Dovrò modificare le mie congetture allora.” La Sala di Ristoro era quasi del tutto svuotata e, dopo essersi gustato con tranquillità la propria cena, Liam si era avvicinato al gruppo senza farsi sentire. “Piacere di fare la sua conoscenza, sono William Jackson, Caposcuola di Ilvermorny.” Affermò il Wampus, con il suo solito sorriso sghembo sul viso, porgendo la mano destra a Will per stringergliela. 
Dopo un attimo di silenzioso studio tra i due, il Grimm ricambiò.

“Uffa, ma non perdiamo di vista l’argomento principale! Quale rapporto c’è tra voi due?” Agitando le mani frettolosamente, Cammie cercò di riportare il discorso sull’argomento principale. Più tempo passava e più cresceva la sua curiosità in merito.

Will e Livvy si guardarono per un attimo, come per scambiarsi qualche frase muta. Poi Will scoppiò a ridere. “Capisco la curiosità nei nostri confronti, ma l'arcano è presto svelato: le nostre famiglie sono amiche da decenni. I Ravenwood inventano marchingegni geniali e noi li compriamo. Ho soddisfatto la vostra curiostià?” 

Tutti i presenti si scambiarono più di uno sguardo, sorpresi dalla novità. ‘Marchingegni? E di che tipo?' Ma nessuno di loro espresse la domanda ad alta voce.

“Beh… Chi di voi vuole fare un giro per il castello? Non vorrei nei prossimi giorni dovermi trovare nella scomoda situazione di cercare studenti americani sperduti per la scuola!” Propose dopo pochi secondi di silenzio Willhelm, scatenando così reazioni contrastanti nel suo pubblico. I presenti erano ovviamente entusiasti all’idea di conoscere meglio la storia dell’Istituto, ma erano anche preoccupati di aggirarsi per il castello di sera e con un Grimm come guida.

La fama di Elijah non era passata inosservata a nessuno. E Will, nel bene o nel male, rimaneva pur sempre un Grimm. 

“Ho sentito tante storie sul conto di questa scuola, tanti racconti e leggende che avvolgono molti aspetti di quest’Istituto… Son curioso di sentire una versione di chi la dirige.” Il silenzio che si era venuto a creare fu spezzato da Tyler che, con un flebile sorriso in segno di incitamento, fece cenno al Grimm di fare strada al gruppo, che lasciò così infine l’ingresso della Sala Ristoro per salire nei vari piani che componevano l’imponente struttura di una delle scuole più importanti del continente europeo.

“La scuola è composta da quattro piani, in ognuno di essi le Case trovano il proprio dormitorio. Al primo i Draghi, nel secondo i Folletti, nel terzo gli Alastyn e nel quarto, ed ultimo piano, i Kelpie.” Cominciò a spiegare Will.
“UH UH UH! CHI E’ CHE HA PARLATO DI ALASTYN?” Le parole del Grimm ebbero l’effetto di richiamare l’attenzione di un fantasma alquanto magrolino e con un gran buco in mezzo allo stomaco.
“Oh buonasera signor Zaytsev, sto portando i nuovi arrivati dalla scuola di Ilvermorny a fare un giro per il castello.” Il ragazzo si fermò nel bel mezzo dell’ultima rampa di scale che portava al secondo piano mentre, con un gran sorriso e un fluttuare vivace, il fantasma guardava il gruppetto contento di fare nuove conoscenze.
“Salve ragazzi! Io sono il fantasma della casata degli Alastyn, spero di poter fare con voi presto una chiacchierata!” Senza aspettare ulteriori risposte il fantasma, dopo aver fatto un paio di giri della morte sul posto, se ne andò trapassando Liam e Tyler.
“Fr-fr-fr-fr-freddo!” I due Caposcuola si trovarono a parlare sincronizzati e tremanti. 

“Già… Zaystev è più gelido rispetto agli altri fantasmi presenti nella scuola. C’è chi suppone sia a causa del buco che ha nello stomaco.” Commentò Will in tono serio. “Continuiamo.” Senza aspettare che i due studenti americani si riprendessero dal colpo subito, il Grimm riprese a salire le scale in marmo bianco.

