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Autore: DryJ    11/12/2016    2 recensioni
La Francia, era questa la meta, tutto quello che i pochi soldi racimolati con fatica dal padre avevano permesso loro di scegliere. Ed ora quella terra, nuova e sconosciuta a cui si erano preparate per mesi per apprenderne la lingua, le stava attendendo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donna Barrat, Etienne de Sancerre, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur, Nuovo personaggio | Coppie: Etienne/Donna, Ian/Isabeau
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XVIII


Regione: Irlanda del nord
Contea di Ulster
Porto di Turak
Lunedì 28 Marzo, anno 1238
Ora sesta

La nave attraccò lenta nel piccolo porto e le grida concitate dei marinai non si fecero attendere a lungo. Le cime furono recuperate e il bastimento fu fissato al molo permettendo così agli uomini di scaricare le merci e adagiarle sulla terra ferma. L'aria era gelida e la neve era ancora presente in quella zona. Trovandosi così a nord la primavera non era ancora riuscita a sovrastare l'inverno.
Era stato un viaggio tranquillo e il mare era stato clemente permettendo loro di evitare bufere, pioggia e immense onde che li avrebbero uccisi sul colpo.
Marc e Michel scesero dalla nave tenendo per le briglie i loro cavalli felici di poter camminare liberamente in uno spazio più grande. Pagarono il pedaggio e dopo aver ricevuto le adeguate informazioni si incamminarono.
Ad ogni passo i Falchi si trovavano davanti un paesaggio mozzafiato, immense distese di colline e monti innevati si susseguivano incontrastati a perdita d'occhio avvolgendoli in quel candore.
Dopo pochi minuti scorsero l’ombra di un agglomerato di case, quello che doveva essere il villaggio principale sorto a pochi passi dal porto e la vita li era già attiva dalle prime luci dell'alba. I bambini correvano e giocavano, le donne si accingevano a portare e lavare i panni al ruscello, gli uomini scaricavano e caricavano fieno, carne e altre merci al mercato allestito all’interno della piazza del popolo, altri portavano gli animali al pascolo e i fabbri erano già all'opera dentro le loro fucine che sbuffavano fumo a ritmi regolari.
I due vennero notati subito, per i loro abiti e per il fatto che fossero facce nuove.
Ignorando gli sguardi, si mossero all'interno del villaggio cercando di scorgere le due ragazze in mezzo alla folla.
<< Non dovrebbe essere difficile trovarle nonostante la loro statura, eppure non le vedo >> disse Michel.
<< Ricorda che in ogni caso circolano con il capo coperto >>.
<< Giusto, quasi dimenticavo >>.
Allora si concentrarono maggiormente sui volti di tutte le ragazze che passavano, senza risultato alcuno.
<< Dobbiamo chiedere, non importa cosa penseranno ma non possiamo rimanere qui fino a stanotte >> esclamò Marc sempre più spazientito.
Il fratello annuí dandogli pienamente ragione, si voltò verso una donna che camminava verso di loro e fece per dire qualcosa quando si bloccò a bocca aperta, si voltò verso Marc << Io non so parlare la loro lingua >>.
L'altro sbiancò e si guardò intorno, in effetti non avevano pensato a quell'eventualità. << I'm sorry, ehm, Cassandra and Sèlene? >> disse allora lui ad un'altra donna che gli passava in quel momento accanto, sperando riuscisse a capire un po' più l'inglese rispetto al francese, ma soprattutto, sperando riuscisse a riconoscere i nomi.
La donna alzò le sopracciglia guardandoli prima sorpresa poi guardinga dopo aver riconosciuto i nomi appena pronunciati dallo straniero << What do you want from the witches? >> disse questa a bassa voce indietreggiando di poco e sorreggendo sul fianco con le braccia un grosso cesto impagliato ricolmo di grano.
