Anime & Manga > Lupin III
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Autore: jarmione    15/12/2016    1 recensioni
Un tesoro dell'isola di Hashima, un boss mafioso che lo cerca.
Una famiglia incasinata e tanto caos per la banda di Lupin e i suoi amici.
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Lupin III, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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​Nuovo capitolo e adesso stop fino al prossimo anno! Buone feste a tutti e...mi perdonerete vero? XD


"Forse avrei dovuto lasciarla dove l'ho trovata"
"Papà insegnami a sparare!"
"Ecco che arriva il clown delle feste! Chi vuole la torta?"
"Io io! Zietta voglio io la torta!"
"Voi due state viziando quella bambina"
"No non voglio fare il bagno voglio stare con Goemon!"
"Lupin sei in arresto"
Uno sparo e poi il silenzio
"ANIKA!"
***
Jigen si svegliò di soprassalto, respirando l'aria come se fosse appena uscito dall'acqua.
Sentiva il cuore battere a mille e la mano tremare.
Si passó una mano sulla fronte, asciugandosi il sudore freddo.
Anche se era solo un sogno su alcuni momenti passati negli ultimi sedici anni, lo avvertiva come un incubo.
Si sentiva ancora in colpa per tutto, per aver sparato ad Anika e per averla presa piuttosto che darla a chi avrebbe potuto crescerla in maniera decorosa.
E la causa era Lupin, ladro gentiluomo con le donne e pagliaccio con i bambini.
Riusciva a farsi adorare e per questo motivo si era subito affezionato alla bambina, ignorando bellamente il parere di Jigen.
Quando avevano discusso su chi facesse il padre era scoppiato un disastro.
Goemon era sempre via in ritiro e non poteva portarsi un neonato appresso e Lupin preferiva mostrarsi come lo zio stupido alla quale ci si poteva sempre confidare, anche perché nessuno ci sarebbe cascato, nemmeno Zenigata.
Sapeva bene che Lupin faceva il cascamorto solo con Fujiko e che lei non era in dolce attesa.
Alla fine era Jigen l'unico opinabile.
Avevano fatto documenti falsi anche della sua nascita, padre Daisuke Jigen e madre deceduta, una certa Mikoto Sasuke, in quanto la vera madre di Anika non era stata lì a dirgli il suo nome e quello originale della bambina.
Ovviamente, una volta cresciuta, le avevano spiegato come era finita nella loro banda e cosa avevano dovuto fare per tenerla al sicuro.
La fortuna era che nessuno era stato arrestato, quindi Anika non era mai sola.
Jigen rimase alcuni istanti immobile, riprendendosi dall'incubo appena fatto.
Sospiró, avevano volato fino al capo più estremo dell'isola e si erano finalmente fermati.
Erano tutti stanchi e finché nessuno gli dava fastidio, potevano permettersi del meritato riposo.
Si sgranchì, voltandosi per vedere come stavano gli altri.
Lupin era sdraiato su una barella pieghevole, essendo un elisocccorso era dotato di medicinali, bende, garze e un paio di barelle.
Russava con tanto di bollicina dal naso e faceva commenti poco pudici su Fujiko.
Ormai era il sogno ricorrente di quella scimmia.
Goemon stava in un angolo a gambe incrociate e dormiva anche lui, in maniera più silenziosa.
Anika, nell'angolo opposto, dormiva rannicchiata a feto.
Un altro sospiro e infine si alzò, dandosi un altra stiracchiata.
Scese dall'elicottero e, dopo essersi sistemato il cappello, si accese una sigaretta e iniziò a respirarla a pieni polmoni.
L'isola di Hashima era un luogo spettrale ma silenziosa, proprio come piaceva a Jigen.
Distrutta e disabitata, al pistolero sembrava di vedere il suo essere prendere vita.
Un anima vuota, distrutta e solitaria.
Una piccola isola in mezzo al mare dove nessuno osava mettere piede.
Nessuno tranne Anika, lei era l'unica che poteva accedervi.
Per quanto ostile, Jigen no poteva dirle di no...non sarebbe mai stato in grado.
Fece un altra aspirata e sbuffó, osservando il fumo salire in cielo.
Pensó che avrebbe potuto trasferirsi lì, da solo.
"Non riesci a dormire?"
