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Autore: Blooming    14/12/2016    0 recensioni
Ormai cinque secoli fa tutti i vampiri del Mondo elessero come loro Re indiscusso uno dei più spietati, crudeli e affascinanti immortali della storia.
Ares è uno degli antichi, è il Re dei vampiri ma la sua scomparsa dalla comunità vampirica per vivere con gli umani lascia tutti col dubbio che forse il Re non è quello giusto...
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ares spalancò le porte della villa, la sua villa che non abitava più da quando aveva preferito estraniarsi dal mondo di cui faceva parte, ma quello era un giorno speciale perché precisamente cinquecento anni prima era stato incoronato Re del suo popolo.
Caius e altri servitori avevano organizzato una festa per ricordare questo avvenimento, una festa che sarebbe andata avanti per tre giorni.
Al suo ingresso ci fu uno scrosciare di applausi e urla, gli invitati gridavano e invocavano il loro sovrano assoluto, lasciarono il corridoio libero per farlo passare e si inchinavano al suo passaggio, Ares non si sentiva così bene da molto tempo e non sapeva se era per il sangue appena bevuto che lo stava ubriacando o c’era dell’altro.
Avrebbero festeggiato per tre giorni e tre notti ritirandosi poi all’alba del quarto giorno per tornare ognuno alla propria vita, avrebbero processato i criminali del loro popolo, avrebbero bevuto e mangiato e avrebbero dilaniato carni di qualche innocente come si divertivano a fare durante i bei tempi oscuri.
Ares si sedette su un trono composto da ossa umane, un teschio era posizionato sull’estremità più alta del trono e all’estremità dei due braccioli c’erano due teschi più piccoli, il sedile era coperto da un cuscino di velluto rosso così come lo schienale formato da vertebre e costole; appena ci si sedette un brivido gli percorse la schiena provocandogli brividi di piacere, ruggì di piacere e una donna dai lineamenti pungenti e con un lungo abito da cerimonia nero e viola gli pose sul capo una corona d’oro e ferro con le più preziose pietre incastonate
“Il Re è tornato!” urlò la donna e le porte della villa si chiusero di colpo.
 
Tutta la mattina venne sprecata per gli omaggi al Re, i sudditi si inchinavano ai piedi di Ares che tentava di non farsi vedere annoiato, ricordava ogni nome di tutte quelle persone che gli si piegavano davanti e accettavano nuovamente la sua indiscutibile tirannia, si rivolgeva a loro come avrebbe fatto con vecchi amici, li ringraziava per essere venuti e per accettarlo ancora come sovrano, si piegavano al suo volere promettendogli eterna ubbidienza.
Il banchetto iniziò quando ormai il sole stava tramontando, le più belle ceramiche erano state utilizzate per apparecchiare quella mensa e i cervi più belli erano stati cacciati.
Come bestie si gettarono sul cibo, bevvero vino e tracannarono birra senza preoccuparsi di sembrare animali privi di qualsiasi senso della decenza, Ares si divertiva nel lasciarsi andare nei suoi istinti primordiali e aspettava con trepidazione il momento del dolce. I servitori sparecchiavano e apparecchiavano nuovamente, versavano vino finchè Ares, anch’egli sazio e ebbro di vino, non si alzò in piedi e suonando una campanella richiamò i suoi sudditi all’attenzione. Le teste si alzarono dai piatti e gli invitati tornarono composti e attenti, si pulirono i volti con i tovaglioli e prestarono la massima attenzione al loro sovrano
“Che entri ora la portata principale!” anche se la festa era stata organizzata da Caius sapeva esattamente cosa dire, feste di quel tipo erano già state organizzate in precedenza e tutti ormai sapevano cosa arrivava dopo quel lussurioso banchetto.
