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Autore: FlameWolf    18/12/2016    12 recensioni
Non so da dove provenga, né perchè abbia scelto proprio me, ma è mia e non abbandonerà mai, neppure nel mio giorno più oscuro.
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gli eletti, prima parte

 

Miranda Wilson, ereditiera, distretto 1 (Incremento abilità fisiche)

 

Mi osservo allo specchio. Con quest'abito sembro una bambolina, e non è sicuramente questa l'impressione che voglio dare. Le ragazze mi direbbero sicuramente che sto bene, ma non mi fido del loro giudizio, approverebbero qualsiasi cosa fatta da me. Sono sicura che se dichiarassi che i cappelli da clown sono di gran moda quest'anno, il giorno dopo le vedrei con addosso bombette a pois rossi.
Mi spoglio e provo un nuovo abito, questa volta di un color verde marino che si abbina perfettamente ai miei occhi. Il vestito mi cade alla perfezione, e non rischio nemmeno di sembrare volgare dato che la scollatura è sulla schiena. Sì, sono decisamente una bella gnocca, è andata.

Esco fuori dalla stanza adibita come armadio, e tutte mi accolgono con un'espressione adorante.
“Come sei bella!” esclama Tiffany.

“Sarai la gioia dei stilisti capitolini” aggiunge Sarah.
Ascolto le loro ruffianate una ad una, mentre penso al giudizio di Viktor rispetto a tutto questo. Ha ragione nel dirmi che mi seguono solo perché sono ricca, ma ad essere sinceri non mi dispiace poi così tanto. Mi adulano e mi impediscono di annoiarmi, direi che siamo pari.
“Allora possiamo andare. Tranne tu Steph. Con quell'abito sembri un tronco marcio. Non lo sai che il marrone non sta bene praticamente a nessuno? Prendi uno dei miei, e raggiungi appena puoi”. Steph annuisce senza replicare, ed insieme alle altre mi avvio verso la piazza.

La gente è rilassata e di buon umore come sempre, diversamente da altri posti i giochi non rappresentano alcuna minaccia. Sono solamente l'ennesima sfida nella quale mettere in mostra i propri muscoli e il proprio valore. Nulla esalta quanto gli Hunger Games, neppure i Run&Fight. Ma è naturale, nei Run&Fight rischi al massimo di romperti un arto.
Intravedo in lontananza Viktor con addosso una camicia molto attillata. Per quanto lo spettacolo sia parecchio piacevole, non posso farmi assolutamente vedere. Non voglio incontrarlo, non voglio litigarci di nuovo. Preferisco partire con il ricordo della penultima volta che siamo stati insieme. Al solo pensiero mi sembra di riavvertire le sue carezze, i suoi baci gentili, i suoi “ti amo” sussurrati all'orecchio. Voglio tenere queste sensazioni dentro di me, al sicuro.

“Ditegli che mi non avete vista” ordino alle ragazze.
“Temo sia troppo tardi, Miranda” replica Sarah. Ha ragione, Viktor sta guardando proprio da questa parte.

Non faccio in tempo a voltarmi che mi sento sollevare da terra e portata altrove. Cavolo, odio viaggiare a questa velocità, mi si scompigliano i capelli.
Viktor mi fa scendere dalle sue braccia, mi ha portato in un vicolo poco lontano dalla piazza.
“Che c'è?” domando brusca, evitando di guardarlo negli occhi.
“Che c'è? Ti stai per offrire volontaria per un massacro, ecco cosa c'è!” replica piuttosto scosso. Mi mordo l'interno della guancia per non scoppiare a piangere. Non può capire. Lui è nato forte, non sa cosa significa essere come me. “Miranda” continua lui alzandomi il volto gentilmente “Non sei adatta a quel posto, neppure ti piace usare la magia. Se fosse per te, passeresti le tue giornate sdraiata nel letto a non far niente!”. La sua uscita mi ferisce più del necessario. Allontano bruscamente il suo braccio, pregando che non si accorga dei miei occhi lucidi.
“Appunto. Quella Miranda deve morire” affermo. Prendo un breve respiro e mi concentro. Cerco l'energia dentro di me e la sposto ai muscoli delle gambe. Quando sono pronta scatto via, lasciando Viktor da solo. Mi perdonerà, quando sarò tornata sarò finalmente forte, veramente degna di gloria ad attenzioni. Sarò finalmente la donna che ho sempre desiderato essere, la compagna che Viktor si merita.
Quando intravedo le altre, risposto lentamente l'energia, facendola ritornare ai suoi punti d'origine. Mi sento un pochino spossata, odio sforzarmi così tanto.
“Che voleva?” mi chiede quella pettegola di Tiffany.

“Chiedermi le tendenze della prossima stagione. Secondo te?” replico acida, mascherando completamente il mio vero stato d'animo. Se vedessero quanto sono fragile in realtà, sarebbero le prime ad andarsene, ne sono certa. “Andiamo ai nostri posti, ormai è ora” affermo evitando così qualsiasi replica. Non ho proprio voglia di fingere adesso.

La cerimonia parte subito dopo, con la capitolina di turno eccitata per l'evento. Noto con dispiacere che il suo abito ha l'aria molto più costosa del mio. Mi ruberà la scena quella stronza. Sul fondo del palco c'è come sempre Asura, uno dei dodici dell'oblio, uno dei dodici maghi più potenti di Capitol, venuto qui appositamente per assicurarsi che tutto vada come previsto.
Seguo in maniera distratta il discorso seguente, sono troppo presa da Viktor e dal suo volto cupo. Fa male vederlo così, soprattutto perché è colpa mia.

