Terzo capitolo: Volare
Quando arrivò in cucina Lena non
c’era ancora, contenta di aver anticipato la ragazza si fece servire la
colazione ed era ormai a metà quando la giovane Luthor
apparve. Vederla la fece arrossire di piacere.
“Lena!” Disse subito, poi afferrò
l’ultimo toast e si alzò. “Sono pronta.”
“Lo vedo!” Lena rise poi si sedette.
“Ma io no.” Kara si risedette, ma non distolse lo
sguardo da Lena che sorseggiò il suo caffè fissandola a sua volta. Non appena
posò la tazzina Kara si alzò.
“Va bene, andiamo.” L’accontentò
allora Lena.
Qualche minuto dopo erano in macchina
diretti alla cittadina. Giunte lì presero del pattini e si lanciarono sul lago
ghiacciato. Lena sembrava stupita di vedere l’equilibrio di Kara
che rise.
“Credevi di vedermi sul sedere per
tutto il tempo?” Chiese.
“No, ma non mi sarebbe dispiaciuto,
ricordo ancora la tua caduta all’aeroporto.” Mentre lo diceva mise male un
pattino e si sbilanciò, cadendo cercò di afferrarsi a qualsiasi cosa e trovò
solo il braccio di Kara così tirò giù anche lei.
Si ritrovarono entrambe a terra, le
gambe intricate, i corpi schiacciati. I loro occhi si incontrarono e loro scoppiarono
a ridere.
“Ti prego, questo non lo devi
raccontare a nessuno!” Implorò Lena, ancora in preda al riso.
“Oh, dovrai fare molto di più che
pregarmi perché io mantenga il segreto!” Kara ruotò
liberando la ragazza e ritrovandosi sulla schiena, il volto sorridente che
fissava il cielo azzurro.
“Tutto quello che vuoi!” Promise
Lena.
“Vola con me.” La ragazza smise
immediatamente di ridere e si alzò su di un gomito fissando Kara.
“Questo non è giusto.”
“Un patto è un patto, hai detto: tutto
quello che volevo.” Lena chiuse gli occhi e si lasciò cadere di nuovo sulla
schiena. I loro corpi erano vicini, le loro mani quasi si sfioravano sul
ghiaccio e ne erano entrambe consapevoli.
“Va bene.” Accettò in un mormorio
Lena.
“Davvero?” Chiese sorpresa Kara sollevandosi a sedere.
“Non farmi cambiare idea!”
“Grande!” Disse allora la giovane e,
piena di vita e di entusiasmo, si alzò in piedi per poi tenderle le mani. Lena
le prese, lei la tirò verso di sé e si trovarono viso a viso, malgrado Lena
fosse un po’ più bassa di Kara. Per un istante si
fissarono, le mani intrecciate i nasi quasi che si sfioravano, Kara arrossì e Lena fece un passo indietro abbassando la testa
e spazzolandosi i vestiti, oscillando appena sui pattini.
Il momento d’imbarazzo passò e Lena
promise di chiamare il campo di volo e scoprire se avevano a disposizione un Piper
per quel pomeriggio.
“Non ci credo che sto per farlo.”
“Andiamo, sei una multimilionaria con
una compagnia estesa in tutto il mondo, sono sicura che oltre al jet privato
con cui sei arrivata, avrai una marea di elicotteri.”
“So che volare resta il modo più
sicuro con cui muoversi, ma questo non significa che debba piacermi, lo faccio
per convenienza, non perché lo desideri. Come avrai notato al maniero dall’aeroporto
ci siamo andati in macchina e non il elicottero.”
“Non hai mai volato con la persona
giusta, vedrai che ti piacerà.” La rassicurò lei, poi la fissò fino a quando
Lena non si decise a chiamare.
“Sei sicura di saperlo fare?” Lena
era al suo fianco, aveva già indossato le cuffie e aveva il volto più pallido
del solito. A quelle parole Kara le rivolse un
sorriso luminoso.
“Sono nata per volare.” Affermò con
gioia, poi indossò le cuffie e fece un cenno affermativo all’operatore di
terra, pochi istanti dopo stavano rullando sulla corta pista. Lena strinse i
pugni, per un istante sembrò che l’aereo non potesse alzarsi, ma poi ecco che
si staccavano da terra dirigendosi verso il cielo immacolato.
