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Autore: snappleducated    22/05/2009    3 recensioni
Traduzione a cura di WishfulThinking. Divertitevi!
“Lo sapevo” disse poi la bionda, emozionata “Lo sapevo che eravamo anime gemelle. Il tuo appartamento è incasinatissimo, però. Quasi disgustoso. Sono sicura che ti taglieresti immediatamente l’orecchio per me, ma ne possiamo parlare dopo”.
E con ciò, si lanciò risoluta in camera di Shikamaru, chiudendosi la porta alle spalle.
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Shikamaru Nara
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Tre tazze di vernice

 

Disclaimer traduttrice: Preparatevi a piegarvi dalle risate, o lettori!

 

Disclaimer della scrittrice: (tradotto perché già vi fa capire il tono della storia)

Pairing: Ino/Shikamaru, perché sono dell’opinione che ogni ragazza abbia bisogno del suo schiavo personale. Volevo dire, genio sexy. Volevo dire, migliore amico. Ecco.

 

Genere: Um. Fangherlaggio gratuito e abbastanza stupidità da far esplodere un cervello. Oh, e la biancheria. La bancheria dovrebbe essere un genere a parte. Anche se forse c’è già, e si chiama porno. Ah, le parole!

 

Ambientazione: Al giorno d’oggi perché mi evita di scrivere scene d’azione dove ognuno annuncia il proprio attacco successivo e francamente, solo One Piece è talmente adorabile da giustificarlo.

 

Recensioni: sono volontariamente obbligatorie, come diceva sempre il mio maestro alle elementari, se può avere un senso.

 

Commento: Shikamaru dovrebbe imparare a fare qualche clone d’ombra. Perchè, mmm, migliaia di cloni di Shikamaru? Oh, yes.

 

 

 

 

I muri puzzavano di fumo.

 

“Bastardo. Cominci dalla fine, eh?”

“È più veloce,” borbottò Shikamaru, le carte che volavano dalla sua mano all’uomo dalle dita sporche appollaiato sul tavolino. L’uomo in questione azzardò uno sguardo all’orologio a muro, poi si portò la sigaretta all’altro lato della bocca e masticò nervoso, prima di riportare la sua attenzione sulle carte.

Se mai andassi a Las Vegas, ti taglierebbero le mani” disse l’uomo più vecchio tossendo sulla sua sigaretta. Si fece scorrere una mano tra i capelli e sorrise brevemente alle carte che teneva.

“Me le taglierebbero comunque” alzò le spalle Shikamaru “Vinco sempre”.

“Fino ad ora” sbuffò uno degli altri uomini, dalla faccia appuntita e dagli zigomi alti. “Siamo professionisti, non sei l’unico mago, ragazzino”. Spinse una pila di fiches da poker al centro del tavolo dove sembrarono oscillare leggermente alla pesante luce ambrata. Shikamaru si impuntò sulle gambe di dietro della sua sedia, mentre i suoi occhi analizzavano prima una faccia e poi l’altra, clinicamente.

“Ci sto” disse l’uomo più vecchio, buttando aggressivamente una manciata di fiches blu “Facciamo dieci”.

“Passo” disse il quarto e silenzioso uomo, abbassando le sue carte. Shikamaru intravide un quattro di picche prima che toccasse il tavolo. Un angolo delle sue labbra andò a formare un mezzo sorriso.

“Rilancio a venti” disse a voce bassa, spingendo in avanti le sue fiches. Gli altri due si scambiarono un’occhiata. Il più vecchio passò, mentre quello col viso appuntito rilanciò.

Shikamaru non si tirò indietro: “Vedo” chiese tranquillamente, abbassando le sue carte: “doppia coppia di otto e re”.

Dall’altra parte del tavolo, l’uomo si lasciò andare ad un sorriso: “Tris di tre”. Ai suoi lati, i suoi amici fecero un lungo sospiro e si scambiarono un sorriso complice. Subito, l’uomo mise le mani sui suoi soldi.

“Oh, che stupido” disse Shikamaru abbassando un terzo re. “Credo che così sia un full”.

L’uomo più anziano bestemmiò, e quello dalla faccia appuntita tossì, mentre estraeva un coltellino dalla tasca e Shikamaru si faceva indietro, calciando il tavolo nella direzione dei suoi avversari e scappando verso l’angolo più remoto della stanza.

 

“Maledetto baro!” gli gridò dietro l’uomo, scivolando sulle fiches. Shikamaru lo guardò circospetto, agguantando i soldi e ficcandoseli in tasca.

“Baro a me?” rimarcò caustico “Due delle tue regine erano picche, idiota!”

L’uomo più vecchio si irrigidì, voltandosi con fare minaccioso verso il suo amico mentre quest’ultimo si agitava inutilmente. Il più quieto dei tre si chinò ed esaminò le carte, scuotendo la testa incredulo: “È una truffa”.

“Ce li dovevamo dividere!” l’uomo dal viso appuntito protestò mentre il più vecchio lo colpiva in pieno volto.

“Sì, certo. 40-30-30, il che fa comunque di te il truffatore” sentenziò quello, e ripagò il suo ex amico con un calcio alle costole. Shikamaru sbuffò, incrociando le braccia e appoggiandosi allo stipite della porta.

