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Autore: RebelRain    13/12/2016    2 recensioni
Mio marito non si sarebbe mai aspettato da me un tradimento, in realtà nessuno. Stavamo insieme da 15 anni. Cinque di fidanzamento, dieci di matrimonio. Eravamo la “coppia” quella che alla domanda “da quanto tempo state insieme?” pur essendo solo tre mesi, si è sempre sentita rispondere “Ah sembra di più”.
Anna ha 38 anni, è un'avvocatessa di successo. Alberto è un grafico pubblicitario. Arriva un momento del matrimonio in cui il rapporto si logora, senza un perchè. Non vi è più attrazione tra loro, sono complici ma non sono amanti.
Cercano disperatamente una soluzione per ritrovare il rapporto di prima.
Perchè si sa, ogni matrimonio è una medicina, ti cura dalla solitudine, ma prima o poi mostra i suoi effetti collaterali.
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SCRIVO DA POCO, HO BISOGNO DI CRESCERE E DI IMPARARE. QUINDI LEGGETEMI, RECENSITEMI, CRITICATEMI. Grazie a tutti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Prima di imparare ad essere madre, si impara ad essere figlie."
(Ho provato a cercare su internet di chi fosse questa citazione, ma a quanto pare credo che sia la mia.)

 
Io odio le mamme delle compagne di classe delle mie figlie. Le odio. È più forte di me. Eccole, lì a pochi metri da me che fanno nicchia. Oh sì, eccole che iniziano a sparlare di me, quanto godo.
“ Non si è fatta vedere per una settimana / Chissà come fa con il marito / Secondo me non sa fare nemmeno una lavatrice / Guardala, gli si è incastrato il tacco nella terra del giardino! “
Si, purtroppo mi scordo sempre di cambiare scarpe, e puntualmente le rovino.
Suona la campanella. Prendo le salviette dalla borsa, pulisco il tacco sinistro, e mi avvicino all’uscita di scuola, precisamente affianco a queste sgualdrinette da quattro soldi, guardandole, trascinando la mia valigia e sorridendo.
Marta ha 8 anni, fa la terza elementare e oggi è la prima ad uscire da scuola. Il venerdì esce sempre per prima rispetto a Giulia perché fa educazione fisica all’ultima ora. Lei la chiama solo “Fisica” e mi diverto quando a cena con amici, lei tutta sorridente, ribadisce di fare fisica a scuola, a 8 anni. Tutti pensano sia un piccolo genio, io lo credo. D’altronde è genetica. Eccola, sul ciglio dei gradini che cerca attentamente, con gli occhi grandi neri che si fanno piccoli per vedere da lontano, chi la porterà a casa. E poi mi guarda, lentamente apre gli occhi quasi stupita. È come quando il giorno di Natale, finalmente scarti il regalo, e si cazzo, è lui, il regalo che volevi, e poi dopo due giorni non ci giochi più. È così una mamma, come sono così tutte le cose che diamo per scontato, così io sono per loro. Si fionda verso di me. Amo questo momento.
Ricordo il giorno in cui ho scoperto di essere incinta di lei.
2006
Avevo appena superato il concorso da avvocato. Lo feci un anno e mezzo dopo circa. Perché? I preparativi per il cazzo di matrimonio, ovvio. Ma non mi bastava, volevo tentare anche il concorso in magistratura.
Alberto usciva sempre dall’azienda alle 18.00 e mi trovava in una stanza grande con una scrivania e una libreria, a studiare. Ai tempi, quello doveva essere lo studio, poi divenne la stanza di Marta. Non lo sentivo mai rientrare.
- Amore ti porto un thè caldo? – Apre la porta della stanza.
- Ciao Albi, si grazie, sto esaurita. – Bacio sfuggente, capelli raccolti, brufolo sul mento, occhiali e occhiaie.
- Si, ma apri ‘sta cazzo di finestra che la puzza di fumo è micidiale. – Schifato.
- Per cena faccio la pasta con le zucchine e lo speck.
E ogni volta, entrava con la tazza di thè caldo al limone, con un cucchiaio di miele, e me la portava in stanza. Tutte le volte, tranne il pomeriggio del 17 ottobre, quando bussò alla porta dello studio, e non mi trovò.
- Amore dove sei? – Chiese preoccupato.
- In bagno, sono qui. – Io sono una persona molto abitudinaria, mi sveglio e vado a letto sempre nello stesso ed identico modo. 
- È grave? – Rideva.
- Te lo dico tra due minuti. – Seria, guardando il test di gravidanza.
Ho sempre sognato di diventare mamma, mi piaceva da sempre l’idea di avere dei figli. Io e Alberto avevamo già scelto i nomi. Due figli, quattro opzioni per nome. La cosa ci è sfuggita di mano così tanto che ogni volta che mi veniva sul seno, o in bocca, salutavamo i nostri piccoli bimbi a metà, tra una serie di finti pianti e risate. Il 17 ottobre io non volevo diventare mamma. Magari l’anno prossimo, non a pochi mesi dal concorso in magistratura.
- UNA LINEA, ah no! – Urlai, e poi abbassai la voce.
- Cosa hai detto? Esci dal bagno! – Alberto era scettico. Esco dal bagno.
- Ho detto che o è Marta o è Davide! O sono entrambi! – Ero più esaurita di prima.
Segue un lungo abbraccio. Il 17 ottobre, incinta già da due settimane, aspettavo Marta.
- Vestiti, andiamo a cena fuori, immagino tu abbia le voglie adesso! – Non lo fermava più nessuno
- Aspettami.
Il tempo di tornare in studio, chiudere i libri e i vari codici. “Ritenterò dopo la gravidanza.”

Ecco da scuola che esce Giulia, lei ha 6 anni e frequenta la prima elementare. Lei ama la musica rock e cambia la musica in auto. Da quando ha imparato a scrivere, non fa altro che chiedermi l’indirizzo della Warner Bros per spedire loro una lettera. Non sopporta che Titti sia in realtà un maschio. Anche per Giulia si è ripetuta la stessa ed identica storia. Stessa uscita dalla scuola, stesso discorso per la mia gravidanza.
Ma non ho rinunciato alla mia carriera. Non sarei a questo livello adesso. Ma ve ne parlerò un altro giorno.
Un coro allegro risuona per tutto il giardino della scuola “MAMMA!”. Il mio cuore si riempie di gioia!
- Lo sai che… - Partono i commenti a raffica. Le abbraccio forte e le bacio.
- Mi raccontate tutto strada facendo, ci sono dei bellissimi regali per voi in valigia, ma alt, dobbiamo tornare a casa!
- Andiamo con la metro? – Le loro facce si illuminano. Conoscono a memoria tutte le fermate metro. Tiro fuori la tessera.
- Giulia dammi la mano, Marta tu tieni la mano vicino la valigia.
Ed eccole, pronte a riempirmi la testa con tutte le loro idee sul mondo. Se potessi tornare bambina.
- Dopo ci fermiamo, prendiamo un gelato, e facciamo un po’ di spesa.

Ultimo messaggio a mio marito:
Nane a rapporto, in metro non prenderà.
   
 
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