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Autore: SnidgetCielo    16/12/2016    2 recensioni
"I pray for no more youth
perish before its prime;
That Revenge and iron-heated War
May fade with all that has gone before
Into the night of time.”

Storia in fase di re-editing. Tra scherzi malandrineschi, draghi di polveri piriche e Incantesimi malfunzionanti, alcuni dei più suggestivi personaggi nati dalla penna della Rowling affrontano il Mondo Magico tra equivoci ed emozioni propri dell'adolescenza.
Marlene spicca tra tutti per caparbietà, goffaggine e superbia, ma anche per prontezza di spirito, spontaneità e l'innaturale capacità di attrarre a sè le attenzioni di entrambi i rampolli di casa Black.
Dall'ultimo capitolo - "C’era qualcosa che continuava a ronzarle in testa, un presentimento tanto infido quanto presuntuoso che le si era infilato nell’orecchio insieme alla voce squillante di Dorcas [...]. Quel presentimento era entrato nel suo cervello e lì sembrava voler restare: un presentimento che aveva l’aspro sapore del risentimento e l’aspetto maliziosamente affilato di Sirius Black."
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Marlene McKinnon, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Best of Youth.'
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The best of Youth

Capitolo VII 
Posta via Gufo


 
Non fece che evitarla per tutto il resto della settimana. Ed anche lei lo evitava, prendendo il banco più lontano dal primo al centro, di fronte alla cattedra, dove era solita sedere assieme a lui.
Ma Marlene riconobbe che era molto più bravo Regulus, in quel gioco di imposti silenzi e di perenne indifferenza: ogni tanto alzava la testa, in Sala Grande, durante i pasti, cercando una sua occhiata fugace, un movimento inconsueto, qualsiasi gesto che l'avrebbe convinta che quella notte, davanti alla capanna di Hagrid, c'era stata davvero.
Che non si fosse appena risvegliata da un sogno durato quattro anni.
Perché davvero Marlene McKinnon cominciò a dubitare di esser mai stata amica di Regulus Black: e finì per convinsersene, perché se le parole di quella notte si fossero rivelate vere, Regulus non aveva mai visto in lei un'amica.
Non la sfiorò il benché minimo pensiero di raccontare di quella notte alle sue amiche, che d'altronde non notarono l'indifferenza che l'uno serbava all'altra. E come avrebbero potuto, in una settimana? Tutta la casa di Grifondoro parlava di come James Potter avesse aspettato, sotto la pioggia battente di un temporale notturno, con un mazzo di gigli bianchi in mano, sciupati dall'acqua e dal vento, che la finestra della stanza del dormitorio in cui dimorava Lily Evans si aprisse. Lei si era affacciata qualche volta, attenta a nascondere il viso dietro le spesse tende di velluto purpureo, guardandolo sempre con diffidenza e rancore. Marlene e le altre erano lì con lei, quella notte.
Il giorno dopo sarebbero tornati a casa.
Riunitasi alla famiglia, e appreso che avrebbe trascorso, come d'uso, la maggior parte dell'estate in Costa Azzurra, dalle cugine francesi, Marlene si convinse, solo per un istante, che il colore cristallino del mare e le spiagge dorate l'avrebbero distratta da ciò che le era capitato.
Ma non vi fu molta pace, per i suoi pensieri, quell'estate.
Di notte sognava quell'incontro, e le parole di Regulus le rimbombavano dentro come tamburi. Non riusciva a perdonarsi di non aver mai ascoltato le ammonizioni delle sue amiche – e forse neanche loro glielo avrebbero perdonato, se fossero venute a conoscenza di quell’incontro. Tentava sconsolatamente di capire come avesse fatto a non accorgersi mai di nulla, di aver veramente creduto che anche per lui fosse solo un'amicizia.
E perché Regulus aveva voluto allontanarla così, di punto in bianco, senza spiegazioni?
Non posso più starti accanto” aveva detto.
Davvero Regulus si sentiva così ferito? Davvero aveva inconsciamente giocato coi suoi sentimenti fino a condurlo a non tollerare più il loro rapporto?
I sensi di colpa non tardarono a mutare nella rabbia rancorosa che accompagna sempre l'assenza di spiegazioni. D'altronde, non le era stata lasciata alcuna motivazione che potesse considerarsi lecita ed esauriente: se l'avesse avuta, non si sarebbe crogiolata nei suoi pensieri, e avrebbe goduto anche lei della pausa estiva.