“Bene, ora estraiamo la ragazza che avrà l'onore di partecipare ai 39° Hunger Games” annuncia improvvisamente l'accompagnatrice. Concentro l'energia sul braccio, devo scattarlo prima di tutte le altre, non posso farmi fregare il posto. Sento su di me lo sguardo supplicante di Viktor.
“Rebecca Brown” squittisce la capitolina.
Non sto neanche a vedere chi sia la sorteggiata, il mio braccio è già alzato, e la mia bocca è già aperta: “Mi offro volontaria”.
Schiena dritta, passo deciso, mento verso l'alto. Devo dimostrare di essere una favorita in tutto e per tutto. Tutti mi stanno guardando ammirando il mio coraggio. Che sensazione meravigliosa.
“Come ti chiami, tesoro?” domanda la capitolina.
“Miranda Wilson” rispondo con fierezza.
“Aspetta! Tu sei la figlia dei Wilson, gli imprenditori?”. Annuisco. “Devono essere molto fieri di te!” Già, talmente fieri che non si sono neppure fatti vedere stamattina, non che me ne importi. Dalla platea Viktor scuote la testa sconsolato.
“Passiamo al nostro baldo giovane, che è...”
“Mi offro volontario!” squilla un ragazzo dal gruppo dei sedicenni. L'osservo mentre si avvicina sul palco: capelli neri, occhi azzurri, aria misteriosa. Lo conosco? Mi volto verso Tyler Densmith, uno dei mentori. Sta stringendo le mani a pugno, e il suo viso è completamente rosso di rabbia. Ora ho capito: quel ragazzo è Kyte Densmith, suo figlio. Perché Tyler sta reagendo così? Un figlio volontario è sempre fonte d'orgoglio da queste parti.
Kyte sale sul palco, e lancia un sorriso accattivante verso la capitolina che inizia a sghignazzare come un'oca. “Tyler! È tuo figlio questo bel giovanotto? L'hai cresciuto proprio bene!”.
“Già” replica lui con un sorriso, ma si vede che sta cercando di mascherare una gran rabbia.
Kyte si avvicina a me e mi stringe la mano. Non so il perché, ma avverto un brivido mentre lo fa. Deve essere la tensione accumulata, non ci sono altre spiegazioni.

 

Unleor “L'oscuro” Mizzard, studente, distretto 2 (Negromanzia)

 

Mamma entra in camera, e noto che indossa di già la tunica nera cerimoniale come qualsiasi altro membro di spicco del distretto. Le sta molto bene, la fa sembrare perfino più potente del solito. Non che di solito la gente non la temi, essere una preside ha i suoi vantaggi.
“Unleor, preferirei che non leggessi quel libro in pieno giorno” mi rimprovera. Chiudo immediatamente “La danza macabra”, uno dei libri banditi da Capitol, e lo nascondo sotto il materasso.

“Scusa mamma, volevo solo ripassare” mi giustifico. Non voglio fare brutte figure, o tutti questi anni di studio saranno stati inutili. Ho un obiettivo ben chiaro in testa, e voglio realizzarlo a tutti i costi.
La mamma si siede accanto a me, ed inizia ad accarezzarmi i capelli sovrappensiero. “Mamma, sai che ho diciotto anni, vero?” le faccio notare, trovando la sua premura un po' troppo infantile.
Lei sorride da un solo lato. “Pensavo a quanto fossi cresciuto in fretta. Tuo padre sarebbe fiero di te”.
“Lo sarà ancora di più quando riabiliterò il suo nome” replico solenne.
Mia madre annuisce distratta “Ti ho stirato la tunica grigia, è già dentro l'armadio” mi fa notare per poi lasciarmi nuovamente da solo. Sono un po' preoccupato per lei, non dovrebbe essere così triste. Capisco la sua reazione, è molto umana, ma fin da bambini ci viene insegnato che la morte è solamente l'altra faccia della vita, non c'è bisogno di averne paura. La morte non è nulla, è solo un'altra fase dell'esistenza. Credo che quello che spaventi davvero sia l'ignoto sul dopo. Abbiamo provato per anni a chiedere ai morti cosa c'è nell'aldilà, ma essendo privi di volontà non potevano risponderci. Dai loro volti sofferenti, possiamo solo dedurre che il ritorno su questo mondo sia doloroso, che preferivano di gran lunga starsene dove stavano. Ricordo benissimo il mio primo risorto. Come tutti avevo sette anni, e venni portato all'obitorio per verificare se avessi o meno il potere...
Scuoto la testa, non è il momento di lasciarsi andare ai ricordi. Mi dirigo verso l'armadio ed indosso la tunica grigia, riservata ai minori di vent'anni e ai maghi maggiorenni non esperti. Mi piacerebbe indossare quella nera come la mamma, ma è sempre meglio che avere quella bianca. Mi piace la magia, anche se è una grossa responsabilità averla.
“Mamma, vado, ci vediamo dopo” la saluto una volta che ho finito.
Lei annuisce poco convinta. Non ce la faccio a vederla in questo stato. Mi avvicino a lei e la stringo forte. “Ritornerò con l'onore di famiglia riabilitato, male che vada mi riunirò con papà. Io starò bene in ogni caso. Ti prego, sii forte come sempre”.
Lei mi dà un bacio sulla fronte. “Devi proprio farlo? Resta con me”.
Non rispondo, mi limito a stringerla nuovamente. Mi mancherà tanto. In tutti questi anni siamo stati solo io e lei. Mi sento un po' un verme a lasciarla sola, ma con un po' di fortuna ritornerò, anche se non mi illudo; non sarà affatto facile.

