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Autore: Placebogirl_Black Stones    17/12/2016    3 recensioni
Dopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la battaglia più difficile: un lungo viaggio dentro se stessi per liberarsi dai propri fantasmi e dalle proprie paure e riuscire così ad andare avanti con le loro vite. Ne usciranno vincitori o perderanno se stessi lungo la strada?
"There's a day when you realize that you're not just a survivor, you're a warrior. You're tougher than anything life throws your way."(Brooke Davis - One Tree Hill)
Pairing principale: Shuichi/Jodie
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tomorrow (I'm with you)'
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Capitolo 11: Amare verità
 
 
Fermò l’auto davanti a casa Kudo, pochi metri prima del cancello ed estrasse dalla tasca dei jeans il cellulare. Scrisse velocemente le parole “Sono arrivata” e inviò quell’e mail a Shiho. Controllò un’ultima volta di essere in ordine e poi fece un lungo respiro, cercando in sé tutta la calma possibile per affrontare quella situazione. Non poteva negare di essere tremendamente nervosa e questo andava a discapito del suo intento di apparire il più normale possibile. Il timore non è mai un buon consigliere e spesso porta a commettere errori.
Scese dalla macchina nel preciso istante in cui il cancello della casa del Dottore si aprì, facendo uscire la figura di Shiho. Si salutarono con un cenno silenzioso del capo, nonostante i pochi metri che le dividevano e che diventavano sempre meno man mano che Shiho si avvicinava. Si rivolsero la parola solo quando furono l’una di fronte all’altra, talmente vicine da poter leggere la tensione l’una sul volto dell’altra. Anche la sua giovane amica condivideva le sue paure, nonostante la sua posizione fosse meno a rischio.
 
- Pronta?- le disse semplicemente.
- E tu?- rispose la ragazza.
 
Annuirono entrambe, decise a portare a termine quel piano che avevano elaborato poche ore prima. Suonò il campanello, attenendo con l’amica al suo fianco.
 
- Chi è?- udirono la voce di Shinichi, resa metallica dal citofono.
- Sono Jodie!- disse con il suo solito entusiasmo.
 
Sentirono il cancello scattare e aprirsi, permettendo loro di entrare e camminare dirette alla porta d’ingresso, dalla quale sbucò fuori il giovane padrone di casa. Si aspettavano che si stupisse nel vederle insieme, invece le accolse con molta naturalezza, come se da anni lo andassero a trovare in coppia. Probabilmente Shuichi lo aveva avvertito che ci sarebbero state entrambe.
 
- Venite, vi stavamo aspettando- fece loro segno di entrare.
- Ciao Cool Guy!- gli gettò le braccia al collo in un impeto che lasciò sbigottiti sia lui che Shiho.
 
Non stava fingendo, era davvero contenta di rivedere quel ragazzino che, bambino o no, si era aggiudicato il titolo di suo detective preferito. Anche con dieci anni in più restava sempre sorprendente tutto ciò che aveva fatto nella lotta contro l’Organizzazione, così come sorprendente era il suo intuito. Prima di conoscerlo aveva sempre pensato che Shuichi fosse una specie di genio, ma ora doveva ammettere che quel ragazzino non aveva nulla da invidiargli.
Lo strinse a sé come si fa con un peluche, ignara del fatto che il giovane detective fosse rosso in volto e parecchio imbarazzato nel ritrovarsi con il corpo aderente al suo. Era pur sempre un adolescente, sentire le morbide curve di una donna provocava il lui reazioni comprensibili.
 
- Ma tu guarda, la signorina dell’agenzia investigativa sarebbe molto gelosa se sapesse che ti fai coccolare dalle donne mature!- intervenne Shiho, che fino a quel momento era rimasta a guardare la scena piuttosto divertita con aria sorniona.
- Ma cosa dici, sono troppo vecchia per lui!- lo allontanò finalmente da sé.
- E questo che c’entra? Sei una bella donna con dell’esperienza, il sogno di ogni adolescente-
- Ma la vuoi smettere?!- si lamentò lui, sempre più imbarazzato.
 
Continuarono quel siparietto comico tra frecciatine e risate, fino a quando furono interrotti dall’arrivo di Shuichi, attirato da quegli schiamazzi. In quell’istante il gelo calò nell’entrata di quella grande casa, come se il freddo inverno fosse arrivato all’improvviso, senza risparmiarsi. La tensione che sembrava essersi dissolta grazie a quel ragazzino speciale ricomparve, più forte di prima.
 
- Akai-san, le nostre ospiti sono qui- ruppe il silenzio Shinichi, sorridendo all’amico.
- Lo vedo- rispose semplicemente lui, tentando di ricambiare il sorriso con scarsi risultati.
 
