Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: JeiBieber_Smile    14/12/2016    1 recensioni
Non tutti conoscono Justin Bieber, ma tutti conoscono The Storm. Riesce a padroneggiare l'aria, l'acqua e la natura con facilità, infondo è stato scelto per poter aiutare il mondo.
Ma cosa pensate farà quando incontra lei, una goffa ragazza dagli occhi verdi, da cui non riesce a stare lontano?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
06. Chapter Six
The Storm.
Chapter Six - "Posso accompagnarti a scuola?"


Non ci credevo, o meglio, non volevo crederci.  Justin lavorava in quel locale e aveva sentito tutto, nessuna parola esclusa. E' peggio delle pettegole che si impicciano ovunque, si intromise Olga facendomi sbuffare. Anche se sapevo che avevo ragione.
Adesso penserà che sono una ragazzina in preda agli ormoni, non ho fatto altro che dire quanto bello e sexy potesse essere. Stupida Rebecca, stupida, stupida stupida. Continuai a pensare e a maledirmi, non avrei avuto più il coraggio di guardarlo in faccia.
Erano ore che questo pensiero mi tormentava, in più si aggiungeva il fatto che fossero passate altre ore ancora e di Justin nemmeno l'ombra. Non un messaggio, non una chiamata. Nemmeno la sua macchina era a casa. Non avevo certo il coraggio di chiamarlo dopo quello che era successo, eppure una piccola parte di me sperava ancora e desiderava che mi scrivesse. Anche solo per un saluto.
Erano le nove di sera e quasi non riuscivo più a stare in piedi. I bimbi dormivano e Ryley era ancora al bar, così decisi di scrivergli un bigliettino e di andare a dormire. Lo lasciai sul tavolo assieme ad una frittata di pasta e una ciotola con dell'insalata, era tutto ciò che ero riuscita a preparare data la stanchezza. Non appena la mia testa si poggiò al cuscino il sonno si impossessò del mio corpo, però non chiusi ancora gli occhi e controllai la schermata in cerca di un suo messaggio. Nulla, così mi addormentai.