Dopo la prima settimana in Francia, decise di scrivergli. Gli chiese cosa stesse facendo, se avesse trovato qualche impiego estivo o se fosse partito anche lui per qualche luogo esotico – conosceva già la risposta; i Black non erano soliti andare in vacanza, preferendo rimanere sigillati nella loro fortezza di Grimmauld Place anche nell'intero periodo estivo.
Non ricevette risposta.
Arrabbiata ancora all'inizio della seconda settimana, trovò la quiete per scriverne un'altra, dai toni sempre amichevoli, in cui gli raccontava di come avesse trafugato dal Reparto Proibito della Biblioteca di Hogwarts un manualetto di Pozioni - nella speranza di alzare i propri voti, uniche vere cicatrici sulla pagella illibata - e che glielo avrebbe prestato con piacere.
Anche per quella settimana, non arrivarono gufi a casa delle cugine francesi, tanto che Marlene cominciò a inveire contro il sistema postale di quella “terra dimenticata dalla magia”.
Passarono cinque giorni prima che le venisse voglia di scriverne una terza, quasi identica all'ultima che aveva stilato. La domenica mattina, di ritorno dalla Gufiera, la cugina più piccola appoggiò sulla tovaglia di pizzo dell'ingresso una dozzina di lettere sigillate e legate con uno spago, e cominciò a distribuirle. C'erano due lettere indirizzate a lei: una proveniva dal Giappone, dove suo fratello stava terminando l'ultimo mese di lavoro. L'altra era di Dorcas, dall'Irlanda, che le raccontava di come le Holyhead Harpies avessero clamorosamente. battuto i Caerphilly Catapults dopo non meno di otto ore di partita. Le ci erano volute altre sei ore per farsi strada attraverso le tende dei vari atleti, solo per poter incontrare Glynnis Griffiths, la leggendaria cercatrice che nel 1953 aveva catturato il Boccino a discapito degli Heidelberg Harriers, dopo una settimana dal fischio d’inizio, ora allenatrice delle Arpie più spietate della storia del Quidditch britannico-irlandese. Assieme alla lettera c’era una foto che ritraeva Dorcas, con il volto dipinto di verde e d’oro, accanto alla donna, e una piccola dedica intestata proprio a Marlene.
Schiacciata dall’invidia per l’amica e dalla delusione di non aver ricevuto, ancora una volta, notizie da Londra, decise di non rispondere a nessuno dei due.
La notte francese era afosa, e l’aria calda le si appiccicava addosso con un lieve manto di sudore. Una delle sue cugine le aveva ceduto la sua camera in mansarda, e nonostante fosse abituata ad appollaiarsi nella stanza più alta della casa (come lo era quella della magione nel Berkshire), l’estate la rendeva claustrofobica e soffocante.
​Così si svegliava la notte, 
alzandosi di soprassalto, con l'aria mozzata in gola, confondendo la brezza calda con il respiro di Regulus.
Tre mattine dopo che il ragazzo era arrivato a disturbare le sue notti, gli scrisse la terza lettera. Non sapeva bene cosa raccontargli, se non la perturbante sensazione di averlo avvertito accanto a sé, nelle ultime notti. Decise di scriverlo, e pensò che non si sarebbe spinta oltre, nel descrivere i suoi sentimenti, né con lui, né con sé stessa.
Aspettò invano una risposta, bighellonandosi tra un bagno al mare e una noiosa lettura di Incantesimi. Ripromettendosi di non impazzire davanti alla finestra, fissando la Gufiera spesso vuota, decise di rispondere a Dorcas e a suo fratello, che l’avrebbe raggiunta nell’ultima settimana di vacanze.
Il lunedì arrivò una nuova lettera, di Amanda. Le raccontò di come aveva trascorso una settimana da Lily, a Cokeworth. La calligrafia era ancora più piccola e illeggibile del solito, e fu facile per Marlene desumere quanto in fretta l’avesse scritta: le raccontava di come suo cugino James si fosse presentato sotto casa di Lily, accompagnato da Sirius e Peter, completamente ubriaco, professando tutto il suo amore per la ragazza. Amy le aveva scritto di come fosse la prima volta che vedeva Lily arrossire così prepotentemente.