Mentre il sorriso di Shinichi appariva naturale e spontaneo, quello di Shuichi sembrava quasi una smorfia, come se dietro di esso ci fosse sempre una certa malizia, un qualcosa di nascosto che non prometteva nulla di buono. Amava quell’uomo, ma doveva ammettere che per certi versi era inquietante alla volte.
 
- Benvenute- le salutò, cercando di fare gli onori di casa anche se quella non era casa sua - La tua amica non c’è?- chiese immediatamente, rivolto a Shiho.
 
Rivolse un’occhiata veloce all’amica, che ricambiò: entrambe sapevano che il loro piano era iniziato in quel preciso momento. Non potevano permettersi di sbagliare, non importava quanto Shuichi potesse metterle in soggezione.
 
- Ecco… a dire il vero è lei l’amica di cui parlavo- rispose, non con poca fatica o esitazione.
- Cosa?!- esclamò sorpreso Shinichi, sgranando gli occhi - E voi due da quando siete amiche?-
- Beh… non da tanto!- tagliò corto lei, cercando il più possibile di evitare particolari.
- Adesso capisco perché dicevi che la conoscevo anche io- si rivolse a Shiho.
- Eh già!- rispose lei, sforzandosi di sorridere.
 
Era un dialogo tutto fuorché spontaneo e naturale, di certo non erano partite con il piede giusto. L’unica cosa che avevano ottenuto era sapere che Shinichi non sospettava di nulla, almeno lui. Al contrario, Shuichi rimase impassibile come sempre, con quel sorrisetto stampato sulle labbra. Non sembrava minimamente sorpreso dalla notizia, era come se gli avessero detto che avevano visto un bel paio di scarpe col tacco nella vetrina di un negozio e questo, di certo, non era un buon segno. Di solito si resta impassibili di fronte a qualcosa di cui si è già a conoscenza. O forse non gliene importava nulla del fatto che fossero amiche oppure no? Più cercavano di risolvere i dubbi e più altri dubbi si aggiungevano a quelli già presenti.
 
- Se avessi saputo che era Jodie non ti avrei nemmeno detto di invitarla, dal momento che lo avevo già fatto io- disse infine - Però adesso sono molto curioso di sapere come siete diventate amiche-
 
Sentì il sangue gelare nelle vene a quella domanda, l’unica per la quale lei e l’amica non avevano programmato una risposta. Come avevano fatto a non pensarci?! Era ovvio che se si presentavano come amiche qualcuno avrebbe domandato loro in che circostanze lo erano diventate, ma al telefono erano state entrambe troppo occupate a concentrarsi su cosa non dire piuttosto che su cosa dire. Lanciò un’occhiata furtiva a Shiho, sperando che avesse una risposta pronta: in realtà la ritrovò con la sua stessa espressione sul volto. Si rifiutava di credere che il loro piano fosse andato in fumo ancora prima di partire, così fece quello che sapeva meglio fare nelle situazioni difficili: improvvisare. Se era riuscita a far credere all’ispettore Megure che Camel fosse il suo fidanzato poteva anche inventarsi un incontro.
 
- Ecco… ci siamo incontrate per caso! Stavo passeggiando e l’ho vista seduta su una panchina, così ci siamo messe a chiacchierare di questo e quello e ci siamo trovate molto bene!- sorrise forzatamente, sperando di aver recuperato quel momento di confusione iniziale.
 
Pregò che Shuichi se la fosse bevuta, non era certa di quanto le sue bugie fossero efficaci su uno come lui, abituato a sentire la puzza di marcio lontano un miglio.
 
- Chi l’avrebbe mai detto, non pensavo proprio sareste andate così d’accordo, siete completamente diverse caratterialmente parlando!- intervenne Shinichi, sempre più sorpreso da quella notizia.
- Cosa vorresti dire con questo?- assottigliò lo sguardo Shiho, prendendo le parole dell’amico come un ammonimento al suo carattere poco gioviale ed espansivo.
- Niente, solo che sono molto stupito!- si giustificò lui.
 
Si aspettava una risposta da colui che aveva posto la domanda, ma non arrivò. Shuichi sembrava soddisfatto di quella spiegazione, almeno così sembrava dire l’espressione sul suo volto. Tuttavia non doveva abbassare la guardia: anche lui era bravo a fingere, molto più di lei. Aveva inscenato la sua morte, roba di alto livello rispetto a un collega-fidanzato.
 
- Bene, allora direi che possiamo accomodarci nel salone e mangiare la nostra torta, che ne dite?- propose, fissando prima lei e poi Shiho.
- Ok!- fece l’occhiolino tutta contenta.
 
Mentre camminavano verso la sala, lasciò che Shinichi e Shuichi le scortassero, distanziandole di poco più di un metro. Aveva bisogno di un consulto veloce con l’amica, per sapere cosa ne pensasse del comportamento del collega.
 
