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Autore: Padmini    19/12/2016    2 recensioni
Uno sguardo, un legame silenzioso tra due anime.
Sherlock, studente brillante ma solitario.
Gregory, studente più grande, generoso e desideroso di riparare a tutti i torti.
Un gatto e un cane che si incontrano nel cortile di una scuola.
Cosa accadrà tra di loro? Possono due anime così diverse trovare un luogo in cui incontrarsi?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock Holmes, detective consulente

 

 

“Si dice che il genio sia infinita pazienza. Come definizione è pessima, ma calza a pennello al lavoro dell'investigatore.” 

Sherlock Holmes, Uno studio in rosso

 


 

Sherlock? Sherlock caro, qualcosa non va?”

Martha Hudson era china sul giovane seduto al suo fianco. Qualche ora dopo il decollo si era addormentato, o così almeno aveva immaginato, dal momento che aveva chiuso gli occhi e non aveva più parlato. Lo aveva lasciato in pace per un po', poi si era preoccupata quando era impallidito improvvisamente e aveva iniziato a mormorare qualcosa di incomprensibile.

Lo scosse ancora, con un po' più di convinzione, e finalmente riuscì a svegliarlo.

Non … non stavo dormendo.” si giustificò immediatamente, ma la bocca impastata lo tradì.

Hai avuto un brutto sogno?” le chiese lei, sempre premurosa.

Non lo so, non ricordo.”

 

Mentiva. Sapeva benissimo cosa aveva sognato, ma aveva cercato di scacciare quell'immagine come una mosca fastidiosa, senza riuscirci fino a quando la signora Hudson lo aveva svegliato.

Nel sogno si trovava sul tetto di un edificio altissimo, talmente elevato che non riusciva a scorgerne la base. Candide nuvole aleggiavano attorno a lui come fantasmi. Dalla nebbia era emersa una figura, una sagoma a cui non era riuscito a dare un nome, che lo spingeva con la sua presenza verso il ciglio, facendolo arretrare inesorabilmente fino a inciampare oltre il bordo e cadere giù. Nel sogno cadeva e, come Alice nel Paese delle Meraviglie mentre precipitava nella tana del Bianconiglio, tutto sembrava andare al rallentatore e lui poteva vedere oggetti e immagini che volteggiavano attorno al suo viso: scrivanie, scaffali straripanti di libri, tazze di tè, pistole e pugnali. All'improvviso aveva visto il pavimento a scacchi bianchi e neri farsi sempre più vicino e allora una voce aveva riecheggiato nella sua mente, una voce presente ma di qualcuno che era assente nel sogno e nella sua vita da tanto, troppo tempo.

Era Gregory.

Non aveva un tono di rimprovero, sembrava deluso o sorpreso. Gli pose una sola domanda, due parole che lo turbarono nel profondo.

Sei reale?”

Sei reale?

Sono reale?

Quella domanda aveva continuato a risuonare nella sua mente fino a quando, mentre stava per sbattere contro il pavimento, qualcuno lo aveva scosso, mandando in frantumi il mondo nebbioso nel quale si trovava. Si mosse con cautela nello stretto spazio concesso dai sedili dell'aereo.

Quanto manca all'arrivo?” chiese, sporgendosi per guardare oltre l'oblò, ma non vide altro che il buio della notte.

Ancora un paio d'ore, tesoro.” ripose lei “Tra poco porteranno la cena. Hai fame, vero? Sono giorni che non mangi, sei troppo magro.”

Signora Hudson, lo sa ..:”iniziò lui, spazientito, ma lei lo interruppe.

Lo so, lo so!” esclamò, trattenendo una risata “Me lo hai già detto, non mangi mentre lavori, ma ormai il caso è chiuso, mio marito è stato giustiziato e noi stiamo tornando a casa. Penso che tu possa permetterti un po' di pollo con le verdure … e magari una fetta di dolce?”

Sherlock si voltò verso di lei e, per la prima volta dopo molto tempo, sorrise.

Si sentiva a suo agio con quella strana signora, così simile a sua madre per certi versi, protettiva e gentile, ma anche determinata e coraggiosa. Tutto era andato per il verso giusto e lui stava per tornare a casa. Si liberò dell'ombra di quel sogno, che svanì tra le scie di condensa che l'aereo lasciava dietro di sé.

