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Autore: NeroNoctis    17/12/2016    2 recensioni
Julian è un ex cacciatore di streghe che ha scelto di non intervenire più nel mondo sovrannaturale. Dopo che una Banshee ha sterminato la sua famiglia e lui stesso ha causato il coma della persona a lui più cara, ogni cosa ha perso valore e i sensi di colpa lo divorano ogni secondo che passa.
Tuttavia, l'arrivo di una misteriosa figura stravolgerà nuovamente la vita dell'uomo, che sarà messa alla prova da oscure presenze, echi del passato e segreti che potrebbero cambiargli ancor di più la vita, o distruggerla per sempre.
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Julian chiuse la porta dietro di sè, sospirando. Era grato verso ogni forma divina di essere tornato a casa, sempre se casa si potesse definire. L'ambiente era completamente al buio, così l'uomo decise di premere l'interruttore vicino all'entrata. Una debole luce illuminò l'ambiente circostante: mura vecchie e sporche, alcuni mobili su cui erano raccolte diverse cianfrusaglie e un attaccapanni logoro su cui era poggiata una semplice camicia azzurra.

L'ex Cacciatore si sfilò il cappotto, poggiandolo sopra la camicia mentre lui si incamminava verso la camera da letto. Tutto era in disordine: coperte posizionate a caso e che toccavano il pavimento, diverse bottiglie che facevano capolino in ogni angolo e un armadio a muro con diversi vestiti sporchi che giacevano in un ammasso informe. 

Ennesimo sospiro che lasciò spazio ad una gita verso la porta del bagno. Julian si tolse la maglia bianca e si poggiò con le mani sul lavandino, fissando il suo riflesso allo specchio. Aveva l'aria stanca, mentre innumerevoli tagli e cuciture sfiguravano il suo torso e le sue spalle. Le dita delle mani erano sporche di sangue ormai asciutto e il suo alito puzzava di alcool.

Ripensò alla visita del membro dell'Enclave, trovandola decisamente fuori luogo. Era stato chiaro con il Gran Maestro Knight: lui non avrebbe più cacciato.

Senza sapere perchè, si ritrovo nuovamente in camera da letto, scostando i vestiti dall'armadio e recuperando un baule dalle dimensioni notevoli, che posizionò accuratamente sul letto. Lo fissò per qualche secondo, incurante del suo tremare per via del freddo che entrava dalla finestra semi aperta. Quella sensazione lo faceva sentire vivo, cosa che ormai gli procurava soltanto il dolore fisico.

Passò le dita sul baule, tastandone la consistenza ruvida dovuta al lavoro manuale. Le dita passarono in rassegna tutta la superficie, fin quando non si fermarono sulle iniziali scavate nel legno: JS. 

Le iniziali di Jonathan Sullivan, suo padre, che aveva costruito quel baule per il figlio. Le iniziali di Julian Sullivan, che ormai aveva riposto tutto in quel freddo baule e non aveva intenzione di riprendere a fare quello che gli riusciva meglio... o forse peggio.

Lo aprì, osservandone l'interno: una coppia di pistole con diverse munizioni, che spaziavano da quelle normali a quelle intrise di diverse sostanze utili a contrastare Streghe o Banshee. Due fiale piene di Sorbo degli Uccellatori, alcuni strumenti dell'Enclave in grado di captare l'energia magica ed infine la sua fidata spada, con cui aveva mietuto innumerevoli vittime.

Prese quest'ultima, passando le mani sulla lama e ripensando agli insegnamenti di Jonathan: il modo in cui impugnarla, gli affondi e gli altri stili di attacco. Pensò anche che aveva giurato di usarla per uccidere la Banshee che aveva sterminato la sua famiglia, ritrovandosi invece tra le mani l'arma con cui aveva colpito mortalmente Paul, che finì in coma. Vittima di quel pensiero, ripose la lama e chiuse velocemente il baule, tremando.

«Non è stata colpa tua, Julian»

L'uomo si voltò di scatto, osservando la figura di Stephen. Non seppe decifrare bene le sue emozioni: era sollevato o infastidito da quella visita? Avrebbe voluto dirgli così tante cose, ma non gli venivano le parole. Stephen era sempre stato molto legato a lui sin da quando i due si erano conosciuti, tanto che ormai il barman aveva anche le chiavi di quell'appartamento e conosceva tutta la sua storia.

«Si invece» rispose lui, allontanando il baule e sedendosi sul letto. Fissava le sue scarpe, mentre lo sguardo fisso di Stephen lo stava agitando. Odiava essere fissato quando si trovava in quelle condizioni, ma non era la prima volta che l'amico lo sorprendeva in quello stato.