A Willhelm non era mai stato simpatico quel fantasma fin troppo allegro. Tante volte si era trovato a dover correre per non fare tardi a qualche lezione, con lui al fianco che parlava a ruota libera: era una situazione alquanto snervante. Almeno, fino a quel momento, alla sola vista di Ellijah riusciva ad avere un certo contegno, che però non aveva in altri casi.

Il giro per la scuola continuò con l'esplorazione di ogni meandro della struttura. 
Tanti erano i quadri che salutavano il giovane Grimm al suo passaggio e altrettanti erano quelli che fermavano la compagnia per chiedere a Livvy se fosse veramente lei, se fosse realmente una Raven Duchannes. Alla risposta affermativa della Tuonoalato, ognuno dei diretti interessati reagiva in modo diverso: c’era chi ne rimaneva piacevolmente colpito, chi in silenzio a meditare su quanto appena sentito, chi faceva un inchino in segno di saluto e chi, persino, si metteva a ridere senza un reale motivo accennando, tra una risata e l’altra, ad avvenimenti che nessuno dei presenti conosceva.

Di certo non si poteva non far caso al fatto che a Durmstrang, ancor più rispetto ad altre scuole, il non rendere noti molti particolari era un qualcosa di quotidiano. Molte volte ci si imbatteva in avvenimenti che in molti non si sapevano spiegare o che, magari, sapevano ma non avevano intenzione di divulgare al resto degli studenti.

“Certo che voi due siete una bella coppietta eh!” La frecciatina di Liam fece centro e i due diretti interessati irrigidirono di riflesso la schiena, quasi colti di sorpresa dalle sue parole.
“Ma che… Cosa non è chiaro della frase ‘Siamo amici da sempre’ detta giusto dieci minuti fa?” Domandò Will girnadosi verso l’americano e aspettando una replica da parte sua.
Liam in realtà, dopo averli studiati entrambi nel giro alla scoperta di Durmstrang, scalpitava nel voler farli innervosire un po’.
Ma l'unico ad accorgersi che il Caposcuola era in piena vena di scherzi fu Tyler, il quale non volle interrompere la scena per vedere fin dove si sarebbe spinto il collega.

“Oh ehm… Nessuna, è solo che vi vedo molto affiatati insieme e, così, facendo due più due…” Il Wampus lasciò di proposito la frase a metà, per dare libero spazio ad ogni interpretazione possibile, qualsiasi essa sia.
“Jackson! Senti, ti conosco da anni e non credere che ogni tua azione sia passata inosservata a tutti gli studenti. Quindi, o tieni a freno la lingua o…” Livvy non ci mise molto a controbattere al compagno di scuola e, usando la sua stessa arma, gli rispose con uno sguardo di fuoco.
“Te l’ha fatta eh. Dai Liam, sarà per la prossima, non è che puoi averla sempre vinta.” Lo spettacolo fu uno dei migliori agli occhi di Tyler che, dopo aver lasciato andare leggermente avanti il trio composto da Camille, Livvy e Willhelm, non perse l’occasione di commentare quanto successo insieme a Liam che digrignava i denti per il nervoso.

Odiava perdere, non era una cosa che accettava facilmente, soprattutto se aveva a che fare col gentil sesso. Cosa sapeva esattamente sul suo conto? Un qualche abuso di potere da parte sua grazie alla carica di Caposcuola? Dei comportamenti lasciati impuniti quando, invece, doveva agire?
Tutto ciò rischiava di fargli saltare in aria i nervi.

“PER TUTTI I GARGOIL, MUNCIUS!” 
Arrivati nei pressi del cortile interno dell’Istituto, le grida del preside di Ilvermorny non furono ignorate e, attratti dal suo apparente blaterare a vuoto, la comitiva si affacciò dalle finestre del primo piano per osservarlo con attenzione.
“Quella lastra di acciaio magico non va in quel punto, quante volte te lo devo ripetere? Ti ricordi che successe l’ultima volta, in Spagna, quando lo montammo al posto sbagliato?” A prima vista sembrava che l’uomo fosse impazzito e che stesse gridando al vento frasi senza senso.