"Perfetto, forse abbiamo avuto fortuna". << We are just searching them >> si limitò a rispondere Marc, nessuno doveva sapere cosa fossero andati a fare li ma soprattutto non voleva portare ulteriore odio alle giovani.
<< I...I tell for you knights- disse la donna guardandosi intorno- You must stay away from them, they are doughters of the devil, stay away- si inumidì le labbra con la lingua come se si sentisse a disagio o osservata- They are in the house on the hill west from our village. I can not say you any more, may God protect you. Good luck >> e una volta concluso si fece il segno della croce e si allontanò rapida.
<< Quanta crudeltà in questo mondo... >> commentò Michel e Marc non poté che annuire in silenzio, dispiaciuto per tutte le angherie sopportate dalle poverette in tutti quegli anni.
Si spostarono raggiungendo la periferia, riuscirono a scorgere un'abitazione isolata dal resto del villaggio e lentamente si avvicinarono.
Si presentò ai loro occhi nient'altro che una modesta casa in legno, era piccola e non dovevano esserci più di due stanze. Era rovinata, il legno marcio e gonfio di acqua era stato rattoppato alla bene meglio. Il tetto era messo altrettanto male ma le ragazze avevano cercato di sistemarlo per far sì che non piovesse al suo interno. La casina in quel momento era illuminata probabilmente da candele e da un camino che sbuffava lento il fumo attraverso il comignolo.
Una figura minuta s'incamminava lenta e affaticata verso le stalle, non bastò molto per riconoscere la fisionomia di Cassandra. Teneva sulle spalle una pesante asse di legno, alle estremità della quale erano legati due secchi colmi d'acqua.
Michel si voltò verso Marc che aveva deciso di fare il giro largo per cercare Sèlene ma soprattutto per lasciarli da soli e non essere d'intralcio.
La giovane d'un tratto sentì il peso farsi più leggero e poi nullo, la brezza portò al suo olfatto un dolce profumo di muschio che lei conosceva molto bene e una voce maschile ben nota disse << Permettetemi di aiutarvi, madame >>.
Cassandra si voltò di scatto con gli occhi sbarrati, lo squadrò dalla testa ai piedi più volte, incredula. Si portò le mani davanti alla bocca << Sto... sto sognando? >> disse con voce tremolante.
Lui le sorrise dolcemente, commosso nel vederla spaccarsi la schiena, commosso nel vederla sporca e vestita di stracci nonostante il freddo pungente ma, per la maggiore, commosso per averla finalmente davanti a se. Poggiò i secchi in terra e le prese dolcemente il viso tra le mani, come aveva desiderato fare in quegli anni parsi interminabili, le baciò le labbra avvolgendola poi in un tenero e caldo abbraccio.
Cassandra rispose all'abbraccio stringendolo con tutta la forza che aveva e lasciando via libera alle lacrime. Era bello come la prima volta che lo aveva visto, solo un po' più cresciuto. Si allontanò di poco per riempirlo di baci in tutto il viso e sulle mani, lo guardò ora ridendo di cuore ma senza smettere di piangere << Dimmi che non è un sogno, ti prego, dimmi che non lo è! >> disse tastandolo ovunque per poi baciarlo ancora.
Lui rispondeva ad ogni singolo bacio per non perdersene nemmeno uno, la prese per i fianchi facendola volteggiare. << Sono qui solo per te amore mio!- la rimise giù- Io e Marc dobbiamo parlarvi di una cosa molto importante >>.

Marc arrivò davanti ad un'altra finestra che dava a quello che doveva essere il salotto ma che comprendeva anche sala da pranzo e cucina. L'arredamento era spartano e povero, vi erano solo un tavolo e cinque sedie sgangherate. Per terra stava un piccolo bambino con una folta chioma di capelli corvini intento a giocare con degli animali in legno intagliato. Sèlene poco distante da lui lavorava la lana.
