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Autore: cleomery    18/12/2016    4 recensioni
Partecipante al contest ChristmasCarols2016, organizzato dal gruppo Facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]”
Le riflessioni di Harry, durante la Vigilia di Natale, lo portano a rievocare momenti dolorosi del recente passato. L'unica che riesce a rimettere le cose in prospettiva è Hermione e la verità è proprio sotto i loro occhi.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Teddy Lupin | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Partecipante al contest ChristmasCarols2016, organizzato dal gruppo Facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]”

Nickname autore: cleomery
Titolo: Christmas Eve
Genere: Fluff, Malinconico
Pairing e/o Personaggi aggiuntivi: Harry/Hermione, Ron Weasley, George Weasley.
Prompt scelto:
11. I'll let you on a little secret. There’s a whole world out there waiting for you. Great cities, and art, and music, genuine beauty. And you can have all of it. Ti confesserò un segreto. C’è un mondo intero che ti aspetta là fuori. Grandi città, arte, musica, bellezza vera. E tu puoi avere tutto questo. (The Vampire Diaries 3x11)
Rating: Verde
Avvertimenti: What if?
NdA: Ogni volta che torno a scrivere, grazie a questi contest organizzati dal gruppo, mi rendo conto di essere sempre un po' arrugginita, quindi perdonatemi se trapela dalla storia. Non so se la Rowling ha mai dato una data ufficiale per la riapertura di Hogwarts, ma suppongo che dopo la Battaglia di Maggio, nel 1998, i personaggi siano tornati sui libri a settembre. Colgo l'occasione per augurarvi un buon Natale e spero che questa one shot possa strapparvi un sorriso. Buona lettura!




Christmas Eve



La Tana era ricoperta di addobbi natalizi, ogni angolo, ogni parete non occupata dal mobilio già ingombrante era stipata con i più disparati oggetti: dalle palline colme di neve vorticante ai rametti di vischio che fiorivano al passaggio di chiunque, con sommo disappunto di Charlie Weasley che si era trovato lì sotto insieme al signor Lovegood.
Molly aveva decisamente esagerato quell'anno, il profumo delle pietanze che stava preparando per la cena aleggiava in tutta la casa da ore, ma era comprensibile, considerato che quello era il primo Natale dopo la Guerra.
Harry era fermo sullo stipite della porta della cucina, con un bicchiere di Whisky Incendiario che gli aveva versato il signor Weasley di nascosto dalla moglie, lo sguardo fisso sui suoi migliori amici che cercavano di sistemare una ghirlanda di una lunghezza imbarazzante.
Ron cercava di mantenere un sorriso forzato sul volto, come se potesse nascondere a Hermione tutto il dolore che quei semplici gesti gli provocavano. Da quando la loro amica era tornata a Hogwarts il loro rapporto non era stato più lo stesso, in parte per la lontananza, che nessuno di loro aveva mai sperimentato prima, in parte per il cambiamento repentino di Ron stesso, giustificabile per il dolore che aveva investito la sua famiglia, ma decisivo per quella relazione che non aveva avuto il tempo di maturare.
Harry non riusciva a nascondere a se stesso una nota di compiacimento, pur riconoscendo quanto fosse vile da parte sua gioire per il fallimento di quel rapporto.
Posò gli occhi su Hermione e si ritrovò a sorridere, quasi senza accorgersene, osservando quanto fosse diversa dall'ultimo Natale, con i capelli raccolti in una treccia elegante e una generosa porzione di schiena scoperta dalla scollatura dell'abito che indossava. Era bello vederla lì, insieme a tutti gli altri, eppure non riusciva a smettere di pensare che avrebbe preferito tornare nella Foresta di Dean con lei, per non condividere la sua compagnia con altri.
Si passò una mano sul viso, sentendo sotto le dita quella stupida barba che aveva fatto crescere, un po' per pigrizia, un po' per darsi un'aria più adulta che sicuramente non gli si addiceva. 
George lo raggiunse, accostando il bicchiere al suo in un brindisi silenzioso.