In realtà le cose non stavano proprio così…

“Ehi ma quel pezzo di metallo non lo tiene un…” L’ultima parola di Cammie le morì in gola per la sorpresa. 
“Sì Camille. E’ uno scoiattolo quello! E decisamente forzuto a quanto sto notando. In più ha pure un nome tutto suo.” Tyler completò la frase per l’amica, continuando a fissare esterrefatto un esserino portare, appoggiata alla spalla destra, una lastra di acciaio non più grande di un metro per lato.

“VOGLIO ANDARE LA’ AD ABRACCIARLO!” La ragazza cominciò a saltellare da una parte all’altra, eccitata per la situazione. 
“Nonono vado io che al ritorno non voglio morire d’infarto per la paura!" La bloccò però Livvy "Almeno io so dove mettere le mani! Scusa cara ma se vai te è la fine, chissà il caos che potreste fare!”  Continuò borbottando qualcosa contro i presidi incapaci “Bene, siccome conosco ormai questo castello come le mie tasche, vado a supervisionare i lavori del nostro caro preside… Non vi perdete!” Lanciando un’occhiataccia al duo Liam-Tyler la ragazza fece perdere le proprie tracce, correndo via con una velocità impressionante.

“Beh… Continuiamo, vi faccio vedere le ultime due aule rimaste e poi vi accompagno nei vostri alloggi per la notte” Con una scrollata di spalle che faceva intendere quanto fosse ormai abituato a tutto ciò, il Grimm riprese a camminare, dopo aver lanciato un’ultima occhiata all’uomo che parlava con lo scoiattolo.

- * -


“All’ultimo bivio a destra, poi subito nel corridoio sulla sinistra e, infine, la terza porta sul lato sinistro” Kyle si ripassò per l’ennesima volta il percorso a bassa voce mentre, guardando fisso davanti a sé, si inoltrava alla ricerca del proprio dormitorio al primo piano. 
A quanto pareva non avrebbe continuato a vivere insieme a quel gruppo di ragazze chiacchierone e approfittatrici. Ma se da un lato quando lo aveva saputo aveva tirato un sospiro di sollievo, dall’altro era un po’ preoccupato su chi potessero essere i suoi nuovi compagni di stanza.

Il rumore dei passi rimbombava per tutta la lunghezza dei corridoio e le torce, appese con una precisa distanza tra loro,  proiettavano una lunga ombra. Il Dirawong assomigliava quasi ad un grosso orco.

A Durmstrang vigeva un coprifuoco dopo il quale a nessuno era consentito vagare nel castello se non con permessi o accompagnamenti speciali. Era una regola molto ferrea con tutti ma, in particolar modo, con i mezzosangue che, se la infrangevano, venivano puniti in modo molto più duro dei purosangue.  

‘In questo castello prima o poi mi perderò me lo sento…’ Si ritrovò a pensare il ragazzo proprio mentre si trovava a pochi metri dalla tanto agognata porta.

Dopo un lungo respiro, Kyle bussò e rimase in attesa di risposta. “Avanti, è aperto!” Una voce maschile lo invitò ad entrare e lui non se lo fece ripetere due volte.

La stanza in cui si ritrovò era sistemata per poter ospitare cinque persone, con tanto di comodini e cassepanche personali. Un paio di finestre coperte da tende color porpora si affacciavano sul grande giardino che circondava l’istituto europeo.

“Buonasera, io sono Amos e beh… A quanto pare saremo compagni di stanza per un po’.” Il Serpecorno, che fino a quel momento era pigramente disteso sul suo letto, si alzò di scatto per dare il benvenuto al nuovo arrivato.
“Oh ciao Amos, io sono Kyle, di Murrinh-Phata. Ma gli altri dove sono?” Stringendo la mano al nuovo amico, Kyle si guardò per un attimo intorno, notando solo in quel momento che in camera non c’era nessuno altro.
“Bella domanda, pure a me piacerebbe saperlo ma non li vedo da quando ho lasciato la Sala Ristoro.” Confessò a quel punto Amos sorridendo al ragazzo, non sapendo esattamente cosa dirgli.

