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Autore: Crystal25396    13/12/2016    2 recensioni
Che non ci si possa smaterializzare all’interno dei confini di Hogwarts è un particolare che chiunque abbia mai letto “Storia di Hogwarts” conosce. Eppure quella mattina, qualcuno vi era riuscito.
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Dal secondo capitolo:
Quando Hagrid, dopo aver bussato, ottenne il permesso di entrare, i due trovarono il preside seduto alla sua scrivania, che li osservava dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
«Oh, Hagrid! Qual buon vento ti porta? Qualche problema o questione che vorresti discutere sul tuo nuovo incarico?»
«No signore. Non ho problemi con quello, ma con questo qui» rispose Hagrid facendo cenno allo strano tizio col cravattino, che si stava guardando attorno incuriosito, con un’espressione innocente e bambinesca sul volto.
Quando si rese conto che l’attenzione era rivolta tutta verso di lui, l’uomo fece un profondo inchino verso il preside, salutandolo con un amichevole «Salve!»
«L’ho trovato vicino al Lago Nero. Credo che abbia qualche rotella fuori posto…»
«Ehi!» esclamò l’uomo con aria imbronciata.
«…e che sia un Babbano.»

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Cross-over Harry Potter / Doctor Who
La storia può essere letta anche da chi non ha mai visto Doctor Who.
Genere: Fantasy, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Remus Lupin, Rubeus Hagrid, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Capitolo 5
Ricordi
 
 

I giorni che seguirono furono tutti abbastanza monotoni.
La sera del due settembre, il Dottore fu rimproverato dalla McGranitt sul fatto che non gli fosse permesso attribuire o togliere a caso i punti alle varie Case.
«Il fatto che le piacciano i colori di una Casa o che uno studente le sia particolarmente simpatico non le da il diritto di attribuire loro dei punti. Il sistema è stato inventato per spronare gli studenti a dare del proprio meglio nello studio e a rispettare le regole della scuola, non le permetterò di intaccare la gara per la Coppa delle Case con i suoi frivoli capricci» aveva detto furente.
«Inoltre, essendo un professore, ha l’obbligo di dare il buon esempio agli studenti e quindi di arrivare in orario a lezione, come ci si aspetta da un insegnante. Per questa volta lascerò correre, ma sappia che se si ripeterà una cosa del genere, sarò costretta a rivolgermi al professor Silente.»
Inutile dire che la mattina dopo, tutta la scuola era venuta a conoscenza del fatto. Come sperimentò sulla propria pelle, Pix il Poltergeist non era l’emblema della discrezione e dopo aver origliato la conversazione aveva iniziato a volare per tutto il castello riportando ogni singola parola della vicepreside.
Eppure al Dottore non sembrava dare particolarmente fastidio. Più semplicemente se ne infischiava. Ma dopotutto, cosa ci si poteva aspettare da un uomo che si fa chiamare “Dottore”? Era una cosa che aveva incuriosito molti, sia studenti che professori, ma quando qualcuno prendeva coraggio e provava a porgli la fatidica domanda «Dottore chi?», lui si limitava a sorridere soddisfatto. Non aveva mai dato una risposta sensata, sembrava davvero che quello fosse a tutti gli effetti il suo nome e non ci volle molto prima che tutti se ne convincessero, ora più interessati a discutere sugli altri due nuovi insegnanti.
Gli unici che sembravano continuare a tenerlo d’occhio erano cinque Grifondoro del terzo e quarto anno, benché ognuno lo facesse per motivi diversi: Ron e i suoi due fratelli lo guardavano con rispetto e ammirazione, Harry con curiosità e Hermione con sospetto.
Era una ragazza furba quella giovane strega, molto intelligente e sveglia per la sua età.
 
Una sera, mentre il Dottore stava leggendo una copia di “Storia di Hogwarts” presa in prestito dalla biblioteca, Remus bussò alla sua porta.
«Spero di non averti disturbato.» disse facendo capolino. Il Dottore gli aveva praticamente ordinato di non dargli più del lei, così i due ora parlavano come se fossero vecchi amici.
«Remus! Affatto, entra pure. Stavo solo leggendo qual cosina per distrarmi, sai, i ragazzi tengono occupati, ma la vita senza invasioni aliene da sventare è estremamente noiosa» rispose chiudendo il grosso libro con un tonfo.
Per un attimo, Remus fu tentato di approfondire la parte sulle invasioni aliene, ma poi decise di glissare. Quell’uomo col cravattino era bizzarro, aveva di sicuro molti segreti, alcuni che nascondeva più efficacemente di altri, ma chi era lui per immischiarsi? Di segreti ne aveva anche lui e dubitava che quelli del Dottore fossero seri come il suo. Per quanto l’uomo fosse strano, non dava l’impressione di essere una cattiva persona, quindi era inutile metterlo in difficoltà. Magari un giorno sarebbe stato proprio lui a raccontargli qualcosa su di se.
«Stavo per scendere nelle cucine per prendere qualcosa di caldo. Che ne dici, ti unisci a me?» propose Remus.
«Gentile da parte tua, grazie, ma non ho fame. No! Aspetta. Cucine… Elfi domestici! Sì, credo proprio che verrò con te.» disse cambiando improvvisamente espressione. Come se qualcuno lo avesse improvvisamente rianimato, schizzò in piedi e si infilò velocemente la giacca di tweed, superandolo a grandi passi e precipitandosi nel corridoio.
«No… Dottore!» lo richiamò Remus, che era rimasto fermo davanti la porta.
«Andiamo, Remus! Che succede adesso?» sbuffò il Dottore.
«Le cucine sarebbero da quest’altra parte.»
«Oh. Giusto… Perfetto, muoviti Remus!» disse tornando indietro, superandolo di nuovo a grande velocità.
Remus non poté che seguirlo scuotendo la testa divertito, mentre il fugace ricordo di quattro ragazzini gli velò gli occhi di malinconia.
 
