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Autore: MaryFangirl    14/12/2016    1 recensioni
Ian scopre che Mickey è uscito di prigione ma non vuole vederlo. Potrà continuare a fingere che Mickey non sia stato importante per lui?
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Firmare i documenti per essere dimesso dall'ospedale fu l'inizio di una giornata meravigliosa per Mickey. Era entusiasta di tornare a casa, anche se doveva essere portato fuori sulla seda a rotelle e fino all'appartamento, anche se Ian doveva prendersi cura di lui, erano cose che lo irritavano, sì, ma cosa poteva dire? Aveva passato un sacco di tempo a supplicare Ian di permettere a lui di coccolarlo, perché erano una famiglia, cos'avrebbe detto, che contava solo nel caso in cui era Ian e non Mickey ad avere bisogno di aiuto? Probabilmente sarebbe andato tutto più che bene. Quindi si lasciò viziare e coccolare per qualche ora. E Ian era l'unico a stargli intorno e doveva ammettere, anche solo se a se stesso, che era piuttosto piacevole.
Si sistemò sul divano a guardare la tv mentre Ian si riempiva di impegni senza scopo e vagava per l'appartamento. Mickey quasi rise a vedere quanto Ian fosse a suo agio a casa sua, come se appartenesse a quel posto. Come se rimanere lì a occuparsi del suo invalido ragazzo non fosse affatto un'imposizione ma anzi una scusa per restare. Mickey sorrise al pensiero. Se c'era una cosa buona nel fatto di essersi fatto male, era che Ian avrebbe praticamente vissuto a casa sua per un po' ed era bello. Non doveva pensare a una scusa per invitarlo, era lì e basta. Finse di avere il broncio per un minuto, comportandosi come se tutta l'attenzione gli desse fastidio, non avrebbe dovuto farlo ma non poté trattenersi, era fatto così.
"Hai finito con il broncio?" chiese Ian portando due piatti. Mickey sorrise luminoso.
"Mhm. Hai finito di pulire tutto come una casalinga, preferisco che tu stia qui" disse scherzosamente.
"D'accordo, d'accordo. Sono tutto tuo" disse Ian ridendo e accomodandosi.
 
 
 
Dopo cena, Ian convinse Mickey che un sonnellino era ciò di cui entrambi avevano bisogno. E anche se era vero, Ian si svegliò un'ora dopo gemendo, dormire su quel lato del letto era una sensazione sconosciuta per lui, così come la posizione in cui si ritrovava, con la mano che leggermente teneva quella di Mickey, senza però abbracciarlo. Era difficile evitare di attirarlo, ma non poteva. Doveva stare attento a non fargli male, e quello era stato argomento di una diamine di lunga conversazione, quindi si rifiutò di far capire a Ian quanto gli risultasse strano dormire in quel modo. Era insoddisfacente. La verità era che non riusciva mai a dormire molto senza avvolgere Mickey fra le braccia. Si ricordò del periodo in cui lui e Mickey non stavano insieme, le notti insonni, e qualche incubo, quando era stato abbastanza stupido da lasciarlo. Quindi sospirò lievemente, e si mise le braccia dietro il capo, fissando il soffitto.
"Fottutamente scomodo, vero?" disse Mickey.
"Ti ho svegliato?" fece piano ian.
"Nah, è che è una merda. Devo cambiare lato. Irritante. Quanto passerà prima che possa dormire con te che ti attacchi come un fastidioso koala, mi manca quella roba"
Ian ridacchiò. "Non dormo nemmeno qui tutte le notti"
"Beh dovresti farlo più spesso, sai, dopo che sarò guarito"
"Sì, si può fare. Per ora, vieni qui, posso pensare a qualcosa che sia un po' più comodo" disse Ian, e attirò Mickey a sé, senza cambiare lato, stendendosi con Mickey vicino a sé, gentilmente portò un braccio intorno alla sua vita. "Meglio?"
"Mhm. Mi sento uno scemo, con te vicino mentre non sto bene...quand'è che sono diventato così ragazzina" rise Mickey.
"Non sei una ragazzina. Abbiamo perso un sacco di tempo a causa mia, lo sai. Penso che sia perfettamente giusto volere di più. Per me è sicuramente così"
"Okay" Mickey accettò la risposta e chiuse gli occhi, crollando in un sonno più profondo del precedente, e Ian lo seguì a ruota.
 