Nel tempo successivo Kyle ebbe modo di conoscere meglio il proprio coinquilino che gli raccontò le proprie avventure lungo il  tragitto verso Durmstrang e, dopo aver ascoltato attentamente quanto gli fosse accaduto, toccò a lui parlare. Nessuno dei due era un chiacchierone ma era evidente come si trovassero bene a parlare insieme.

‘Penso che mi piacerà questo posto, quantomeno non sono l’unico maschio della stanza.’ Pensò il  Dirawong mentre ordinava i propri vestiti nella cassapanca ai piedi del letto.

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Sabato 2 ottobre 1802



Bianca riaprì gli occhi e per qualche secondo si guardò attorno spaesata. Di sicuro non era nella sua camera.
Dopo aver fatto mente locale, si ricordò della sera prima.

Lei e Will avevano parlato fino a tardi, perciò si era evidentemente addormentata lì, nel letto di suo cugino. E lui, per non disturbarla, aveva trasfigurato una poltrona in un altro letto. Sul quale si trovava ancora, placidamente disteso a pancia in giù e tra le braccia di Morfeo.

Rabbrividendo per il freddo, Bianca si rintanò nuovamente sotto la pesante coperta di lana e perse qualche secondo a guardare il cugino, quasi divertita.

In quel frangente, nessuno avrebbe potuto pensare che quel bellissimo quanto apparentemente innocente ragazzo, dal volto angelico, potesse trasformarsi in uno spietato cacciatore di creature oscure.
Tutti avevano sempre puntato su Jacob, ma lo avevano fatto solo in quanto fratello maggiore.
Se Bianca si fosse mai trovata nella condizione di affrontare un Sondereith però, non avrebbe avuto dubbi su quale fratello volere al suo fianco.
Ed era esattamente questo che gli aveva ripetuto fino alla nausea la sera prima, cercando di consolarlo. Ma, almeno da quel lato, Willhelm era come sordo.
Aveva sempre avuto un'ottima fiducia nelle proprie capacità. Tranne quando doveva essere posto a confronto con Jacob. In quelle occasioni, semplicemente, tornava ad essere il fratello minore. Il secondo genito. Quello messo da parte. 

E questo, Bianca non poteva più accettarlo.


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Lunedì 4 ottobre 1802

 



"E dire che il castello sembrava così piccolo, visto dall'esterno!" Sbuffò Eloise, percorrendo per la quarta volta lo stesso corridoio.
"Dici che ci hanno posto un incantesimo estensivo irriconoscibile?" Le diede corda Elizabeth, seguendola a passo svelto e deglutendo. Non voleva di sicuro perderla di vista!

In quel frangente non facevano altro che venirle in mente le parole che Charlotte le aveva rivolto per metterla in guardia dai Grimm.


E il non sapere dove si trovasse in quel momento le faceva sentire la gola secca.
Senza contare che quell'ambiente non le piaceva, non le piaceva per nulla. Tutti i corridoi che avevano percorso fino a quel momento erano tetri. Bui e soffocanti. Le fonti di illuminazione erano minime.
E a lei mancava già la calda e luminosa Australia. 

"E' una scuola di magia, tutto è possibile." Rispose Eloise, arrestandosi e guardandosi attorno con attenzione.
Il brutto del mondo magico era che i ritratti si muovevano, quindi non poteva dire con certezza per quale motivo avesse visto l'uomo con il grosso naso - che le stava fissando torvo - per la quinta volta.
"Ottimo! Siamo qua da appena due giorni e già ci siamo perse." Commentò Elizabeth. "Dici che è il caso di provare a chiedere ad un ritratto?" Aggiunse, sollevando l'orlo della gonna e dirigendosi verso quello di una donna dall'aria materna.

Stava per aprire bocca e chiedere delle indicazioni, quando delle voci provenienti da un lato del corridoio attirarono la sua attenzione. E non era stata la sola a sentirle. Anche Eloise aveva voltato la testa nella medesima direzione.
"Ehy! Ma allora c'è della vita anche qui!" 