 

 

Aveva conosciuto Martha Hudson dopo la risoluzione di un caso talmente semplice da rasentare il ridicolo. Da poco si era laureato e finalmente era riuscito a trasferirsi a Montague Street e da lì, grazie al passaparola, era riuscito a farsi una certa reputazione come detective. Certo, non era stato facile e i casi che gli venivano sottoposti erano noiosi, banali e privi di qualsiasi tipo di attrattiva … ma presto questo sarebbe cambiato, avrebbe trovato il caso perfetto per farsi notare, se non dal pubblico, almeno da Scotland Yard, per rendere reale il suo più grande sogno e mettere al loro posto quei poliziotti che anni prima avevano osato farsi gioco di lui.

Gli era capitato di aiutare una signora con la sparizione della sua collana, apparentemente rubata ma in realtà scivolata sul fondo del cassetto dove era stata riposta, e la pettegola aveva sparso la voce. Nipoti scomparsi, mariti fedigrafi, assicuratori imbroglioni o vicini di casa malintenzionati erano ormai diventati il suo pane quotidiano. Aveva iniziato a temere che la sua vita sarebbe stata tutta così, quando era arrivata quella telefonata.

La signora Spencer si era recata da lui dicendogli che la sua cara amica Martha, che si trovava in Florida con il marito, lo pregava di raggiungerla per aiutarla al più presto possibile. La telefonata che ne era seguita aveva confermato il suo presentimento. Il caso che tanto aveva aspettato era finalmente giunto.

La signora Hudson all'apparenza sembrava la solita casalinga con il solito noioso problema inerente la sua scarsa memoria o l'ansia derivante dal fatto che non sapeva dove andassero i suoi nipoti sabato sera … invece non era niente di tutto ciò. Dalla sua voce aveva intuito che qualcosa di veramente serio era accaduto, ma lei non poteva parlarne al telefono, e il fatto che la telefonata giungesse da un carcere lo aveva ulteriormente incuriosito. Per questo motivo aveva accettato il biglietto aereo che lei gli aveva inviato per posta ed era partito per la Florida, dove l'aveva incontrata perla prima volta.

Martha Hudson era sì una signora gentile ed educata, ma soprattutto nei suoi occhi poteva vedere le ombre di una giovinezza trascorsa nell'illegalità e nella precarietà. La sua richiesta non aveva nulla a che fare con gioielli scomparsi o nipoti troppo vivaci, ma con la sua stessa vita.

Il signor Hudson aveva campato per tutta la vita del redditizio commercio di droga, mascherando la sua attività dietro una innocente azienda che produceva dolci tipici inglesi, che esportava poi negli Stati Uniti. Era accaduto proprio lì il fattaccio e la signora Hudson si era ritrovata ad essere l'unica testimone di ciò che era accaduto.

Uno dei clienti del signor Hudson, Johnatan Stevens, non aveva trovato, insieme ai muffin, la quantità richiesta di cocaina per la quale si erano accordati, o così almeno aveva dichiarato. Per questo aveva chiesto che il suo fornitore si recasse da lui per verificare di persona, cosa che Winston avrebbe fatto ugualmente, non per cortesia ma per mancanza di fiducia.

Aveva portato Martha con sé, non si fidava di lei e voleva tenerla sotto controllo, per evitare che, malauguratamente, le fosse venuto in mente di scappare. Così l'aveva trascinata in quel viaggio pericoloso, finendo per coinvolgerla in un omicidio.

Winston e Martha erano andati all'appuntamento concordato con il cliente, ma qualcosa era andato storto, i due contraenti aveano iniziato a litigare su chi avesse ragione e, tra un insulto e un cazzotto, era spuntato fuori un coltello a serramanico che, dopo una breve colluttazione, era andato a piantarsi nel petto dell'altro.

La polizia, chiamata da un passante che aveva sentito degli strani rumori provenienti dall'edificio, aveva trovato la coppia in una stanza piena di sangue, droga e denaro. La signora Hudson, sotto shock, non si era resa conto che, per salvarsi la pelle, Winston le aveva messo tra le mani tremanti il coltello insanguinato. La polizia era stata frettolosa e aveva arrestato entrambi, ma l'unica a rischiare la morte era proprio Martha.

Sherlock l'aveva incontrata in carcere e aveva ottenuto il permesso di visionare la scena del crimine. Il caos che regnava in quella stanza era più che evidente, ma ugualmente era riuscito a ripercorrere le tracce del passaggio dei tre individui che avevano abitato quel luogo prima della catastrofe. Grazie alle impronte dei tre e all'osservazione della disposizione degli oggetti caduti durante la lotta, aveva tracciato un disegno ben preciso di ciò che era successo. Per sua fortuna aveva trovato un ispettore abbastanza intelligente da accettare le teorie di un giovane detective e sufficientemente ostile nei confronti di Winston Hudson, già noto alla polizia locale per i suoi traffici illeciti, per i quali non era mai stato incriminato per mancanza di prove, da mettere in discussione la soluzione precedentemente presa per buona per l'omicidio di Stevens.