- Secondo te ha creduto a quello che ho raccontato?- bisbigliò.
- Non lo so, ha una faccia strana che non mi convince per niente. Meglio non abbassare la guardia e tenerci pronti ad ogni genere di domanda- le consigliò la ramata.
 
Non fece in tempo a replicare, poiché la sua attenzione venne catturata dalla meravigliosa torta che troneggiava sul tavolino al centro della sala. Era davvero stupenda, si chiedeva come avesse fatto Shuichi a trovare una torta del genere in così poco tempo, solo per tenere fede a quella piccola messa in scena. Se da un lato c’era da leccarsi i baffi, dall’altro era un motivo in più per temere “l’avversario”. Anche nelle piccole cose lui riusciva a trovare una soluzione più che convincente, al contrario suo che annaspava per restare a galla nell’innocente bugia che aveva creato.
 
- Wow, that’s wonderful!- si lasciò sfuggire un’esclamazione della sua lingua madre, accomodandosi sul divano seguita da Shiho - È un peccato tagliarla-
- Ma se non la tagli non puoi assaggiarla- commentò la ragazza, la quale però era più occupata a tenere d’occhio Shuichi che a osservare la torta.
- Sono curioso anche io di assaggiarla- confessò Shinichi mentre distribuiva i piattini per tutti.
 
Il suo sguardo passo dalla torta al compagno, il quale stava cominciando a tagliarla in fette della stessa dimensione e a riporre ciascuna di queste all’interno di uno dei piattini. Sembrava tranquillo, forse anche troppo.
Quando tutti si furono seduti ed ebbero la propria fetta cominciarono ad assaggiare quel capolavoro.
 
- È davvero deliziosa!- esclamò il giovane detective, rivolgendo poi un sorriso all’amico seduto accanto a lui dal lato opposto al loro - Ottima scelta Akai-san!-
- Ti ringrazio, sono contento che ti piaccia- ricambiò l’amico - E voi che ne dite?- si rivolse a loro.
- Sono d’accordo con Cool Guy, è fantastica!- annuì.
- Sto ingrassando solo a guardarla- fu il commento freddo e svogliato di Shiho, che però continuava a portarsi alla bocca una forchettata dietro l’altra, suscitando l’ilarità di tutti.
- Perché, sei forse una che ha problemi di peso tu?- la guardò dubbiosa ma al tempo stesso facendole capire che stava al gioco.
- No, proprio perché di solito non mangio torte-
- Invece dovresti, alla tua età si smaltisce più velocemente-
 
Avrebbero continuato con quel teatrino comico se gli sguardi puntati addosso dei due uomini all’altro lato del tavolino non le avessero messe in soggezione. Si erano lasciate andare troppo, non erano abituati a vederle conversare come se fossero amiche da una vita. La differenza nei loro sguardi, però, era sostanziale: mentre quello di Shinichi mostrava un sincero stupore, quello di Shuichi era più indagatore, velato da una nota di malizia. Aveva come la sensazione che presto sarebbe arrivata un’altra domanda: il problema era che non sapeva quale e questo non le permetteva di preparare in anticipo una risposta.
 
- Visto che siete diventate così amiche, deduco che abbiate già fatto qualche uscita fra amiche. Non è forse così?-
 
Eccola, la fatidica domanda, forse anche peggiore della precedente. Perché chiedere una cosa del genere? Non era difficile intuirlo, c’era una sola ragione per cui Shuichi poteva farlo: il loro appuntamento la sera precedente. Il dubbio che potesse sapere si stava trasformando sempre più in una certezza. Ora era lei ad avere una domanda: come diavolo aveva fatto a scoprirlo in meno di ventiquattr’ore? Si voltò a guardare Shiho, la quale si era irrigidita e la stava guardando a sua volta. Nemmeno lei sapeva cosa rispondere. Non restava che una sola opzione: dire la verità.
 
- A dire il vero ci siamo viste solo una volta- ammise, sperando che fosse la mossa migliore.
- Per caso è stato ieri sera?-
 
Sgranò gli occhi, sobbalzando leggermente seguita a ruota dall’amica. Non potevano esserci dubbi ormai, era chiaro che sapesse. Quelle domande erano troppo specifiche per essere fatte a caso, per pura curiosità. Non potevano scappare, erano cadute nella sua trappola. Improvvisamente quella dolce torta era diventata un boccone amaro da mandare giù, come se contenesse veleno.
 
- C-come lo sai…?- gli chiese, deglutendo a fatica.
- Quando sono andato a casa del Dottor Agasa per invitare Shiho, lui si è lascito sfuggire un piccolo dettaglio, ovvero che la nostra signorina era uscita anche ieri sera. Perciò, collegando le due cose, ho dedotto che fosse uscita con te- spiegò con naturalezza e un pizzico si soddisfazione.
 