Sollevate di avere trovato qualcuno e sperando non si trattasse semplicemente di ritratti troppo chiassosi - o peggio, di un Grimm - si diressero verso la fonte del rumore.
Erano due ragazzi, che riconobbero entrambe come allievi di Durmstrang grazie alla divisa rosso sangue.
E tutti e due alzarono lo sguardo perplesso verso di loro.

"Ehy!" Esclamò il primo con tono irritato "Lo sapete che questa è un'ala del Castello riservata ai soli uomini?" Stava per aggiungere qualcos'altro, ma il secondo gli appoggiò una mano sulla spalla. "Calma Frederich. Sono studentesse straniere, non vedi la loro divisa? E' probabile che si siano perse."
"E' così infatti, ci siamo perse." Confermò Eloise, guardando speranzosa il ragazzo che sembrava più ragionevole. "Non è che potreste darci una mano?"
"Da che scuola provenite?" Rispose il secondo con un sorriso, avanzando verso di loro. "Io sono Levi comunque." Si presentò facendo ad entrambe un elegante baciamano.
"Siamo di Murrinh Patha. Molto piacere, io sono Eloise." Rispose lei arrossendo appena. "E lei è Elizabeth." Aggiunse indicando la sua amica, che si fece avanti timidamente.
"Se siete della scuola australe immagino che stiate cercando l'aula di trasfigurazione." Commentò Levi "L'insegnante ci ha detto che avreste seguito le lezioni con noi. Se volete seguirmi, sarò lieto di accompagnarvi." 
Davanti ad un cenno di assenso e di ringraziamento delle due australiane, il ragazzo si apprestò a far loro strada. "Da questa parte... e scusate il mio amico per i suoi toni scorbutici. Ha solo avuto una brutta mattinata."




- * -




"Ma si può sapere che fine ha fatto Levi?" Chiese Christopher ad alta voce, guardandosi attorno preoccupato. "La lezione inizierà tra cinque minuti e di lui neanche l'ombra! Non ha mai tardato in vita sua!"
Per tutta risposta, Trystifer alzò appena lo sguardo dal paragrafo che stava rileggendo per la sesta volta.

Per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a memorizzarlo!
E la cosa era grave, visto che quel giorno il professore avrebbe interrogato di sicuro lui. Glielo diceva una vocina alquanto fastidiosa nella sua testa.

"Come hai detto tu, mancano ancora cinque minuti. Sono sicuro che arriverà." Commentò piatto, non alzando neanche gli occhi dal foglio.

Ebbe appena il tempo di terminare la frase, che la porta sul fondo dell'aula si aprì e proprio l'oggetto delle loro chiacchere entrò, seguito da due ragazze che si guardavano attorno con curiosità.
"Hai capito il nostro Levi!" Commentò sarcastico Christopher, mentre pochi secondi dopo entrava nell'aula anche il loro prefessore di trasfigurazione. "Ha fatto nuove conoscenze. E io che mi sono pure preoccupato per lui!"
Appena Levi si sedette nel suo solito posto, dietro di loro, Christopher si girò verso di lui con un sorriso smagliante. "Ti intrattieni con ben due ragazze e non ci dici nulla? Noi, i tuoi migliori amici?" Continuò portandosi una mano all'altezza del cuore "Così mi deludi! Mi sento offeso!" Esclamò con finta voce rammaricata.
"Si erano perse." Si giustificò a mezza voce Levi.

"Oggi interrogo, così possiamo dimostrare ai nostri ospiti qual è il livello della nostra scuola." Annunciò il professore, schiarendosi la voce e ottenendo il completo silenzio. "Dayne, iniziamo da te."

"Lo sapevo." Sospirò rassegnato Trys, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la cattedra.
'Avrei dovuto seguire il corso di divinazione, visto che ci prendo sempre.'




- * -




Martedì 5 ottobre 1802, mattina



"Chiedo scusa, per caso questo posto è libero?"