Dunque lavoravate in squadra, eh?” sentenziò, gli occhi gelidi “Patetici. Vi ho battuti comunque”. Si tolse la sigaretta consumata dalle labbra e la buttò in direzione dell’uomo dal viso appuntito, accarezzandosi poi il pizzetto e aprendo la porta con un calcio prima di uscirsene fuori drammaticamente.

I tre uomini guardarono la porta richiudersi, bestemmiando.

 

Shikamaru era in strada da un pezzo quando sentì urlare: “Ehi, ci sono due re in questo mazzo!”

Oh-oh” borbottò sommessamente. Poi cominciò a camminare più in fretta, spingendo più in giù il denaro nelle sue tasche “Merda!”.

 

 

 

Three Cups of Bleach

 

 

“Sakura. Sii la mia amante lesbica.”

“Eh???.” Sakura sputò il suo caffè, scioccata e pienamente sveglia per almeno tre secondi e mezzo. Fissò ad occhi spalancati la sua migliore amica, prima di crollare nuovamente sul suo giornale.

“È troppo presto per certe proposte” si lamentò, “E poi Sasuke ti ucciderebbe.

“Chi, quello?” Ino sbuffò condiscendente, alzandosi sullo sgabello del tavolo della cucina “Per piacere, potrei battere quel piagnucolone in un secondo!”. Fece qualche strana mossa karate. Come conseguenza, la lampada di Sakura finì addosso al muro, e lì sì schiantò in pezzi.

Sakura emise un gemito.

“Beh, te la ripago” alzò le spalle Ino “E comunque era brutta.”

“Me l’aveva regalata mia nonna prima di morire” borbottò Sakura. Ino finse di non averla sentita.

“Penso” disse infine la bionda con un alto timbro di voce “Che tutti gli uomini siano stupidi.”

“Beh” alzò gli occhi al cielo Sakura “Che scoperta!”

“Credo che sia per quello che tutti diventano gay. Voglio dire…Le donne non dovrebbero esser soggette a tanta stupidità. Potrebbe essere - contagiosa”.

“Probabile” concordò Sakura “Ma hanno dei begli avambracci. Forse è per questo che ce li teniamo comunque”.

Ino sbuffò, camminando in piccoli, rabbiosi cerchi nella loro cucina: “Non credo che i due avambracci siano esattamente uguali”.

Che io sappia, sì” Sakura sbadigliò. Ino la ripagò con uno sguardo bruto.

Che centra, Sasuke è più bello persino di molte donne. Ha avambracci eccezionalmente belli” spiegò pazientemente.

“Sì, però è anche un po’ idiota” concordò Sakura “Il che bilancia il tutto”.

Ino si fermò, e guardò l’amica senza parole: “Penso...penso che ci sia qualcosa che non vada in me. Perché mai ci ho messo così tanto a capire quanto siano stupidi gli uomini?”

Sakura emise un leggero ronfo. Ino la guardò con il Potere del suo Sguardo Bruciante. Sakura si mosse leggermente, ma non si svegliò. Fu non-così-gentilmente sgomitata.

“Come stavo dicendo” Ino la fissò solenne “Sono ovviamente a un punto morto. E ho bisogno di riprendermi”.

“Di che cosa…” Sakura non capiva assolutamente dove l’amica volesse andare a parare “…stai parlando?” terminò assonnata.

“Riprendermi! Devo riprendermi!” Ino sferrò un fendente nell’aria “Sai, voglio dire...qualcosa che mi faccia stare meglio, tipo...sesso torrido! E cose del genere. È provato- una medicina istantanea per riprendersi da ogni tipo di relazione fallita!”.

Sakura aveva la faccia di chi non avrebbe mai immaginato che la sua giornata sarebbe cominciata in quel modo: “…Sì, a parte il fatto che la maggior parte delle storie di quel tipo tendono a coinvolgere il primo sconosciuto che trovi per strada e di solito non finiscono bene”.

“Beh, c’era Sai” argomentò Ino “Non era male. Anzi, era carino! Figo persino. Che gli è successo?”

“È praticamente il gemello di Sasuke sibilò Sakura, mentre la sua mortificazione repressa le tingeva le guance di rosso. Sprofondò nella sua sedia: “Mi stai prendendo in giro? Credo sia la soluzione peggiore che si possa pensare. Come fa ad essere un buon esempio?”.

Va bene, va bene.” Accettò Ino “A parte il fatto che le possibilità che la cosa avvenga sono deprimentemente basse e…che cavolo Sakura, come hai fatto a non accorgertene?”. Ino si accomodò sulla sedia di rimpetto a Sakura e addentò brutalmente una mela. Sakura la guardò masticare senza espressione.

“I suoi avambracci erano carini, e gli avrei dato il beneficio del dubbio” disse con voce pacata. Ino sospirò.

“Sei sicura che non vuoi diventare la mia amante lesbica?” piagnucolò, spalancando i suoi enormi occhi azzurri. Sakura si spazientì: “Ino, tu sei etero”.

“Sì, come un gemello omozigote”

“…Distruggerebbe la nostra amicizia!”

“…Ma i nostri bambini sarebbero meravigliosi”

“Sono fidanzata.”

“Lo sfido a duello e ti reclamo come mia!”

Sakura si massaggiò le tempie e sospirò: “Sono appiccicosa e insicura”.