Il giovane sorrise dolcemente e poggiò i gomiti sul davanzale sperando lo reggesse, per due anni le ragazze erano rimaste sole e per due anni lei aveva cresciuto il figlio senza di lui, quel bambino meraviglioso come la madre. Marc era già orgoglioso. << Chi è quella bellissima donna che lavora così bene la lana? >> esordì, ancora poggiato con uno sguardo divertito.
Sèlene si voltò rapidamente tirando fuori un pugnale da dentro il corsetto, ci mise qualche secondo per realizzare chi veramente fosse. La bocca si aprì involontaria in un espressione di puro stupore. Posò il coltello lontano dalla portata del piccolo che, visibilmente spaventato, si era rifugiato sotto la gonna di sua madre. Sèlene sgranò di più gli occhi continuando a fissare Marc senza riuscire a proferire una singola parola. Si avvicinò lentamente come stesse osservando un miraggio. Allungò la mano verso il suo viso accarezzandogli la guancia. << Sei davvero tu...? Sei davvero qui davanti a me? >> gli accarezzò i capelli, poi le guance e le labbra.
Si, era davvero lui.
Lui sorrise e scavalcò il davanzale entrando nell'abitazione e stringendola a sé con impeto. << Non ti lascerò andar via mai più Sèlene, te lo giuro su Dio, ora non sarete più soli >> la baciò più volte sulla fronte adorandola per la sua bellezza, le era mancata da morire e ora che l'aveva ritrovata era certo che niente e nessuno li avrebbe più separati.
Sèlene rispose ai baci e alle carezze stringendosi forte al suo petto, quanto le era mancato. Gli mise le mani ai lati del viso facendogli posare la fronte sulla sua << Ti amo mio cavaliere- lo guardò standogli attaccata- C'è una persona che vorrei presentarti- disse poi allontanandosi quanto bastava per alzarsi la gonna e mostrandogli chi vi si nascondeva sotto- Marcas, lui è tuo padre Marc, vieni a salutarlo coraggio! >> gli sorrise cercando di essere più rassicurante possibile.
Il bambino alzò gli occhi verso Marc e gattonando uscì da sotto la gonna, Sèlene si inchinò passandogli le mani sui vestiti per toglierli quanta più polvere potesse, vergognandosi come una ladra. << Coraggio, salutalo nel modo che io e zia Cassy ti abbiamo insegnato >>.
Il piccolo annuì lasciando che la madre lo accarezzasse sulla testolina, si avvicinò timido a Marc, gli fece un inchino barcollante e disse in francese << Ciao padre io mi chiamo Marcas e sono il tuo pulcino >> distolse lo sguardo a disagio mettendo le mani dietro la schiena e dondolando con il busto.
Sèlene sorrise orgogliosa e guardò Marc, gli prese la mano << È il perfetto connubio tra te e me >> sorrise commossa, guardandolo negli occhi.
Ed era proprio così, Marcas era la miniatura perfetta di Marc tranne che per gli occhi, quelli erano lo specchio di quelli di sua madre.
Lui s'inginocchiò davanti al bambino, così meraviglioso. Lo guardò estremamente commosso tanto che una lacrima fuggì capricciosa. << Hai un bellissimo nome Marcas e la tua presentazione è degna di un vero e proprio conte- gli rispose cercando di essere comprensibile al bimbo e spettinandogli affettuosamente i capelli- Non ti lascerò più, piccolo >> disse infine.
Il bimbo si voltò a guardare la mamma e lei gli fece cenno di stare tranquillo, così tornò a guardare Marc e lentamente si avvicinò a lui abbracciandogli il collo e lasciando che il padre lo prendesse in braccio.
Sèlene li guardò sempre più commossa e si asciugò delle lacrime con il dorso dell'indice accennando una risata. I suoi uomini, la sua famiglia era riunita per la prima volta. Si avvicinò baciando Marcas sulla guancia e baciando poi Marc sulle labbra.