Il mattino seguente mi svegliai di buon'ora, a causa della sveglia. Volevo dormire ancora e ancora, ma purtroppo dovevo alzarmi e interrompere il mio dolce sonno. Peccato, perché stavo sognando quel figomapettegolo del mio vicino di casa.
Ancora assonnata, scesi in cucina. Erano solo le nove, e tutti si sarebbero svegliati non prima delle dieci. Così cominciai a preparare la colazione, avrei fatto i waffles con nutella e fragole. Andavo sul sicuro, dato che piacevano a tutti. Per farne circa due a testa ci misi un'infinità, come sempre dopotutto, ma riuscii a finire il tutto per quando scese il resto della banda.
"Dormito bene?" mi chiese papà, dandomi un bacio sulla fronte.
"Dormito bene." sorrisi, per poi sedermi a tavola.
"Dopo andiamo al parco?" ci chiese Zack, attirando l'attenzione mia e di papà. Boccheggiai, non sapendo cosa rispondere.
"Sì, parco! Parco!" urlò Mirabelle, e di conseguenza un coro di bambini -che erano peggio degli Ultras- si innalzò. Poggiai le mani sulle orecchie, la loro voce era piuttosto stridula.
"Okay, okay! Basta adesso!" urlò papà, facendo smettere tutti. "Andremo al parco, ma solo se finite la colazione da bravi bambini."
In poco tempo e con calma, tutti finirono la colazione. Quando si trattava di fare i bravi in cambio di qualcosa ci ascoltavano, solito dei bambini. Quando finirono la colazione misi tutto in lavastoviglie, dato che non avevo voglia di lavare nulla a mano, e corsi in camera per vestirmi. Dato che era una bellissima giornata, anche se molto fredda, misi un paio di jeans chiari, una maglietta bianca velata con su un giacchetto del medesimo colore e delle converse bianche. Truccai leggermente i miei occhi come al solito e misi un po' di profumo, amavo lo zucchero filato.
Soddisfatta, andai in camera dei gemellini e li aiutai a vestirsi: amavo vestire i bambini, mi piaceva tantissimo sbizzarrirmi con la fantasia e vestirli come più mi piaceva. Papà aiutò Breanna e Zack, mentre Alyssia fece tutto da sola. Era abbastanza autonoma.
"Siamo pronti?" chiese papà, non appena scendemmo in salotto.
"Sì, prendo le chiavi." non appena le presi, feci uscire tutti di casa e chiusi la porta a chiave, per poi poggiarle in una borsetta a tracolla assieme al cellulare e al portafogli.
Il sole era alto in cielo e l'aria di Los Angeles non era poi tanto fredda, anche se tirava un po' di venticello. Con calma, arrivammo in un parchetto non molto distante da casa. Non era molto grande, ma aveva i giochi essenziali: lo scivolo, l'altalena, il tronco, la paperelle e il cavalluccio, il tris, il gioco della campana.. Insomma, tutti quei giochi che i bambini adorano fare. Subito, Mirabelle e Jhonny andarono sul cavalluccio e la paperella, facevano la gara a chi tra loro due era più veloce anche se erano fermi. Mentre invece, i tre più grandi corsero verso lo scivolo e cominciarono a ridere.
"Sono così teneri." commentai, sedendomi su una panchina. Portai le gambe al petto, desiderando di andare sull'altalena e di essere spinta da papà proprio come quando ero una bambina.
"Ricordi quando la domenica portavo te e Ryley al parco?" annuii, ricordando quando io e mio fratello cominciavamo a gridare per tutta la casa che volevamo andare al parco, mentre loro dormivano.
"Vi facevamo esasperare." ridacchiai, notando Mirabelle e Jhonny correre verso il tris. "Uh mi piace quel gioco!" saltai in piedi e corsi da loro, inginocchiandomi.
"Come si gioca?" mi chiese Jhonny, cominciando a far girare un mattoncino di legno. Ridacchiai, per poi bloccargli la mano.
"Si deve fare tris. Facciamo che Mirabelle è il cerchio e tu sei la x. Fate il tocco, per vedere chi comincia prima." cantarono allegramente una canzoncina provocando il mio sorriso, Mirabelle esultò dato che vinse. "Bene, adesso devi posizionare il cerchio dove vuoi, tocca una volta a te e una volta a Jhonny. Chi per primo tra voi due riesce a fare una fila verticale, orizzontale o obliqua, vince." annuirono insieme, così che cominciarono a giocare.
Le ginocchia stavano cominciando a tremare, così che mi alzai velocemente andandò però a sbattere contro qualcosa. Stavo per girarmi, quando sentii due mani prendermi i fianchi e delle labbra toccare il lobo del mio orecchio.
Quelle labbra erano inconfondibili.
Quasi quanto quel profumo.
"Lo sai, vero, che la mattina sei davvero bella?" arrossii immediatamente, sentendo quella voce pronunciare quella domanda.
"Justin, papà ti tagli i testicoli se ti vede così." ridacchiai, staccandomi dal suo corpo. A malavoglia, lo ammetto.
"Però è vero." fece spallucce, provocando la mia risata. E chi glielo diceva che stavo ridendo perché non avevo capito se era vero il fatto che ero bella di mattina o perché sapeva che mio papà gli avrebbe tagliato i testicoli.. sarebbe stato imbarazzante, più di quanto già quella situazione fosse.
"Sei con i tuoi fratelli?" gli chiesi, guardando Jhonny che aveva appena vinto.
"Sì, sono sull'altalena." si girò. "O meglio, Jaxon è sull'altalena, Jazzy gioca con Alyssia."
"Io amo l'altalena!" escalamai, sorridendo come una bambina. Da piccola era il mio gioco preferivo, stavo ore ed ore a dondolarmi.
"Vieni allora." mi prese dolcemente il braccio, portandomi affianco all'altalena. Papà ci guardava curiosi, praticamente era lo stesso sguardo con cui io guardavo Justin. "Siediti, su." mi incitò, sempre sorridendo. Corrugai le sopracciglia, ma feci come mi disse.
Le sue mani si poggiarono piano sulla mia schiena, dandomi spinte né troppo forti né troppo lente. Strinsi le mie dita attorno le catene, sentendomi immediatamente una bambina.
"Più veloce." quasi ordinai a Justin chiudendo gli occhi. Le sue mani cominciarono a toccare con più forza e decisione la mia schiena.
Mi sentivo libera, proprio come un uccello. Sentivo di poter volare e di esplorare posti sconosciuti, di poter cavalcare il vento e di andare sempre più in alto. Mi sentivo libera, libera da ogni oppressione, libera da ogni catena. Mi sentivo libera da ogni pensiero e ogni problema, da ogni impegno o respondabilità. Libera, e così dannatamente viva.
Cominciai a ridere, ridere felice come non mai. Era da tempo che non riuscivo a sentirmi così bene, erano davvero anni che non salivo su un'altalena sentendomi così libera. Be', erano anche anni che non andavo così veloce. Quasi mi sembrava di toccare il cielo con un dito, di toccare le nuvole. Sembravano zucchero filato, ed era così buono lo zucchero filato.
Quando smise di spingermi, si poggiò lungo il legno che sorreggeva l'altalena e mi fissava, con un sorrisino compiaciuto sul viso. Lentamente, decisi -a malavoglia- di rallentare, infatti scesi poco dopo.
I suoi occhi sprizzavano felicità, proprio come il mio cuore. Infatti batteva forte, e comincio a battere ancora di più non appena la sua mano calda toccò il mio viso. Mi lasciai cullare da quella carezza, delicata quanto il vento. Chiusi gli occhi e mi lascia trasportare, finché non sentii le sue labbra baciare la mia fronte. Fu lì che aprii gli occhi e mi trovai a pochi centimetri dal suo collo. Avevo una dannata voglia di baciare tutti i tatuaggi che aveva.
"Ci vediamo domani." sussurrò, prima di recuperare i suoi fratelli e andar via, lasciando un enorme vuoto dentro il mio cuore.
Com'era possibile che uno sconosciuto potesse farmi provare tutto ciò?