Avrebbero potuto ribattere, Shiho avrebbe potuto dire che non era poi scontato che fosse uscita proprio con Jodie; invece non riuscirono a dire nulla, rimasero in silenzio a fissare la torta che rimaneva nei loro piattini. Qualunque cosa avessero detto o fatto in quel momento sarebbe sembrata solo una patetica scusa per nascondere la realtà dei fatti. Fra i giocatori seduti a quel tavolo Shuichi era senz’ombra di dubbio il migliore e, come tale, approfittò del loro silenzio per fare la sua mossa successiva, ormai certo che si sarebbe aggiudicato la vittoria.
 
- Dunque, che avete fatto di bello? Di sicuro non sarete andate a bere qualcosa, visto che principessa qui presente non ha ancora l’età per farlo. Inoltre, come diceva il nostro giovane detective, non avete molte passioni in comune-
- E tu che ne sai?!- sbottò all’improvviso Shiho, che fino a quel momento aveva lasciato che fosse solo lei a parlare.
 
Doveva sentirsi anche lei sotto pressione, costretta a tenere quel segreto di cui solo lei era la vera colpevole. Le dispiacque averla messa in quella situazione, non voleva che finisse così.
 
- Mi sbaglio forse?- chiese in tutta tranquillità Shuichi, fissandola dritta negli occhi, forse nel tentativo di incuterle timore.
- Non sono affari tuoi cosa facciamo io e Jodie quando ci vediamo, dovresti smetterla di impicciarti sempre degli affari miei!- continuò lei con quel tono duro.
- Su, ora calmati- intervenne, posandole una mano sulla spalla - Shu era solo curioso di sapere, non voleva importunare nessuno. Siamo andate a mangiare in un ristorante con il sushi sul rullo molto bello che mi ha consigliato proprio lei, poi l’ho trascinata in sala giochi con la promessa che alla prossima uscita avremmo fatto qualcosa che invece piaceva a lei- spiegò infine rivolta a lui.
- Quindi l’hai trascinata nel tuo mondo di pistole laser e joystick?- ironizzò lui, consapevole della sua passione per i videogiochi.
- Eh sì!- sorrise, nonostante non fosse serena.
 
Tolse la mano dalla spalla dell’amica quando sentì che i suoi muscoli tesi si erano nuovamente sciolti, anche se non completamente. Quest’ultima la ringraziò con un lieve cenno del capo. Se non altro poteva dire di averla fatta una cosa giusta quella sera.
 
- Ma se hai sempre fatto storie quando i bambini ti chiedevano di giocare con loro ai videogiochi progettati dal Dottore!- intervenne Shinichi, che in quella storia era l’unico, paradossalmente, a non capirci nulla.
- Sì, ma quelli a cui ho giocato con Jodie non hanno nulla a che vedere con quelli del Dottore, sono molto più appassionanti!- rispose con aria snob, riprendendo a mangiare la torta.
 
La faccia scioccata del giovane detective era talmente buffa che le venne da sorridere attirando l’attenzione di tutti. Era comico vedere il detective dei detective davanti all’unico caso che non riusciva a risolvere.
 
- Che cosa avete fatto in sala giochi?- riprese con le domande Shuichi.
- Oh, cose molto emozionanti! Abbiamo fatto una gara di rally e poi abbiamo sparato agli alieni nello spazio!- annuì convinta, sentendosi più a suo agio con quelle domande meno mirate delle precedenti.
- E così sai guidare, signorina?- si rivolse a Shiho.
- Se sapessi farlo sarebbe un problema?- replicò freddamente, anche se il tono non era acceso come quello di prima.
- Certo che no. E dimmi, sei riuscita a battere Jodie? Dovrebbe essere facile, visto che non è proprio un asso al volante-
- Non è vero!- brontolò lei, mettendo il broncio e facendo sorridere tutti.
- Invece Jodie è molto brava, non ce l’ho fatta a batterla- confessò, sorridendole.
 
Tra una chiacchiera e l’altra tutti avevano ormai finito la loro fetta di torta. Buona senza dubbio, anche se gustata non proprio nel migliore dei modi. Quel dialogo iniziato male, però, sembrava essersi trasformato in una piacevole conversazione. Forse il peggio era passato, forse Shuichi voleva solo una conferma del fatto che si frequentassero e nulla più. D’altra parte non poteva davvero sospettare di ciò che si erano dette. Dire la verità fino a quel punto non era stata poi una cattiva idea, almeno ora si erano tolti tutti un sassolino dalla scarpa.
 