Helene alzò lo sguardo verso la ragazza che le aveva appena rivolto la parola, poi lo spostò sul banco vuoto accanto a lei. Di solito era occupato da Reyna. Ma quel giorno la Black le aveva comunicato che avrebbe preferito passare la giornata con sua cugina Kath, che non vedeva da molto tempo. Ed Helene non aveva trovato nulla da obiettare.

"Sì, certo." Rispose quindi alla fine, sorridendo alla nuova arrivata.
"Grazie! Piacere, io sono Clementine." Si presentò la ragazza sorridendo e accomodandosi accanto a lei.
"Piacere mio, sono Helene." Rispose a sua volta la rossa. "Scusa la curiosità ma... sei di Ilvermony o Murrinh Patha?" Domandò "Faccio un po' di confusione con le divise." Aggiunse giustificandosi.
"Sono di Murrinh Patha." Spiegò la bruna, iniziando ad estrarre dalla borsa piuma e calamaio, prima di aggiungere "E visto che invece tu sei di Durmstrang... posso chiederti qualcosa sulla scuola? Ho sentito diverse voci in proposito."
Davanti a quella domanda diretta, i muscoli facciali di Helene si irrigidirono leggermente. Cosa avrebbe mai voluto sapere da lei quella ragazza sconosciuta?

"Cosa mi dovrei aspettare dalla lezione di oggi? Com'è questo professore?" Continuò l'altra, prima di avere una risposta certa.

Davanti a quella domanda, Helene si rilassò visibilmente, mentre le sue labbra si piegarono in un sorriso sincero prima di dare la risposta. "Non ti preoccupare: Kolbert è severo ma giusto. Se non capisci qualcosa puoi chiedergli nuovamente spiegazioni, è sempre disponibile per noi studenti. L'unica cosa che non sopporta sono le chiacchiere mentre spiega."
"Ah meno male!" Esclamò rasserenata Clementine "Allora è solo il prof di incantesimi quello terrorizzante?"
Helene, di fronte a quella definizione, ridacchiò divertita.

'Magari!' Non poteva dirlo ad alta voce perchè in quella scuola avevano le orecchie anche i muri, ma l'unico che lei riteneva davvero inquietante era il Preside, Elijah Grimm.




- * -



"Io avrei sicuramente saputo rispondere meglio." Commentò Patton alla fine dell'ora di incantesimi.

Tutti i professori di Durmstrang, per dimostrare ai nuovi arrivati quale fosse il livello delle loro lezioni, aveva optato per un ripasso generale - concretizzatosi in interrogazioni - di quanto fatto fino a quel momento, in modo da dare la possibilità agli studenti stranieri non solo di capire il programma, ma di fare a loro volta delle domande nel caso in cui certi argomenti non li avessero mai affrontati.

E Patton in quel momento stava fortemente criticando l'interrogazione sostenuta da uno di loro, argomentando ad alta voce di quanto l'avesse trovata lacunosa e poco precisa. "Se ci fossi stato io, al suo posto, avrei ottenuto 10 ad occhi chiusi."

Liam, sentendolo parlare, si limitò ad alzare gli occhi al cielo sbuffando. Forse avrebbe anche detto qualcosa - a lui quella del ragazzo tedesco era sembrata un'ottima interrogazione, checchè ne dicesse Patton - ma la porta dell'aula si aprì e il Preside di Ilvermony si precipitò dentro col fiatone, urlando a gran voce "Per tutti i goblin! Mi è scappato l'orario a lavorare sul mio bimbo!" David arrestò la scivolata a pochi centimetri dalla cattedra, evitando così al pelo una dolorosa craniata contro allo spigolo. "I miei studenti ci sono ancora?" Domandò poi guardandosi attorno, senza però realmente vederli. "Oh no, non mi dite che sono arrivato tardi! Non me lo potrei mai perdonare!" Concluse strapazzandosi i capelli in maniera teatrale.