Non passò molto tempo prima che il bambino iniziasse a mostrare al giovane Falco tutta la sua collezione di animali di legno, parlando la lingua di suo padre.
<< Io gli parlo in irlandese mentre Cassandra gli parla in francese, volevo che conoscesse la tua lingua, sentirlo parlare così faceva in modo che tu fossi qui con noi >> spiegò lei emozionata.
In casa c'era freddo e loro non avevano molto con cui scaldarsi se non il camino e qualche fuoco incantato di Cassandra. Avevano abiti logori, stracciati e consunti e questo creava non poco disagio a Sèlene, non sopportava che Marc vedesse suo figlio conciato così, lui che era nobile, chissà cosa avrebbe pensato di lei.
In quel momento giunsero dentro casa Michel e Cassandra, entrambi con un ampio sorriso dipinto sul volto.
<< Ciao Cassandra! >> disse subito Marc andando ad abbracciarla affettuosamente e nel mentre Michel aveva fatto lo stesso con Sèlene salutandola con calore e facendo la conoscenza del piccolo Marcas che, non appena lo ebbe davanti, fissò lo zio incuriosito e con una delle sue manine gli afferrò il naso.
Cassandra strinse il ragazzo con gioia, gli mise le mani nelle guance e disse << Sbaglio o sei sempre più alto e grosso dell'ultima volta? >> ridacchiò felice.
<< Non credo di essere cresciuto ancora però si, ci siamo allenati parecchio quindi la massa muscolare è aumentata >>.
<< Siamo venuti a parlarvi di una cosa molto importante >> disse subito Michel impaziente e il fratello, a quel proposito, sorrise andando a frugare nel proprio bagaglio.
Le ragazze li guardarono incuriosite, Sèlene si avvicinò prendendo in braccio il piccolo che si accoccolò sul suo petto, Cassandra invece andò poco distante verso la misera e spoglia cucina, mettendosi a preparare qualcosa per la cena in fretta e furia, rovistando qua e la alla ricerca di qualcosa di consistente ma rimanendo comunque in ascolto.
Michel iniziò << Da quando siete partite, durante il primo anno, io e Marc abbiamo cercato un modo per sposarvi, ci siamo informati a fondo sulle leggi che riguardano questo tipo di cose e addirittura sui vostri antenati, con la speranza di trovare qualche antico segno di nobiltà, senza però risultato >>.
Proseguì il fratello, srotolando un rotolo dalla copertura in pelle e stendendolo sul tavolo << Come un miracolo è arrivata una persona che dopo un altro anno di attesa è riuscita a procurarci questa. Ovviamente è falsa ma con una buona storia e un po' di recitazione da parte vostra, il tutto sarà credibile >>.
Sèlene si avvicinò al tavolo gettando un rapido sguardo su quella pergamena. Ne lesse più volte il contenuto, incredula, preoccupata e felice al tempo stesso. << Sei sicuro che si possa fare? Verremmo uccise se dovessero scoprirci >> si voltò a guardare Cassandra che si era avvicinata incuriosita, la sua espressione mutò rapidamente, incupendosi.
<< Tu che ne pensi Cassy? >> Sèlene la fissò cogliendo al volo i suoi pensieri.
La ragazza si concentrò sulle pergamene e sui sigilli << Ho paura di questa situazione ma io voglio sposare Michel e voglio vivere insieme a lui per tutta la vita, quindi vedendo che è senz'altro un lavoro accurato, per me si può fare >> affermò lei con determinazione.
Michel annuí felice poi entrambi i fratelli guardarono Sèlene. << E tu cosa ne pensi? >> chiese Marc speranzoso.