"Se stai aspettando che finiscano di sistemare quella ghirlanda, ti avverto che ci vorrà un po'. L'anno scorso Fred e io l'abbiamo stregata affinché non stesse mai dritta, se non sbaglio dovrebbe iniziare a pungerli tra qualche istante
." terminò la frase proprio nel momento in cui un'imprecazione sfuggì dalle labbra di Ron, che si teneva un dito mentre strepitava che quel coso l'aveva morso.
"
Non essere ridicolo, Ronald, basterebbe ammettere che hai una percezione dello spazio completamente distorta," lo rimbeccò la ragazza cercando di sistemare un ramo che non voleva saperne di stare al suo posto, "E smettila di spostarla a destra, è decentrata." 
Harry sorrise, poi guardò George andare via, mentre sua madre lo seguiva con lo sguardo velato di lacrime.
Bevve un lungo sorso, godendo della sensazione di bruciore che il liquore gli lasciava in gola.
Quelle feste sembravano così forzate, con l'ingombrante presenza degli assenti che aleggiava nel salone da pranzo, il signor Weasley piegato dalla mancanza del figlio, il piccolo Teddy Lupin cullato dalle braccia di Fleur nel suo primo Natale, il primo di una vita da orfano. Harry sapeva bene come si sarebbe sentito da lì a qualche anno: la mancanza dei suoi genitori si acuiva sempre di più durante quel periodo, soprattutto alla Tana, dove quella famiglia felice gli ricordava che lui aveva perso la sua. Ringraziò la buona stella di Ted, che gli aveva almeno risparmiato la sofferenza che aveva patito lui con i Dursley.
Hermione, abbastanza soddisfatta del lavoro fatto con le decorazioni, si avvicinò al bambino, prendendo una delle mani paffute tra le sue. I capelli del piccolo assunsero una sfumatura rosa pallido, quella che avevano sempre quando sorrideva contento, e Harry pensò che non ci fosse niente di più bello al mondo di quei due che si guardavano negli occhi, le espressioni felici sui volti arrossati dalle fiamme del camino. Si teneva in disparte, un po' per non interrompere i festeggiamenti con il suo umore, un po' perché sentiva di non avere il diritto di partecipare a quel breve momento di tranquillità.
L'amica sollevò lo sguardo su di lui, come se si sentisse osservata, e gli rivolse uno dei suoi splendidi sorrisi. In quel momento tirò quasi un sospiro di sollievo, come se quell'espressione sul volto di Hermione potesse dargli un po' di serenità.
Probabilmente non si era reso conto di quanto gli mancasse la sua migliore amica, o di quanto gli facesse bene la sua presenza. Quei mesi senza di lei erano stati i più lunghi della sua vita, non erano mai stati lontani per così tanto tempo e non poterla sentire parlare, non poter guardare quella scintilla di divertimento che le compariva negli occhi ogni volta che combinava qualche guaio era stato soffocante e insopportabile. Avrebbe dovuto dirglielo, farle sapere quanto aveva sentito la sua mancanza, dolorosa quasi come quella che provava per chi non c'era più. 
Si accorse che anche Ron la stava guardando, un'espressione negli occhi che conosceva benissimo, sicuramente la stessa che avrebbe avuto lui se si fosse guardato allo specchio.
Come poteva solo pensare di infliggere altro dolore al suo migliore amico, a Ginny, a quella famiglia che lo aveva accolto come un figlio e ne aveva perso uno in cambio?
Ormai conosceva a memoria i nomi sulle lapidi dei caduti di guerra che riposavano nel cimitero di St. Jerome. Caduti di guerra, così li chiamavano i prolissi giornalisti della Gazzetta del Profeta, come se fossero vittime sacrificali, danni collaterali di una guerra ingiustificata e crudele. Lui non aveva smesso di andare a trovarli, anzi, le sue giornate erano scandite da quell'appuntamento fisso a Godric's Hollow. Era stato lì tutti i giorni da quando avevano eretto il monumento in memoria delle vittime, senza che la pioggia o la nebbia potessero fermarlo dal porgere i suoi saluti a coloro che avevano dato la vita perché loro potessero continuare a viverla.
Cos'altro avrebbe potuto fare? Hermione e Ginny erano tornate a Hogwarts, Ron si era stretto intorno alla sua famiglia e lui sentiva di non appartenere più a nessun luogo. Così aveva affittato un bilocale vicino Charing Cross Road, fuori dalla Londra Magica, ma non troppo lontano da Diagon Alley, con un arredamento a dir poco datato e dei vicini troppo rumorosi, ma la sua stanza si affacciava direttamente sul Leicester Square Garden e gli piaceva osservare i passanti nel parco. 