La convinzione di Ino di scoprire il suo lato lesbico si distrusse visibilmente: “Caspita, c’è sempre qualcosa sotto”.

“Mi dispiace” rispose sarcastica Sakura, riprendendo a bere il suo caffè. Ino le diede dei leggeri colpetti sulla mano senza badarci troppo: “Non ti preoccupare, non dipende da te, sono io il problema. Ma mi piacerebbe che rimanessimo amiche” disse la bionda guardando negli occhi la rosa. Sakura chiuse gli occhi e si sforzò di assumere la sua espressione da santa – il che significava che stava pregando le arrivasse una massiccia dose di pazienza.

“…Okay.” Disse lentamente, cercando il suo cellulare “Non per interrompere il momento della riconciliazione, ma questo weekend devo andare da mio cugino”.

Ino alzò il capo come un cecchino che segue il suo bersaglio: “Cugino?” ripeté lentamente.

La sua espressione mutò di colpo in un sorriso omicida. Sakura non se ne accorse, o più probabilmente scelse di non farci caso.

“Sì, solo per tre giorni, giusto per stare un po’ insieme”.

Ino si leccò le labbra.

 

 

Shikamaru ebbe un fremito.

Choji distolse lo sguardo dagli alieni verdi che stava osservando sullo schermo per studiare l’amico: “Stai bene?”.

“Sì” Shikamaru si grattò la nuca con una smorfia: “Ho solo una strana sensazione...

 

 

“Quando dico che devo andare da mio cugino, la parte che non dico ma implico è quella in cui tu te ne stai a casa, annaffi le piante o – Dio, non lo so. Fai qualcos’altro. Pulisci, ad esempio”.

Ino si attaccò alla valigia di Sakura: “Mi comporterò bene!”

“Ino, non ne sei capace!” urlò Sakura, piantando saldamente un piede sullo stipite della porta, cercando di liberarsi della presa della bionda “Penso che tu non sia proprio geneticamente predisposta, sai?”

“Bastarda” si lamentò Ino. “…Ma così uccidi il mio futuro!” le urlò contro, la sua voce pericolosamente simile a un urlo demoniaco: Sakura non sembrava particolarmente spaventata.

Hmm. Lasciami pensare...” Arcuò le sopracciglia la rosa, “Non è un mio problema.

“Ma lo sarà!” Ino disse, lasciando la valigia. Il suo viso d’un trattò ospitò un’espressione estremamente arguta. “Sul serio, Sakura: è onestamente saggio lasciare tutte le tue cose in custodia a una persona che hai brutalmente offeso di recente?” incrociò le braccia con fare teatrale. Trattenendo il respiro, Sakura appoggiò la valigia e fissò Ino con uno sguardo ammonitore: “Non lo faresti”.

Ino sorrise molto lentamente, in modo sinistro. “Oh” intonò “Lo farei. Povero Mister Coccolino - prova solo a immaginare cosa potrebbe accadergli! Tutto solo in quel grande letto con la sola compagnia di…me”. La sua minaccia arrivò dritta alle sinapsi immaginative di Sakura, che prontamente impallidì.

“Lascialo fuori da questa discussione! Lui non c’entra niente!”

“Oramai è troppo tardi!” ridacchiò Ino, “È già stato coinvolto!”

“Sei un mostro!” Sakura sibilò.

“Oh per cortesia. Io sono la ragione per la quale ti alzi al mattino!”

“Avevi fatto bruciare lo strofinaccio” rispose Sakura decisa “O mi alzavo o andava a fuoco la casa”.

Ino non se ne curò: “Sì grazie, è un buon suggerimento: Mister Coccolino brucerà!”. Colpì l’aria con un pugno trionfante.

Piantala di minacciare il mio orsacchiotto!” la minacciò Sakura. Sembrava davvero agitata mentre il suo sguardo tornava insistentemente sul corridoio che conduceva alla sua camera, e dunque a Mister Coccolino.

“Beh, è colpa tua. Ti sei messa in mezzo tra me e il mio unico, vero amore” disse Ino altezzosa. Sakura la guardò incredula: “Scusa?”

“La mia anima gemella” sospirò Ino “è la tua destinazione e il mio destino. E se devo bruciare un orsetto per averlo, lo brucerò. Il mio amore non teme ostacoli!”.

Sakura le tirò un pugno. Ino si fece indietro e la guardò: “Ehi!”

Cioè, tu vorresti bruciare un povero orsetto di pezza, il compagno di una vita, perché forse, remotamente, in un’altra vita mio cugino potrebbe starci? Sei completamente andata…”

“Senti” fece Ino, d’un tratto ragionevole “Puoi aspettare un’oretta che faccio il bucato? Poi possiamo andare. Prendiamo la tua macchina, vero?”.

Sakura si incamminò irata verso la sua camera, prese Mister Coccolino dal letto e tornò decisa: “Hai quaranta minuti”.

 

 

“Idiota,” sussurrò affettuosamente Choji mentre Shikamaru lottava per entrare dalla porta. C’erano parecchi sacchi di biancheria appena stirata che pendevano dalle sue spalle

“Senti Shika,” disse Choji puntando il telecomando alla televisione “Ha chiamato tua cugina”

“Cugina?” Shikamaru rispose distrattamente, “Non ho—oh. Sakura?”