- Qualcuno vuole un’altra fetta di torta?- chiese Shinichi.
- Ti confesso che la tentazione è tanta ma non posso permettermi di ingrassare con il lavoro che faccio- confessò lei a malincuore.
- Io passo, mi sento già come Genta e il Dottore- sottolineò in modo poco carino ma ironico Shiho.
- Beh, visto che le nostre ospiti sono così attente alla linea è meglio se riporto il resto della torta in frigo prima che vada a male. Nel caso vi venisse voglia di un’altra fetta potete tornare domani, sempre che il nostro padrone di casa sia d’accordo- rivolse lo sguardo a Shinichi.
- Certo, non c’è nessun problema!- confermò.
 
Quando vide Shuichi alzarsi e richiudere la scatola della torta, si alzò anche lei e cominciò a raccogliere i piattini e le posate.
 
- Ti aiuto a portare le cose in cucina- si giustificò.
 
Non che ci tenesse a fare bella figura come ospite, semplicemente voleva stare un po’ sola con lui. Non si aspettava la conversazione del secolo ma voleva sapere meglio cosa ne pensava di tutta quella storia. La verità era che temeva che l’amico ce l’avesse con lei, per qualche motivo. Lei era riuscita ad instaurare con Shiho quel rapporto che a lui non riusciva, forse questo gli faceva male anche se non voleva darlo a vedere.
Quando raggiunsero la cucina posò i piatti nel lavello e o riempì con l’acqua e il detersivo, mentre Shuichi rimetteva in frigo la torta. Non aveva più proferito parola, perciò se voleva avere una conversazione con lui doveva essere lei ad iniziarla.
 
- Spero che non te la sia presa troppo se Shiho ti ha risposto in modo un po’ sgarbato, è un po’ impulsiva e non ama sentirsi il fiato sul collo ma non ti odia, altrimenti non avrebbe accettato il tuo invito- cercò di rassicurarlo, credendo che fosse un po’ giù per la reazione dell’amica.
- Sembri conoscerla bene nonostante vi frequentiate da poco tempo- replicò lui, restando girato di spalle.
- Abbiamo legato da subito anche se sembra incredibile- sorrise - E anche se non si direbbe per certi versi siamo simili-
- Strano, perché da quanto ho capito non le piacciono le persone che si intromettono negli affari degli altri, specie nei suoi-
 
Come l’abile cecchino che era, aveva preso la mira e sparato dritto al suo cuore, trapassandolo con un unico, letale proiettile. Restò immobile come una statua, fissandolo con gli occhi sbarrati e il sangue che sgorgava copiosamente dentro di lei da quella ferita appena inflitta. Non riusciva a comprendere il perché le stesse dicendo quelle cose. O meglio, lo sapeva, ma non voleva ammetterlo a se stessa, perché farlo significava aver perso la partita su tutti i fronti.
Finalmente si girò verso di lei, fissandola con lo sguardo serio. Non c’era segno di ira nei suoi occhi, solo quello scintillio che aveva ogni volta che qualcosa non andava. Si teneva dentro tutto, ciò che usciva erano solo le gocce di una tempesta invisibile.
 
- La sera del chiarimento Shiho mi disse che aveva promesso ad una “brava persona” che mi avrebbe ascoltato. Io diedi per scontato che questa persona fosse il Dottor Agasa, visto che lei non aveva amici adulti all’infuori di Shinichi, con cui però aveva litigato. Ora però non ci sono più dubbi che sia tu la persona di cui parlava. E se lei l’hai convinta a tornare, significa che e devi averle parlato prima di me di ciò che avevo intenzione di dirle. Era l’unico modo per convincerla. Ciò significa che ti sei intromessa in affari che non ti riguardano- concluse.
 
Non le staccava gli occhi di dosso, sembrava volersi accertare che il colpo che le aveva sferrato fosse andato a buon fine. Aspettava solo di vederla crollare.
Si morse il labbro, colta da una sensazione di soggezione mista a dolore. Era consapevole fin dall’inizio di essersi impicciata in una questione che non la riguardava in nessun modo, sapeva anche che ci sarebbero state delle conseguenze se si fosse venuto a sapere. Immaginava che Shuichi non l’avrebbe presa bene, ma non avrebbe mai immaginato di essere trattata con tanta freddezza. D’altra parte se Shiho era lì lo doveva a lei, perciò un minimo di gratitudine poteva mostrarlo dopotutto. Negli anni aveva capito che quell’uomo sapeva farsi amare ma al tempo stesso anche odiare con la stessa facilità.
 
- Io… volevo solo…- sbiascicò a testa bassa, incapace di dire qualunque cosa.
- Farla tornare?- completò la frase al posto suo - Perché ti interessava tanto che si chiarisse con me? Tu sei un’estranea in tutta questa faccenda, cosa ne avresti ricavato?-
 
In un istante il dolore si trasformò in rabbia. Quindi nella sua ottica personale una persona doveva per forza fare qualcosa solo per avere un tornaconto? Certo, come lui aveva fatto con lei, piantandola in asso perché la sua relazione con lei avrebbe minacciato quella con Akemi, impedendogli così di raggiungere il suo obiettivo. Nel vocabolario di Shuichi Akai non esisteva la parola “altruismo”.
 