Hermione continuava a ricordargli che avrebbe dovuto compilare i moduli di iscrizione all'Accademia per Auror, o avrebbe saltato la scadenza, ma lui non aveva ancora deciso cosa fare della sua vita, non sapeva se voleva ancora combattere. Forse sarebbe stato meglio fare un passo indietro, riposare, continuare a fare visita ai fantasmi del suo passato in quel posto che conservava i suoi primi ricordi sbiaditi.
Sentì il bisogno di uscire a prendere una boccata d'aria.
Gli gnomi da giardino correvano qua e là, rincorrendosi con i loro cappellini natalizi sgargianti, lasciando impronte nella neve che iniziava a raggrumarsi ai lati del viale di ingresso.
Dopo qualche istante si accorse di non essere più solo e la mano di Hermione andò a posarsi sulla sua spalla. Percepì quel calore ancora prima che lei lo toccasse e socchiuse gli occhi per un secondo, godendo di quel contatto.
"Dovresti rientrare dentro con gli altri, fa freddo qui fuori."
Harry si voltò verso la finestra, scorgendo la signora Weasley che agitava la bacchetta per riempire i calici dei suoi ospiti, e un sorriso amaro gli salì sulle labbra.
"Lo vedo come mi guarda Molly, ogni volta che mi vede e si ricorda che per causa mia George passerà il Natale senza il suo gemello," disse con un filo di voce, quasi sperasse che lei non potesse sentirlo.
"Io, invece, credo che ti guardi come se avessi salvato sei dei suoi figli, nonché quelli di tante altre madri come lei," Hermione spostò lo sguardo sulla famiglia Weasley, raccolta intorno alla tavola insieme ai Lovegood e ai pochi membri dell'Ordine della fenice rimasti.
"Mi piacerebbe poter condividere il tuo punto di vista, sarebbe tutto più facile."
"Sarebbe tutto più facile se smettessi di passare i pomeriggi in quel cimitero e ricominciassi a vivere la tua vita," la risposta arrivò dritta al cuore di Harry, che non capiva come lei lo avesse saputo.
"Ron me l'ha detto poco fa," disse lei come se potesse leggergli nel pensiero, "Non è giusto, Harry, nessuno di loro avrebbe voluto vederti così, a vivere in isolamento, rinchiuso tra quattro mura come se fossi in punizione. Nessuno di noi li dimenticherà mai, non è necessario passare le giornate seduto tra le lapidi."
Harry si girò a guardarla, non sapendo cosa dire. Le parole ce le aveva sulla punta della lingua in realtà, ma non aveva intenzione di intavolare una conversazione che sapeva di non poter affrontare.
Si ricordò di avere ancora il bicchiere in mano e bevve il Whisky tutto d'un fiato, cercando di ignorare il peso sullo stomaco che sembrava non volerlo abbandonare.
"Sai, Harry, potresti fare qualunque cosa nella tua vita, andare in qualunque posto," intrecciò una mano con la sua, mentre con l'altra gli sfiorava una guancia, obbligandolo a guardarla negli occhi.
"Per esempio?" sentiva le sue dita bruciare tra le sue, nonostante il freddo pungente che gli provocava qualche brivido.
"
C’è un mondo intero che ti aspetta là fuori. Grandi città, arte, musica, bellezza vera. E tu puoi avere tutto questo, tu sei Harry Potter: potresti volare sulla tua scopa e non tornare più, se riuscisse a farti sentire meglio," l'espressione nei suoi occhi diceva che lei ne avrebbe sofferto, ma era disposta a vederlo andare via piuttosto che continuare a guardarlo crogiolarsi in quel dolore.
"Andare via da qui?" Harry lo disse come se fosse la cosa più ridicola del mondo. Dove sarebbe potuto andare, da solo? Non aveva mai combinato niente senza i suoi amici, probabilmente era il motivo per cui se ne stava chiuso in un appartamento tutto il giorno, non sapeva cosa avrebbe potuto fare senza di loro, senza di lei.