Kara percepì la tensione della sua
copilota così allungò una mano e cercò quella di Lena, quando le loro dita si
intrecciarono la Luthor sospirò, lasciandosi sfuggire
un tremito, le dita di Kara si strinsero un po’ di
più e i loro sguardi si incontrarono.
“Non ti metterei mai in pericolo.”
Affermò, sorridendo dolcemente. Lena sembrò turbata da quell’affermazione i
suoi occhi sfuggirono i suoi, ma non ritirò la mano, anzi gliela strinse con più
decisione. Kara sorrise, felice e si concentrò sul
paesaggio.
Era chiaro che Kara
sapeva quello che faceva, non vi era corrente d’aria che la sorprendesse, senza
nessuna difficoltà assecondava il volo del piccolo aereo guidandolo con
tranquillità e decisione. Non esagerò, né eseguì manovre che spaventassero la
sua passeggera, ma chiunque avrebbe notato la sua capacità di stare nell’aria.
Sorvolarono le montagne, ammirando il
paesaggio innevato e, ben presto, Lena iniziò a indicarle i nomi dei luoghi che
oltrepassavano, la sua voce prima tesa si fece sempre più rilassata fino a
quando Kara non percepì il sorriso sulle sue labbra,
le loro mani non si separarono mai, se non al momento di eseguire
l’atterraggio.
“Allora?” Chiese Kara
colpendo con la propria spalla quella della giovane che le camminava al fianco.
“È stato meno peggio di quello che mi
aspettavo.”
“Tutto qui?” Chiese, inquisitoria.
“Sì.” Alla risposta divertita di
Lena, Kara fece due passi veloci oltrepassandola e
fissandola negli occhi.
“Davvero?” Lena si morse il labbro,
poi alzò gli occhi al cielo.
“E va bene! È stato bello!”
“Sì!” Kara
si mise a saltellare dalla gioia e Lena rise, felice.
Quando tornarono al maniero era ormai
notte, mangiarono da sole perché Wallace si era ritirato presto, poi si
accomodarono nel grande salone dove l’albero di Natale risplendeva e il fuoco
creava vivaci ombre sulle pareti oltre a diffondere un piacevole calore.
“Parli spesso di tua sorella.” Lena
si era sfilata le scarpe e aveva raccolto le gambe sotto al corpo, una mano
giocava con i capelli che le ricadevano sulla spalla in una treccia.
“È la persona più importante nella mia
vita.” Ammise Kara, seduta più composta davanti a
lei.
“Anche più di James?” La domanda la
fece arrossire, non in sé e per sé, ma perché aveva completamente dimenticato
il ragazzo.
“James… è diverso con James.”
“Capisco.” Affermò Lena, ma i suoi
occhi non si staccavano dai suoi e sembrava desiderare maggiori dettagli.
“Mia sorella è la figlia naturale dei
nostri genitori, ma non ha mai provato un briciolo di gelosia per me, la
piccola adottata, anzi, mi protegge, sempre e comunque.” Kara
sorrise nel pensare ad Alex, la sua protettiva sorellona.
“Era così anche per me. Lex mi ha accolto con affetto, mi ha insegnato a essere
fiera del nome che porto.” Non disse nulla di James e Kara
non chiese, gli occhi della donna erano velati ed era impossibile non notarne
il colore azzurro. “Ho tentato con tutte le mie forze di portarlo verso il
bene, ma il suo cuore era oscuro e l’ho perso.” Di nuovo non disse che aveva
dovuto lottare da sola, perché James l’aveva abbandonata, malgrado la rabbia
che doveva provare verso il fratello adottivo era troppo giusta per parlarne
male davanti alla fidanzata. “Ora posseggo l’azienda di famiglia e voglio
renderla una forza per il bene, non più Luthor Corp, ma L-Corp, affinché la
gente capisca che ora sono io a guidarla e le cose cambieranno.”
“Tu sei diversa da loro.” Intervenne Kara e lei alzò la testa guardandola, aveva gli occhi
intensamente azzurri e pieni di lacrime.
“Cerco un nuovo inizio, cerco di
farmi un nome al di là di quello della mia famiglia.” Kara
annuì sorridendo.