“È carina?” chiese Choji speranzoso, “Aveva la voce carina.

Shikamaru sospirò. Choji scrollò le spalle come per scusarsi e Shikamaru sospirò nuovamente. Guardò malinconico lo stato disastroso del loro appartamento e sospirò di nuovo: “Mi ucciderà. Dopo che ha ucciso il gatto, mi ucciderà”.

“Abbiamo un gatto?” chiese Choji, sorpreso.

Shikamaru sospirò per l’ennesima volta : “Caspita, allora avevo proprio ragione: mi ucciderà e basta”. Lasciò cadere i sacchi coi vestiti sul pavimento e sprofondò sul divano a fianco all’amico, passandosi una mano tra i capelli e sbadigliando vistosamente.

Il ragazzo col codino era giusto giusto sul punto di assopirsi quando Choji lo sgomitò.

Shikamaru aprì un occhio: “Che c’è?”

“Da quand’è che indossi il reggiseno?” domandò sorpreso Choji.

L’ombra dell’inquietudine fece capolino nella sua testa, e a malincuore Shikamaru seguì lo sguardo di Choji verso la biancheria che aveva appoggiato sul pavimento.

“...caspita, quanto pizzo…” disse Shikamaru senza entusiasmo. Choji si alzò di scatto, afferrando un sacco e prendendo a scartarlo.

“Sai” disse Choji come stessero sostenendo una normale conversazione sul tempo “Ho sempre fantasticato che un giorno mi avrebbero portato un sacco di biancheria femminile. Ma nella vita reale la cosa è molto strana”

“Quella è una giarrettiera?” domandò Shikamaru, stupito.

“No, è Natale e questo è il sacco di Babbo Natale!” ridacchiò Choji, afferrando un tanga che pareva fatto di filo interdentale.

“Devono aver sbagliato e scambiato il mio sacco con un altro” commentò Shikamaru, sbirciando senza spinta negli altri sacchi, solo per vedere altra biancheria femminile.

Choji rise: “Con chi, una spogliarellista?”.

Shikamaru lo ignorò, cominciando a rimettere la biancheria nei sacchi: “Li riporto indietro”.

Choji lo guardò come se gli avesse appena proposto di guardare un porno tra puffi. “Per essere un genio, Shikamaru, dai nuove sfumature alla parola stupido”.

Shikamaru si ricompose e cercò di affrontare razionalmente la situazione. Poteva riportare quello che sembrava metà della collezione estiva di Intimissimi e riavere indietro i suoi vestiti, oppure tenerla e ricomprarsi vestiti nuovi.

Decise di tirare un paio di collant a rete a Choji, e poi voltarsi e farsi un sonnellino.

 

 

“I miei vestiti!” Ino piagnucolò alzando una t-shirt troppo grande per essere la sua “Che cosa da brividi. Com’è se questi sono di un serial killer?”

Sakura sbuffò, cercando di trascinare le valige per l’ennesimo piano di scale. Silenziosamente maledisse il mancato funzionamento dell’ascensore. Guardò con occhio critico alla maglietta bianca che l’amica teneva in mano, lanciando uno sguardo ai jeans scuri che l’amica portava: non aveva altri vestiti, e quelli le stavano decisamente male.

“Probabilmente è un gay depresso” sibilò Sakura “Forse è uno di quegli strani artisti con tendenze suicide, magari si è pure tagliato un orecchio per poi spedirlo alla sua ragazza…”.

Ino sospirò drammaticamente: “Che cosa romantica…”

Sakura la fissò sconvolta. Scosse il capo mormorando qualcosa d’incomprensibile, e cominciò a bussare alla porta dell’appartamento che oramai avevano raggiunto.

Hey!” urlò, “Non provare a nasconderti! Apri la porta, pigro che non sei altro! Lo so che sei in casa – probabilmente spaparanzato sul divano, a lamentarti di quanto sia lontana la porta!”.

Nessuna risposta. Sakura ringhiò.

“Abbiamo del cibo!” propose Ino allegramente alle sue spalle, e la porta si aprì all’istante.

Sakura sembrava contrariata mentre Ino la sorpassava soddisfatta.

“Vedi? Tutti gli uomini sono uguali: uniti nel sacro amore per tutto ciò che è commestibile. E per il sesso, naturalmente, anche quello piace molto. Probabilmente è per questo che sono state inventate la salsa di cioccolato e la panna montata…ma quello è il mio reggiseno?”

Gli occhi di Choji si spalancarono. Discretamente, si mise un tanga in tasca e pregò silenziosamente che Ino non se ne fosse accorta. La bionda lo guardava stranita, forse troppo sorpresa per elaborare qualsivoglia pensiero. Choji sorrise debolmente.

“Quella non è la mia maglia?” disse Shikamaru, dal divano. Si mise a sedere, con la bocca aperta e stropicciandosi gli occhi. Lentamente, la situazione gli si fece chiara mentre Choji ammiccava con strane facce.

D’improvviso Shikamaru si ritrovò più che sveglio.

“Ehm…” disse gettando uno sguardo alla pila di lingerie che Choji si era appena nascosto sotto la maglia. Cercò di nascondere cautamente il resto, studiando il soffitto con particolare interesse.