Questa sistemò meglio la presa su Marcas, tornò a fissare il tavolo e in maniera quasi ipnotica fissò le pergamene. Era incredibile come tutto sarebbe potuto cambiare in meglio e distruggersi con un solo passo messo in fallo. Voleva Marc, voleva vivere con il padre di suo figlio ma aveva paura. << È una cosa molto pericolosa- disse voltandosi verso i due, sospirò- Io ti voglio Marc, ti voglio dal primo momento in cui ho posato gli occhi sulla tua bella faccia, non nego di avere paura ma... d'accordo, facciamolo >> concluse posando le labbra sulla testa arruffata e ribelle di Marcas.
Marc sorrise soddisfatto << Bene- disse- Adesso dobbiamo inventare una storia, ovvero come l'avete scoperto e chi vi ha aiutate, più qualche aggiunta intrigante e credibile, se potete. Inoltre la persona da cui abbiamo avuto queste patenti sembra essere affidabile e pericolosa, quindi immagino sia anche professionale, contando soprattutto la cifra che ha chiesto. Dovete stare tranquille e fidarvi >>.
<< L'avete pagata?! Quanto?! >> dissero all'unisono le ragazze più allarmate che mai. << Vi restituiremo i soldi fino all'ultima moneta >> si affrettò a dire Cassandra, mortificata.
Michel la strinse a sé come per soffocare ogni preoccupazione << È stata una nostra scelta quindi non dovete renderci proprio nulla >> rispose, baciandole la fronte.
<< Dunque, abbiamo tutta la notte e tutto il viaggio di ritorno per pensare a cosa raccontare, ora mangiamo. Michel, tira fuori la roba! >> fece Marc.
Questo obbedì allontanandosi da Cassandra e portando il proprio bagaglio accanto al tavolo per posarci sopra del delizioso cibo francese conservato alla perfezione, l'altro intanto aveva tirato fuori da una delle sacche una piccola botte contenente almeno 3 litri di vino. << Dobbiamo festeggiare! >> disse per giustificare tutto quel ben di Dio.
Sèlene rimase a guardare la bontà che avevano portato, si sentiva male, avevano speso chissà quanti soldi per avere quelle patenti, i soldi per il viaggio e adesso avevano anche portato da mangiare. << Non dovevate disturbavi così tanto >> disse a bassa voce con lo sguardo avvilito e puntato verso il tavolo.
Cassandra non era da meno, guardò Michel poi Marc, assottigliò la bocca mordendosi il labbro inferiore.
Quest'ultimo sorrise divertito << Forza fanciulle! Dobbiamo festeggiare, nessuno dei due avrebbe voluto vedere questi faccini tristi!- per convincerle a toccar cibo si avvicinò al piccolo Marcas con un pezzo di formaggio speziato e un po' di pane alle noci- Tu piccolino hai fame? >> gli chiese dolcemente.
Il bimbo annuì timido tenendo la testa posata sull'incavo del collo della madre, allungò una manina verso di lui e Sèlene capì che voleva andare a stare tra le braccia di suo padre. Sorrise e disse, mettendoglielo in braccio e lasciando che il piccolo si accoccolasse su di lui << Adora il formaggio- gli sistemò i vestiti per evitare che prendesse freddo al pancino- Venderebbe tutti i suoi giocattoli per un solo pezzettino. Io solo una volta sono riuscita a procurarglielo >> disse malinconica guardando la sua creatura mangiare e impiastricciassi la faccia.
Marc era quasi a disagio con quel pargoletto tra le braccia, lo teneva come stesse reggendo un vaso di porcellana finissima ma lo guardava come il regalo più bello del mondo. E per lui era così, il dono più bello che Dio potesse consegnargli.
<< Ora potrà mangiare tutto il formaggio che desidera >> disse Michel, rispondendo al posto del fratello in quel momento così distratto.
Sèlene sorrise al futuro cognato << Già e immagino che finirà le scorte di tutto il feudo se lo lasciamo fare >> ridacchiò andando ad aiutare Cassandra, sistemando la tavola per lasciarle il tempo di cucinare anche qualcos'altro, immaginando che i loro cavalieri fossero più affamati di un branco di lupi durante l'inverno.