 
 
Mickey si svegliò e notò che Ian non era al suo fianco, quindi si inclinò verso il bordo del letto e guardò il pavimento, non poté fare a meno di ridere. Ian era raggomitolato sul pavimento, a palla, artigliato a un cuscino, sembrava un bambino, un grosso, alto bambino dai capelli rossi. Vide Ian rotolare, e il respiro gli si fermò per un istante. Quel dannato culo sexy. Osservò Ian che socchiudeva un occhio, poi batteva le palpebre confuso.
"Cosa...cos'è successo?" chiese Ian.
"Che cazzo ne so. Mi sono svegliato e tu eri lì, come un bambino. Assomigli a Yev in questo momento" rise Mickey e ricevette un dito medio.
"Vai a farti fottere" disse Ian.
"Beh, torna qui su...e lo farò" sorrise Mickey, ma gemette quando Ian gli colpì il braccio.
"Ti piacerebbe" disse Ian ridendo, stiracchiandosi lentamente e Mickey gemette di nuovo, ma in modo diverso.
"Stronzo. Smettila"
"Cosa devo smettere?" chiese Ian, onestamente confuso.
"Smettila di essere sexy, stronzo. Che cazzo" mugugnò Mickey e Ian rise, alzandosi dal pavimento e tornando sul letto. Lo sguardo negli occhi di Ian era puramente provocatorio e fece gemere Mickey nuovamente. Se non fosse stato invalido, avrebbe aggredito Ian fino a consumare entrambi. Era incazzato perché non poteva farlo.
Ian sorrise e con cautela fece scorrere la mano lungo la gamba sana di mickey, posando un dolce bacio sulla sua clavicola. "Mmh, sei eccitato, Mick. Vuoi che mi prenda cura di te?" chiese civettuolo, tracciando baci lungo la sua mascella.
"Dio, sì" gemette Mickey. Aveva paura di muoversi. Non voleva che Ian si fermasse, e se si fosse mosso nel modo sbagliato, l'iper-protettività di Ian sarebbe venuta fuori e per quanto fosse sexy anche in quel caso, l'attuale versione del suo ragazzo gli piaceva molto di più. Ian aveva un sorriso luminoso mentre si abbassava per baciarlo lentamente sul petto, e la mano andò più su. Era un intenso gioco di attesa per Mickey, e lo stava uccidendo lentamente. Di solito era quello il momento in cui prendeva il controllo, ma non poteva.
"Avanti. Sto morendo" grugnì.
Ian sorrise. Perché sapeva esattamente cosa gli stava facendo, e finalmente sollevò la mano fino alla destinazione desiderata, toccando Mickey leggermente, godendosi il gemito che gli scappò dalle labbra. Quelle labbra fottutamente perfette. Mosse la mano, quasi ridendo per l'ansito frustrato di Mickey, ma smise quando Ian gli tolse piano i boxer, con attenzione, senza fargli male.
"Mi prenderò cura di te. Lo giuro" gemette Ian prendendolo in mano. Era fottutamente bellissimo. Gli leccò leggermente le labbra, mordendogli quello inferiore. Con la mano percorse la punta della sua erezione, sorridendo mentre lo stuzzicava. Osservando Mickey che diveniva più frustrato, gemette anche Ian, la propria erezione prendeva energicamente vita mentre toccava Mickey, lo carezzava, gli strappava gemiti, e la mano scorreva su e giù per la sua lunghezza.
Lentamente si riposizionò meglio e si abbassò, posando baci sul petto di Mickey, strisciando in basso finché le sue labbra non sostituirono la mano e rapidamente si mosse su e giù, ruotando e serpeggiando, e Mickey gemeva rumorosamente, era pura bellezza. Ian tirò fuori la lingua e lo toccò sulla punta, solo per un secondo, ripeté l'azione prima di rotearla e farla scivolare completamente sul suo sesso, lasciando la mano ferma alla base e rimpiazzando i movimenti ritmati con la bocca.
"Oh, sì, cazzo. Finalmente" ansimò Mickey, inarcandosi leggermente nel tentativo di guardare Ian, gli era sempre piaciuto farla, ma non poteva perché non riusciva a sorreggersi con entrambi i gomiti, quindi si arrese dopo un minuto e chiuse gli occhi, godendosi la sensazione di essere annullato, perché era quello che Ian gli faceva, lo faceva a pezzi, ogni centimetro del suo corpo formicolava mentre si avvicinava, così tanto, poi spalancò gli occhi quando sentì il dito di Ian premere nel seder.e quand'era successo? Come aveva fatto a prendere il lubrificante...oh merda.
"Mmh, cazzo Gallagher, avvisa. Oh...sì, okay...oh merda!" gemette completamente distrutto.
Mickey voltò il capo per guardare Ian, e questi gli sorrise stendendosi sul letto, le braccia sopra la sua testa, non disse nulla ma Mickey lo capì, era così duro, Mickey si morse il labbro, tentando di farsi venire in mente qualcosa. Stupidi arti fratturati. Pensò a toccarlo, voleva toccarlo in qualche modo. Con cautela si mise a sedere, lentamente, Ian lo guardava.
"Ti serve aiuto, tesoro?" chiese Ian preoccupato. Mickey quasi rispose di no come sempre, ma ci ripensò. Probabilmente era meglio accettare l'aiuto per raggiungere la posizione che voleva, perché aveva bisogno di vedere Ian mentre veniva, quel dannato uomo glorioso.
"Certo, vieni qui. Aiutami un po'" disse Mickey e Ian sollevò le sopracciglia. Ma non proferì parola, si alzò e andò verso Mickey, i boxer attaccati al corpo, mostrando a Mickey tutto ciò che si stava perdendo al momento. Mickey sorrise mentre Ian si dirigeva dal suo lato del letto, aiutandolo a sedersi. Funzionò perfettamente, afferrò la mano di Mickey per aiutarlo ma Mickey scosse il capo.
"Non vuoi alzarti?" chiese Ian.
"No. Va benissimo così. Rimani qui" disse determinato.
"Rimanere? Che stai facendo?"
Mickey non disse nulla, sorrise e sollevò la mano, abbassando rapidamente i boxer di Ian, osservando poi Ian che lo guardava leggermente sconvolto. "Era questo che volevi? Che rimanessi nudo. Potevi semplicemente chiederlo" rise Ian.
"Zitto. Dovevo farti venire qui" disse Mickey contento e senza dire altro prese Ian in bocca, si sorresse col braccio sano, e si assicurò di tenere l'altro fermo, muovendosi incontro a Ian. Sorrise ai gemiti che uscivano dalla bocca di Ian. Sì, era quello, erano quei fottuti gemiti che lo colpivano direttamente. Chi se ne importava se Ian doveva aiutarlo a sollevarsi, quella mattina prometteva bene.
 