“Noi…Choji ha portato a casa una scambista. Beh, molte scambiste. E c’era…beh, ecco…” cominciò a dire proprio mentre Choji spiegava le sue motivazioni: “Shikamaru ha deciso che non gli piaceva essere un uomo, così ha provato qualcosa da donna”.

Shikamaru gli lanciò un cuscino.

Poi ci fu un breve silenzio.

“Sì” disse poi Shikamaru “Io ho una cosa da fare, quindi andrei…”

“Oh, ma la faccio io quella cosa” interruppe Choji prima di lanciarsi fuori dalla porta.

Il che lasciò una sempre più debilitata Sakura, un sudante Shikamaru e una scioccatissima Ino.

“Lo sapevo” disse poi la bionda, emozionata “Lo sapevo che eravamo anime gemelle. Il tuo appartamento è incasinatissimo, però. Quasi disgustoso. Sono sicura che ti taglieresti immediatamente l’orecchio per me, ma ne possiamo parlare dopo”.

E con ciò, si lanciò risoluta in camera di Shikamaru, chiudendosi la porta alle spalle.

Shikamaru se ne stette sul divano, cercando di processare cosa fosse accaduto esattamente. Poi Sakura gli diede uno scappellotto con la borsa, togliendogli qualcosa di vagamente setoso da dietro l’orecchio.

 

 

“Traditore.” Shikamaru l’accusò non appena Choji rimise piede nell’appartamento. Sakura, che si era fatta prendere dalla mania della pulizia, era troppo immersa nell’impresa di rendere nuovamente vivibile la sala da rivolger loro la sua attenzione. Choji agitò davanti a sé il cartone vuoto di una pizza: “In mia difesa, ti avrei portato una pizza”.

“A che gusto?”

“Salsiccia. Era proprio buona” lo rassicurò Choji, al che Shikamaru sbatté più volte la testa contro il tavolo della cucina.

“Ciao” Ino comparse dal nulla, e si accoccolò sulla sedia di fronte a lui “Io sono Ino”.

“Ah” Shikamaru la guardò devastato “E perché esattamente sei qui, scusa?”.

“Sto cercando la mia anima gemella. O anche un uomo minimamente decente che possa fare da toppa nel frattempo”.

“Ah” disse di nuovo Shikamaru, per poi sprofondare il capo tra le braccia. Ino lo prese per un orecchio: lui urlò, alzandosi di scatto mentre lei approfittava per prenderlo a braccetto.

“Andiamo a comprare qualcosa per cena?” domandò entusiasta.

E mentre Shikamaru veniva trascinato a malavoglia fuori casa, avrebbe potuto giurare di aver visto un sorriso divertito sul volto di Choji.

 

 

In qualche modo, la cena si trasformò in diverse ore al supermercato, passate in svariati negozi per i quali Shikamaru aveva sviluppato da subito un’antipatia innata, e conclusasi solo quando entrambi non avevano più un soldo.

“Oddio” Shikamaru disse guardando le sue tasche completamente svuotate.

“Dovremmo farlo più spesso!” trillò Ino prendendolo a braccetto mentre lui per una volta non si lamentava: la visuale offerta dallo scollo della sua maglia non era per nulla male. Lei gli elargì un sorriso meraviglioso, annuì e dichiarò senza timore: “Penso davvero che potremmo avere una storia”.

Shikamaru scappò all’istante.

 

 

“Penso che sia una cosa carina,” Sakura disse con un sorrisino sognante quando Shikamaru l’accostò accecato dal panico. “È un po’ strana, ma Ino è la migliore amica che abbia. E poi siete così carini insieme!”.

Che?” disse Shikamaru in un modo che non era proprio una domanda.

“Oh, onestamente, dov’è il problema? Le piaci, ed è solo per un weekend. Assecondala”.

“Ma” Shikamaru la contraddisse “Ma non la conosco nemmeno! È sempre così?”

“Incredibilmente promiscua?” Sakura si morse il labbro inferiore, poi si riebbe: “Sì”.

 

 

Quindi, ho questo problema—”

Shika,Choji sbuffò, “lo vorrei io un problema del genere.”

Shikamaru lo guardò di traverso. Non sapeva come fosse possibile, ma la frase gli dava fastidio.

 

 

Sabato mattina, Shikamaru era ancora in lotta col suo destino.

“Buongiorno!” Ino disse pimpante, con una mano sul fianco e un sorriso sicuro in volto “Hai da fare oggi?”

“Cavoli!” Shikamaru si lamentò, poi annuì solenne. “Io—ehm...devo lavorare. E poi ho...un appuntamento stasera, quindi sì, ci vediamo in giro”

E se ne scappò, pensando furiosamente a chi avrebbe potuto obbligare a uscire con lui quella sera.

Stava giusto giusto sfilando l’asso di spade dalla tasca quando la porta si aprì all’improvviso, e Ino entrò decisa depositandogli un involucro che profumava di cibo sulle gambe.

“Ho pensato che ti potesse fare comodo, in caso avessi fame” spiegò, accompagnando la frase con un sorriso meraviglioso, per poi salutare gli altri presenti e uscirsene come nulla fosse.

Shikamaru affondò nella sua sedia: diede uno sguardo al contenuto del sacchetto e determinò che, qualunque cosa dovesse essere stata, ora assomigliava più a un misto di cenere e carbone.