I suoi capelli non erano niente in confronto alla sua faccia. James continuava a urlare dalla strada, a scongiurarla di dargli un’altra opportunità, di uscire con lui almeno una volta. Lei è stata un po’ in silenzio, lontana dalla finestra, mentre io incitavo quei tre idioti di andarsene, e Black continuava a sorridere, quella faccia da schiaffi. Merlino, quanto avrei voluto ammazzarlo di Schiantesimi! Ma quando mi sono voltata, Lily non c’era più. Era scesa dalle scale correndo e quando mi sono affacciata. era avvinghiata al collo di James! Te lo saresti mai aspettato?!
Per Morgana, neanche Black rideva più!
 
Marlene aspettò con ansia che arrivasse quell’ultima settimana di vacanza. La sua famiglia l’aveva raggiunta in Costa Azzurra, e finalmente poteva trascorrere le giornate ad esercitarsi a Quidditch con suo fratello.
Sai Reg, penso che sono gli ultimi, brevi, importanti istanti in cui potrò averlo tutto per me
Aveva ripreso a scrivergli. Una parte di lei non riusciva ad accettare che non le stesse rispondendo; ma la verità è che si sentiva sola al mondo, e aveva disperatamente bisogno di condividere le sue emozioni con qualcuno. E Regulus era sempre stato il solo, ed unico, ad ascoltarla incondizionatamente; più di quanto lei non avesse mai fatto nei suoi confronti. Allora le scriveva delle sue giornata, di quanto avesse voluto dar fuoco ai biondissimi capelli delle cugine con una sventolata della bacchetta, o a come avesse selezionato per loro soltanto le Gelatine dai gusti più vomitevoli. Continuava a sperare che lui, quelle lettere, le stesse almeno leggendo.
La sola speranza bastava a farla sentire ascoltata.
Continuò a scrivergli per tutto il mese di agosto, finchè l’aria non divenne più fresca e le giornate più corte.
 

Il primo settembre, al binario 9 e ¾ di King’s Cross,si sentì inavvertitamente adulta, osservando i piccoli aspiranti maghi sparire dietro alle grosse valigie e i genitori premurosi.
Riconobbe la chioma fluente di Lily, e fece per raggiungerla, quando la vide sorridere verso un ragazzo molto più alto di lei, dai capelli ribelli e il sorriso splendente: James le porse la mano, prima di accompagnarla all’interno del vagone. Con un tonfo al cuore, Marlene si rese conto di non essere pronta ad affrontare la nuova situazione amorosa che coinvolgeva suo cugino e una delle sue migliori amiche. Sentì le piccole mani di Dorcas picchiettarle la testa.
«Com’è andata l’estate, Musona?» le sorrise, prendendola per mano e conducendola verso il vagone da cui erano appena entrati Lily e James.
«Hai passato tutto il tempo a studiare, non è vero? Hai saputo delle novità? Sarà un anno piuttosto interessante..»
«Dorcas, possiamo entrare in un altro vagone, per favore?»
Marlene la seguiva a stento, tra la gente che si accalcava accanto al treno.
«E non ti ho ancora detto chi è stato nominato Caposcuola! Non ci crederai mai..»
«Dorcas…!» esclamò Marlene, mentre strattonata dall’amica, inciampava sul gradino del vagone.
«E tu invece, hai ricevuto le mie lettere? Perché non hai risposto? Ti saresti divertita alla finale…»
La smilza ragazza si faceva strada tra gli studenti, continuando a tenerla per il braccio. Cominciò a fare capolino con la testa in tutte le cabine, alla ricerca di qualcuno; quando arrivarono alla fine del vagone, aggrottò la fronte in un’espressione delusa.
«Non capisco proprio dove siano» brontolò.
«Se ti riferisci a Lily e James, dovresti sapere che i Caposcuola hanno un vagone riservato soltanto a loro»
La voce di Amanda risuonò nel fondo del vagone, costringendo le due a voltarsi. Marlene la trovò dimagrita, e i capelli corvini erano più lunghi e lucenti, ma continuava a indossare jeans larghi e strapparti e delle scarpe da tennis sbiadite e consumate.
«Lily e James?» chiese, sbalordita, Marlene, dopo averla salutata.