Cenarono riempiendosi la pancia, tra risate e aneddoti dei due anni passati gli uni senza le altre, nonostante il tempo sembrasse esser passato solo sulla pelle dei quattro giovani, i Falchi guardavano le ragazze con rinnovato amore, con fierezza e a cuor leggero, felici di aver aspettato tanto per qualcosa che valesse l'attesa. Marc in particolare prestava parecchia attenzione a suo figlio, voleva iniziare da subito a recuperare il tempo perso.
Quando finirono, Cassandra e Sèlene sparecchiarono la tavola ed offrirono loro un piccolo dolce preparato nel pomeriggio.
Arrivò la notte e dopo aver attizzato il fuoco le due sorelle si resero conto di non avere spazio sufficiente per tutti. << Mio amato, Marc, prendete il nostro letto, sarete stanchi e ci dispiacerebbe farvi dormire scomodamente >> disse la più giovane conducendoli in una minuscola stanza dove era stato allestito un letto di paglia coperto da un misero lenzuolo di lana.
<< No Cassandra, qui restiamo noi, non possiamo permettere che il bambino dorma al freddo. Al massimo Marc può stare davanti al fuoco con Sèlene e Marcas, io e te invece da soli. Non preoccuparti, ti riscaldo io >>. Nonostante la buona volontà e la tenerezza della sua proposta, la stessa parve un bel doppio senso, tanto che il fratello si voltò a guardarlo divertito e sorpreso al tempo stesso. << Quanta audacia Michel! >> commentò.
Cassandra arrossì visibilmente, le era mancato il suo dolce essere e le era mancato stare in intimità con lui. << D'accordo se per voi bene... >> bofonchiò timida conducendolo nella camera e aiutandolo con i bagagli.
In poco tempo ognuno era nel suo giaciglio.
Marcas si addormentò quasi subito, coccolato dal caldo e cullato dalla voce di sua madre che, come ogni notte, gli cantava delle dolci melodie in quella lingua antica che solo in pochi conoscevano.
<< Sei ancora più bella in veste di madre >> esordì a bassa voce Marc, con gli occhi chiusi e un sorriso compiaciuto nell'udire quella meravigliosa litania.
<< E tu ti sei rammollito in questi anni? >> gli sorrise cercando di nascondere un'espressione compiaciuta nell'aver ricevuto da parte sua quel complimento, sistemò la coperta sul petto di Marc dove Marcas dormiva beato, seguendo i respiri di quel padre che già amava. << Mi ha chiesto spesso dove fossi e chi fossi, gli ho parlato tanto di te, dicendogli che sei un valoroso cavaliere e un nobile Falco di Francia. Dovevi vedere com'era felice, ha subito voluto un falco di legno ma io non riuscivo ad intagliarlo, non sono così brava, così ho fatto più lavori possibili per riuscire a comprarglielo. Ora è il suo animale preferito >> disse accoccolandosi anche lei accanto a lui, gli prese il braccio facendolo passare intorno alle spalle facendogli posare la mano sul fianco. Si raggomitolò portandosi le coperte fino al naso, come era sua usanza fare. Lo guardò, gli mise una mano sulla guancia invitandolo a baciarla.
Lui rispose al bacio pensando a quanta fame e a quanta sofferenza avevano dovuto patire, ma poi sorrise, rendendosi conto che ormai era finita. << Sei una madre meravigliosa, non l'avrei mai pensato vedendoti la prima volta >> poggiò una mano sul bambino accarezzandogli dolcemente i capelli. << Ha il tuo sguardo, è bellissimo
>>.
Lei gli batté scherzosamente un pugno sulla spalla << Come osi?- si avvicinò per mordicchiargli il collo- Non avresti potuto fare di meglio tu, cavaliere dei miei stivali- poi guardò Marcas e sorrise dolcemente- È la tua versione in miniatura, ogni volta che posavo lo sguardo su di lui vedevo te, è stato la mia unica gioia in questi anni >>.