Ares osservò uno ad uno gli invitati, ovviamente tutti personaggi importanti del loro popolo, Caius non avrebbe mai invitato un mediocre suddito, osservò le differenze tra ognuno di loro ma nessuno nei secoli era realmente cambiato, rideva di nascosto nel vedere le più spietate assassine ora in tacchi a spillo e tailleur che si accanivano nello strappare le carni al povero cervo servito sul tavolo, scuoteva la testa nel guardare i suoi vecchi compagni di massacri diventati adesso membri della comunità umana che prima disprezzavano. Lui gli umani non li aveva mai odiati, li aveva compatiti e un po’ invidiati, li aveva amati qualche volta ma non riusciva ad odiarli totalmente nonostante la loro ignoranza per tutto ciò che non capivano.
Da una porta uscirono tanti umani quanti erano gli invitati, si posizionarono alla loro sinistra e allungarono il braccio destro sopra la testa degli immortali e aspettarono che finché Ares con un cenno di una mano diede l’ordine ai servi di tagliargli i polsi.
Il sangue caldo e scuro cominciò a scorrere a fiumi su tutto il volto dei vampiri che mostrarono la loro vera natura spalancando gli occhi neri e le fauci, le zanne affilate cominciarono ad aggredire gli umani non limitandosi al succhiare loro tutto il sangue ma anche a mordergli la carne, i muscoli e a coprirsi completamente il corpo con il loro sangue.
Gli uomini e le donne che fungevano da pasto principale non urlavano né proferivano parola, erano stati stregati e nemmeno il loro cervello sapeva cosa gli stava accadendo, erano come morti cerebralmente. Ares girò lungo il tavolo ridendo nel vedere quel massacro, gli era mancato il sangue e la violenza gratis, passare anni a contatto con gli umani l’aveva ammorbidito e aveva perso la voglia di uccidere; avrebbe però ucciso volentieri quella ragazza con cui aveva fatto sesso la notte precedente, non perché la odiasse ma perché lo eccitava a tal punto che le avrebbe succhiato tutto il sangue mentre se la scopava e le avrebbe dilaniato il corpo con un morso. Con un salto salì al centro del tavolo e allargò le braccia come per abbracciare tutti i suoi sudditi
“Che l’orgia inizi!” gridò e tra sangue e carne i commensali cominciarono a fare sesso con chi capitava, lasciarono gli umani ormai morti e si dedicarono ai piaceri del corpo.
Davano sfogo a ogni perversione e si coprivano di sangue e vino, emettevano versi da animali e godevano guardando qualche umano che agonizzava con la giugulare squarciata.
Ares scese dal tavolo e lasciando i suoi invitati all’orgia scese nelle cucine, non avrebbe partecipato all’orgia ma voleva nutrirsi ancora di sangue umano, guardò i servi che ancora lavoravano e con un mezzo sorriso sulle labbra concesse loro di andare a prendere parte all’orgia. Si avvicinò a una delle gabbie degli umani e prese una donna senza neanche guardarla e la divorò pezzo per pezzo lasciando di lei solo le ossa.
Quella vita l’aveva posseduto per secoli e aveva deciso di lasciarla per qualche tempo ma sapeva benissimo che nonostante tutto i suoi vampiri l’avrebbero richiamato a comandarli. Mangiò un altro umano e mentre si sporcava tutto di sangue arterioso ripensò a quella ragazza bionda, rise.
Ares si stese sul bancone di legno gettando a terra le vivande appoggiate sopra, stare in un nido di suoi simili lo rendeva più crudele di quanto non fosse in solitudine.
Si era isolato per circa cinquant’anni proprio per staccarsi da quella società violenta che ormai gli era venuta a noia, si nutriva solo quando lo riteneva necessario e mai per piacere, beveva solo sangue preso dalle sacche di trasfusione, non uccideva un umano da tredici anni e ricominciare a farlo gli era piaciuto così tanto che avrebbe continuato a farlo per l’eternità.
Steso sul tavolo sembrava un Cristo morente con il sangue che gli grondava dalle mani e dal volto, la carne umana cominciava a dargli alla testa, scendeva a scaldargli gli intestini, bruciava come il fuoco; una sensazione molto diversa e decisamente più piacevole di quella che dava il sangue trasfuso.