«Credevo che Remus sarebbe stato…»
«…il nuovo Caposcuola assieme a Lily? La cosa ha sorpreso tutti, ma penso che Silente abbia voluto riconoscere a Potter i suoi meriti sportivi»
«Sorpresa!» tuonò Dorcas, alzando le mani sopra la testa. «Ora andiamo alla ricerca del carrello; comincio ad avere fame»
Prese sotto braccio Amy, e si avviarono verso la cabina in cui era accomodata.
A differenza di Dorcas, che aveva soltanto un piccolo zaino da spalla, Marlene non era mai stata in grado di contenere la propria valigia: il baule continuava a incastrarsi negli spigoli del corridoio del treno e a schiacciare i piedi dei passanti. A fatica lo trascinò dentro la cabina, dove Dorcas ed Amy si erano assettate e parlavano freneticamente del nuovo, romantico scoop.
In silenzio, Marlene prese posto davanti a loro, cercando di seguire il labiale di Dorcas, dato che la velocità della sua lingua non le lasciava distinguere le parole.
«Insomma, nessuno pensava che sarebbe successo, men che meno loro, è stato uno schock, non vedo l’ora di vedere come li guarderà la McGrannitt, e la tipa che sbavava dietro James? Quella del terzo anno, che lo seguiva dopo ogni partita fino alla porta dello spogliatoio e lo aspettava lì fuori? Merlino, si sarà strappata tutti i capelli»
«Black si sentirà abbandonato»
«Si… in effetti ho sempre pensato che prima o poi avrebbero fatto coming out. E Remus, come l’avrà presa? Io ci sarei rimasta male al suo posto, ma magari è troppo onesto pure per prendersela col suo migliore amico… il carrello è qui!»
Senza aver finito di parlare, Dorcas si catapultò fuori dalla cabina, trascinando con sé Amanda.
Marlene sospirò profondamente, e prese la cartella, cercando nervosamente il quaderno e una penna. Quando estrasse la piuma con la mano, vide che le sue dita erano completamente unte di liquame nero.
Fantastico” pensò. “E' soltanto la terza volta che rovescio la boccetta d’inchiostro dentro questa cartella”.
Era ancora con la mano alzata, rovistando nella cartella alla ricerca dell’imputata, quando una voce fastidiosamente familiare la fece trasalire, e la boccetta che aveva appena afferrato con la mano ancora pulita cadde a terra, finendo di imbrattare il pavimento. Rotolò fino all’ingresso della cabina, e Sirius Black la fermò col piede.
«Ben trovata, Fossette»
Marlene storse il naso in risposta a quel sorriso accattivante.
«Era già una cattiva mattinata senza di te, Black»
«Cos’hai combinato alle mani?» chiese, con aria divertita, mentre raccoglieva la boccetta.
«Non è niente, ho solo deciso di riverniciare la mia stupida cartella»
Il ragazzo fece qualche passo avanti, e si sistemò davanti a lei. Le tolse la cartella di mano, estrasse i libri e la sua bacchetta. puntandola verso l’interno della cartella.
«Gratta e netta».
Con un sibilo, la bacchetta emanò una piccola luce violacea.
«Potevo farlo anche da sola, grazie» disse Marlene, mentre lui le restituiva la borsa.
«Non sai proprio apprezzare un gesto carino da parte mia nei tuoi confronti, vero?»

Teneva gli occhi bassi, sentendo quelli curiosi di lui su di sé, mentre rimetteva a posto i libri nella cartella.
«Non vedo alcun motivo per cui tu dovresti essere carino con me»
«Perché non dovrei? Ci conosciamo da sei anni, ormai» sorrise Sirius, col braccio appoggiato al davanzale del finestrino, che sosteneva la testa, pigra e reclinata.
«Forse ci siamo conosciuti anche prima. Le famiglie del nostro rango si frequentano a vicenda. Magari ti ho vista quando eri ancora un fagottino informe con le trecce»
Marley sospirò lentamente, cercando di far notare il meno possibile il suo nervosismo. Com’era possibile che non fossero ancora partiti da Londra, e Sirius Black la stesse già portando all’esasperazione? Si sentiva stanca della scuola ancora prima di arrivarci.
«Eri grassa da bambina?» chiese il ragazzo, insistendo contro l’ostentata indifferenza di lei:come al solito, riuscì nell’intento di ottenere una reazione.
Marley alzò il viso accigliato, e buttò da una parte la cartella, mentre gli si rivolgeva.
«Senti, Black, che cosa vuoi?»