«No. Sei stato manipolato da una Strega che ti ha spinto a farlo. Poi Paul non è morto, è solo in coma» non appena finì la frase, Stephen si morse la lingua. Non era il massimo dire "solo in coma". Non era una situazione facile da gestire, non c'era neanche certezza di risveglio da un coma... avrebbe voluto tanto trovare altre parole.

Vedendo la non risposta di Julian, aggiunse: «Hai fatto di nuovo a botte?»

Julian accennò un sorriso «Non trattarmi come un bambino, oppure inizio a pretendere che mi prepari la cena»

«E' già successo quattro volte questo mese, quindi non vedo perchè non dovrei trattarti come un bambino» ci fu una pausa, con entrambi che sorridevano in modo stanco «sei già andato da lui questa settimana?»

«No» fece Julian, scuotendo il capo «andrò domani. Ho capito che visitare Paul ogni giorno non giovava, cos' ho deciso di andare solo nel weekend.»

L'amico annuì, fin quando un bussare regolare e deciso non attirò l'attenzione dei due, che si guardarono entrambi con aria interrogativa in cerca di qualche spiegazione. Dai loro sguardi capirono che nessuno aveva invitato gente a casa. Senza scambiarsi una parola Julian indossò la prima maglietta che aveva a tiro e Stephen si diresse verso l'entrata, tornando pochi attimo dopo con un uomo vestito con un lungo cappotto grigio topo e un cappello abbinato. Julian lo riconobbe subito: il Gran Maestro dell'Enclave Aloysius Knight.
«Julian, dobbiamo parlare» tagliò corto Knight.

«Se riguarda la visita del tuo uomo, beh, sono stato fin troppo chiaro. Non ho intenzione di partecipare a nessuna missione»

Knight si tolse il cappello, si voltò verso Stephen per poi tornare a guardare l'ex Cacciatore. «Lui resta» rispose Julian, capendo subito il volere di Knight. Non aveva segreti con Stephen e la sua presenza lo manteneva tranquillo e, cosa più importante, due punti di vista erano migliori di uno solo. 

«Così sia...» sospirò Knight «sei già stato informato sugli Angoni e questo è un bene. La cosa che non sai è un'altra» 

L'anziano recuperò dalla tasca interna del cappotto diverse foto che porse a Julian, che iniziò a guardarle con leggero interesse. Se inizialmente non capiva cosa fossero, subito dopo i suoi occhi si sgranarono in una visione di terrore misto ad odio.

«Sono arrivate questa mattina, riprese di una telecamera, non sappiamo altro. Non sappiamo dove abbiano portato Paul o se-»

«Sta zitto» Julian digrignava i denti, aveva una voglia tremenda di prendere a pugni qualcosa o qualcuno. Le foto davanti a lui parlavano chiaro: Paul era stato rapito e a giudicare dal simbolo che si intravedeva sul vestiario dei rapitori era opera degli Angoni. Alzò lentamente lo sguardo, fissando Knight con un espressione quasi animalesca.

«Dimmi cosa devo fare. E per inciso, una volta trovato Paul io smetterò di lavorare per voi» 

«Va bene... domani ti verranno spediti tutti i dettagli via email. Mi dispiace darti questa notizia, ma se c'era qualcuno che doveva dirtelo dovevo essere io» Knight si voltò, dirigendosi verso la porta.

«Quasi dimenticavo» estrasse una specie di taccuino dalla tasca, che Julian riconobbe subito «il diario di Jonathan, avrebbe voluto che l'avessi tu. Non ho mai avuto modo di fartelo avere» detto questo, Knight varcò la soglia e una volta arrivato all'uscita chiuse la porta alle sue spalle, mentre Julian stringeva le foto di Paul e il diario di suo padre tra le mani, sotto lo sguardo silenzioso di Stephen.          


 
  
 

Cameron e Lillian erano ormai tornati a casa dopo il solito concerto al The Stage, stavolta ancor più soddisfatti dell'ultima volta. I due fratelli vivevano in una graziosa casa, condividendo praticamente ogni spazio personale. La cosa non dispiaceva a nessuno dei due, dato che erano praticamente una cosa sola e l'uno il confidente dell'altra.

Lillian aveva deciso di spogliarsi e indossare qualcosa di più comodo, un enorme pigiama giallo per l'esattezza, cosa che lasciava Cameron sempre con un sorrisino. Il ragazzo invece aveva approfittato dell'attimo di pace per distendersi sul divano e navigare su Facebook, iniziando la sua sessione di "stalking agonistico" come amava definirlo lui.