Cominciava a sentire ribollire le sue viscere e il sangue lo stava rendendo più euforico e più eccitato, quando quella droga raggiunse il suo culmine Ares provò un orgasmo, si contorceva sul tavolo battendo i piedi ed emettendo ruggiti gutturali, rideva isterico e si passava le mani tra i capelli portandoseli sul volto.
Ammise a sé stesso che quella sensazione gli mancava, gli mancava essere cattivo e cacciare le sue prede per poi divorarle sentendole urlare dal dolore.
Non l’avevano eletto Re dei vampiri per la sua sola bellezza ma perché era uno degli Antichi ed era di certo il più spietato, i suoi occhi neri come la morte e le sue zanne affilate erano l’emblema della società vampirica che ogni vampiro temeva e rispettava al solo sentirlo nominare.
Si ricordò di come prima di fare l’eremita era suo compito accogliere i nuovi vampiri, doveva conoscerli uno a uno, poggiare la mano sulla loro fronte e concedergli di vivere nel loro mondo seguendo le leggi vampiriche. Erano leggi semplici ed erano esposte in ogni locale di proprietà di vampiri, in ogni casa abitata da vampiri, erano cinque semplici leggi:
Mai verranno messe in discussione le parole del Re e le sue volontà;
Non far bere a nessun umano l’icore di un vampiro se non con la finalità di trasformarlo;
Non rubare gli umani di un altro vampiro;
Non uccidere i bambini degli umani;
Non rivelarsi mai a un umano se non con la finalità di trasformarlo o senza ucciderlo.

Se infrante la pena poteva andare da dieci anni di prigionia nel caso meno grave o portavano alla morte nel caso più grave.
Non era mai semplice spiegare ai giovani vampiri che queste leggi erano sacre e Ares si divertiva a punirli quando le infrangevano, i giovani vampiri appena trasformati erano così indisciplinati che solo i più furbi vivevano.
La mente del Re viaggiava a vecchi ricordi e poi correva di nuovo al presente e a quella ragazza bionda che non aveva nemmeno un nome; saltò giù dal tavolo e prese un altro umano, li avrebbe voluti mangiare tutti ma si trattenne sapendo che dovevano sfamare un nido intero composto da più di cento vampiri per altri due giorni.
Si addormentò sul tavolo completamente ubriaco di sangue e carne e si svegliò solamente al crepuscolo del giorno seguente.
L’orgia si era spostata nel grande salone, passò tra i corpi nudi dei suoi compagni e si accomodò sul trono, batté un piede sul pavimento richiamando l’attenzione, gli invitati si voltarono a guardarlo con riverenza
“Che ne dite di iniziare i processi?” urlò ottenendo l’approvazione dei sudditi.
Il primo imputato era un vecchio vampiro, entrò in catene e venne condotto a spintoni e a bastonate davanti al Re, era vestito di stracci e completamente sporco
“Qual è il tuo reato?”
Il vampiro non rispose, Caius gli diede una bastonata sui polpacci facendolo cadere in ginocchio, Ares lo osservò attentamente e lo riconobbe
“Sei Lucio Firmilio, non è così?” rise “Mi ricordo di te, di quando eri appena stato trasformato, umile e servizievole Lucio che avrebbe fatto qualsiasi cosa per soddisfarmi.” tutta la corte rise “Qual è il crimine di questo vampiro?” Ares si alzò in piedi per guardare meglio l’imputato
Caius batté il bastone sul pavimento per tre volte e declamò a gran voce il reato del vampiro
“Lucio Firmilio, nato vampiro nel 1693 ha vissuto in libertà e nel rispetto delle leggi vampiriche fino al 1994 quando nutre un umano col proprio icore senza poi trasformalo, si è mostrato all’umano senza alcun riguardo delle nostri leggi mettendo in pericolo l’incolumità della nostra razza. Viene catturato dopo vent’anni di latitanza e imprigionato per due anni fino alla data del processo.”