Esco fuori di casa, tirando un bel sospiro per recuperare la calma. Cavoli, è stata dura, non oso pensare come saranno i saluti prima della partenza.
Inizio ad incamminarmi verso la piazza, non posso non notare come i pacificatori sono un po' più numerosi del solito. Capitol non teme insurrezioni da parte nostra, ma gli Hunger Games sono un po' come la festa dei morti: un giorno dove ubriacarsi e dove i molestatori abbondano. Ora però è troppo presto. I festeggiamenti incominceranno quando i tributi partiranno, o meglio quando partirò. Sono un po' in ansia al pensiero, ma non posso tirarmi indietro. Ho diciott'anni, questa è la mia ultima occasione.

Vado a registrarmi, poi mi colloco fra le ultime file nelle colonne dei maschi. Accanto a me c'è un coetaneo vestito di bianco, sta letteralmente tremando dalla paura.
“Tranquillo, mi farò volontario io” gli confesso nella speranza di tranquillizzarlo, ma ottengo il risultato opposto dato che inizia a sudare freddo. Capisco che i negromanti abbiano la fama di essere violenti e crudeli, ma non piace quando fanno di tutta l'erba un fascio. Uffa, questo sì che contribuisce a migliorare il mio umore.
“Buongiorno a tutti” saluta la capitolina con un pesante vestito viola in stile ottocentesco addosso. “Benvenuti ai 39° Hunger Games, creati per celebrare i caduti degli anni bui, e per ricordarci quanto sia fragile la vita umana. Direi che la storia di quegli avvenimenti la sapete meglio di me, quindi tanto vale passare direttamente all'estrazione” afferma lasciando un certo stupore fra tutti i presenti. Mi viene da ridere. Solitamente fanno discorsi di ore e ore mentre lei... zac... due minuti e ha finito. Mi piace questa Denise.
“Il tributo femminile di quest'anno è Carol Taw... Tanw... Tawnch...”
“Mi offro volontaria!” canticchia una moretta non troppo lontana dalla mia postazione. Indossa una tunica grigia, e sale sul palco con un filo d'eccitazione, come se stesse andando a recuperare delle caramelle.
Denise la guarda un po' persa, inizio a pensare che si sia fatta prima di venire qui. “Ti prego, dimmi che hai un cognome semplice da pronunciare” la supplica scatenando qualche risatina in platea.
“Sicuro!” squittisce la ragazza “Mi chiamo Violet Rose Black”. Il cognome mi dice qualcosa, ma non saprei. Black è cognome piuttosto comune.
Denise annuisce ed inizia a vagare sul palco. Ok, ora ho la certezza che sia fatta. Se prima mi faceva ridere, ora mi genera una certa pena.
“La boccetta dei ragazzi è qui..” suggerisce Violet un po' a disagio.
Denise annuisce, ma si vede che in questo momento non è proprio in casa. Direi di schiantarla qui. “Mi offro volontario!” affermo a gran voce, e senza aspettare alcuna replica salgo sul palco. Riesco a sentire mia madre piangere fin quassù.

 

Gabriel “Gabe” Black, studente, distretto 3 (Illusioni)

 

La tavola è perfettamente apparecchiata, Emmeline ha perfino messo un centrotavola.
“Ti sei svegliato!” esclama allegro Nathaniel con la bocca ancora piena di waffle.

“Non dovevo farlo?” chiedo divertito.
“Può darsi” replica il mio fratellino inghiottendo il boccone “Così mi sarei mangiato anche la tua colazione” aggiunge con un sorriso da furbetto. L'adoro, a pensare che mi ero arrabbiato parecchio quando mio padre mi aveva detto che lui ed Emmeline aspettavano un bambino.
“Non voglio sentire queste cose neanche per scherzo!” ci interrompe papà, perfino più nervoso del solito. La mietitura ha sempre avuto un brutto effetto su di lui, ha decisamente privato del sonno più lui che me.
“Stavo solo scherzando” mormora a disagio Nath, quasi sul punto di piangere.
“Hanno il loro modo per affrontare la paura, lasciali stare, Ed” si intromettete Emmeline prendendo le nostre difese. Alzo leggermente le spalle, come cenno di ringraziamento. Lei lo nota, e il suo viso si illumina per una manciata di secondi. Poi torna a pulire i fornelli.
Mio padre sospira, massaggiandosi poi le tempie “Non so come fai ad essere così tranquillo, io alla tua età tremavo come una foglia per settimane” confessa.
“Nah! Ho poche tessere ed è il mio ultimo anno, andrà tutto bene!” affermo tranquillizzando un po' tutti. Effettivamente le possibilità di essere estratto sono davvero scarse, mi toccherà fare quello sforzo di alzare la mano e di urlare in maniera teatrale per offrirmi volontario. Nessuno sa delle mie intenzioni però dato che cercherebbero sicuramente di fermarmi. Credo davvero di potercela fare, ne ho tutti i mezzi: intelligenza, magia, forza, un gran bel fisico... devo soltanto trovare una strategia vincente. A breve potrò finalmente lasciare il distretto 3 e far vedere a tutti di cosa sono capace. Non solo vincerò i giochi, ma stregherò tutti talmente tanto da farmi ottenere un posto fisso a Capitol City. Trasferirmi là sarebbe un sogno, e porterò anche Nath con me, in modo che non passi la sua adolescenza a preoccuparsi delle mietiture. Sarà fantastico.
“Beh, io vado” annuncio una volta finita la colazione.
“Non ti incontrerai con quei delinquenti dei tuoi amici, vero?” domanda papà rigido.
“Non ho intenzione di cacciarmi nei guai oggi” affermo con tranquillità, senza dare una risposta reale. Strofino la mano sopra la sua pelata, abbraccio Nath, e mi dirigo verso la porta. Emmeline mi guarda con occhi carichi di aspettativa. So che desidera anche lei un gesto d'affetto, ma non me la sento proprio. Non sarà la matrigna cattiva di Biancaneve, ma non è nemmeno mia madre, e mai lo sarà, dovrà pur accettarlo prima o poi. Papà mi guarda storto, e non sono sicuro che sia per colpa di Emmeline. Sento che ha intuito qualcosa in qualche modo, in fondo nessuno mi conosce da così tanto tempo quanto lui.
“Emm, dopo che hai finito con i fornelli dai una ripassata anche a mio padre che è teso come una corda di violino!”
“Gabe!” urlano entrambi indignati, mentre mio fratello ci guarda disorientato.
“Ciao a tutti!” mi congedo.