«Voglio solo capire se ti conoscevo prima della scuola» sorrise Sirius, con sguardo innocente.
«No, ci siamo conosciuti il primo Settembre 1972, era il mio primo giorno di scuola ed è stato l’ultimo giorno sereno della mia vita»
«E perché mai?»
«Perché ti ho incontrato, razza di lumaca viscida!» gridò Marlene, prima di sbuffare. Si voltò a guardare il vapore della locomotiva dipanarsi nell’aria fragrante, pregando che se il suo poco fantasioso insulto bastasse a farlo andar via. Sirius invece rimase in silenzio, con quel suo sorrisetto audace sempre cucito sulla bocca sottile, e la guardava come un gatto che ha giocato troppo col topo, finendo per ucciderlo.
«Bhe, non eri esattamente magra, se non ricordo male»
«Non lo sono mai stata, Black! Vuoi uscire di qui per favore?» gridò Marlene, avvampando di rabbia e di vergogna, e sventolando il braccio verso l’uscita della cabina.
«Volevo solo dirti che ti trovo bene, adesso» rise il ragazzo.
«L’estate ti ha fatto bene»
Marlene rimase in silenzio, pregando la sua faccia di non diventare troppo paonazza, e continuò a scrutare oltre il vetro.
«Sei stata al mare, no? Hai passato lì il compleanno? Avremmo potuto festeggiare, se solo avessi chiamato. Saremmo potuti venire da te per un fine settimana»
«Non vedo perché avrei dovuto farlo»
«Bhe, siamo tutti amici, no? Io, te, Lily, James, Remus, Dorcas…»
«No Black» replicò lei, riservandogli un’altra occhiata «non siamo amici. Io e te non saremo mai amici. E il solo fatto che Lily stia temporaneamente con James…»
«Temporaneamente?» sorrise lui.
«Temporaneamente. Il fatto che stiano insieme da due mesi non ci rende amici, e non vedo come potrebbe»
«Hey, ma hai visto come si guardano? Credi veramente che non durerà tra loro?»
«Non so se durerà o meno, non so niente di come andranno le cose, e non mi interessa. L’unica cosa che so è che io te non siamo amici, non saremo mai amici. E mi dispiace che tu ti senta solo perché il tuo migliore amico, che è probabilmente anche l’amore segreto della tua vita, ora stia…»
«Cosa?» ridacchiò Sirius, divertito.
«In qualsiasi caso, non è un mio problema se ti senti abbandonato da James»
«Io non mi sento abbandonato da James, tantomeno è il mio amore segreto» rise lui.
«Mi piacciono le ragazze, Fossette. E mi piacciono soprattutto quando sono abbronzate..»
La sua mano aveva smesso di sorreggere la testa. Allungò il braccio verso di lei, e con la punta delle dita sfiorò il lembo di ginocchio che appariva dallo strappo dei jeans di lei. Marlene lo guardò muovere le dita, paralizzata, incapace di controbattere ad un gesto così lento e delicato.
«E mi piace da impazzire farle arrabbiare»
Sirius, che guardava le sue gambe, alzò gli occhi al suo viso.
«Non mi hai mai dato una risposta alla mia proposta dell’anno scorso, alla vostra festa»
Marlene sapeva esattamente a cosa alludesse.
«Non è vero. Ti ho dato subito la mia risposta»
«Non è una risposta che posso accettare, Fossette» sorrise lui, suadente
«Il problema di essere un Black è che non ci arrendiamo di fronte a un rifiuto»
Fece per avvicinarsi al suo viso, ma qualcosa sbattè prepotentemente contro la porta, creando un frastuono terribile.
«Hey, Lene! Abbiamo preso le tue Cialde al Caramello preferite!» stridette Dorcas, entrando nella cabina. Lei ed Amy, che reggevano con le braccia una dozzina di dolci differenti, rimasero fermo sulla porta aperta, mentre osservavano Sirius pericolosamente vicino al corpo di Marlene e il viso violaceo della ragazza. Non dissero niente, ma arrancarono qualche passo indietro e uscirono ancora una volta. Mentre la porta si chiudeva, Marlene sentì spezzarglisi il fiato in gola quando vide Regulus al di là del vetro della cabina.
Il ragazzo abbassò lo sguardo e sparì dalla sua vista, e lei capì che la mano di Sirius era ancora appoggiata alla sua gamba. La scostò con uno schiaffo.
