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Autore: My Pride    19/12/2016    7 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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We were young Titolo: We were young: just another kid on Crime Alley
Autore: My Pride
Fandom: Batman: New 52
Tipologia: One-shot [ 1070 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Jason Peter Todd, Bruce Wayne
Rating: Verde/Giallo
Genere: Generale, Malinconico, Commedia
Avvertimenti: Hurt/Comfort, Linguaggio un po' colorito
The season challenge: Autunno › Arcobaleno
Caretaking challenge: 27. Adozione
Cocktail di storie: Bloody Mary › 02. Imbucarsi a una festa/cerimonia/rito, senza invito
Maritombola #7: 69. Personificazioni
The angst time: 19. Tradimento
Agnes Obel Challenge: No future, no past, no laws of time. Can undo what’s happening when I close my eyes It’s happening again, Citizen of Glass


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.
No future, no past, no laws of time,
Can undo what’s happening when I close my eyes...
(
Agnes Obel - It’s happening again; Citizen of Glass)

    Il modo in cui funzionavano la mente e la vita era ironico, certe volte.
    Poggiato contro la balconata a braccia conserte, con un cappello che gli copriva in parte il viso e nascondeva la sua figura nonostante si trovasse là fuori ad osservare di tanto in tanto i presenti attraverso la vetrata, gli sembrava che fossero passati secoli da quando quelle serate così sfarzose e scintillanti erano entrate a far parte della sua vita. Lo ricordava come se fosse ieri: solo un altro ragazzo di Crime Alley che aveva avuto l'ardire di rubare le ruote della batmobile, andare contro Batman stesso e ritrovarsi poi a condividere un segreto e una battaglia con quell'uomo chiamato Bruce Wayne. Ed erano stati momenti in cui Bruce, oltre ad essere stato per lui come un padre, gli aveva insegnato ad essere Robin e a dirottare la rabbia che aveva provato per Due Facce verso qualcosa di molto più grande e onorevole, verso quella lotta contro il crimine che a Gotham non finiva mai. Se solo non fosse stato così impulsivo, quel giorno in cui aveva saputo che la sua madre biologica era ancora viva... molto probabilmente il Joker non l'avrebbe ucciso e le cose sarebbero andate diversamente.
    Il ricordo che aveva del Joker era una maschera bianca dal sorriso distorto che lo colpiva a morte con un piede di porco, un'immagine che aveva sempre provocato nelle sue vittime un gelo e una paura primordiale, il richiamo di qualcosa di terribile che strisciava fra le ombre e si nascondeva sotto pelle, e se lui, proprio come e diversamente Batman, era sempre stato la personificazione stessa della paura insita in ogni essere umano, lui aveva invece rappresentato il più grande fallimento di Batman stesso. Ed
erano altrettanto poche le parole che avrebbe usato per descriversi, a ben pensarci: un ragazzo arrabbiato con il mondo, una madre che l'aveva tradito, un orribile clown che l'aveva ammazzato come un cane... e il suo cervello che aveva cominciato a funzionare nel modo sbagliato sin da quando si era svegliato sepolto vivo in una fottutissima bara. Non c'era da meravigliarsi se, nel corso degli anni, le cose fossero andate com'erano andate e si fosse ritrovato poi a passare dall'essere un anti-criminale - ma era davverogiusto chiamarsi così, poi? - che combatteva la feccia con la sua stessa moneta, all'essere una sorta di emissario del pipistrello, lottando sotto il suo stendardo e indossando, seppur un po' modificato e di uno spiccante rosso, il suo simbolo sotto il nome di Red Hood. Eppure... eppure gli anni con Bruce erano stati ugualmente meravigliosi. Quando l'aveva adottato - lui, ragazzo senza un passato e che non avrebbe mai trovato futuro in quei vicoli dimenticati dalla legge -, dandogli uno scopo oltre ad una casa e una famiglia, si era sentito amato e accettato come non era mai successo dopo la morte della donna che per lui era sempre stata sua madre. Ed essere morto e risorto e aver odiato Bruce per non aver eliminato il Joker era stato più destabilizzante del non essere stato salvato. Già, la mente e la vita funzionavano in modo davvero ironico.
    «Mi stavo giusto chiedendo quando ti saresti deciso ad entrare», si fece sentire infine una voce, ponendo fine al filo dei suoi pensieri e facendolo involontariamente sussultare. E non si meravigliò nemmeno quando, voltandosi un po', si ritrovò ad osservare proprio Bruce, elegante dalla testa ai piedi nel suo completo nero e con i capelli ravvivati all'indietro.
    Nonostante tutto, però, Jason si ritrovò a sbuffare per qualche secondo tra sé e sé, gettando un'ultima occhiata al giardino sottostante prima di allontanarsi dalla balaustra. «Ehi, Brucie. Devono aver perso il mio invito, va' a fidarti delle poste di Gotham. E imbucarsi non è da signori, no? Me l'hai insegnato tu, se ben ricordo», rimbeccò di rimando per dissimulare la sorpresa col suo solito sarcasmo, ficcandosi le mani in tasca prima di dare del tutto le spalle all'uomo per incamminarsi. «Ci si vede in giro, vecchio», asserì, ma una mano su una spalla lo fermò.
    «Aspetta, Jason».
    «Perché dovrei? Per lasciare che mi venga sbattuta in faccia l'ovvietà della situazione, Bruce?» domandò, allontanandolo con un gesto secco e nervoso nonostante il sorriso di scherno che aveva dipinto sulle labbra. «Che nemmeno all'innocua festicciola del tuo figlio prediletto sono ben voluto? Risparmiami i convenevoli e torna dai tuoi ospiti, molti di loro se ne stanno andando e sarebbe imbarazzante se sentissero il padrone di casa discutere anziché andare a salutarli, non credi?»
    «Sai bene il motivo per cui non sei stato invitato», replicò Bruce, cosa che riuscì solo a rendere più scontroso il ragazzo che aveva davanti.
    «Certo che lo so, Bruce, ma avresti potuto lasciar decidere me il da farsi».
    Per attimi che parvero interminabili, l'uomo si limitò solo a fissarlo attentamente, con quell'espressione imperturbabile che l'aveva sempre caratterizzato. Sarebbe stato difficile capire che cosa stesse pensando in quel momento, così lontano dall'essere il Bruce Wayne dall'aria un po' svampita che solitamente mostrava a tutte quelle persone ancora presenti in sala e molto più simile al Cavaliere Oscuro che incuteva paura ai criminali di Gotham. «Hai perfettamente ragione, Jason», asserì infine, con voce piatta e seria, avvicinandosi a lui per poggiargli una mano su una spalla con presa salda e ferrea, attirandolo poi un po' a sé e lasciando interdetto il ragazzo per quell'improvvisa dimostrazione di affetto così poco tipica di lui. «Ho dato così tante cose per scontate che non ho pensato a come questa cosa apparentemente insignificante avrebbe potuto farti sentire, soprattutto dopo i continui alterchi che abbiamo avuto durante tutti questi anni. Non sono mai stato molto giusto nei tuoi confronti, e questa dimenticanza ha solo fatto sì che tu credessi di non far più parte della famiglia nonostante lo stemma che indossi. Per questo vorrei cercare di rimediare, ragazzo mio. E spero tu voglia anche restare almeno un po'».
    Jason non rispose minimamente e si limitò a guardarlo per un lungo momento, non sapendo quasi che cosa dire. Bruce non era solito fare discorsi cuore a cuore, se quella situazione la si poteva chiamare così, eppure... eppure sembrava davvero dispiaciuto nonostante la cosa sarebbe potuta apparire banale agli occhi di chi non sapeva i retroscena tra loro. Così, facendo un brevissimo cenno col capo, abbozzò un breve sorriso e gli diede una pacca dietro la schiena a mo' di momentanea tregua, godendosi quel bizzarro abbraccio targato Bruce Wayne. Dopo la pioggia c'era sempre il sole e un piccolo arcobaleno, dopotutto.