-

Il lunedì mattina era praticamente tragico. Sopratutto, dopo una nottata intera passata a penare a Justin. Oh, ma non aveva pietà di me? La mattina mi faceva sentire in paradiso, il pomeriggio non mi calcolava. Lunatico? Forse. Troppo impegnato? Può darsi. Chi lo sa, non sapevo praticamente nulla. Sapevo solo che mi stava mandando in panne il cervello, ecco cosa sapevo.
Sbuffando mi alzai dal letto e mi fiondai in bagno, lavando per bene il mio corpo con una doccia. Erano solo le sei e mezza e le lezioni sarebbero cominciate alle otto e mezza, ne approfittai delle due ore di tempo per truccarmi e scegliere con calma dei vestiti. Opai per un jenas nero, una  t-shit MNML nera con una giacca di pelle del medesimo colore e un paio di Adidas nere. Trasgressiva, insomma.
Breanna entrò di soppiatto in camera mia, facendomi sobbalzare. "Piccola, mi hai fatta spaventare." mi avvicinai al suo corpicino minuto e le accarezzai il viso, aveva gli occhietti ancora rossi. "Ho fatto un brutto sogno." mi abbracciò, stringendomi forte. L'odore di vaniglia era davvero buono, avevo fatto bene a farle il bagno la sera precedente. "Ho sognato che mamma non c'era più." le accarezzai dolcemente i capelli per un po', la presi poi in braccio e la paggiai sulle mie gambe.
"Ascoltami bene, okay? La mamma ce la farà, tornerà presto. E' forte e lo sai benissimo, non si lascia abbattere e non ci abbandonerà mai. Va bene? Non devi nemmeno pensare che ci abbandonerà, perché lei è sempre qui, nel nostro cuore." le indicai il cuoricino, per poi sorriderle rassicurante. "E poi, la mamma ci ama tanto." passai il palmo della mia mano sul suo visino piccolo. "Dice che è fiera di noi. Dobbiamo fare i bravi, così che mamma avrà un motivo in più per non lasciarci. Va bene?" Breanna annuì, per poi abbracciarmi. "Adesso andiamo a preparare la colazione, su."
Mano nella mano, scendemmo al piano di sotto. Papà stava già facendo il caffé. Lo salutai con un dolce bacio sulla guancia, proprio come fece Breanna. Era piuttosto elegante rispetto alle altre volte, aveva detto che avrebbe avuto una riunione ai 'piani alti'.
"Cosa si mangia?" chiese Bre, sedendosi a tavola. Aprii la dispensa, presi dei biscotti e glieli feci vedere. "Sì, mi piacciono." oltre a quelli ne presi altre tre pacchi diversi, così che gli altri bimbi avrebbero potuto scegliere.
"Papà tu cosa vuoi?" gli chiesi dolcemente, prendendo il latte e il succo di frutta dal frigo.
"Mangerò due biscotti, tesoro." mi sorrise, dandomi poi un altro bacio sulla fronte. Amavo quando lo faceva.
Mio papà era un uomo davvero bello. Aveva quarantatré anni e i capelli ancora marroni, di un marrone davvero molto scuro proprio come quando la mamma partorì. I suoi occhi erano chiari, quasi sul verde. Noi tutti avevamo infatti preso da lui, avevamo tutti gli occhi abbastanza chiari. Il suo corpo era alto e slanciato, frutto di anni e anni di palestra alternata al lavoro. Lavorava in un'azienda che produceva macchine agrigole, aveva cominciato col pulire i bagni ed era arrivato, con gli anni, a diventarne il capo. Ero fiera di lui, era sempre stato il mio eroe. Anche se spesso si sentiva giù di morale perché voleva fare di più, io apprezzavo e amavo ciò che faceva, sempre, perché ci metteva il cuore e poche persone ci mettevano l'anima per compiere al meglio i compiti affidatigli.
Preparai il solito cappuccino a Breanna per poi salire al piano di sopra per svegliare il resto della banda. Non appena sentirono che la colazione era a tavola, corsero come delle persone che non mangiavano da mesi.
"Io voglio il succo!" "Io voglio il latte!" "Io voglio il latte col caffé!" un coro di voci si alzò, come sempre. Cercai di accontentare tutti e fare del mio meglio, anche se non era facile con la testa che ti scoppia e i pensieri che non ti fanno concentrare.
Quando arrivò il pulmino che portava i bambini a scuola tirai un sospiro di sollievo. Ciò voleva dire che erano le sette e quaranta, e come sempre Ryley era appena sceso per fare colazione. Dato che neanch'io l'avevo fatta poiché mi ero concentrata sui bimbi, decisi di farla con lui.
"Cosa mi prepari?" mi chiese, con un sorriso enorme. Qui gatta ci cova.
"Non me lo chiedi mai." poggiai il suo solito cappuccino sul tavolo, chiudendo gli occhi in due fessure.
"Come fai ad accorgerti di tutto?" mi guardò sbigottito, lasciando cadere sul tavolo un biscotto alla nocciola.
"Siamo gemelli." feci spallucce, avvicinandomi alla macchinetta e facendomi un caffé ginseng. "Allora, chi ti ha dato il suo numero?" gli chiesi, sedendomi al suo fianco.
"Be', non mi ha proprio dato il suo numero.." distolse lo sguardo per un secondo, per poi riaggangiarlo ai miei occhi. "Siamo solo rimasti a parlare tutta la mattinata, ieri, e mi ha detto che vorrebbe uscire con me, oggi. Io le ho risposto che non potevo perché dovevo restare con i bambini, così le ho chiesto di venire con me in discoteca stasera." raccontò.
"Non ci credo! Il mio fratellino ha fatto colpo!" mi alzai e lo abbracciai, sentendo la sua risata.
"Si ma c'è un problema.." si grattò la nuca, guardando un punto fisso nel vuoto.
"Ovvero?" alzai un sopracciglio e poggiai una mano sul fianco.
"Ovvero sta per sposarsi." sbottò, facendomi spalancare gli occhi. "Si sposerà a marzo, ma non è ancora certo. Il suo fidanzato ha detto che vuole aspettare ancora, quindi non hanno ancora organizzato nulla. Magari lo lascia, chi lo sa." fece spallucce, finendo poi il suo cappuccino. "Sono le otto, andiamo?"
Grattai la nuca e annuii, ancora un po' sconcertata. "Vado a lavare i denti."
Corsi di sopra, lavai i denti e presi lo zaino, ero pronta ad uscire quando ebbi l'istinto di girarmi verso la finestra. E Justin era lì, in piedi, senza maglietta che stava guardando qualcosa. Capii cosa stava facendo, quando un messaggio mi fece voltare verso il mio cellulare.