<< Quante volte ho litigato con mio padre per convincerlo a farci sposare, tu non lo sai. Ora non avrà più nulla da dire, contessa- le sorrise di rimando- Avrei volentieri fatto l'amore con te, se non ci fosse stato nostro figlio >>.
<< Anche io, non sai quanto ti desidero >> gli accarezzò la guancia, poi i capelli nel modo che lui adorava, facendolo rilassare. << Ogni cosa a suo tempo amore mio >> gli sussurrò all'orecchio per poi baciarlo e stringersi a lui, aspirando a pieni polmoni il suo dolce profumo e godendo del suo tepore.

La notte passò velocemente e il gallo si fece sentire alle prime luci dell'alba ad inaugurare il nuovo viaggio che li attendeva.
Michel e Marc si prepararono velocemente conservando le provviste per il viaggio.
Cassandra si svegliò poco dopo il canto mattutino, si stiracchiò, allungò una mano nel posto accanto a se scoprendolo vuoto. Si stropicciò gli occhi e si mise a sedere allarmata. "Ho sognato?" si domandò, scese dal letto con un nodo allo stomaco e raggiunse Sèlene nel salotto. << Michel? Dov'è Michel? >> chiese agitata, timorosa che la visita di Marc e Michel fosse stato solo un bellissimo e crudele sogno.
Sèlene la guardò alzando un sopracciglio mentre sistemava la roba sua e di Marcas dentro una sacca. << Voltati squinternata >> le rispose divertita.
Cassandra avvampò, si voltò lentamente vedendo il suo uomo e si sentì mortalmente sciocca. << Avevo paura fosse stato un sogno >> disse abbassando lo sguardo piena di vergogna.
Michel rise di gusto baciandola sulla fronte. << Prepariamo tutto poi facciamo colazione insieme, dopodiché andiamo al porto, una nave ci aspetta! Piccolo sei pronto?
>> disse poi al bambino intento ad aiutare sua madre per come poteva, era un vero ometto. Si voltò verso Michel e annuì con veemenza facendo danzare la sua chioma spettinata. Tra le manine teneva stretto il suo amato falco, si avvicinò goffamente a Marc e dopo aver attirato la sua attenzione tirandogli le brache alzò un braccino per mostrargli il suo orgoglio più grande, il suo prezioso giocattolo.
Lui si chinò prendendo il falco di legno girandolo tra le dita ed ammirandone la minuziosità << Anche tu sei un Falco e vivrai al Castello D'argento che un giorno sarà tutto tuo, sai Marcas?- gli sorrise prendendolo in braccio- Li al castello ci sono veri falchi e potrai averne uno tutto tuo >>.
Marcas gli posò la testa tra il collo ed il viso, solleticandogli il mento con la sua zazzera nera, era davvero felice.
Michel lo guardava fiero, incredibile quanto in due anni potesse essere cambiata la sua mentalità: prima timoroso di non essere un buon genitore soprattutto a causa della distanza, ora un uomo con occhi solo per il figlio e la sua donna. Era fiero di loro, lo si vedeva da ogni suo sguardo.

Tutto fu pronto poco dopo l'ora di colazione. Le ragazze non avevano molti bagagli data la povertà e la semplicità nella quale vivevano.
<< Gant viene con noi? >> disse il pulcino a sua madre che lo prendeva per mano.
<< Si tesoro, credo proprio che potremmo portarlo insieme a noi >> rispose lei guardando Marc e spiegandogli con un labiale muto che si trattava del loro cavallo.
Cassandra infatti andò a prenderlo assicurandogli ai lati alcune delle sacche per il viaggio. Il cavallo agitò il collo e scosse la criniera felice di sgranchirsi le zampe. << È un compagno di vita, nostro padre lo aveva prima ancora che nascessimo, è anziano ma ha le spalle forti e la pelle dura >> gli accarezzò il dorso e gli diede un bacio sul muso. << Quando partimmo per la Francia lo lasciammo libero, convinte che andasse chissà dove e invece quando siamo ritornate lo abbiamo trovato nella stalla. È un amico fedele >> concluse la ragazza sorridendo a Michel.