 
 
Qualche ora dopo, quando Mickey e Ian si decisero finalmente a uscire dal letto, si prepararono alla visita di Yev. Mickey ovviamente era nervoso come sempre quando si trattava di suo figlio e quella volta, l'Ian solitamente composto e calmo, era in fermento per via del bambino, perché temeva che Yev avrebbe accidentalmente fatto male Mickey, e si sarebbe spaventato.
"Calmati, scemo, dovresti essere tu a tranquillizzare me, andrà bene" disse Mickey appoggiandogli un braccio sopra il petto e ricordandosi di non poter immusonirsi.
"E se ti urta e tu inizi a imprecare. Si spaventerà a morte. Non voglio che si spaventi. Cazzo" Ian camminava avanti e indietro e Mickey roteò gli occhi.
"E' così che sono di solito? Se sì, per favore tirami un calcio in culo la prossima volta, perché mi stai facendo venire i nervi. Mi ha già sentito gridare prima d'ora. Se mi colpisce o altro, gli dirò che mi dispiace e che non sono arrabbiato con lui. Lo prometto, andrà bene" disse Mickey e sorrise perché era davvero entusiasta di vedere suo figlio.
 
 
 
Alla fine risultò che Ian si era preoccupato per nulla, ovviamente. Anche quando Yev si piazzò per sbaglio con un po' troppa forza su Mickey, questi si limitò a grugnire senza urlare, e quando Mickey imprecò leggermente quando Yev involontariamente gli tirò una gomitata, Yev ridacchiò e si raggomitolò ancora di più contro il padre. Gli chiese se stesse bene e quando Mickey annuì, Yev si tranquillizzò. Ian osservava meravigliato Yev aggrappato al padre, il suo ammaccato e malconcio padre, ed era davvero una visione, il modo in cui Mickey guardava teneramente il figlio, il modo in cui sollevava gli occhi a Ian e sorrideva, leggermente e splendidamente.
 
