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Autore: Fiamma Drakon    22/05/2009    1 recensioni
Una raccolta di one-shot EdxRoy.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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3_Sotto la pioggia Pioggia.
Ancora e ancora pioggia. Che tempo stupido, così deprimente e malinconico... ma a lui piaceva stare sotto la pioggia: lo aiutava a riflettere.
Aveva appena litigato col suo fratellino, per l’ennesima volta, ancora sullo stesso argomento. Era stufo dei suoi stupidi pregiudizi: oramai, nonostante la sua misera statura, aveva sedici anni. Perché Alphonse non riusciva ad accettare la sua scelta di vita?
Il biondo alzò lo sguardo verso il cielo plumbeo, lasciando che la pioggia gli rigasse il viso, sostituendo le lacrime che sapeva non avrebbe mai versato, ma che sentiva dentro, assieme allo sconforto.
Suo fratello non riusciva a capirlo proprio: perché non gli lasciava le redini della sua vita, una volta tanto? Perché doveva sempre intromettersi e criticare? Perché non riusciva ad accettare cosa lui aveva deciso per se stesso?
Tutte le volte finiva sempre nello stesso modo: dopo una discussione accesa, prima di arrivare alle mani, lui se ne andava e rimaneva fuori a riflettere fino a notte inoltrata.
Ma quella sera sembrava essere diversa dalle altre: non se la sentiva proprio di tornare da Alphonse, né ora né mai.
Si sedette sul bordo del marciapiede, sotto la torre dell’orologio in Main Street, che già rintoccava le undici.
Abbassò il capo, fissando sconsolato l’asfalto bagnato sotto i suoi piedi.
Era deluso dal comportamento discriminatorio di suo fratello nei suoi confronti e nei confronti della sua scelta di vita: fin da quando erano bambini si erano sempre fidati l’uno dell’altro, si erano sempre aiutati nelle difficoltà, consigliati.
Edward trovava conforto nelle parole di Alphonse come Alphonse trovava conforto nelle sue. Era naturale, era la base della loro solidarietà, fidarsi reciprocamente l’uno dell’altro, ma dopo quella sera tutto era cambiato: Alphonse era diventato più restio nei suoi confronti, più taciturno, ed era così che era finita la loro fraterna solidarietà. Dopo che l’aveva sorpreso con lui, niente era più stato come prima.
Edward socchiuse gli occhi e sospirò, afflitto: forse non sarebbe mai più tornato da Alphonse. Non riusciva più a sostenere il costante clima di tensione che si era creato fra di loro.
D’un tratto non avvertì più le gocce di pioggia battergli sulla schiena, sul capo e, incuriosito, alzò lo sguardo: era strano che avesse smesso di piovere così improvvisamente. I suoi occhi ne incrociarono altri due, neri come la pece, che lo guardavano dall’alto, bonari.
- Strano trovarti sotto la pioggia... a quest’ora per giunta... - gli disse l’uomo, continuando a fissarlo.
Edward si sentì arrossire: era la prima persona alla quale aveva rivolto i suoi pensieri dopo la lite e l’ultima che avrebbe immaginato di trovarsi accanto in quel momento.
- Colonnello Mustang... - mormorò il biondo, più a se stesso che al moro.
Quest’ultimo socchiuse appena gli occhi, in un amorevole sguardo apprensivo rivolto al ragazzo, il quale distolse il proprio, palesemente a disagio.
- Qualcosa non va Acciaio? - chiese il militare, prendendo delicatamente fra le mani il viso di Edward e voltandolo verso di lui.
Il ragazzo mantenne lo sguardo basso, cercando di non farsi sopraffare dal bisogno impellente di guardare il colonnello, di non separarsi più da quegli occhi, da quell’uomo che poi, in fin dei conti, era l’unica cosa che lo separava da Alphonse.
Ma a lui non importava più di ciò che pensava suo fratello, perché ormai si era deciso.
Alzò gli occhi dalla strada e li concentrò in quelli del moro, ritrovando in essi il suo stesso riflesso.
- Ho litigato con mio fratello... sono stufo dei suoi stupidi pregiudizi... - asserì il biondo in tono molto più serio di quel che credesse.
- Ah, capisco... è per quella cosa? - domandò Mustang.
- Sì... non lo accetta... -
- Ah... -.
Edward abbassò il capo.
- Tornerai? -.
La domanda del colonnello lo colse di sorpresa: riusciva a capirlo davvero così bene?
Che sciocco, si disse, si erano incontrati talmente tante volte che ormai si conoscevano meglio di quanto pensassero.
- No, non credo... - esordì Edward, tornando a guardare l’uomo che aveva dinanzi - ... non voglio continuare a scontrarmi con lui e i suoi preconcetti. Non mi capisce affatto -.
- Capisco... be’, in questo caso... - il colonnello s’interruppe e Edward poté notare una scintilla accendersi nei suoi occhi - ... se non sai dove andare, puoi venire a casa mia... - concluse.
Il biondo avvertì una serenità che non era da lui invaderlo non appena Mustang ebbe pronunciato quelle parole: non gli sembrava possibile.
Avrebbe potuto vivere con l’uomo della sua vita, per sempre, senza timore che Alphonse lo disturbasse, senza dover sfuggire in clandestinità alla sua sorveglianza.
Avvertì una scossa propagarsi lungo tutta la sua schiena, mentre il suo pensiero correva dietro a visioni troppo vivide perché potesse rimanere del tutto impassibile. Quello era ciò che lui chiamava “piacere”.
Semplice, puro piacere.
- Sì... - mormorò il biondo.
A stento riusciva a contenere la sua bramosia di “piacere”.
Mustang lo cinse all’altezza dei fianchi, attirandolo a sé.
Edward poggiò la testa sul suo petto, domandandosi se esistesse qualcosa di più bello del poter stare avvinghiati alla persona che più si ama al mondo.
Mustang lo baciò sulla fronte, ancora bagnata.
- Edward... - sussurrò, affondando il mento nei suoi capelli biondi.
Il ragazzo socchiuse gli occhi, sentendo quella morbida voce risuonargli melodiosa alle orecchie: ogni volta che gli parlava così si sentiva stranamente più bramoso della sua presenza, desideroso di sentire la sua voce ancora e ancora, all’infinito.
- Roy... - sussurrò in risposta Edward, senza alzare il viso dal petto del militare: era così caldo, così muscoloso e il suo abbraccio così affettuoso...
Mustang poggiò di nuovo le sue labbra sulla fronte del biondo e scese giù, sfiorandogli la pelle, costringendo il ragazzo ad alzare gradualmente la testa, finché le loro labbra non si trovarono a contatto diretto.
Le labbra di Edward sapevano d’acqua piovana ed erano così morbide e sensuali che costrinsero il moro a prolungare quel bacio che doveva essere soltanto l’inizio: nessuna al mondo avrebbe potuto dargli la stessa sensazione che gli davano i baci di quell’irascibile, strafottente alchimista nano.
Fu quest’ultimo ad interrompere il bacio.
- A casa avremo tutto il tempo del mondo... e nessun impedimento... - disse, accennando all’ombrello che il moro teneva in mano.
Mustang gli sorrise, affabile.
- Sì... andiamo... -.
S’avviarono verso la casa del colonnello, quella che, da quel momento, sarebbe divenuta la loro casa.
   
 
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