- Devo fare qualcosa solo per avere un tornaconto? Non posso semplicemente voler aiutare qualcuno a cui tengo?- lo guardò storto, sempre più ferita dalle sue parole.
- Non la conoscevi nemmeno fino a due giorni fa, quindi perché ti premeva tanto aiutarla?-
- Non stavo parlando di lei, infatti!- trattene a stento le lacrime, anche se i suoi occhi erano ormai lucidi.
 
Ci fu un attimo di silenzio, nel quale nessuno dei due guardò in faccia l’altro. Stavano entrambi metabolizzando a modo loro quello che non gli andava giù.
 
- Lo sai che non mi piace che gli altri ficchino il naso nei miei affari- sottolineò lui.
- Peccato che tu lo faccia sempre con gli altri!- si lasciò sfuggire, stringendo i pugni per contenere la rabbia che cresceva dentro di lei, senza nemmeno guardarlo in faccia.
- Quand’è che mi sarei fatto gli affari tuoi?-
 
Una parte di sé, quella che aveva messo a tacere per convincersi che le andava bene essere stata scaricata per una giusta causa, avrebbe voluto rispondergli con un sonoro “mai”, facendolo sentire in colpa per non averle mai chiesto come stava dopo la loro rottura. Non una telefonata, non un messaggio. Lei gli aveva detto che andava bene, ma era chiaro che non era così e aveva sperato fino alla fine che se ne accorgesse. Invece lui, freddo come sempre, aveva ignorato tutto. Bastava una sola, semplice parola per farlo sentire come lui aveva fatto sentire lei. Una parola che non riuscì a dire, come non era riuscita a dirgli tante cose.
 
- Mi dispiace se mi sono fatta gli affari tuoi, non succederà più- si scusò, più per porre fine a quella conversazione diventata troppo pensante da sopportare che per sincero pentimento.
- Posso sapere cosa le hai detto per convincerla?- chiese lui, con un tono meno accusatorio di prima.
- Semplicemente la verità, che in realtà tenevi davvero ad Akemi e che hai fatto di tutto per vendicarla. Non avrei potuto dire altro, visto che non so niente più di questo. Volevo solo farle capire che non eri un assassino senza cuore come pensava, tutto qui-
 
Ci fu nuovamente un momento di silenzio, nel quale l’unico rumore che si sentì fu quello dei passi di Shuichi, il quale aveva iniziato a dirigersi nuovamente verso la sala, segno che per lui la questione finiva lì. Al contrario, lei restò immobile con la testa bassa, paralizzata da quella rabbia e quel dolore che la stavano distruggendo lentamente.
 
- Grazie-
 
Il suono di quella parola così gentile arrivò alle sue orecchie come un rumore assordante. La rabbia che le offuscava la mente le impedì di cogliere la sincerità che vi era dietro: in quel momento anche lei vedeva solo ciò che voleva vedere. Le sembrava che quel ringraziamento fosse solo l’ennesimo modo per prendersi gioco di lei, per umiliarla. Prima l’attaccava e poi la ringraziava?! Se voleva infliggerle il colpo di grazia, congratulazioni: ci era riuscito in pieno.
 
- Non c’è di ché- rispose sprezzante, con una freddezza forse anche peggiore di quella che aveva usato lui con lei, se possibile.
 
Con passo veloce lo superò senza nemmeno guardarlo in faccia, uscendo dalla cucina diretta verso la sala. Non poteva restare un singolo momento in più in quel posto con lui, non dopo il modo in cui l’aveva trattata.
Trovò Shinichi e Shiho che stavano chiacchierando ignari di tutto, i quali si girarono a guardala non appena la videro entrare con la furia di un tifone estivo.
 
- Grazie per l’ospitalità, mi ha fatto molto piacere rivederti Cool Guy- lo salutò frettolosamente, ma stando attenta a non sembrare scortese, dal momento che lui non aveva nessuna colpa.
- Ma come, se ne va di già Jodie-sensei?-
- Sì, purtroppo ho del lavoro da finire per domani e non posso proprio trattenermi oltre, si è già fatto tardi!- mentì, sorridendo forzatamente.
 
Non era brava a mentire, non in situazioni come quelle dove le sue emozioni trasparivano da ogni parte del suo corpo. Sicuramente a un tipo sveglio come Shinichi non sarebbe sfuggito quel particolare, ma in cuor suo sperò che non facesse domande. Non le andava di giustificarsi, soprattutto non di fronte a Shiho, che continuava a guardarla stranita e sospettosa.
 