Ritrovo il mio gruppo al solito posto. Ci sono tutti: James, Diego, Jude, Alf e perfino Kade.
“Non eri agli arresti domiciliari?” domando a quest'ultimo.

“Giorno di mietitura” replica coinciso.
Noto che stanno tutti osservando il vecchio Pete, il capo pacificatore. “Non avrete intenzioni di riprovarci di nuovo, spero”
“Perchè no?” chiede Diego “Qualcuno riuscirà a farlo cadere in un'illusione prima o poi”.
Ne dubito. I pacificatori che mandano nel nostro distretto hanno tutti un q.i. altissimo, è raro che uno di noi riesca ad ipnotizzarne uno. Inoltre solitamente si accorgono del tentativo, e se beccano il responsabile sono dolori come testimonia la mia schiena con le sue numerosi cicatrici.
“Detesto fare il guastafeste, ma mi tocca ricordarvi che oggi c'è uno dei dodici dell'oblio nel distretto”.
“Più invecchi, e più assomigli a tuo padre” replica Alf cercando di offendermi.
“Anche tua madre me l'ha detto ieri notte!”
“Oh!” mormorano gli altri in coro, mentre Alf mette su il muso.
“Comunque... si sa se qualcuno vuole farsi volontario?” butto lì così, cercando di capire se avrò dei rivali.
“Nessuno che io sappia” afferma Diego “Però ho saputo che Grace Smith...”
“Ehi voi, le mietiture stanno per iniziare! Andate!” ci ordina il vecchio Pete. Che palle! Proprio ora? Eseguiamo gli ordini, anche perché non abbiamo scelta. Quando vincerò i giochi nessuno mi si rivolgerà più così.

Le due ore seguenti scorrono nella routine, fra registrazioni e discorsi pallosi. Infine la capitolina si avvicina alla prima boccetta, pronta ad estrarre il primo tributo. “Yvonne Blackmask”.
La folla si volta verso una ragazzina bassa dai capelli rossi. L'ho già vista, è un'affiliata della banda di Jay, anche se non l'ho mai vista fare casini in giro. La ragazza inizialmente impallidisce, poi scuote la testa e mostra al mondo intero un sorriso dal sapore molto amaro. Si avvicina con cautela, e mi accorgo che è vestita in maniera abbastanza buffa: ha una mini-gonna di jeans, una t-shirt ricca di brillantini, e due paia di calzini di fantasie completamente opposte. Mi chiedo se sia una scelta strategica oppure se il suo abbigliamento è dovuto ad un scarso senso della moda. Durante i saluti chiederò in giro se ci sono pettegolezzi su di lei, ho bisogno di inquadrarla.

La capitolina si avvicina alla boccia dei ragazzi, e io sono già pronto ad alzare la mano. Spero che a casa non se la prendano troppo, in fondo questa è la mia vita, decido io.

 

Yvonne “Yv” Davzon, studentessa, distretto 4 (Idrocinesi)

 

È tutta colpa loro, che odio. Se non fosse per i loro stupidi poteri non dovremmo subire tutti questi preparativi per una dannata mietitura: ci siamo dovuti svegliare prima dell'alba, fatti controllare uno ad uno per verificare che non avessimo dell'acqua con noi, ed è da almeno due ore che camminiamo per allontanarci da qualsiasi grande fonte d'acqua, soprattutto dal temutissimo mare. Proprio non li sopporto, per colpa loro anche noi privi di poteri dobbiamo subire pesanti limitazioni. Sogno un mondo in cui poter andare al mare senza mostrare l'autorizzazione a nessuno, o dove poter bere in pubblico senza che qualcuno mi tenga d'occhio.