Venne ridestato dai suoi pensieri, quando avvertì la voce di Anika.
La vide dietro di lui, a pochi passi di distanza, che lo osservava con lo sguardo un po' assonnato ma con un lieve sorriso sulle labbra.
Jigen non rispose e fece un ennesima aspirata.
Anche Anika sospiró e abbasso lo sguardo
"Scusami" disse con tono sconsolato e aspettandosi qualche ramanzina "mi rendo conto solo adesso di aver esagerato a voler partecipare"
"Non importa" tagliò corto Jigen, facendole capire che non voleva parlare di quell'argomento.
Se ci pensava, gli tornava in mente la spalla di Anika.
Lei lo capì e cessó di parlarne, ringraziando che non si fosse arrabbiato.
"Papà...chi è Masucci?"
Jigen drizzò le orecchie e ascoltò
"Zenigata mi ha chiamato Serena Masucci, dice che sono la figlia di un boss mafioso italiano" non ottenendo risposta, cominció ad avere dubbi "papà?"
"Tu cosa credi?"
"Ecco io..."
Jigen fece l'ultima aspirata e gettó la sigaretta, senza però voltarsi verso di lei per guardarla.
"Qualunque dubbio ti venga in mente...fidati di quello"
Anika aveva un sacco di dubbi e in quel momento, dopo aver sentito che poteva fidarsi delle sue idee, iniziò a tremare.
Era la figlia di un boss?
Le era stato spiegato tutto, dell'adozione falsa e che non si sapeva chi fossero i suoi veri genitori, ma scoprire che un boss la stava cercando e forse reclamando come figlia la faceva rabbrividire.
La cosa che la lasciava ancora di più senza parole era Jigen, che rimanga schivo e che mostrava meno affetto ancora di Goemon.
Sembrava che la trattasse come un moscerino fastidioso.
"...Da quanto lo sai?" Chiese "da quanto sai che Masucci è mio padre?"
"Non ti riguarda"
Anika si morse il labbro inferiore e cercò di non imprecare.
Sbattè un piede.
"Non mi riguarda mai nulla vero?!" Sbottò, ma Jigen non si voltò "non sono una bambina e non puoi pretendere di tenermi fuori da tutto!"
"Non sai di cosa stai parlando"
"Tu sapevi tutto e non mi hai mai detto nulla!" Continuò Anika "sai...un giorno lo zio mi ha detto che sei difficile da accettare e da amare ma io continuavo a cercare la tua attenzione" aggiunse con tono calmo.
"Ma ora...ora credo solo che tu sia solo un bastardo, egoista e insensibile"
Ad ogni parola, Jigen sentiva dei tuffi al cuore.
Possibile che Anika non capiva che lui le voleva bene?
No, non poteva capirlo, lui non le dava dimostrazioni.
"È inutile che ti dico queste cose...non posso continuare così...non posso, sei bugiardo!"
In quel preciso istante, si accorse di aver esagerato.
Va bene essere arrabbiata, ma non così.
Fece per correre via, ma avvertì la mano di Jigen afferrarla per il braccio sano.
Stringeva con forza, incurante del fatto che le faceva male.
Anche se aveva il cappello, calato come sempre sugli occhi, la stava osservando dritta nei suoi.
Era solo una ragazza, con un infanzia è in adolescenza bruciate, un futuro bruciato o una vita dignitosa andata al diavolo.
Jigen la schivava come si fa con un estranea, ma voleva davvero bene a quella ragazza.
L'aveva cresciuta, le aveva dato un cognome, ma nonostante tutto provava anche altro.
Il pensiero che quella che spacciava per sua figlia in realtà era un estranea e non aveva parentela alcuna con lui, lo aveva fatto invaghire e, con il tempo, si era allontanato ancora di più da quella ragazzina, che voleva solo attirare ingenuamente la sua attenzione facendo i colpi assieme pur di dimostrargli che poteva fidarsi di quella che considerava la sua piccola.
Strinse quel braccio sempre più forte, facendola lacrimare dal dolore.
Ebbe lo strano impulso di stringerla ma sapeva che Anika non avrebbe gradito e poi sarebbe stato un abbraccio diverso che le avrebbe fatto capire tutto.