«Muoviti Lunastorta!»
«Siamo stati grandi, ragazzi! Questa Mocciosus se la ricorderà per sempre!»
«Degna dei grandi Malandrini! Vero Remus?»
 
«Remus?»
Non si era neanche accorto di essersi fermato nel bel mezzo del corridoio.
«Ti senti bene?» tentò nuovamente il Dottore.
«Sì, scusa. Mi era solo tornata in mente una cosa. Vieni, da questa parte.»
Scesero scale, percorsero corridoi e attraversarono diverse porte, l’ultima delle quali, invece di portare nei sotterranei come il Dottore aveva ipotizzato, sbucava in un ampio corridoio di pietra ben illuminato dalle torce, le cui pareti traboccavano di dipinti.
Remus si fermò davanti un quadro che ritraeva una grossa ciotola di frutta.
«Siamo arrivati» esordì. Allungò la mano e fece il solletico ad una grossa pera verde, che iniziò a ridacchiare e contorcersi, fino a quando non si trasformò in una maniglia. Remus la afferrò, aprì la porta nascosta dietro il quadro e fece cenno all’uomo di entrare.
«Dottore, le do il benvenuto nelle cucine di Hogwarts.»
La stanza, dall’alto soffitto, era a dir poco enorme. Cumoli di pentole e padelle di rame erano accatastate lungo le pareti di pietra e un’enorme focolare di mattoni, dall’altra parte della stanza, stava scaldando un calderone d’acqua, probabilmente destinato al lavaggio delle ultime stoviglie rimaste sporche dalla cena conclusa un paio di ore prima.
La cosa che però lasciò il Dottore davvero a bocca aperta, furono le decine di creaturine che si ammassarono attorno a loro. Erano poco più basse del professor Vitius, avevano enormi orecchie da pipistrello attaccate ai lati della testa e i loro occhi, grandi come palle da tennis, verdi e sporgenti, erano puntati su di loro.
«Ospiti, abbiamo ospiti!», «I padroni hanno fame? Tasky è felice di servire i padroni!», «I padroni vogliono un dolce?» stavano dicendo con le loro vocine stridule, mentre alcune mani ossute porgevano loro dei dolci.
«Tasky! E’ un piacere rivederti, ti ricordi di me?» chiese Remus chinandosi verso un elfo dal naso all’insù.
Lui si prese qualche breve istante per osservarlo, poi i suoi occhi si illuminarono di gioia.
«Padroncino Remus! Il padroncino è tornato a fare visita a Tasky!» gridò con le lacrime agli occhi. L’elfo prese per mano Remus e lo trascinò verso un tavolino accanto al fuoco, dove lui e il Dottore presero posto.
Pochi minuti dopo, entrambi si ritrovarono a chiacchierare con una tazza di tea fumante in mano e un vassoio colmo di biscotti al cioccolato e al burro davanti.
«Nonostante le cucine siano situate in un luogo sconosciuto agli studenti, quando frequentavo questa scuola io e alcuni amici avevamo scoperto dove si trovavano e venivamo spesso qui di nascosto.» raccontò Remus sorseggiando la sua bevanda calda.
«Non credevo avessi un passato così oscuro» lo prese in giro il Dottore, facendolo ridacchiare.
«Anche se andavo bene a scuola, lo confesso, sono artefice di molti degli scherzi più brillanti di tutta la storia di Hogwarts.»
«Accidenti che modestia…»
«Prova a chiedere a Minerva. Lei stessa mi mise in punizione diverse volte.»
«E’ stata una tua insegnante?»
«Sempre di Trasfigurazione» annuì «e ti assicuro, che in quindici anni non è cambiata di una virgola. Sempre ligia al dovere, severa e autoritaria, ma in fin dei conti è un’ottima insegnante e una gran donna.»
Ci fu qualche minuto di silenzio, riempito solo dallo scoppiettare del camino e dallo scalpiccio degli elfi, che sembravano essere ancora molto indaffarati.
«Posso farti una domanda, Remus?» chiese il Dottore «Cosa sai su quel ragazzo, Harry Potter, e i suoi due amici?»
L’espressione di Remus divenne improvvisamente seria.
«Come mai me lo chiedi?»
«Ho avuto l’impressione che quei tre siano abbastanza famosi. Sono qui solo da tre giorni e non sono molto informato sul mondo magico, ma più volte ho visto bambini del primo anno additare Harry e chiamarlo “Il bambino che è sopravvissuto”.»
Remus fece un profondo respiro, poggiò la sua tazza sul tavolino e poggiò il mento sulle mani intrecciate, i gomiti fissi sulle ginocchia.
«E’ una storia lunga, che inizia circa 18 anni fa, quando io ero ancora uno studente e sul mondo magico si stava affacciando quella che poi avrebbe preso il nome di Guerra Magica.»
Remus raccontò al Dottore di Voldemort, dei suoi ideali malvagi e della distruzione che la guerra portò. Gli raccontò dei genitori di Harry, Lily e James, di come avessero sfidato per ben tre volte l’Oscuro Signore e di come avessero tentato di nascondersi e di costruirsi, nonostante tutto, una famiglia.
«Ma qualcuno, qualcuno che conosceva il loro nascondiglio, li tradì. Voldemort uccise entrambi, ma per qualche motivo, non riuscì a fare lo stesso con Harry. Aveva solo un anno e l’Anatema che Uccide gli rimbalzò addosso, andando a infrangersi contro lo stesso Voldemort, di cui da allora non si hanno più tracce. Un bimbo riuscì là dove maghi e streghe potentissimi avevano fallito. Tutto ciò che gli rimase da quella notte fu una cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Ecco perché è così famoso e viene comunemente chiamato “Il bambino sopravvissuto”.»
Quando Remus aprì gli occhi, conclusa la sua storia, trovò il Dottore immobile, con lo sguardo fisso sulla sua tazza. Tutti gli elfi domestici presenti li fissavano terrorizzati, tremando come foglie al vento. Dodici anni erano passati dalla dipartita di Voldemort, e nessuna creatura, magica o meno, si era ancora abituata a sentir pronunciare il suo nome. Era un suono che terrorizzava ancora molto e che riportava alla mente le stragi, le perdite e gli orrori che avevano segnato la guerra.
«Mi dispiace» disse il Dottore con un filo di voce, lo sguardo perso chissà dove.
«E’ stato un brutto capitolo nella storia di tutti noi.»
 