Ares guardò i volti rabbiosi degli altri vampiri
“Nutrire un umano con il nostro sacro sangue senza poi trasformarlo è un’azione gravissima più di quella di non soggiogarlo per fargli dimenticare della nostra esistenza.” parlò solennemente “Perché l’hai fatto?”
“Ho offerto il mio sangue ad un umano per il quale provavo sentimenti, non è reato mostrarsi a un umano che amiamo e amarlo anche senza trasformarlo, gli ho dato il mio icore e lui ne ha bevuto ma poi mi ha cacciato dalla sua presenza e non ebbi la forza di ucciderlo ne di soggiogarlo al fine di farmi dimenticare.” sembrava realmente pentito e distrutto dalla delusione d’amore
Ares aveva sempre apprezzato l’amore e come aveva fatto notare Lucio Firmilio, l’amore tra vampiri e umani non era illegale, anzi c’erano molti casi di amore tra le due razze. Ares poteva perdonare l’amore ma non l’offesa recata al loro icore sacro
“Se avessi trasformato l’umano non ti troveresti in questa situazione, se semplicemente l’avessi soggiogato con i poteri che ci hanno donato non ti troveresti in questa situazione.”
“Ho sbagliato e merito una punizione ma pretendo di essere giudicato solamente dal mio Re e non da un branco di nulla facenti viziosi. Riconosco in voi il mio unico Re.”
Ares apprezzò le sue parole
“Perdono il tuo amore per l’umano ma non posso perdonare il resto, l’icore è sacro e va donato agli umani solo per trasformarli.” guardò il pubblico che chiedeva sangue “Verrai condannato a dieci anni di prigionia da scontare in una bara d’argento e verrai sepolto vivo, marcirai lentamente e soffrirai ogni giorno pensando al tuo umano e al modo in cui ti ha tradito.” i vampiri risero nel sentire la pena
Lucio venne portato via dal boia.
Ares chiese a Caius che fine avesse fatto l’umano che aveva bevuto l’icore, era stato catturato pochi mesi dopo e ucciso, Ares si dispiacque per Lucio Firmilio e per il suo amore finito male.
La pena venne eseguita tra versamenti di sangue umano e lotte tra vampiri, il vampiro venne legato con pesanti catene e rinchiuso nella bara per venir poi seppellito sotto tre metri di terra.
Ares pensò che quella pena non era poi così grave, il corpo si sarebbe seccato dopo soli due anni e non avrebbe più sofferto fisicamente, dieci anni non erano che un battito di ciglia per un immortale.
I processi proseguirono per tutta la notte e intervallavano i pasti dei vampiri.
Crimini più o meno gravi venivano giudicati e a nessuno venne concesso il perdono. Ci fu un vampiro francese processato per aver sterminato una famiglia di umani che comprendeva due bambini, i bambini erano teneri e venivano considerati un pasto prelibato per i vampiri ma la legge decretava che i bambini non potevano essere uccisi. Questa legge era stata decisa da Ares in persona che trovava crudele stroncare la vita di una creatura così innocente. Il cuore dell’assassino di bambini venne strappato e schiacciato tra le mani del Re come fosse gelatina.
Ormai all’alba del terzo giorno venne portata al cospetto del Re una vampira dell’est Europa, i lunghi capelli neri erano arruffati e sporchi e i vestiti lacerati, mostrava le zanne con rabbia manifestando la sua natura sanguinaria
“Irina Ulianova!” la identificò Ares, scese dal suo trono e le si avvicinò con sfida “Cosa hai combinato questa volta?” rise, non era la prima volta che Irina Ulianova veniva portata in catene al suo tribunale.