Si prese la briga di contare i soldi che aveva in tasca e se ne uscì a cercare un bar, trovandovi Ino pronta ad aspettarlo, un nutrito gruppetto di uomini ai suoi piedi, ognuno pronto a offrirle da bere. Shikamaru strattonò quello più vicino e si sedette di fianco alla ragazza.

“Mi stai seguendo?” la accusò una volta conquistata la sua attenzione.

“No! No, assolutamente! Forse un po’...” sorrise Ino, poi gli offrì da bere.

 

 

“Mi paghi subito, vero?” Kin si guardò con poca circospezione le spalle, e Shikamaru sospirò: “Non devi per forza apparire così sofferente, sai?” mormorò. Kin lo guardò scocciata: “Senti bambinello, se questa buffonata fosse vera – se mi abbassassi ad uscire con te – probabilmente starei urlando”.

Shikamaru tremò. Cercando nelle tasche qualcosa che non fossero le sue chiavi, trasse infine la somma che le doveva e aprì la porta.

Ino li incontrò sulla porta, sorridente. Shikamaru spalancò la bocca, e velocemente chiuse gli occhi. L’ultima cosa che avrebbe dovuto fare in quel momento era cedere alla tentazione di sbirciare la scollatura della sua maglietta. Alla cieca, cercò Kin.

Che meravigliosi capelli hai!” esordì Ino, apparentemente deliziata “E così lunghi…non devi vedere un parrucchiere da anni” ghignò. Kin la ricambiò con uno sguardo acido. Shikamaru serrò le labbra e fece voto di silenzio.

Hey, Ino,” la salutò imbarazzato, prendendo per mano la sua finta fidanzata. Era giusto riuscito a piazzarle un bacio sulla guancia quando il pugno di lei lo mandò contro il muro, dal quale si distaccò scivolando penosamente al pavimento. Ino rise. Kin lo guardò senza compassione.

Quando si fu alzato, si sentì di nuovo sbattuto contro al muro, mentre Kin lo baciava furiosamente. Shikamaru aprì lentamente gli occhi per incontrare quelli di Ino che li osservava.

“Disgustoso” tagliò corto Ino “Brutto da vedere e decisamente sgraziata. Deve averti pure morso, povero Shikamaru. Non ti preoccupare, ti darò un bacino io e passerà tutto. Sei ferito sul labbro, se non te ne sei accorto. E forse anche sulla lingua…”

Kin si separò da lui, buttando i capelli oltre le spalle e allontanandosi di gran carriera mentre si puliva la bocca. Si fermò solo per urlare: “Se non ho i miei cinquanta bigliettoni entro domani, ti levo le interiora!”. E detto questo, sbatté la porta dietro di lei.

“Ha!” urlò Ino, mimando il gesto pelvico di vittoria.

Per un momento Shikamaru considerò seriamente l’ipotesi di farla a pezzi con un coltello da burro.

 

 

Nel bel mezzo della chiara mattina domenicale, Shikamaru decise che era tempo di andare in prigione.

La stazione di polizia gli ricordava l’ospedale – troppa aria condizionata. Suonò alla porta impaziente, poi si guardò alle spalle nervosamente. Ino gli sorrise raggiante. Shikamaru sospirò.

Yo!”un uomo con i capelli castani parecchio scompigliati e strani triangoli rossi sulle guance spuntò alla reception, offrendo un sorriso di circostanza. Guardò a lungo Ino, ammirato: “Ti prego, dimmi che la tua casa è bruciata e hai bisogno di un posto dove stare…”

Kiba,” una figura ombrosa spuntò oltre le spalle di Kiba “Non è professionale”.

“Sì, sì, d’accordo, ShinoKiba roteò gli occhi, poi tornò a guardare i suoi clienti: “Dunque, che è successo?”

“Vorrei l’emissione di un ordine restrittivo” disse Shikamaru con voce ferma. Sperò ardentemente che Shino non fosse il tipo che l’aveva beccato mezzo ubriaco l’anno prima. Kiba tamburellò le dita sul bancone, già annoiato.

“Va bene” disse senza troppo entusiasmo scartabellando tra diversi moduli “A carico di chi?”

“Lei” Shikamaru si girò e indicò Ino. Ino boccheggiò, indignata.

 “Io?”

“Lei?” le fece eco Kiba “Coso, sei pazzo?”

“Mi perseguita” annuì Shikamaru “Dovete fare qualcosa”.

“Beh” Kiba si sporse sul bancone “Non è che saresti interessata a perseguitare me?”

Kiba” lo rimproverò seccato Shino, ma non aggiunse altro. Era evidentemente d’accordo col collega.

“Lo prenderò in considerazione” si diede un tono Ino. Fissava Shikamaru con uno sguardo torvo “…dato che questo qui sembra intimidito da una piccola, graziosa ragazza”.

“Oddio” sospirò Kiba conquistato “È così sexy!”

“Non fare in modo che io debba fare rapporto per l’ennesima volta” lo ammonì Shino. Kiba si difese: “In realtà, credo di cominciare a piacere al capo. Mi ha fatto visita l’ultima volta che sono stato sospeso…”

“Non ho paura di te!” Shikamaru si lamentò indignato “Sei solo…deludente. E continui a mangiare tutto il cibo che ho in casa. E mi hai pure rubato il letto!”