“Cammina più piano, quasi non ti sto dietro” commenta Zrina.
“Allora cammina più svelta” replico parecchio nervosa. Di solito con lei cerco di essere gentile, ma oggi non sono proprio dell'umore. Ho solo voglia di rovesciare il mondo.
Zrina accelera il passo e si posiziona accanto a me “Non te la puoi prendere con me. Non sono io che ti sto costringendo a fare questo tour forzato”.
Sbuffo “Insomma, mi sembra che anche tu abbia dei poteri”.
Zrina sorride “Non mi sembra però che questa maga ti dispiaccia poi così tanto” replica stampandomi un bacio sulla guancia. Sento la tensione di prima ritirarsi come la bassa marea. È una ragazza speciale, non ci sono dubbi, sono fortunata ad averla accanto a me. Probabilmente è l'unica cosa buona della mia vita. È l'unica che mi faccia sentire serena e in pace.
La stringo alla vita, appoggiando la testa sulla sua spalla. Mi mancherà parecchio quando sarà in arena, ma non ho dubbi sul fatto che ritornerà da me. È sicuramente più forte di qualsiasi altro mago, una favorita fatta e finita, sono certa che spaccherà il culo a tutti là dentro. Non ho nulla di cui preoccuparmi.
Mi guardo intorno, e noto un paio di ragazzi che guardano nella nostra direzione e che ridono sotto i baffi. Li conosco benissimo: sono Ian e Mike, compagni d'accademia di Zrina. Che ci trovano di divertente? Stringo forte la mia ragazza, sentendo nuovamente crescere quel sentimento così tanto familiare.
“Yv, non fare cavolate!” mi avverte Zrina, indicandomi i pacificatori poco lontani. Dannazione! Perché ci sono sempre loro in mezzo? Se solo potessi sfogarmi un po', come quella volta...
Li sento nuovamente ridere, questa volta in maniera più forte. Non posso resistere. Non posso farmi umiliare in questa maniera! È sempre così con quei due, li odio.
Mi stacco da Zrina e mi avvicino a loro a gran passi. Maledettissimi stronzi. “Che avete da ridere?” sbraito.
“Attenzione! La terribile Yv si è arrabbiata!” mi canzona Ian.
“Adesso ce la farà pagare!” gli fa eco Mike.
Stringo forte la mano a pugno, sono pronta a colpirli su quei loro dannati nasi da mago.
“Dateci un taglio” si intromette Zrina afferrandomi per la mano. Mi sta guardando direttamente negli occhi, supplicandomi di rimandare la mia vendetta a più tardi. Non è la sola a fissarmi, anche un paio di pacificatori lo stanno facendo. Ha ragione lei, non vale la pena mettersi nei guai per questi due pezzenti.
Sto per andarmene quando uno dei due mi grida: “Sì, fatti proteggere dalla tua fidanzata, lesbicaccia di una nanerottola. Senza di lei non vali nulla”.
Cosa hanno appena detto? Mi volto di stacco, ignorando le proteste di Zrina. Inizio a correre, sento un peso insostenibile sul petto. Le mie mani fremono, ho bisogno di prendere a pugni qualcosa.
Carico Ian, lo faccio cadere per terra ed inizio a colpirlo sul volto inizialmente con furia, poi con frenesia alla vista delle prime gocce di sangue. Non fai così tanto il prepotente ora che la tua magia non può difenderti, vero? Voi maghi vi affidate troppo al vostro potere.

Sto per colpirlo per la quarta volta, quando mi sento tirare il braccio indietro. Mi volto, una pianta mi ha afferrato il polso, mentre una seconda mi sta cingendo l'addome. Le piante mi trascinano via da Ian. È opera di un rinnegato, non ci sono dubbi: sento il suo fetore da traditore fin quaggiù.
“Adoro la confusione di prima mattino” annuncia sarcastica una voce femminile.
Mi guardo intorno, la folla è ferma immobile, Zrina si sta coprendo la bocca con entrambe le mani per soffocare un urlo. I pacificatori si dispongono in due colonne, facendo così spazio ad una donna pelata completamente vestita di nero. Mi mordo il labbro, questa volta mi sono cacciata in un gran guaio. Vorrei scappare, ma le piante mi tengono ancora ferma in un rigido morso.
“Chi è la responsabile?” domanda glaciale.
“Lei, lady Eris” mormora il rinnegato del distretto 11 nella sua corrotta divisa bianca.
Avverto un brivido freddo, ma mi rifiuto di tremare di fronte a lei. Che questa puttana faccia pure del suo peggio.
“Aspetti!” si intromette Zrina, di nuovo, come se da sola non fossi in grado di difendermi.
“Stai indietro!” le grido.
“Mi sembra di intuire che c'è un legame fra te e questa ragazza, giusto?” sobilla con un ghigno nel volto. Zrina inizia ad agitarsi, ma due pacificatori la bloccano afferrandola per le spalle. “Direi che potrei agire proprio qui, e che questo sia da lezione a tutti. Non voglio piantagrane nel mio distretto” aggiunge sottolineando con forza la parola “mio”, come se questa fosse veramente casa sua.
Sto per replicare, quando lei mi appoggia la mano sulla fronte. Avverto il ghiaccio, fin dentro le ossa. Il respiro mi si blocca a metà, per un interminabile manciata di secondi vedo solo il buio. Subito dopo la capitolina si stacca da me, guardandomi con insufficienza. “Hai scelto un pessimo giorno per fare la stronza in giro”.
Si allontana, e con lei la folla riprende la sua marcia verso il luogo della mietitura. Zrina si avvicina apprensiva, per poi abbracciarmi forte. Il suo corpo è però freddo, le sue mani sono fastidiose, le sue premure mi creano disgusto. La stacco a forza da me “Guarda che me la cavo benissimo da sola, non ho bisogno di te!” le urlo con forza.
Lei mi guarda sbigottita, ma ben presto la sua espressione muta completamente: i suoi occhi sono spalancati e pieni di lacrime, la sua bocca è semi aperta e il suo volto è paonazzo. “Ti.. ti... ti ha cancellato i tuoi sentimenti verso di me?”.
Ripenso ai momenti passati insieme, al suono della sua risata, ai segreti confessati, all'odore della sua pelle. Nulla. Solo fastidio. “Penso proprio di sì. Cose che capitano”.