Le prove procurate da Sherlock avevano così scagionato Martha e portato in tribunale al suo posto il marito. Winston se la sarebbe cavata con parecchi anni di reclusione, ma ulteriori prove raccolte da Sherlock avevano tramutato la sentenza per omicidio colposo in omicidio volontario e i trent'anni di prigione in una condanna a morte.

Così tutto era finito, finalmente. Martha era riuscita a liberarsi del suo marito/carceriere e Sherlock, che per il suo contributo al caso era finito sulle prime pagine dei giornali locali, aveva ottenuto quel momento di fama tale da attirare su di sé l'attenzione della polizia. L'Ispettore Allen era rimasto così ben impressionato dal giovane che lo aveva affiancato durante le indagini che aveva deciso di parlarne ai suoi colleghi d'oltreoceano, consapevole che quel promettente detective avrebbe continuato lì la sua carriera. Le voci avevano raggiunto Scotland Yard e, in particolar modo, tra i tanti, anche un novello Ispettore di nome Gregory Lestrade.

 

 

 

 

Sherlock Holmes.

Quel nome era sulla bocca di tutti. Il suo superiore ne aveva parlato, impressionato per la sua abilità. Non era rimasto sorpreso dalla notizia che il suo amico era riuscito a risolvere un caso di omicidio in Florida, si era sempre aspettato di sentir parlare di lui, prima o poi … e finalmente quel giorno era arrivato.

Non lo aveva più visto da quando, qualche anno prima, lo aveva trovato inerme disteso su di un materasso lurido in una vecchia casa abbandonata. Aveva aspettato, aveva portato pazienza e infine aveva dimenticato, un sistema difensivo per non soffrire. Sherlock gli mancava, tanto, ma mentre l'immagine di lui e il suono della sua voce svanivano dalla sua mente, lui era stato impegnato con altre e forse più importanti questioni. La laurea prima, l'ingresso in polizia poi e infine il matrimonio con Haley. Avrebbe voluto che Sherlock fosse stato il suo testimone, ma aveva capito che non sarebbe stato il caso, non dopo quello che aveva saputo da Violet. Non sapeva se lui era ancora innamorato o se era riuscito a superare la cosa. Di certo non avrebbe fatto il primo passo, rischiando di farlo soffrire ancor di più.

Cosa sarebbe successo quando lui fosse atterrato a Londra? Avrebbe cercato in qualche modo di imporre le sue capacità a Scotland Yard? Ricordava bene come aveva promesso di farlo, di dimostrare a tutti quanto poteva essere abile. Lo avrebbe rivisto, ne era certo … ma sarebbe stata una cosa buona? Per lui sì, certo, non aspettava altro da anni … ma per Sherlock? Lui era riuscito a superare quel trauma o era ancora lì, bloccato da un amore non corrisposto?

 

 

 

 

Montague Street. Aveva sognato per anni di poter percorrere quella via per tornare a casa e finalmente ce l'aveva fatta. Dopo la laurea era riuscito a mettere da parte abbastanza denaro per permettersi di affittare un minuscolo appartamento interrato. Era veramente minuscolo e le uniche finestre che facevano entrare un po' di luce erano quelle che davano direttamente sul marciapiede, ma era suo. Di certo un buon punto di partenza. Se non era del tutto decoroso ricevere in quella topaia i suoi clienti, sarebbe sicuramente stato meno imbarazzante rispetto al salotto della casa dei suoi genitori. Dopo la risoluzione del caso della signora Hudson però aveva iniziato a desiderare qualcosa di diverso, più grande, ma le sue ancor scarse finanze non gli avrebbero permesso di traslocare, almeno per il momento.

Di una cosa era certo, sarebbe approdato a Scotland Yard. L'ispettore Allen gli aveva assicurato che, dopo la loro recente collaborazione, non avrebbe più trovato le resistenze che inizialmente gli avevano impedito di collaborare in indagini importanti.