Marcas si avvicinò per accarezzarlo e questo chinò il muso alla sua altezza lasciandosi coccolare.
Cassandra montò a cavallo insieme al suo amato, si sistemò sulla sella davanti a lui e infine si voltò a guardare la sua casa un’ultima volta. Era strano cosa il destino potesse riservare, due anni addietro abbandonarono quel luogo consapevoli che non vi avrebbero mai più fatto ritorno, vivendo una vita magari distanti l’una dall’altra o peggio, andando verso la morte. Invece il fato aveva riservato per loro un piano ben diverso, avevano trovato l’amore e, tra tutta quella sofferenza, una grande felicità. La giovane strega sorrise, lasciando che il vento freddo di quel Nord a cui sarebbe sempre appartenuta le accarezzasse i capelli, salutandola con affetto. “Addio madre”
pensò prima di voltare il capo e guardare avanti, il mondo che ora le attendeva a braccia aperte.

Si mossero per il porto, non ci volle molto prima di salire sull'imbarcazione e una volta a bordo i ragazzi si sistemarono comodamente in disparte.
<< Hai mai visto il mare? >> chiese Marc al bambino sollevandolo tra le braccia e facendogli ammirare il panorama fino all'orizzonte.
Il piccolo mosse le braccine e le gambine eccitato, batté le mani e i suoi occhi s'illuminarono quando scorsero un uccello volare libero e incontrastato nel cielo. << Papà guarda! Un uccello! >> si allungò nella direzione dell'animale con l'intento di afferrarlo.
Sèlene li osservava con il cuore leggero e felice.
Cassandra si sedette sopra una grande botte, si portò la sua lunga chioma su una spalla iniziando ad intrecciarla. << Sono così emozionata. Se vostro padre acconsentisse i nostri rispettivi matrimoni, io come dovrei mostrarmi al pubblico? Col capo coperto? >> chiese perplessa a Michel guardandolo con un'espressione da vera cerbiatta.
<< Non saprei stella mia, dobbiamo studiare bene la situazione- rispose pensieroso- Tu che dici fratello? >>.
<< Hey, hey piano cavaliere! Tu non puoi ancora volare- disse l'altro rivolgendosi prima al bambino- Dobbiamo parlarne con nostro padre ma nel caso possiamo presentarle come persone con un problema di salute, almeno potreste stare scoperte e libere. Altrimenti starete coperte ma con la tranquillità di passare quasi inosservate >> rispose poi.
<< Io vorrei potermi mostrare per come sono in realtà, non vorrei stare sempre a coprirmi la testa >> disse Cassandra tra se e se mettendosi un dito sotto il mento altrettanto pensierosa.
Marcas si avvinghiò al collo di Marc tentando arrampicarsi per esplorare ancora e Sèlene del resto gli stava accanto terrorizzata che potesse cadere.
<< D'accordo, ma non voglio che tu e la madre di mio figlio siate oggetto di scherno >>.
<< Non accadrà perché noi le proteggeremo! >>.
<< Anche tu hai ragione, Michel >>.
I fratelli annuirono in contemporanea, pronti a tutto per quei due loro tesori.
Ci vollero tre giorni di navigazione per sbarcare in Francia, la temperatura era leggermente più calda e piacevole, i primi sprazzi di primavera comparivano qua e là tra prati verdeggianti e alberi colorati dai primi boccioli. Marinai e commercianti s'inchinarono al passaggio dei nobili, riconoscendo il simbolo del giglio nelle loro spille e negli stemmi ricamati sui mantelli.
Finalmente erano a casa e, finalmente, avrebbero avuto una nuova vita.

   
 
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