_Note inconcludenti dell'autrice
Una storia sul povero e bistrattato Jason ci voleva, in questa raccolta. Come se non stia sfornando abbastanza roba triste durante gli ultimi capitoli, ma va beh, ci si fa l'abitudine a poco a poco. Però, come di consuetudine, alla fine i toni si rialzano un pochino per diventare scherzosi, dato che non intendevo rendere troppo pesante la raccolta nemmeno quando l'ho iniziata
Inutile dire che la frase
«solo un altro ragazzo di Crime Alley», che è presente anche nel titolo della one-shot, è un richiamo, per l'appunto, al numero #409 di Batman, dove viene presentato Jason per la prima volta - in modo molto teorico, visto che c'era anche una vecchia versione con lui a casa di Bruce insieme a Dick - e dove ha inizio la seconda fase del secondo Robin
Comunque sia, anche se abbastanza blando, volevo scrivere qualcosa sul rapporto di Bruce e Jason, visto il modo in cui erano legati e il modo in cui poi la morte li ha divisi, spezzando così anche il Cavaliere Oscuro e bla bla bla. Spero ugualmente che sia piaciuta, visto che verso la fine si riprendere almeno un po' e la tristezza lascia spazio a qualcosa di più roseo
Commenti e critiche, comunque sia, son sempre accetti
A presto! ♥



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