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Autore: Darktweet    11/12/2016    1 recensioni
Un non proprio breve racconto di avventure di fate volte a scoprire il mondo attorno a loro e anche alla ricerca di se stesse.
Inizia tutto con una magica pietra misteriosa e una guerra...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ray!” esclamò Mara.
Mara corse ad abbracciarlo.
“Ehi… mi fa ancora male…” disse il ragazzo, alludendo al simbolo dell’infinito.
“Cielo… Le fate al massimo fanno un balletto al diploma.” Commentò Vera, fissando il sangue secco sul braccio di Ray.
“Vieni qui”
Vera gli diede un bacio sulla guancia. Tese le mani sul braccio. Delle scintille turchese invasero il braccio di Ray, ma subito dopo un raggio allontanò Vera.
“Ah!” esclamò Vera. “Non capisco… la mia magia curativa non fallisce mai!”
“Penso che sia per il patto di sangue. E’ un patto infrangibile. Si risanerà magicamente da sola… ma mi brucia solamente.” Disse Ray.
Vera lo guardò, non convinta.
“Davvero.” Disse Ray più a sé stesso che a lei.
Vera gli sorrise. Gli saltò al collo e gli sussurrò: “Mi sei mancato.”
Ray sorrise.
“Beh che ci racconti, tesoro?” disse la mamma.
“Beh, solite cose, mamma, ti ho spedito lettere ogni settimana, e ieri ne ho spedite solo 5!” disse Ray.
“Si ma raccontato da te da un altro effetto!” commentò la mamma.
“Rayyyyyy, tesoroo!”
Tutti si girarono. Arrivò fluttuando Lilla.
“Lilla!” esclamò Ray. Ray fissò un po’ imbarazzato Vera, che era ancora abbracciata a lui.
Vera, imbarazzata, lo lasciò. Non resisteva al profumo  di Ray…
“Come stai tesoro? Cielo, che emozione…. E cielo! Odio questi cosi, patti di sangue… Vedrai, nel giro di qualche ora si sarà quasi cicatrizzata. E’ una ferita d’onore!” disse Lilla, abbracciando Ray. “Fatti vedere… un po’ sciupato direi. Sempre ad allenarti…. Cielo, ci vuole un pranzetto alla Lilla!”
Ray rise. I pranzetti alla Lilla erano particolarmente abbondanti. Immaginate il pranzo di Natale. Ecco, raddoppiatelo.
“Oh oh! Fammi vedere quel coso!” disse Mara, indicando il bastone magico. “E’ come quello di papà”
Ray le diede il bastone magico.
Mara fu attratta dalla luce del cristallo d’elettricità.  D’un tratto avvertì un calore dalla tasca. Era la pietra bianca che si stava illuminando.
Velocemente coprì la tasca, per non far notare la luce agli altri.
Vera la fissò profondamente, come se avesse intuito qualcosa di strano.
Mara tese di nuovo il bastone a Ray.
“Beh andiamo a casa, forza. E’ l’ora di festeggiare il nostro Ray!” disse papà.
“Giusto.” Disse la mamma.
“Beh andiamo” disse Ray. Agitò il bastone magico, che si illuminò di rosso.
Mara si sollevò all’improvviso. Non si sentiva la terra sotto i piedi. Sembrava come precipitare, senza farlo.
D’un tratto si ritrovarono a casa.
“Rayyyyyyyyyyyyyy è quii!” esclamò la voce di una ragazza. Era Lara, l’odiosa figlia dei Rossefford.
Lara era una fata d’aria. Per Vera e Mara era prima nella loro lista nera.
“Ray!” Lara lo strapazzò di baci sulle guancie.
Mara sentiva Vera incerta, come se da un momento all’altro avesse fatto diventare serpenti i capelli di Lara.
“Ehm, Lara, come va?” chiese Ray. L’espressione di Ray era un’espressione di fastidio.
“Ehm mi fa male il braccio, scusami.” Ray allontanò di poco la ragazza.
Questo fece sogghignare Vera.
“Beh dai, ora c’è il buffet!” esclamò Lilla.
Tutti i parenti ed amici trattavano Ray come un figo. Il neo-mago della famiglia, insomma era però estenuante.
Era inutile per Ray dire in continuazione “Sono stanco”, che poi una folla di parenti e amici lo invitava a chiacchierare o a parlare di chissà cosa.
Vera si avvicinò a Ray.
“Ti capisco, vieni con noi.” Disse la ragazza.
Portò il fratello nel piano superiore e lo fece stendere sul suo letto.
“Eccoci qua, un po’ di pace no?” Disse Mara.
“Eh già.” Concluse Ray.
 Rimasero qualche minuto in silenzio, finché Vera lo ruppe.
“Beh, cosa ne pensi dei nostri vestiti?” chiese la fata.
Ok. Non sapeva cosa dire al momento e le uscì da dire dei vestiti.
“Oh… sono entrambi bellissimi. Fatti dalla mamma, immagino.” Disse Ray, disteso, fissando il soffitto.
“Già.” Rispose Mara.
Sentirono dei passi.
Lilla entrò nella stanza.
“Beh, scendete su! Ray, sei il festeggiato!” disse.
“Oh… si…” disse il ragazzo, alzandosi dal letto.
Vera e Mara lo seguirono.
Le ore passarono con discussioni, risate e incontri tra amici e parenti. Ma prima o poi tutto finisce.
E da un momento all’altro divenne sera e tutti gli invitati (e invitati extra come Lara Rossefford) se ne andarono.
“Beh com’è stata questa giornata?” fece la mamma.
“Magnifica.” Dissero all’unisono i tre figli.