 
 
Le settimane trascorsero e Mickey lasciò che Ian si prendesse cura di lui, doveva ammettere che era bello avere Ian lì, anche se doveva smettere un po' di opporre resistenza, tuttavia gli piaceva specialmente limitarsi al broncio, e Ian faceva più o meno qualsiasi cosa per lui. In realtà Mickey ne era divertito e a volte doveva trattenersi dal ridere, perché era fottutamente adorabile vederlo in vesti così casalinghe. Ci si sarebbe potuto abituare, e più o meno lo fece, ecco perché stava tenendo il muso sul divano, perché sapeva di stare meglio, l'aveva detto il dottore, non era guarito completamente ma abbastanza da poter badare a se stesso, quindi Ian poteva tornare a casa, ma a Mickey non piaceva. Non poteva fingere perché Ian aveva ascoltato il dottore. E sorrise luminosamente quando sentì che Mickey stava meglio, Mickey invece non sorrise, aveva il muso fin da quando erano tornati a casa.
"Okay, che c'è che non va?" chiese infine Ian.
"Niente" disse Mickey. Mentendo. Sapeva di comportarsi come un bambino. Avrebbe dovuto semplicemente dirlo a Ian, di non andarsene, che gli piaceva averlo lì, ma non lo fece.
"Mickey Milkovich..."
"Vai a casa, Ian" disse Mickey rabbiosamente e Ian lo fulminò.
"Cosa?" chiese Ian ovviamente ferito.
"Hai sentito il dottore. Non mi serve più un tutore. Vai a casa"
Ian sospirò e non disse nulla.
"Vuoi che me ne vada?"
Mickey si sentì di merda perché non era quello che voleva, non lo voleva per un cazzo.
"Okay, allora. Non voglio trattenermi troppo. Vado a prendere le mie cose. Scusa" disse e Mickey imprecò, sollevandosi leggermente dal divano. Solo perché non ne ebbe bisogno, non significò che non provò un dolore tremendo.
"Ian...dai..."
Ian non disse nulla, quindi Mickey si addentrò nel corridoio ma si fermò sulla soglia quando vide Ian seduto sul letto con il capo fra le mani. "Ian?" disse piano e Ian sollevò lo sguardo, Mickey si sentì uno stronzo.
-Che bel modo di cacciarlo di casa, Milkovich- pensò.
"Sto bene, Mick. Scusa" disse Ian tentando di fingere che il fatto che il suo ragazzo fosse uno stronzo e che stesse cercando di cacciarlo non era un gran problema, quando ultimamente stavano andando così bene. Erano fottutamente felici e Mickey stava rovinando tutto. Grandioso, cazzo. Ian si alzò per prendere la borsa e posarla sul letto, gli occhi vagarono per la stanza alla ricerca di qualcosa di suo.
"Ian...mi dispiace...smettila...smettila di preparare la borsa" disse Mickey tentando di catturare la sua attenzione.
"No, va bene Mick, rivuoi il tuo spazio, lo capisco. Il dottore ti ha dato il via libera, capisco che fossi di cattivo umore, non sapevi come dirmelo, va bene" disse Ian prendendo alcune magliette e Mickey grugnì, afferrando la borsa e lanciandola giù dal letto.
"Ma che cazzo..."
Mickey tentò di calcolare i movimenti mentre spingeva Ian sul letto. Non era realmente in grado di mettersi a cavalcioni su di lui come avrebbe voluto, quindi si limitò ad abbassarsi, premendo sul suo braccio per tenerlo giù. "Mi dispiace, non andartene" disse guardandolo negli occhi.
"Ma hai appena detto..."
"Sono stato uno stronzo, okay? Non voglio che te ne vada. Rimani stanotte" disse Mickey, anche se voleva aggiungere 'rimani per sempre', ma per quella sera sarebbe stato abbastanza.
"Ne sei sicuro?" chiese Ian. Mickey si abbassò e posò le labbra sulle sue.
"Mhm. Rimani" disse Mickey, e Ian annuì.
"Okay, Mickey. Ma se vuoi che me ne vada...posso farlo, okay? Cioè, non ci stiamo lasciando, posso tornare a casa" disse Ian ma la tristezza nella sua voce era palese.
"Oppure...potresti stare zitto e baciarmi" disse Mickey e Ian scrollò le spalle, facendo ciò che gli era stato detto.

 

  
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