Ma puoi avere il mio!” si offrì Kiba. Shino lo colpì con una carpetta.

“Sei…crudelmente schifoso!” pigolò Ino. Sembrava sospettosamente prossima a scoppiare in lacrime. Shikamaru sospirò.

Nel frattempo, Shino pareva aver raggiunto il limite di sopportazione, “Perché mi hanno messo in coppia con te?” sibilò mentre i suoi occhiali neri luccicavano pericolosamente “Perché non poteva essere un altro – chiunque altro? Perché non Hinata?”

“Hinata non parla mai” argomentò Kiba. Shino gli rispose con un’occhiata eloquente: “Appunto”.

 

Perché pensavi che fossi venuto alla stazione di polizia?” urlò Shikamaru agitando le braccia in aria, esasperato. Ino lo colpì con la borsetta: “Non lo so! Che razza d’uomo va alla polizia per un’ammiratrice? Non hai proprio le palle!”

“Seriamente, coso” Kiba ne approfittò per interrompere la battaglia di sguardi con Shino “Sei veramente patetico”.

“ma perché siete tutti disfunzionali?” Shikamaru ringhiò, proprio mentre la porta della stazione di polizia si apriva dietro di lui.

“Aiutatemi! Mi hanno appena rubato la bor-

Fuori-di-quiShino ruggì, e tutti arretrarono di un passo.

 

 

“…E poi mi voleva far arrestare!” Ino indicò con fare teatrale Shikamaru, che non fece altro che roteare gli occhi e sprofondare ulteriormente nella sua sedia, studiando le carte che aveva in mano. Lei sbuffò e succhiò il suo milk shake, dando un sospiro soddisfatto. Rifornita di zucchero liquido, Ino si lanciò nuovamente nella sua arringa: “E poi -”

“Senti ragazzina, perché non te ne stai zitta?” un uomo con lunghi capelli unti la gelò. Gli occhi di Ino si spalancarono, poi splendettero assetati di sangue.

Perché non torni a tirati le dita?” urlò di rimando, mostrando i denti. Poi strappò le carte dalle mani di Shikamaru e cominciò a giocare furiosamente, bluffando su una coppia di due ed esaurendo rapidamente il credito di Shikamaru.

Shikamaru non poté far altro che osservare con orrore Ino che sperperava le sue finanze, fino a quando, a soli venti bigliettoni dalla fine, la fortuna la baciò. Shikamaru non avrebbe saputo spiegare il perché: decisamente non era capace di giocare, ma non stava barando; solo pescava continuamente, incredibilmente, le carte giuste al momento giusto. E continuava a vincere.

Terminò la serata con una somma considerevole, il che la rese significativamente più allegra. Poi prese le banconote e le diede a Shikamaru: “Con queste mi paghi la cena”.

Lui lasciò che lo conducesse all’esterno agitando vittoriosa i fianchi.

 

 

Camminavano fianco a fianco ora, senza che lei lo rincorresse, e Shikamaru si rese conto che la cosa non lo disturbava poi più di tanto. Ino si stava lamentando di quanto avesse mangiato, appendendosi al suo braccio per farlo rallentare, e in qualche modo era riuscita a infilare la sua mano in quella di lui. Ma mentre lui se ne accorgeva, voltavano l’angolo di una strada lungo la quale si intravedevano delle bancarelle. Ino diede un piccolo urletto di gioia e cominciò a tirarlo verso la festa, mentre Shikamaru seguiva rassegnato.

Si fecero dipingere la faccia e colorare i capelli, strisce tigrate per lui e farfalle viola per lei. Ino gli stava porgendo una bevanda strana mentre si leccava le dita dalla mela candita che stava mangiando, e rideva così tanto da splendere…fu allora che Shikamaru realizzò con quanta velocità la sua vita si stesse adattando alla presenza di lei.

Poi lei gli sorrise, e lui non poté fare a meno di ricambiare.

E in qualche modo, tutto questo non lo seccava poi tanto. Mancava poi una notte, poteva sopportare benissimo un’altra notte.

 

 

“Qual è il tuo più grande segreto?” Ino gli domandò, leccando il suo cono gelato. Erano di nuovo in strada, soli mentre aspettavano il bus.

Shikamaru alzò un sopracciglio: “Perché te lo dovrei dire?”

Perché te l’ho chiesto!”.

Lui ci pensò un po’ su, poi rispose: “Ho una terribile sfortuna. Se a poker non baro, non importa se anche conoscessi le carte degli altro, perché le mie sono sempre le peggiori”.

“Stai mentendo” sopperì Ino eccitata “Non è questo il tuo segreto”.

“Sì!” protestò Shikamaru “La mia carriera sarebbe finita se qualcuno si rendesse conto che baro regolarmente”

Ma stiamo parlando di poker!” ragionò Ino “Lo scopo è barare. Ora, dimmi il tuo vero segreto”

Shikamaru sospirò, guardando il suo gelato andarsene insieme con gli ultimi spiccioli. E improvvisamente si rese conto che non gli importava se anche lei lo sapeva.

“Mi hanno cacciato da medicina perché mi hanno beccato con troppa nicotina in corpo.

Che mi dici di te?”