- D’accordo… la accompagno alla porta, allora- si offrì.
- Oh, non serve, devi restare con l’altra tua ospite!- si sforzò nuovamente di sorridere e sembrare la solita Jodie.
- Ti accompagno io- disse Shiho,  alzandosi in piedi e raggiungendola.
 
Era chiaro che anche lei avesse capito che qualcosa non andava e questo non era un bene. Come poteva dirle che Shuichi l’aveva trattata male sapendo che ancora non simpatizzava troppo per lui? Avrebbe rischiato di distruggere quella riappacificazione che le era costata tanto, troppo forse. Poteva farlo, poteva allontanarla da Shuichi solo per il gusto di vederlo soffrire come stava soffrendo lei, ma non era quel genere di persona, esserlo le avrebbe fatto odiare se stessa. Ma Shiho non era stupida, di certo aveva già intuito il perché il suo umore fosse cambiato. Era la stessa paura che avevano condiviso dal momento in cui avevano messo piede in quella casa.
Accettò l’offerta dell’amica, salutando nuovamente Shinichi con un gesto della mano. Non cercò nemmeno di vedere se Shuichi era tornato, in quel momento non voleva vedere la sua faccia.
Camminarono fino alla porta d’ingresso e solo quando si furono accertate di essere realmente sole, Shiho le fece la fatidica domanda.
 
- È successo qualcosa?-
- Tranquilla, va tutto bene- continuò a mentire, pensando fosse la cosa più giusta da fare - Adesso torna da loro, sicuramente l’invito di stasera era più rivolto a te che a me, quindi non farli aspettare-
- Si vede che qualcosa non va, in questi giorni ho imparato a capire i tuoi sguardi- la fissò seria.
- Non è niente, tranquilla-
 
Avrebbe tanto voluto un’amica con cui sfogarsi in quel momento, ma quell’amica non poteva essere lei. Preferiva distruggere se stessa piuttosto che allontanarla di nuovo da Shuichi. Non per lui, che non meritava nulla, ma per lei, che aveva bisogno di una persona in più (oltre al Dottor Agasa e Shinichi) in cui credere e che la proteggesse. Per questo doveva continuare a mentire e andarsene via, prima che gli occhi lucidi la tradissero.
Aprì la porta ed uscì, ma Shiho la seguì e socchiuse la porta per non far arrivare le voci all’interno della casa. Era chiaro che non si accontentava di quella spiegazione, quando s’intestardiva in qualcosa non c’era verso di farla desistere.
 
- È successo qualcosa con Akai-san per caso?- le chiese, andando dritta al punto.
 
Non rispose alla domanda, si limitò ad abbassare lo sguardo: un gesto sufficiente a confermare che aveva colto nel segno. Si era tradita da sola, come aveva fatto prima con Shuichi. Era solo una stupida.
 
- Che cosa ti ha fatto?- insisté, scaldando i toni.
- Ha capito che la persona che ti ha convinta a tornare da lui sono io- confessò, senza più vie di fuga - Così alla fine non ho potuto nascondergli il fatto di averti detto la verità prima che lo facesse lui, impicciandomi in affari che non mi riguardavano-
- Se non lo avessi fatto a quest’ora non sarei di certo venuta qui a mangiare una fetta di torta in sua compagnia!- dichiarò con fermezza.
- Lo so- annuì - Ma sapevo anche che se lo avesse scoperto avrebbe reagito in questo modo, perché anche se per una giusta causa, lui non ama che gli altri si intromettano nelle sue questioni personali-
- Ma davvero?- alzò un sopracciglio, inasprendo i toni - Strano, visto che lui invece ama farsi gli affari degli altri, dal momento che mi ha spiata per mesi! Quindi non è affatto giusto che ora ti tratti così solo perché volevi aiutarlo! Adesso torniamo dentro e gliene dico quattro!- l’afferrò per una manica, trascinandola verso la porta.
- No, ti prego!- la supplicò, opponendo resistenza - Non voglio che il tuo rapporto con lui s’incrini di nuovo a causa mia. E poi… non mi va di vederlo adesso- ammise.
 
La stretta intorno al suo braccio si allentò, lasciandola libera. Sentì l’amica sospirare, non convinta. Rispettava la sua decisione di non fronteggiarlo, ma si vedeva che non le sarebbe importato niente di rovinare tutto pur di difenderla. Paradossalmente si era affezionata più a lei che all’uomo che l’aveva protetta per mesi.
 