«Ancora lui?» replicò Sirius, con un tono di voce molto più austero.
«Ti avevo detto che dovevi stragli lontana»
«Scusa, Black, io devo proprio andare ora» fece lei freddamente, afferrando la giacca e alzandosi in piedi.
«Cos’è? State insieme?» chiese, alzandosi anche lui.
«No, non stiamo insieme»
Marlene stava uscendo dalla cabina, e gli dava le spalle. Sirius fu più svelto, e passò il braccio sopra di lei, appoggiandolo alla porta ed impedendole di uscire.
«Puoi dirmelo, se state insieme. Almeno posso passare il resto del mio tempo a convincerti di quanto stupida sia questa relazione»
Marlene era furiosa. Sentì quelle parole entrarle nella testa e rimbombare, ancora, e ancora, sino a farle male. Continuava e vedere la mano di Sirius sulla sua gamba, le sue parole calde e sottili, ma era sorpresa da non trovarvi alcuna eccitazione da parte sua, nessuna felicità, solo noia e disappunto. Stava ricevendo quelle attenzioni che aveva sempre celatamente cercato, e non aveva mai ricevuto. Ed ora che finalmente gli si porgevano davanti, le trovava sterili ed insignificanti. Era offesa da come lui pretendesse di imporsi nella sua vita, in quel momento, dividendola dalla sola persona da cui, ora, avrebbe voluto ricevere lo stesso tipo di trattamento, lo stesso tipo di gelosia. Si voltò tanto repentinamente che la sua treccia sferzò leggermente il volto di Sirius.
«Io e Regulus non stiamo insieme. E anche fosse, non sarebbero affari tuoi. Sono abbastanza matura da poter decidere con chi passare il mio tempo e giudicare le mie relazioni» tuonò freddamente «Io non voglio uscire con te, Sirius Black, che tu accetti questa risposta o meno. Meglio, non voglio parlare con te, non voglio avere a che fare con te e soprattutto non voglio che tu ti interessi della mia vita privata. Non sono il tuo giocattolo»
Lui rimase a guardarla, infiammato di rabbia. Era abbastanza sbigottito da allentare la mano dalla porta, così che lei potesse approfittarne per aprirla. Ma sembrava che ancora non avesse finito, con lei. La afferrò per il polso tanto forte da farle male.
«Dove credi di andare, adesso?»
«Lontana da te!» gridò lei, pestandogli un piede con quanta forza aveva. Mentre lui scattava indietro, Marley afferrò la bacchetta, e gliela puntò al naso.
«Non sto scherzando, Black! Lasciami in pace. E la prossima volta che mi toccherai con quella mano, sarà l’ultima volta che la userai!» disse, con tono minaccioso, prima di rimettere a posto la bacchetta e uscire dalla cabina.
Aveva visto Regulus andare verso la fine del vagone. Si fece spazio tra gli studenti, squadrando con gli occhi le nuche dei ragazzi, il più velocemente possibile, finché non lo raggiunse: lo afferrò per la manica, e gli occhi di smeraldo di Regulus la fecero avvampare.
«Ciao… ciao» ripeté Marlene, mentre cercava di avvicinarsi a lui. Regulus si scansò, come se avesse visto un fantasma.
«Ciao, McKinnon» disse con un filo di voce, tenendo lo sguardo basso.
Marlene avvampò di rabbia.
«Ah, ora sono McKinnon?» disse, cercando di mantenere la calma e il tono di voce basso.
«Perché non hai risposto alle lettere? Che fine hai fatto per tutta l’estate? Le hai ricevute, almeno?»
«Ho avuto da fare» fece lui, freddamente.
«Reg, quello che hai visto.. quello non è reale. Io odio tuo fratello, non è come hai detto quella sera al lago. Oh, ma possiamo parlarne? In privato? Lasciami almeno spiegare!» fece lei, repentina, vomitando parole su parole, mentre lui apriva la cartella. Smise di parlare solo quando vi estrasse un pacchetto di lettere legato con uno spago, intatte. Marlene riconobbe la sua scrittura. Regulus gliele porse.
«Credo che queste siano tue»
Lei le guardò, ammutolita, mentre il ragazzo le voltava le spalle e scompariva, ancora una volta, tra i mantelli neri degli studenti che affollavano il corridoio dell'Hogwarts Express.

Non le aveva mai aperte.
   
 
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