L'ultima volta che avevano parlato assieme, Jigen aveva sentito uno strano formicolio nel basso ventre.
Oltre che un pervertito, avrebbe ottenuto del pedofilo e incesto.
Cercò di darsi un contegno.
Anika lo implorava di lasciarla, ma lui non cessava.
"Lasciami!" Esclamò.
In quell'istante, Goemon e Lupin uscirono dall'elicottero per vedere cosa stava accadendo.
Ma Jigen non mollava.
"Lasciami! Sei un bastardo lasciami!"
Quelle parole lo ferirono, lo ferirono a tal punto che mollò la presa.
Anika, senza attendere niente, iniziò finalmente a correre.
"Anika!" Lupin cercò di seguirla ma venne bloccato da Goemon 
"Tu resta qui, vado io" ed iniziò a seguirla.
Nessuno dei due aveva capito la situazione, ma entrambi sapevano cosa fare.
Lupin si avvicinò a Jigen, che aveva ancora la mano a mezz'aria e lo sguardo perso nel vuoto.
Nessuno dei due disse nulla per qualche istante.
Lupin sospiró e Jigen strinse la mano in un pugno.
"Ha ragione...sono un bastardo"
*****
Anika corse a più non posso lungo le strade abbandonate dell'isola.
Le lacrime solcavano i suoi occhi e la sua vista era annebbiata.
Correva, ignorando tutto ciò che la circondava.
Poco dopo, durante la sua fuga, non vide un gradino ed inciampó, finendo lunga e distesa a terra.
Iniziò a piangere a singhiozzi, ma non per il dolore che neanche sentiva, ma per tutta la situazione.
Non capiva più niente.
In quel momento avvertì una scosse di dolore al braccio infortunato, che le fece emettere l'unico gemito di dolore.
"Anika!" Goemon, che l'aveva seguita, fu subito al suo fianco e la soccorse.
Anika, però, lo respinse.
"Vattene via!"
"Ma..."
"Tu lo sapevi! Sapevi chi era il mio vero padre e me lo avete tenuto nascosto!" Disse tutto d'un fiato "non mi interessa se è un boss mafioso o meno, dovevate dirmelo! Siete tutti bugiardi!"
Goemon scosse la testa, senza capire.
Boss mafioso?
"Anika..."
"Mi hai mentito...mi hai mentito anche tu!"
Goemon era sconcertato e in imbarazzo, non era abituato alle reazioni delle donne.
Rimase immobile.
Anika ci aveva rinunciato a morirgli dietro, aveva rinunciato a provarci con lui.
La stretta di mano della sera prima era forse l'unico contatto che lui era disposto a darle.
Iniziò a pensare che avesse davvero un altra, o peggio...un altro.
Il suo unico pensiero era il colpo ricevuto da Jigen.
Si fidava di lui ma a quanto pare, Jigen non si fidava abbastanza per raccontarle le sue origini.
Alla fine la colpa non era di Lupin o del samurai ma solo di quello che fin dall'inizio chiamava padre.
Ma era così furiosa che sentiva il desiderio di sfogarsi.
Sempre a singhiozzi, si alzò e fece uno scatto verso Goemon, iniziando a prenderlo a pugni...o almeno ci provava.
Si sentiva debole e non era in grado di darne uno come si deve.
Il samurai ne approfittó e, con uno scatto altrettanto veloce, riuscì a bloccarle i polsi.
"Calmati!" Disse "calmati!"
Anika si fermò, come congelata, pianse le ultime lacrime e poi si buttò fra le braccia di Goemon, che rimase impietrito e con le mani alzate.
Le guance gli divennero rosso fuoco.
"Non mi ha detto nulla" disse Anika con il volto affondato nel petto di Goemon "perché mi ha mentito? Perché?"
Era solo un abbraccio per avere un contatto umano, un contatto di cui Anika aveva un disperato bisogno.
Lo avrebbe accettato persino da Zenigata in quel momento.
L'uomo tentò di rispondere ma venne interrotti dal suono di due elicotteri, che sorvolarono la zona.
Da questi elicotteri, scesero alcuni uomini in uniforme militare e con dei mitra in mano.
Goemon si parò davanti ad Anika e si preparò ad estrarre la spada.
"Anika corri" la ragazza, ancora lacrimante, esitò "corri!"
  
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