"Ehm... siamo qua professore."Cercò di attirare la sua attenzione Patton, agitando la mano per farsi notare dall'uomo.
"Patton!" Trillò a quel punto il Preside con voce estasiata "Sono arrivato in tempo allora!" Continuò avvicinandosi al ragazzo e dandogli una grossa pacca sulla spalla. "Oh bene bene Powell... e dimmi: quelli Australiani dove si trovano?" Continuò allegro.

Tutti i presenti nella stanza guardavano David nello stesso modo con cui si guarda un completo pazzo.
A parte i suoi studenti ovviamente. Loro erano ormai troppo abituati alle stranezze dell'uomo per farci davvero caso.

"Sono quelli con la divisa verde, professore." Rispose il diretto interessato, felice di poter essere in qualche modo utile all'uomo.
Hartnell si fregò le mani, felice come un bambino davanti all'albero di Natale. "Allora ci siamo tutti! I miei ragazzi e gli studenti di Murrinh-Patha mi seguano!" Esclamò indicando la porta. "Si parte verso nuove avventure!"

"Ma Professore..." Richiamò Patton l'attenzione qualche minuto dopo, velocizzando il passo per seguire il Preside "Non dovremmo andare a lezione di difesa con i ragazzi di Durmstrang?"
L'uomo però scosse la testa. "E' proprio questo il problema Patton: a Durmstrang non fanno lezione di Difesa. Le Arti Oscure si praticano. E finchè io sarò Preside, non permetterò ai miei studenti di impararle... tantomeno di praticarle."

"Pfff! Sono sicuro che sarei in grado di gestire le Arti Oscure anche meglio di un Grimm."

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“No!”
Tutto era confuso attorno a lei.
“Ti prego!”
Per quanto si sforzasse di tenere gli occhi aperti, proprio non ci riusciva.
“Non morire!" Per favore non morire!”
Il buio era così invitante. 
"Per favore non morire!”
Perchè al di fuori del buio c'era solo dolore. E atroci sofferenze.
"Per favore!”
 Però quella voce continuava a supplicarla in maniera così dolce e straziante.
“Ti prego, non chiudere gli occhi. Non farlo. Resisti. Ti prego.”
Sascha ci provò davvero a riaprirli. 
Ma era così difficile.
Non riusciva neanche a capire chi le stesse parlando, chi la stesse tenendo tra le braccia in maniera così delicata. Sapeva solo di essere ferita. Mortalmente ferita ad un fianco.
E che, insieme al sangue, stava defluendo da lei anche la vita.
“No! Ti prego! Non volevo che tu rimanessi coinvolta! Mi dispiace, mi dispiace!”

 

Sascha spalancò gli occhi di colpo, completamente bagnata di sudore freddo e con il fiatone. Era come se avesse corso per miglia e miglia senza mai fermarsi, senza mai riprendere fiato. Anche il cuore batteva furiosamente nel suo petto. 

Era terrorizzata da qualcosa, da quel qualcosa che aveva appena sognato, ma non sapeva neanche lei di che cosa si trattasse. Semplicemente perchè non se lo ricordava.

"Hai gli incubi, lupetta?" 
La ragazza, al suono della voce, si girò di scatto spaventata. Trovando Jacob Grimm intento ad osservarla da un angolo della stanza, con una torcia in mano.
"A parti invertite non faresti lo stesso?" Riuscì a rispondergli acida. Era chiusa in quella gabbia da quasi un mese ormai, che cosa si aspettava, che fosse serena e felice? "Tu invece cosa ci fai qui? Ti diverte osservare una ragazza rinchiusa?"

Era folle, ma non aveva voglia di riaddormentarsi. Di rivivere quell'incubo. E pur di non farlo era disposta anche a parlare con lui. Il nipote dell'uomo che l'aveva imprigionata. 

"Ti osservo, sì. In fondo, tu sarai la mia prima prova. Devo capire quali sono i tuoi punti deboli. E penso di averne appena trovato uno."

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Nel prossimo capitolo ci sarà la scelta del Calice di Fuoco.

Domanda della settimana:
i vostri OC tiferanno comunque per il campione della propria scuola oppure, in certi casi, potrebbero tifare anche per qualcun altro?

  
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