 

Che cavolo di punizione. Non riesco a capire perché la gente abbia così tanta paura dei dodici dell'oblio. Io non sto male, è Zrina quella a soffrire. Sta singhiozzando talmente forte che non riesco neppure a sentire l'accompagnatrice parlare. Se non se la smette i pacificatori la porteranno via, le lacrime sono pur sempre fatte principalmente d'acqua. Deve continuare ancora a lungo? Che pena, una guerriera come lei ridotta in questo stato. Non mi ero mai accorta di quanto fosse debole e fastidiosa. Non merita proprio nulla. Non è che perché è una maga, allora è automaticamente invincibile, così come l'assenza di poteri non ti rende automaticamente debole, e io non lo sono, non lo sono per niente. Non ho bisogno di nessuno che mi protegga, sono forte di mio, è ora che il mondo lo capisca.
“Mi offro volontaria!” Annuncio con voce squillante.

Mi avvicino al palco ignorando per l'ennesima volta le urla di quella che è ormai la mia ex. Se mi amasse davvero sarebbe contenta per me, anziché disperarsi così tanto. Eris mi ha fatto un favore, altro che punizione!
“L'altro tributo è... Matthew Jax Sanx”. Ruoto gli occhi. Non è possibile! Un altro Sanx? Non ne abbiamo avuti abbastanza? Sento dietro di me i suoi fratelli applaudire più o meno solenni.
Il tributo però non sembra assomigliare molto ai fratelli, almeno caratterialmente visto che fisicamente sono praticamente identici. Non festeggia come aveva fatto il maggiore, né guarda tutti con aria truce come aveva fatto il secondogenito. Anzi, direi che sembra spaventato. Un debole, magnifico, questo sarà facile farlo fuori.
Ci stringiamo la mano in segno di sportività, per tutto il tempo evita di guardami negli occhi.

 

Elinor “Elly” Gilbert, studentessa, distretto 5 (Pirocinesi)

 

“Dovremo festeggiare” esordisco all'improvviso spezzando quel silenzio fin troppo opprimente.
“Non mi sembra il caso” commenta Ivy.

“Non adesso!” mi correggo per evitare altri fraintendimenti “Ma stasera. Insomma, oggi è l'ultima mietitura di Liam!”.
Nostro fratello annuisce un po' imbarazzato “Ed è anche la prima di Arya” mi fa notare.
Mi volto verso la penultimogenita, sta ancora guardando torvo il pezzo di pane raffermo che ci fa da colazione. È da due giorni che è di quell'umore, posso capirla. La prima volta non è mai facile per nessuno. Poi non so, forse ti abitui all'orrore e cerchi di viverla più serenamente, anche perché non puoi passare sei anni a disperarti a causa della possibilità di essere mietuto. Credo sia una semplice strategia di sopravvivenza. “Proprio per questo dovremmo farlo. Tu ne esci per sempre, lei...”
“Elly!” mi interrompe la mia gemella “Ce la stai tirando addosso!”.
Uffa, volevo solo farli star meglio. Mi sento così inutile qua dentro. La mamma da sola pensa a tutti noi cinque, vorrei almeno riuscire a farli sorridere tutti, almeno questo. Se almeno avessi l'età per poter lavorare...

La porta di casa si apre, facendo entrare la mamma. Si regge a malapena in piedi, ha delle occhiaie molto profonde ed è completamente spettinata. È la quarta notte di seguito che lavora, sono piuttosto preoccupata. Ci guarda ad uno ad uno “Siete tutti pronti? Fantastico. Avete della biancheria pulita addosso?”
“Sì mamma, stai tranquilla, vai a dormire” la incoraggia Liam.

La mamma fa un debole sorriso, per poi rivolgersi verso me ed Ivy “Avete messo dei reggiseni poco elaborati? Vi ricordo che con l'acqua si vede tutto”.
“Io sì, ma Ellie no”. Dannata spiona.
“Non lo trovavo! Giuro che dopo metto in ordine la camera!”.
La mamma annuisce poco convinta, credo che non abbia la forza per controbattere “Come mai non c'è Milly?” mi chiede. Ha ragione, è strano non vederla con noi a colazione. È quasi sempre qui, in pratica è un'altra sorella per noi tutti.
“Voleva stare un po' con i suoi” le spiego.
La mamma annuisce di nuovo “Dormo dieci minuti e poi arrivo, ve lo giuro” ci promette.
Annuiamo in silenzio, ma sono sicura che siamo tutti e cinque attraversati dallo stesso pensiero. Mi volto verso Arianne “Noi usciamo, prenditi cura della mamma”. Lei replica con un fiero saluto militare. Il mio soldatino.
Prendo un profondo respiro, e mi sistemo il fiocco. Bene, sono pronta. Credo.
Procediamo tutti compatti, i pacificatori sono super numerosi. Sono quasi tutti rinnegati del distretto 4 come si può notare dalle vistose borracce che portano sul fianco.
Mi guardo per tutto il tempo intorno, sperando di incrociare lo sguardo di Milly, o di incontrare almeno Jake. Dovrebbe essere anche lui con la sua famiglia, ma continuo ad aver paura che sia con Nelly. Avevo deciso di buttarmi quella storia alle spalle, ma il sospetto non vuole sparire del tutto.
C'è troppo gente, non riesco ad individuarli comunque.

“Mettetevi in fila, i novizi devono seguirmi” ci ordina un pacificatore.
“Cos'è questa storia?” chiede Arya allarmata.