"Perché no, non c'è niente che ti leghi qui in fondo," strinse di più la presa sulla sua mano, ma lasciò cadere quella che era poggiata sul suo viso per sistemarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, in un gesto imbarazzato.
"Tu sei qui, dove dovrei andare senza di te?" lo disse senza neanche fermarsi a pensare alle conseguenze che avrebbero avuto quelle poche parole, ormai lì nell'aria, concrete fuori dalla sua mente.
"Noi saremo qui, a prescindere da quello che deciderai di fare del tuo futuro," la risposta che ricevette gli fece capire che, forse, non era stato abbastanza chiaro.
Quello era il momento giusto per tirarsi indietro e rimangiarsi ciò che aveva detto. Gli stava offrendo una via d'uscita o stava cercando di ignorare quello che era rimasto in sospeso lì, nell'aria fredda della Vigilia di Natale?
Al diavolo, pensò, non aveva molto da perdere ormai.
"No, tu sei qui. Lo so che gli altri ci saranno sempre, ma tu sei qui adesso e se me ne andassi non saprei cosa farmene delle grandi città, della bellezza e dell'arte, senza di te. Non avrebbe senso, niente ha senso se non posso condividerlo con te."
Hermione abbassò lo sguardo, mordendosi le labbra per trattenere quello che sicuramente era un pensiero che non voleva condividere.
"Vieni con me, andiamo via insieme," continuò poi, sentendo il bisogno di colmare quel silenzio inusuale. 
"Non farlo, Harry."
"Non fare cosa? Dire la verità, l'unica volta in cui non vuoi sentirla a quanto pare?" lasciò andare la sua mano, facendo qualche passo nella neve mentre rimpiangeva di non aver bevuto qualcosa in più prima di affrontare quella conversazione.
"Non dirmi cose che non pensi davvero, solo perché sei distrutto dal dolore e ti sembra la via più facile. Non è questa la verità, lo sappiamo entrambi, ed è ingiusto da parte tua farmi questo," Hermione rispose quasi con rabbia, mentre si stringeva le braccia al petto.
"Non sai cosa penso, Hermione, come potresti? Sei tornata a Hogwarts, sono mesi che sei lontana, che ne sai di cosa penso? Di quanto tu mi sia mancata, di come abbia dovuto affrontare tutto questo, senza il tuo aiuto? E forse è vero, sono distrutto dal dolore, ma non per questo non riesco a vedere chiaramente la verità. Lo so da prima della Battaglia, lo sapevo quando sono andato incontro a Voldemort e pensavo di morire, lo sapevo quando abbiamo sepolto i nostri amici e lo sapevo quando hai deciso di non voler stare con Ron. Ho aspettato abbastanza, non credi?"
Fece qualche passo per colmare la distanza, prendendole il volto tra le mani mentre lei rimaneva aggrappata a se stessa e lo guardava senza dire una parola.
"Se per te non è lo stesso, allora dimmelo adesso, torniamo dentro e facciamo finta di niente, ma se c'è una sola parte di te che non pensa che questa possa essere la peggior decisione della tua vita, scegli di vedere la verità," lo disse così velocemente che, quasi di sicuro lei si sarebbe persa qualche parola e lui non sarebbe riuscito a ripeterlo di nuovo.
"Qual è la verità, Harry?" lo sguardo che gli rivolse era carico di qualcosa che non riusciva a decifrare, ma la scintilla di orgoglio nei suoi occhi era nettamente percepibile. Voleva sentirglielo dire, senza tanti giri di parole.
"La verità è che siamo fatti per stare insieme ed è l'unica cosa che voglio," Harry cercò di mantenere la voce ferma, senza far trapelare quanto in realtà fosse terrorizzato dalle sue stesse parole.
"Come al solito ci hai messo troppo per arrivarci, Harry Potter, e ho dovuto aspettare che lo capissi da solo questa volta, ma forse ne varrà la pena," Hermione poggiò le labbra sulle sue, senza riuscire a smettere di sorridere, e si concesse quel bacio mentre la neve ricominciava a cadere dal cielo. 
"Quindi andiamo via insieme?" chiese lui, sorridendo per quello che sembrava essere il primo di una lunga serie di baci.
"Intanto torniamo dentro, abbiamo tutto il tempo del mondo per programmare il futuro, ora che so che saremo insieme." 




   
 
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