Il giorno dopo, Ray si svegliò di buon mattino e molto silenziosamente uscì.
Qualche ora più tardi, le due fate si svegliarono.
Adesso era strano vivere in tre nella stessa camera. Certo il letto a castello era come di solito usato da Mara e Vera (Mara sotto e Vera sopra), mentre ora anche il singolo era usato, usato da Ray. Strano però. Il singolo era vuoto.
“Uhm dov’è Ray?” fece una Vera assonnellata.
“Da qualche parte” disse Mara, ritornando poi con la testa sotto il cuscino.
Vera si alzò e aprì la finestra.
L’aria mattutina era fresca, come sempre.
Affacciandosi, notò che Ray era seduto sul gradino della porta.
“Ray!” disse.
Il mago fissò la finestra. Non trovò nessuno.
Poco dopo si trovò Vera alle spalle. Vera si sedette accanto a lui.
“Ti sei svegliato mattiniero, eh?” fece la ragazza.
“Uhm si.” Rispose. “Vieni a farti una passeggiata con me, dai.”
“Uhm, ok” disse Vera.
Entrambi si diressero verso il vicino boschetto dove la mamma era abituata a raccogliere bacche e frutti di bosco.
“Ti sento strano.” Disse Vera.
“Sono un po’…” iniziò Ray.
“Fuori posto.” Concluse Vera. “Ti manca l’accademia?”
“Si… però anche voi mi siete mancate” rispose.
Si sedettero all’ombra di un faggio. Ray sembrava affaticato.
Vera prese delicatamente il braccio di Ray.
“Ti è passato?” chiese.
“Oh, si. Lilla aveva ragione. Si è già cicatrizzata… però che ferita.” Disse Ray.
Vera la fissò. Certo che il giorno prima sgorgava di sangue. Beh per questo lo chiamavano patto di sangue.
“Ho letto in giro che consiste… cioè, oltre a simboleggiare il patto, la cicatrice si dovrebbe tipo illuminare in qualche caso particolare.”  Disse Vera.
“Oh si. In casi particolari come emozioni forti o quando si usa il massimo potenziale magico… e… beh immagino che non ti interessi molto.” Disse Ray.
“Oh no, continua, ti ascolto” disse Vera, poggiando la testa sulla sua spalla.
Mara aveva appena terminato la colazione, quando bussarono fortemente alla porta.
Mara sbadigliò.
“Ray, Vera, siete voi?” disse Mara.
“Mara? Sono Delia!” disse una voce fuori la porta.
Mara aprì la porta.
Era Delia, la fata postina. Era una donna di cinquant’anni, secca. Faceva parte del club di taglio e cucito del pomeriggio, fondato dalla mamma.
“Cara, ecco la posta di oggi.” Disse, consegnandole varie buste e dei rotoli di pergamena.
“Grazie mille! Vuoi mangiare o bere qualcosa?” chiese Mara.
“No, cara. Cielo devo consegnare ancora la posta di metà viale!” disse. “Hai sentito il telegiornale, cara?”
“No, perché?” chiese Mara.
“Oh beh, lo vedrai, cara…” disse Delia “Beh salutami la mamma!”
“Certo!” concluse Mara.
“Cosa voleva dire Delia?” pensò Mara.
Prima che chiudesse la porta, Ray e Vera ritornarono.
“Mara! Eccoci!” esclamò Vera.
“Uh! Volete mangiare qualcosa?” chiese Mara.
“Uhm non ho fame” disse Ray.
Vera si spalmò del burro sul pane.
“Uh è arrivata la posta.” Disse Vera.
Mara aprì delle lettere: congratulazioni per Ray, altre congratulazioni… congratulazioni per l’abito da sposa che la mamma ha impacchettato, la bolletta della magivisione e due rotoli di pergamena.
Mara aprì un rotolo. Appena lo aprì, le cadde sul pavimento.
“Che c’è Mara?!” fece Vera, raccogliendo il rotolo.
Lo lesse, e rimase allibita.
“Dammelo, ha l’aria di una cosa importante.” Disse Ray, fissando il sigillo di ceralacca.
Lo lesse a voce alta.
“Care fate, cari folletti, cari maghi, care streghe, cari tutti, abitanti del Major Royame.
Abbiamo da dirvi una cattiva nuova,
da oggi, dopo vari colpi al palazzo reale, il Major Royame è ufficialmente in GUERRA con il Regno di Sotto.
Qualunque contatto col regno sarà cancellato. Qualunque accesso sarà controllato.
Si avvicinano tempi bui. Siate uniti e attenti a chi fidarvi.
Ha inizio la quarta guerra di magia.
Il re Helio e la regina Clarisse di Majorea.”
Ray poggiò sul tavolo la pergamena, per aprire l’altra, sempre col sigillo di ceralacca.
“A tutti i maghi.
Tutti i maghi sono richiamati a formare le truppe magiche del Major Royame.
Siete chiamati a combattere per la vostra madre patria.
Siete chiamati a lottare per tutti.
Siete chiamati a vivere.
A tutte le fate.
Tutte le fate, abitanti del Major Royame, sono invitate
A continuare con estrema attenzione le normali attività.
Che la forza sia con noi.
Il re Helio e la regina Clarisse di Majorea.”
Silenzio.
Vera scoppiò a piangere.
“Un’altra volta. Un’altra guerra. Ho già perso i miei genitori. Non voglio perdere anche voi.” Disse, tra un singhiozzo e l’altro.
“E tu… adesso sei tornato da noi, non voglio che tu te ne vada, non di nuovo!”
Vera si accasciò al petto di Ray, continuando a piangere.
   
 
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