Tornarono nei propri alloggi poco dopo, salutando gli elfi domestici e promettendo di tornare a far loro visita.
Il racconto di Remus aveva risvegliato nel Dottore antichi ricordi. Non aveva mai dimenticato, mai. E aveva promesso a se stesso una cosa.
 
Non più.
Una promessa importante.
Dottore… Non più.
Quella parentesi del suo passato continuava a tormentarlo, giorno dopo giorno. Era impossibile non pensarci.
Non più.
Ma quel racconto aveva riaperto la ferita che aveva iniziato a cicatrizzarsi, facendola sanguinare di nuovo, dopo tanti anni.
«Maledizione…» ringhiò dando un calcio al baldacchino, lasciandosi poi cadere sul letto, una calda lacrima a rigargli il volto.










***
Angolo dell’autore
Nuovo capitolo e l’amicizia fra il Dottore e Remus si sta rafforzando sempre di più!
Il personaggio di Tasky è completamente inventato, ma ho pensato che sarebbe stato perfettamente nel personaggio di Remus, una volta tornato ad Hogwarts, andare a trovare un amico che aveva conosciuto ai tempi dei Malandrini. E poi abbiamo la storia della Guerra Magica e di un’altra guerra, una guerra a cui ha preso parte il Dottore e che gli riporta alla mente ricordi dolorosi.
Ora, potrà sembrare scontato per alcuni, ma lo preciso comunque: non ho scritto Prima Guerra Magica, ma semplicemente Guerra Magica per il semplice fatto che la Seconda non è ancora iniziata.
E poi boh, non mi pare di dover fare altre precisazioni.
 
Mi farebbe molto piacere sapere che cosa ne pensate del capitolo e/o della storia in generale. Se mai voleste lasciare una piccola recensione, un commento, farmi notare qualche errore o quello che volete, sappiate che farete di me un persona felice ^_^
Ringrazio tutte le persone che si sono avventurate in questa storia e questa settimana ringrazio in particolare
- I_S_Acquamarine e alexandros_95 che l’hanno aggiunta alle seguite;
- ___HermionePotter___ che l’ha aggiunta alle ricordate;
- tardis tales che l’ha aggiunta alle preferite;
- _purcit_ e anubis347 che hanno lasciato una recensione.
 
Se vi va, ho creato una pagina Facebook dove potete seguirmi per rimanere aggiornati sulle pubblicazioni, le storie future e altre cose del genere. Questo è il link --> https://www.facebook.com/Crystal25396-EFP-364711913877418/
 
Alla settimana prossima!
 
-Crystal-
   
 
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