Da: VicinoSexy.

'Posso accompagnarti a scuola?'

Il cuore cominciò a battermi forte.

A: VicinoSexy.

'Ti aspetto fuori la tua macchina.'

Risposi, scendendo di corsa.
Finalmente mi aveva scritta.
Image and video hosting by TinyPic
__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Ciao ragazze mie!

Perdonate la mia assenza.
Sarei voluta tornare prima e postare questo capitolo, ma sono stata super impegnata purtroppo.
Ho avuto molti problemi al cellulare, infatti ho dovuto cambiarlo.
Adesso ho un vecchio iPhone di mio papà che più o meno va, devo solo adattarmi.
Già in passato mi sono dovuta adattare dall'iPhone 4 al Galaxy S5,
adattarmi adesso all'iPhone 5 è una rogna.
Ma ce la facerò! -il mio fidanzato da piccolino diceva così aw-

Bene, che dirvi.
Io shippo troppo questi due.
Come avete notato, ci sono delle frasi scritte in grassetto.
Perché?
..sentivo di poter volare..
..carezza delicata quanto il vento..
Non vi anticipo niente, tenete solamente bene in mente queste frasi.

Mi lasciate un vostro parere?
Mi piacerebbe leggere una vostra recensione e capire cosa vi piace e cosa non vi piace della storia.

Nel frattempo, vorrei ringraziare tutti voi che mi supportate sempre.
E sì, parlo anche con voi lettori silenziosi.
Al prossimo capitolo, bellezze.

Much love.
-Sharon.

Seguitemi su Twitter se vi va (chiedete il follow back c:).
Se volete, qui c'è il mio Instagram (chiedete il follow back sotto una foto).
Se volete leggere la mia prima FF, ecco 'Do you believe in love?'
E per leggere la mia seconda FF, ecco a voi 'We Can Fly To Never Neverland'
Ah, sto scrivendo una nuova FF, passate anche qui 'Look in my eyes, what do you see?'

CHI DI VOI HA WATTPAD?

Ps: Chiara ti voglio bene.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: JeiBieber_Smile