Lei ci mise un po’ a rispondere, cercando di misurare il grado di interesse di lui “Mi piacerebbe fare l’attrice” disse piano, alzando lentamente gli occhi, come se quella fosse una parte di lei che faticava a mostrare. In quel momento lui pensò che gli sarebbe piaciuto vederla in un film. O su un palco. O a un concerto.

Lei rise senza umorismo: “Come una dodicenne, no? Molti mi dicono che sono rimasta a quell’età.

Lui parve completamente onesto quando le disse: “E perché non ci provi?”

Cosa?” lei lo fissò, scuotendo il capo. “Oh no, non potrei. Voglio dire – ho già provato. In un’agenzia per modelle e...beh, hanno detto di no. Scosse le spalle. “Ma non sono mai stata molto brava, forse”.

Qualcosa di quello che stava dicendo lo disturbava in qualche maniera: quella Ino sfrontata e audace battuta da qualcosa sembrava inspiegabilmente sbagliata in qualche modo.

E quindi, lasci perdere?”

Lei si voltò con sguardo indignato “Cosa?!

“Stai lasciando perdere” ripeté lui “Pensi davvero che le cose arrivino al primo tentativo, Ino? La vita non è così facile. Se sbagli significa solo che c’è spazio per migliorare.”

Lei si alzò in piedi, infervorata: “Ah, sì? E tu che ne sai? Non hai mai provato a fare nulla in vita tua! Non hai nemmeno dei sogni!”

“Solo perché non sono abbastanza per te non significa che non ne abbia!” replicò lui “Pensi che io non abbia mai fallito? Non sono riuscito a salvare uno dei miei migliori amici. È morto proprio di fronte a me, e prima che nascesse suo figlio. Provo a smettere di fumare da cinque anni, ma non ci riesco. Quindi non dirmi che non so cosa significhi lottare. Non dirlo nemmeno per scherzo”. D’un tratto erano molto vicini, naso contro naso, e lui non avrebbe saputo dire se Ino fosse dispiaciuta o spaventata. Lei si morse un labbro e guardò altrove.

Lui sembrò calmarsi facendo un lungo respiro: “Che mi dici di me? Non mi hai ancora lasciato perdere”.

Dopo un secondo il sorriso si fece nuovamente strada sul volto di lei, e Ino si sporse provocantemente in avanti: “Questo perché eri mio dall’inizio”.

“Prima dell’inizio, in realtà” sospirò lui, ammettendo la sconfitta “Ho visto la tua biancheria prima di vedere te”.

E probabilmente fu in quel momento che la baciò.

 

 

Quando si svegliò, lei non c’era. Per un po’ non si mosse, cercando di ricordarsi cosa fosse accaduto quella notte, mentre le prime luci del mattino sfidavano l’oscurità. Si ricordava solo di come le loro mani si chiudessero perfettamente insieme, anche se appiccicose di sudore e zucchero. Quando si leccò le labbra, sapevano vagamente di gelato.

All’improvviso suonò la sua sveglia, e lui cercò di raggiungerla alla cieca, mentre mormorava qualcosa di incoerente. Tolto di torno quel rumore assordante, la stanza gli sembrò d’un tratto molto silenziosa. Shikamaru fissò per un po’ il soffitto, e si rese conto che era lunedì mattina.

Finite le vacanze.

Si precipitò giù dal letto e si catapultò in soggiorno. Non era più così sicuro di essere pronto ad averla fuori dalla sua vita così presto.

 

 

Non aveva lasciato biglietti, regali, o baci di rossetto sullo specchio. Non c’era nulla nella sua casa a indicare che lei fosse anche solo passata, e d’un tratto Shikamaru si rese conto di quanto si fosse abituato ad averla con lui. Il silenzio era quasi scomodo.

Si accomodò nella cucina fredda con un brivido, sentendosi davvero molto solo.

“Buongiorno!” Choji sbadigliò, con un cenno di saluto. Shikamaru annuì mestamente.

“Finalmente un po’ di pace e tranquillità, vero?” continuò l’amico.

Shikamaru annuì di nuovo. Choji stava scavando nel frigo, parlando più a se stesso che a Shikamaru: “Non dobbiamo più condividere il cibo con nessuno…”

Shikamaru annuì per la terza volta e si accoccolò sul tavolo.

“Oh!” Choji estrasse la testa dal frigorifero e gli domandò: “Puoi chiedere a Sakura se è stata lei a buttare via tutti i miei Playboy?”

Meccanicamente, Shikamaru prese il cellulare, lo aprì e scorse la rubrica. Poi, si fermò. Subito sopra il nome di Sakura c’era “Regina del sesso”, e lui era abbastanza sicuro di non averlo inserito da sé. Alzò lo sguardo, ma Choji era già sparito. Shikamaru abbassò nuovamente lo sguardo sul cellulare, prima che un ghigno si facesse lentamente strada sul suo volto.

Aprì la finestra e schiacciò un pulsante, mentre sentiva il cellulare di lei suonare.

Poi la sentì rispondere: “Pronto?”

“Ciao” e sorrise all’udire la voce di lei “Sono io”.

 

 

 

 

 

Piaciuta? Vi lascio l’indirizzo originale della storia: (è stata una faticaccia da tradurre!)

 

http://www.fanfiction.net/s/4636703/1/

 

   
 
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