«Lo stronzo continua a condividere immagini con quell'asse di legno» fece Cameron, con espressione disgustata. Lillian si precipitò dietro al fratello, poggiandosi al divano.

«Che razza di insulto sarebbe asse di legno?»

«Non lo so, qualcosa per indicare una persona inespressiva ed emotivamente piatta...»

«Cam, dovresti smetterla di farti del male. Il mondo è pieno di ragazzi e troverai quello giusto anche tu» lo rassicurò la sorella, carezzandogli i capelli.

«Il mondo è pieno di ragazzi etero e tu hai la fortuna di essere una ragazza. Per me è diverso. Sono tremendamente sexy, questo lo so, ma rimane comunque complicato sedurre ragazzi etero... tipo quel Cacciatore»

Lillian scoppiò a ridere in modo teatrale «no, non incoraggerò nessun a letto con il nemico! Dovremmo comunque parlarne... quel Julian ci caccerà in un sacco di guai, insomma, hai visto come ci guardava, no?»

Cameron annuì, gettando di lato il tablet e godendosi quei massaggi ai capelli che arrivavano dalle mani delicate della sorella. Se c'era una cosa che amava erano i massaggi, soprattutto se era Lily a farli, la migliore senza ombra di dubbio.

«Mi hanno comunque dato una soffiata: stronzo, asse di legno e una piccola comitiva stasera sfideranno la sorte e faranno una piccola seduta spiritica nella casa abbandonata dei Jones, con tanto di tavola Ouija»

«Quindi?» chiese Lillian, sapendo benissimo cosa stava per sentire. Cameron si voltò con un sorriso sadico sul volto e, con la sola imposizione della mano sinistra, fece sollevare il tablet dal divano «quindi è arrivato il momento di far prendere qualche spavento»

«Che bastardo infantile» scherzò Lillian.

«Vuoi comunque troppo bene al bastardo infantile e poi ho anche dei difetti» concluse Cameron, abbandonando l'abitazione.



Cameron camminava per le strade della città, con espressione delusa e anche sconfitta. Era andato alla casa abbandonata ma non aveva trovato nessuno e quando aveva chiesto informazioni ad uno dei suoi amici, la risposta era stata che asse di legno aveva avuto un indigestione con conseguente serata spiritica annullata. 

Non restava che tornare a casa, senza rischiare di essere ucciso da qualche cacciatore in incognito per uso improprio della magia. Ripensò a quanto stava male per quella situazione, dopotutto Jack era stato il suo primo ragazzo e con lui aveva scoperto così tante cose sull'amore, sia in senso emotivo che fisico.

Gli mancava? Si, tanto... ma era stato anche ferito e questo non se lo sarebbe mai aspettato. Pensava che Jack fosse un ragazzo migliore e che fosse la persona giusta per lui ma... non era stato così, anche se con lui si era sentito davvero vivo e per la prima volta non si vergognava di essere "diverso".

L'unica persona che non l'aveva mai giudicato per il suo orientamento sessuale era Lillian, ma lei era qualcosa di diverso. Era la sua anima gemella, fanculo la teoria delle anime gemelle in amore. La sua metà era lei e le voleva un gran bene dell'anima, l'eventuale amore per un'altra persona sarebbe stato qualcosa di forte, devastante ma non paragonabile ad un rapporto così sano e sincero.

Durante il suo cammino, si rese conto di essere di fronte casa di Julian. Aveva scoperto dove viveva quasi per caso, incontrandolo mentre rientrava ubriaco e seguendolo, gesto dettato dalla noia e dalla voglia di scoprire qualcosa sui cacciatori. Il fratello maggiore di Cameron e Lillian aveva lasciato casa per unirsi all'Enclave, con i due che non ricevettero più notizie da anni, così decisero di partire per indagare su quella questione. Julian era uno dei tasselli fondamentali per arrivare al fratello, o almeno così credeva lui.

Notando che la porta si stava aprendo, Cam corse subito ai ripari, nascondendosi tra alcune siepi adiacenti l'abitazione, fortunatamente abbastanza vicino da riuscire a vedere e sentire ogni cosa.

Dalla casa uscì un signore anziano, vestito con cappello e cappotto, che afferrò subito il cellulare e compose un numero.

«Si, sono Knight. Ha accettato, questo significa che non dovrete far del male a Paul per nessun motivo. Al mio ritorno esigo di vederlo»             

Detto questo l'uomo si allontanò, lasciando Cameron incuriosito da quelle parole. Era sicuro di aver già sentito quel cognome, ma non sapeva dove... forse doveva tornare a casa e dire tutto a Lillian, così si allontanò dalla casa di Julian e si diresse dalla sorella, in cerca di risposte.
   
 
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