“È normale” le spiega Liam con calma.
“È solo una punturina” aggiungo beccandomi un'occhiataccia da parte di Ivy. Cavolo, era meglio non dirglielo.
“Una cosa?” chiede Arya. Il pacificatore si spazientisce e la spinge verso la fila dei dodicenni. Mia sorella digrigna i denti, e per un momento ho il terrore che lo stia per incenerire, ma miracolosamente non succede nulla. Tiro un sospiro di sollievo, Arya ha decisamente più autocontrollo di quanto si creda. Tutte quelle ore di meditazione sono servite a qualcosa alla fine. La guardo andare via con un po' di apprensione, ma sono sicura che starà bene. Non le accadrà niente. Stasera festeggeremo tutti di fronte ad un bel piatto di lenticchie e pancetta, come tutti gli anni. È solo un'altra mietitura.

Noi tre ci dirigiamo verso il piazzale insieme ad altri nostri coetanei, e veniamo infradiciati dagli idranti. Odio questa misura di sicurezza, ma mai quanto l'immersione in quella gelida vasca, riservata a tutti, con o senza poteri. A volte mi chiedo cosa abbia fatto questo distretto durante gli anni bui per far spaventare così tanto Capitol, ma è proibito saperlo.
Io ed Ivy abbracciamo Liam, e ci dirigiamo verso la piccola piscina delle quindicenni. L'acqua è gelata come sempre, ma stringiamo i denti. Se siamo fortunati l'accompagnatrice avrà pietà di noi e il discorso sarà molto breve.

Moira quest'anno indossa un paio di stivali rossi che le arrivano fino al ginocchio, un paio di shorts bianchi ed infine una mantellina sempre rossa con il bordo in pelo di coniglio. Sembra molto calda, l'invidio tantissimo.
“Benvenuti ai 39° Hunger Games! Spero che siate carichi perché sarà un'edizione esplosiva! Ma prima di scegliere i nostri fortunati campioni, direi di guardare il video che ricorda a tutti noi perché siamo qui”. Parte il consueto filmato con scenari di guerra, dolore e lenta ricostruzione. Non riesco a badarci troppo, penso solo che non resisto più, che voglio uscire da qua. Mi volto verso Ivy, le sue labbra sono blu e non fa altro che sbattere i denti.
“Un altro po', resisti un altro po'” le mormoro stando attenta a non farmi sentire da nessun altro. Per tutta risposta afferra la mia mano e la stringe forte.
“L'estratta è...” chiudo gli occhi per la paura. Immagino di essere altrove, lontano da qui. È inverno, siamo davanti al camino, papà è ancora vivo, ci siamo tutti, compresa Milly. Siamo insieme, siamo uniti, stiamo bene “... Milly Halliwell”.
“No!” urla disperata Ivy. Vorrei aggiungermi a lei, ma il fiato mi si è bloccato a metà. Mi sento parallelizzata, ogni mia cellula si sta contorcendo per il dolore. Non è possibile. Perché lei? Non può andare! La uccideranno! Non può! Non può lasciarci! Ho già perso papà, perché anche lei? Dovevamo festeggiare questa sera! Non può essere vero! No, no, no, no, no, no!
“Mi offro volontaria!” urlo a pieni polmoni ancora prima di capire cosa stia facendo.
Mia sorella mi afferra per il polso, piantandomi le unghie nella carne “Che cosa stai facendo! Elly, ti prego, no!”
“È troppo tardi, prenditi cura di tutti, ok?”.
Le do un bacio sulla fronte e mi dirigo verso le scalette per uscire dalla piscina. Sento in lontananza Arya e Liam urlare mentre Milly è accasciata a bordo piscina e sta singhiozzando rumorosamente. Vorrei darle un ultimo abbraccio, ma non credo che mi sia permesso.
Prendo un bel respiro, non posso più tornare indietro. Mi avvicino al palco, dove Moira mi accoglie con un asciugamano. I miei vestiti sono fradici, e spero che il mio reggiseno verde non sia poi così ben in vista.

Sulla piazza è sceso un silenzioso brutale, neppure Moira ha il coraggio di interromperlo.
“Mi offro anch'io volontario!” urla un ragazzo già pronto sulla scaletta. Proviene dalla stessa piscina di mio fratello, dunque è un suo coetaneo. Ha i capelli neri abbastanza lunghi, e due piercing al labbro.
Si avvicina con un gran passo e quasi strappa il microfono dalle mani di Moira. “Con me quest'edizione sarà sicuramente esplosiva, se capite cosa intendo. Farò fuoco e fiamme! E... a proposito, mi chiamo Killian Jones”.
Qualcuno dal pubblico si fa fuggire una risata, ma io non ci trovo niente da ridere. Come si può scherzare su una cosa del genere? Iniziamo proprio male.

 

Kronos Allen, studente, distretto 6 (Aerocinesi)

 

Il bastoncino continua a viaggiare tentennando verso di me. Cerco di concentrarmi come mi hanno insegnato a scuola, devo entrare in contatto con l'aria. Oh sì, la sento! È bello sentirla così viva, gli altri distretti non possono capire la bellezza di una carezza di una brezza, di un bacio caldo di uno scirocco, l'urlo di una tramontana gelida e....
“Cazzo!” mi lascio sfuggire mentre evito il bastoncino. Dannazione! Perché è così difficile? Che odio! Stava procedendo tutto così bene quando questo stronzo ha iniziato a viaggiare a mille da un momento all'altro.

Mi alzo, lo vado a recuperare poco lontano e lo spezzo in due. Cavoli, che rabbia! Perché il controllo dell'aria si basa sulla concentrazione? Sarebbe figo se si basasse sullo sforzo fisico. Allora sì che me la caverai!