La vampira tentò di morderlo fendendo le zanne nell’aria
“Alto tradimento!” mormorò tra le labbra
Ares la guardò
“Spiegati donna.” tirò le catene facendola avvicinare di più
“Hanno detto che ordivo una congiura contro Vostra Maestà.” disse chetamente al Re e poi si rivolse a tutti i presenti “Ma non è vero! Ho commesso molti crimini ma mai tradirei il mio Re!” ruggì furente
Ares la guardò attentamente, la studiò in ogni particolare. Era una vampira pazza e senza morale ma era sempre stata fedele idolatrando ogni parola del suo Re, guardò i suoi vestiti, semplici vestiti da donna umana; tornò a sedersi sul trono e notò che Caius non era presente. Cominciò a osservare tutti senza destare sospetti, era molto che mancava ma si ricordava perfettamente come erano le dinamiche della corte dei vampiri.
Aveva sempre adempiuto ai suoi compiti di sovrano attraverso Caius, era Caius che si occupava dei processi e dell’accoglienza dei nuovi vampiri ma sempre seguendo ciò che il suo Re gli diceva.
La sua assenza aveva scatenato rabbia in alcune delle figure più influenti del mondo vampirico che pensarono che detronizzare Ares sarebbe stata l’idea più giusta perché un Re che si rifugia in solitudine nel mondo degli umani non era degno di guidarli. Fu una rivoluzione soffocata sul nascere grazie all’intervento di Irina Ulianova che con le sue doti da imbonitrice delle masse aveva convinto i vampiri a fidarsi della scelta del loro Re sostenendo che la testa che porta il peso della corona è quella più pesante di tutte e che il Re sarebbe tornato non appena lo avessero richiamato.
Era una delle più sanguinarie vampire che si era vista nella storia ma si era sempre dimostrata fedele.
Ares le fece cenno di proseguire il suo discorso
“Come sapete non ho mai attentato alla vostra vita e la proteggerei con tutta me stessa. Vogliono incastrarmi, sono pericolosa per loro, sono la vostra più fedele suddita e io so chi c’è dietro questa congiura!” rise folle
I vampiri ammutolirono e alcuni cominciarono a fremere, Ares si mise sull’attenti, osservò uno a uno i presenti, il sangue bolliva nelle venne e gli occhi divennero neri come il petrolio. Aveva capito chi c’era dietro al tradimento.
I vampiri ancora rimanevano immobili ma lui si mosse in fretta, strappò le catene di Irina e le ordinò di fuggire e di aspettarlo dove lei sapeva; Caius spalancò il portone e sorrise malevolo al Re
“Sei sparito per molto Ares e ormai in molti hanno cominciato a vedere in me la loro guida, tu sei soltanto una figura mitologica, una bella storia da raccontare ai più giovani, la storia del Re Vampiro che la comunità vampirica pose al comando di tutto il nostro mondo ormai troppo tempo fa.” lo guardò con sfida “Sono io il nuovo Re!” allargò le braccia
I vampiri presenti erano ancora confusi, erano devoti ad Ares ma era pur vero che il loro Re li aveva lasciati soli per mezzo secolo.
“Hai organizzato tutto questo per diventare Re?” Ares rise “E cosa ti fa pensare che non combatterò per il mio trono?” piegò il capo da un lato facendo scrocchiare le ossa
Ares notò l’esercito di vampiri che Caius aveva radunato alle sue spalle, alcuni vampiri presenti alla festa si schierarono in favore di Caius mentre altri si riunirono intorno ad Ares
“Dovresti scappare  Ares, è l’unica cosa che sai fare.” Lo sfidò Caius ma Ares era astuto e non si lasciò condizionare da quella provocazione, ordinò ai vampiri ancora fedeli di fuggire e nascondersi.
“Pagherai questo affronto amico mio.” mormorò Ares e poi si dileguò dalla scena della battaglia.
Avrebbe ucciso Caius, l’avrebbe crocifisso e lo avrebbe scorticato ancora in vita, gli avrebbe fatto mangiare il suo stomaco, gli avrebbe strappato il cuore per poi bruciarlo sul rogo.
Tutti avrebbero sofferto per questo affronto.
   
 
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