Era tornato dagli Stati Uniti da una settimana e da allora non aveva più sentito la signora Hudson, sia perché lei era presumibilmente impegnata a rifarsi una vita dopo la scomparsa del marito, sia perché lui stesso aveva bisogno di riposare dopo un lungo periodo durante il quale aveva lavorato giorno e notte senza mangiare o dormire e ciò lo aveva debilitato moltissimo. Aveva dormito per un giorno intero, non appena tornato a casa e solo dopo un paio di giorni di quasi assoluta inattività e pranzi a base di kebab e patatine fritte, era riuscito ad occuparsi di altro.

Nei giorni successivi era riuscito a risolvere qualche problema dei clienti che si erano presentati alla sua porta senza nemmeno muoversi di casa e, nei momenti di noia aveva archiviato i documenti dei casi precedenti, ma non c'erano stati fino a quel momenti degni di nota.

 

Quel giorno aveva acceso il computer con lo scopo di copiare alcuni appunti che aveva preso durante il suo soggiorno in Florida, quando qualcuno aveva suonato al suo campanello. Il suono era stato breve ma intenso e da quello aveva capito che il suo possibile cliente era preoccupato e in ansia. Così, dopo una breve presentazione senza troppi convenevoli, Deanna Edwards si era seduta sulla sedia di fronte alla sua.

Mi dica, signorina Edwards, perché ha aspettato così tanto prima di consultare un detective privato?”

La giovane donna impallidì, ma non perse la calma.

Come ...” chiese, smarrita.

Molto semplice” rispose Sherlock, sorridendo “Lei è pallida, ma non molto, nonostante sul suo viso si notino i segni di numerose notti insonni. La sua pelle è leggermente abbronzata e ciò dimostra che ha trascorso un breve periodo all'estero, in qualche località molto calda, ma non abbastanza per ridarle colore. Le sue unghie sono mangiucchiate, ma lo smalto che si è stesa con tanta cura mi fa pensare che abitualmente non sia avvezza a mordicchiarsele quando è nervosa. Deve essere successo qualcosa, almeno un mese fa, che l'ha portata a fuggire da Londra, e ora è di nuovo qui.”

La donna sospirò, rassicurata. Per un istante aveva pensato di essere entrata nello studio di un indovino.

Ha ragione, signor Holmes. Non ne potevo più! Ho dovuto andarmene! La situazione stava diventando insostenibile! Così ho fatto le valige e sono partita con una mia amica per la Florida.”

Sherlock aggrottò le sopracciglia, da quella premessa sembrava che il caso non fosse del tutto banale.

Vada avanti, la ascolto.”

La donna, che si era interrotta per calmare un pianto che era ormai imminente, proseguì.

Mentre ero lì ho sentito parlare di un certo Will-no, Winston … era Winston? Winston Hudson e del suo processo. Ho letto sui giornali che un detective privato inglese aveva collaborato con la polizia per il suo arresto, scagionando la moglie che era stata incastrata da lui per l'omicidio di un uomo ...”

Sherlock sorrise. La signora Hudson e il suo caso si erano dimostrati estremamente utili, più di quanto avesse potuto immaginare.

Così ho pensato di tornare e di venire da lei per chiederle consiglio. La mia situazione non sarà pericolosa come quella che ha affrontato negli Stati Uniti, ma la prego di credermi, non è meno spaventosa!”

Sherlock annuì.

Capisco. Sembra molto preoccupata … mi dica cosa è successo e non ometta nessun dettaglio. Ciò che lei giudicherebbe banale potrebbe invece rivelarsi fondamentale.”

La donna prese un profondo respiro.

Ho paura che il mio fidanzato mi stia nascondendo qualcosa.”

Sherlock alzò un sopracciglio, deluso da quella rivelazione. Davvero quella giovane donna era andata lì solo per un sospetto tradimento? No, c'era qualcosa di più, ne era certo. Non fu necessario spronarla a continuare, seppur con riluttanza, Deanna ricominciò subito a parlare.

So che potrebbe sembrare che io sia qui perché sospetto che Stephen mi tradisca, ma le posso giurare che non è così. Inizialmente lo avevo sospettato, lo ammetto, ma poi ho scoperto delle cose che mi hanno sconvolta ancor di più.