Faccio qualche passo verso il villaggio, da qui riesco a vederlo quasi interamente. Le strade sono già piene, la gente corre da una parte all'altra, i miei coetanei sono tutti vestiti in maniera più o meno elegante. Fa strano vedere così tanta vita nel distretto se escludiamo quei dannati eventi da hippie. Odio questo posto, è l'emblema della routine e della noia. Tutto è deciso dalla nascita e non puoi far praticamente nulla per cambiare il corso degli eventi. Ad esempio so perfettamente che in futuro gestirò il negozio d'abbigliamento dei miei insieme a quella piccola sapientina di mia sorella. Mi chiedo se ci sia altro oltre Panem. Non abbiamo notizie dal resto del mondo della Grande Guerra, molti pensano che ormai esistiamo solo noi. Sarebbe bello organizzare una spedizione in giro. Anche Capitol ci guadagnerebbe, forse potrebbe perfino concedere la sua autorizzazione.
Mi gratto la nuca, sono solo sogni, non uscirò mai da qui.

Raggiungo il villaggio, se arrivo tardi alla mietitura non me la caverò facilmente. Conoscevo un ragazzo che ha cercato di farlo, e non solo è stato fustigato in piazza, ma l'anno successivo hanno pilotato le mietiture per farlo andare. Povero Chris, pace all'anima sua.
Mi sento un po' solo fra queste strade, i miei amici sono tutti fuori pericolo. Mi limito dunque a salutare distrattamente qualche compagno di classe. Nessuno ha molta voglia di parlare, siamo tutti persi nelle nostre paure. Non capisco la mia gente, ci insegnano fin da piccoli a temere i giochi e ad odiare Capitol, eppure siamo classificati come uno dei distretti più docili. È come se qui non ci fosse alcun spirito combattivo, probabilmente soffocato da tutte quelle cazzate sulla necessità di entrare in contatto con la natura e di trovare la pace interiore. Mi piacerebbe fare qualcosa in merito, ma da solo verrei schiacciato subito.


Le cose procedono come da programma: registrazione, discorso di Brittany, video di propaganda, pianti soffocanti, mani che si cercano. Sta durando troppo, ho l'impulso di urlare di muoversi, lo sento nella punta della lingua, e sto facendo uno sforzo incredibile per trattenermi, non so se resisterò a lungo, non sono abituato.
“Alaska Moore” annuncia Brittany.
Sgrano gli occhi, questo nome non l'avevo mai sentito. Strano, pensavo di conoscere praticamente tutti nel distretto. Finalmente la intravedo. Esce dalla fila delle quindicenni, anche se non direi mai che abbia quell'età. È una ragazzina magra, dai lunghi capelli biondo platino. La sua pelle pallida, i suoi occhi azzurri e soprattutto la sua espressione di assoluta compostezza, la fanno sembrare una vera e propria principessa di ghiaccio. È strana, mi dà l'impressione di essere nello stesso tempo più piccola e più grande della sua età, quasi non ci credo che siamo coetanei.
“Kronos Allen? Dov'è Kronos Allen?”
Mi scuoto, chi mi sta cercando? Perché tutti mi stanno guardando? Il mio cuore smette di battere. Cazzo. Possibile che mi fossi così distratto che... No, andiamo, non può essere.
“Kronos? Sali o no?” Oh merda, mi hanno proprio estratto. Panico.
Ok, ok, ok, ok, ok, calma. Non posso di certo scoppiare di fronte a tutti.
Inizio a muovermi, mentre mi sforzo a pensare a lati positivi. Il treno! Prenderò il treno. Non ci sono mai salito sopra. Viaggerò a tutta velocità, cosa che non mi è mai stata possibile. Lascerò il distretto 6, vedrò com'è la vita in una grande città come Capitol. Non è detto che muoia, forse non sarò molto potente come mago, ma ho pur sempre le mie risorse. I soldi della vittoria potrebbero rivelarsi utili in qualche modo. In nessun caso dovrò lavorare nel negozio dei miei. Ok, ci sono. Può andare.
Prendo un grosso respiro, la piazza sembra molto più grande da sopra il palco.
“Meno male, temevo non volessi unirti a noi!” scherza la capitolina appoggiando il gomito sulla mia spalla. Mi scosto all'istante, che gesto fastidioso.
Mi volto verso Alaska, guarda un punto indefinito verso il pubblico. È vero, a breve dovrò salutare tutti quanti... dannazione! Nessun pensiero negativo! Questa è soltanto un'altra sfida, la più difficile di tutte, ma sempre una sfida. Non mi tirerò indietro.
 

 

 


 

 

 

 

Capitolo in anticipo e con un sacco di volontari! Lo so, ci due Yvonne, ma questa volta mi avete inviato tremila omonimi e all'ultimo mi sono stancata di mandare pm in giro per cambiare i nomi. Vabbè, esistono i soprannomi per questo.

Ci vediamo la prossima settimana con gli ultimi 12.

Alla prossima!

 

 

 

 

Riepilogo dei tributi e della presenza o meno di poteri in ciascuno di loro:

 

Donna

Uomo

Distretto 1 (incrementatone)

Miranda Wilson (poteri)

Kyte Densmith (?)

Distretto 2 (negromanzia)

Violet Rose Black (poteri)

Unleor Mizzard (poteri)

Distretto 3 (illusioni)

Yvonne Blackmask (?)

Gabriel Black (poteri)

Distretto 4 (acqua)

Yvonne Davzon (senza poteri)

Matthew Jax Sans (?)

Distretto 5 (fuoco)

Elinor Gilbert (?)

Killian Jones (poteri)

Distretto 6 (aria)

Alaska Moore (?)

Kronos Allen (poteri)

 

 

  
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