“Ce la farai, so che ce la farai.” Si
allungò e posò la mano sulle sue. Una lacrima sfuggì dagli occhi di Lena e Kara si sporse in avanti per catturarla. La ragazza alzò la
propria incontrando la mano di Kara e la trattenne
sulla propria guancia. I loro occhi si allacciarono e Kara
sentì il cuore accelerare mentre nel suo stomaco volavano le farfalle.
“Lena…” Mormorò, cercando di fermare
ciò che sembrava ormai inevitabile, ma la donna non si fermò, nei suoi occhi vi
era un’intensa necessità, come se la supplicasse di non fermarsi e Kara di certo, da sola, non ne era capace. Chiuse gli
occhi, le loro labbra si sfiorarono, ma nulla di più, improvvisamente davanti a
lei ci fu solo più il vuoto: Lena non c’era più.
Kara sbatté gli occhi poi rincorse la
donna fino alla torre, dove sentì la porta chiudersi.
“Lena.” Chiamò, esitò un solo istante
poi bussò. “Sono io.” Disse, sperando che la ragazza aprisse.
“Kara, per
favore, vai via.” Si morse le labbra, cosa doveva fare? Tuffarsi, doveva
tuffarsi. Senza attendere il permesso aprì la porta e si fiondò all’interno
della stanza. Lena sobbalzò alzandosi dal letto. Aveva il viso bagnato di
lacrime e Kara si torturò la mani.
“Dobbiamo parlare.”
“Per favore.”
“Lena, io…” Ma la donna scosse la
tesa fermandola.
“No, non voglio essere come loro! Non
voglio essere una Luthor che distrugge sempre e solo
tutto. Che cancella tutto ciò che è bello, innocente e puro.”
“Non…”
“Tu e James: mi sono messa in mezzo
quando non ne ho nessun diritto. Vai via Kara,
dimentichiamoci quello che è quasi successo.”
“Ma io non voglio dimenticare! Non
voglio dimenticarti!” Kara infuriata avanzò verso la
donna fino a quando i loro corpi non furono ad un passo dallo sfiorarsi, poi le
prese la mano portandosela al cuore. “Lo senti? Non batte così veloce neppure
quando volo, non ha battuto così neppure la prima
volta che ho volato.” Lena la fissò negli occhi, ascoltando il cuore che
batteva rapido sotto le sue dita premute, di nuovo incapace di fare il
necessario passo indietro. “Lo so, avrei dovuto conoscerti prima di conoscere
James, avrei dovuto incontrare i tuoi meravigliosi occhi verde-azzurri molto
tempo fa. Vorrei conoscerti da tutta una vita, ma il destino ci ha unito:
adesso.” Le accarezzò il viso, catturando l’ennesima lacrima.
Lena era forte all’esterno, ma il suo
cuore anelava amore da così tanto tempo e quella ragazza aveva fatto breccia il
lei fin dal primo momento i cui aveva posato il suo sguardo su di lei. Eppure,
eppure non poteva, non poteva fare questo, né a lei né a sé stessa né a James.
“Non così, non deve andare così tra
di noi.” Kara annuì, decisa.
“Va bene, hai ragione, io… io
chiarirò ogni cosa con James.”
“Aspetta. Kara,
aspetta, non ti chiedo di lasciarlo. Voglio che tu sia sicura, che tu decida
tenendo conto che lui lo conosci da molto tempo, avete costruito una storia e
nel vostro futuro c’è una vita intera, io, io sono soltanto una ragazza che hai
incontrato in un posto dotato di naturale magia in un periodo dell’anno che la
neve e i sentimentalismi rendono particolarmente speciale.” Kara
sorrise.
“Ma io so quello che voglio. Voglio…”
Lena le appoggiò un dito sulle labbra, nei suoi occhi brillava uno smeraldo,
venato d’azzurro.
“Aspetta, Kara,
ti prego, aspetta che sia il momento giusto.” La ragazza annuì anche se a
malincuore.
“Posso restare qua?”
“No.” Rispose lei secca e, al suo
sguardo stupito, spiegò. “Forse non sono una Luthor ‘cattiva’,
ma sono pur sempre fatta di carne!” Kara arrossì
violentemente e Lena scoppiò a ridere sentendo, finalmente, la tensione
sciogliersi.
Nota: Ci tengo a precisare che le gif non sono mie, ma lo ho trovate online.