- Non devi preoccuparti, domani mi sarà passato tutto- cercò di rassicurarla - Adesso però devi tornare dentro e passare una bella serata con Shu e con il nostro giovane detective straordinario, ok?-
- Sarà difficile che ci riesca, se penso al modo in cui ti ha trattata- storse la bocca.
- Cerca di fare uno sforzo, fallo per me- abbozzò un sorriso.
- E va bene- sospirò.
- Grazie tesoro. Ci sentiamo presto- la salutò dolcemente, avviandosi verso il cancello e oltrepassandolo, salendo poi in macchina.
 
Si accorse guardando dal finestrino che Shiho non era ancora tornata in casa; al contrario era rimasta ferma a guardarla, probabilmente un po’ preoccupata per lei. La rincuorò sapere che aveva trovato qualcuno che si preoccupava così per lei, nella sua vita non aveva avuto la fortuna di conoscere molte persone così. Era stata lei a dover crescere in fretta per occuparsi di se stessa.
Allacciata la cintura, accese il motore e partì, sperando che l’amica tornasse dentro e che invece non pensasse di tornarsene a casa senza dire una parola, piantando in asso i due uomini in casa.
Quando fu abbastanza lontana da quella villa da essere certa che nessuno potesse vederla, svoltò in una stradina laterale e accostò, fermando la macchina. Non poteva guidare in quelle condizioni, con le mani che tremavano e la vista che si annebbiava sempre più, offuscata da quelle lacrime che aveva represso per troppo tempo. Si lasciò andare ad un pianto che scosse il suo corpo per lungo tempo, lacrime antiche e nuove si mescolavano rigando il suo volto. Veniamo al mondo piangendo, nudi e soli ed è così che si sentiva lei in quel momento: denudata da quelle maschere che aveva voluto indossare per proteggersi, senza una spalla su cui piangere. Lei, che per anni aveva vissuto contro la sua volontà sotto mentite spoglie, quando finalmente aveva ottenuto il permesso di riappropriarsi della sua identità si era accorta di non poterla usare, costretta dal lavoro che faceva e dalla vita a fingersi sempre qualcuno che non era. Un’insegnante d’inglese americana in vacanza in Giappone, un’agente dell’FBI in vacanza in Giappone, un’ochetta bionda, una semplice collega molto premurosa, un’amica che si accontentava di essere solo quello, un’ex fidanzata a cui andava bene essere stata scaricata senza giri di parole su un’auto in corsa. Jodie Starling non era niente di tutto questo. Le faceva male essere stata trattata così, le faceva male quando ogni volta che cercava di aiutarlo lui non perdeva occasione per farle notare che aveva sbagliato qualcosa. sì, perché agli occhi di Shuichi Akai, Jodie sbagliava sempre qualcosa. un’inetta, una povera incapace. Poteva anche esserlo alla fine dei giochi, ma di certo non era un’impicciona o una che faceva qualcosa solo per ottenere in cambio qualcos’altro. Ciò che la feriva ancora di più, però, era il reale motivo per cui aveva reagito così. Sapeva che se Shuichi se l’era presa così tanto non era perché si era fatta gli affari suoi, ma perché non voleva che nessun altro toccasse l’argomento Akemi. Quello era il suo argomento, il suo ricordo ancora vivido, nessuno poteva mettere bocca su ciò che lei aveva significato e significava per lui. Al contrario di lei, che probabilmente non era mai significata niente e che era stata cancellata con la stessa velocità con cui si cancella un disegno mal riuscito su un foglio bianco. Quella sera aveva avuto la conferma che non esisteva speranza per lei, che sarebbe stato solo uno sforzo inutile confessargli ciò che provava come le aveva consigliato Shiho. Lei sarebbe stata sempre e solo la collega che non ne combina una giusta.
Restò lì a piangere in quella strada buia, illuminata solo da un lampione parecchio distante dalla sua auto, fino a quando non ebbe più lacrime da versare né la forza di trovarne altre. Esausta, si cancellò le ultime tracce rimaste sul volto e rimise in moto l’auto, diretta verso il suo appartamento.
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
Finalmente ho finito questo infinito capitolo che tutti aspettavate! Spero non vi abbia deluso, molti di voi avevano già intuito cosa ci sarebbe stato, quale sarebbe stata le reazione di Shuichi e tutto il resto, ma io sono molto prevedibile quando scrivo perché sono una scrittrice da quattro soldi! XD Cosa pensate che succederà adesso? Come sempre sono curiosa di sapere le vostre idee!
Dubito che il prossimo capitolo arriverà prima di Natale, considerando che ora dovrò tradurre questo, perciò ne approfitto per farvi TANTI AUGURI DI BUONE FESTE (compresi quelli del buon anno se non aggiorno prima del 2017!XD)! Grazie di essere stati con me e la mia storia in questo 2016, mi avete resa orgogliosa di scrivere su questa coppia dimenticata da Dio e anche da quel vecchio marpione di Gosho! Siete un fandom bellissimo! ♥
Bacioni
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