È cominciato tutto più o meno tre mesi fa. Io e Stephen viviamo insieme. Io lavoro come commessa in un negozio d'abbigliamento e lui è impiegato in una banca, ma ogni tanto si trova con i suoi amici per suonare con una band che hanno fondato da qualche anno. Ogni giovedì sera esce regolarmente per trovarsi con loro, ma avevo notato che qualcosa era cambiato. Aveva iniziato a ricevere chiamate misteriose alle quali rispondeva senza permettermi di ascoltare. Inizialmente avevo pensato che stesse organizzando una sorpresa per il mio compleanno imminente, ma si dimenticò perfino di farmi gli auguri. Così, insospettita, iniziai a osservarlo con più attenzione e a spiare il suo cellulare. So che non si dovrebbe fare, ma ero sinceramente convinta che mi stesse tradendo. Cancellava giornalmente la cronologia delle chiamate e i messaggi in arrivo e in uscita ed ero certa che ne ricevesse molti. Un giorno però riuscii a prendere il suo cellulare prima che potesse cancellarle e vidi qualcosa che mi fece ribollire il sangue dalla rabbia. C'era un messaggio di Grace, la mia migliore amica. Era un messaggio innocente, ma mi insospettì. Diceva “Ci vediamo stasera dopo lavoro così posso restituirti il CD che mi ha prestato Deanna”. Era vero che le avevo prestato un CD ed era normale che lui si trovasse con lei dopo il lavoro dal momento che i loro uffici si trovano nella stessa strada, ma quella sera lui fece più tardi del solito. Tornò a casa verso le dieci, non cenò, prese il suo borsone e uscì subito dopo, con la scusa del calcetto. Mi arrabbiai ovviamente, ma notai due cose … come dire? Fuori posto. Prima di tutto indossava una sciarpa, cosa che lui non faceva mai, nemmeno con il freddo più pungente. Secondo, sentii chiaramente il profumo che avevo da poco regalato a Grace. L'aroma era molto forte, mi fu impossibile non notarlo. Collegando i due fatti, immaginai che mi stesse nascondendo qualcosa, magari un succhiotto non previsto. Non fu difficile immaginare dove fosse stato tutto quel tempo e probabilmente dove sarebbe tornato. Immaginai che non potesse essergli rimasto addosso tutto quel profumo solo per quei pochi minuti in cui teoricamente si era visto con lei per la consegna del CD. Ero arrabbiata, furiosa, ma più che con lui, con Grace. Io e lei siamo amiche fin da quando eravamo bambine e non avrei mai immaginato che sarebbe arrivata a farmi del male in quel modo. Così, immaginando di trovarli insieme, andai da lei per poterli affrontare, ma la mia amica era sola e, anzi, quel giorno non aveva nemmeno indossato quel profumo. Aveva sì inviato il messaggio a Cal e si erano visti per un caffè, ma niente di più, lei era arrivata a casa verso le sette. Potrà credermi ingenua, ma Grace è sempre stata una pessima bugiarda, so sempre quando mi mente … e quella sera non mentiva. Cal non era stato da lei, probabilmente aveva immaginato che non sarei andata da Grace a controllare, ma mi aveva fatto sospettare il tradimento per nascondere qualcosa di più grosso. Nei giorni seguenti, con l'aiuto della mia amica, continuammo ad osservarlo, ma tutto ciò che venne fuori fu una serie di prove che continuavano a portare al suo tradimento proprio con lei. Durante le sere in cui lui spariva per incontrarsi con gli amici io andavo da Grace o lei veniva da me, ma il giorno dopo trovavo segni di rossetto sul colletto delle sue camice, abiti impregnati del profumo di cui le avevo parlato e biglietti della metropolitana strappati, con destinazione proprio la zona in cui Grace abita. Era ovvio che mi stava nascondendo altro, ma non poteva essere un tradimento.

Circa due settimane fa decisi di prendermi una pausa, così io e Grace partimmo per la Florida per rilassarci e dimenticarci di tutto. Siamo tornate un paio di giorni fa e io speravo che dopo la mia assenza qualcosa fosse cambiato, e in effetti un grosso mutamento c'è stato. Cal è sparito. I suoi vestiti sono ancora a casa, ma di lui non c'è traccia. Ho provato a cercarlo dai suoi genitori, dai suoi amici, ma nessuno sembrava sapere dove sia, così mi sono ricordata di quell'articolo di giornale che avevo letto durante la mia vacanza e … il resto lo sa.”

Sherlock aveva ascoltato tutto il discorso con gli occhi chiusi e le mani congiunte sotto il mento, la schiena ben dritta e un'espressione corrucciata. Non appena il silenzio calò sulla stanza riaprì gli occhi e sorrise.

Molto bene, signorina Edwards. Il suo caso sembra molto promettente. Dovrò venire a casa sua per fare un sopralluogo.”

Si alzò, già carico come una molla per poter iniziare a investigare, poi sembrò ricordarsi di qualcosa che aveva dimenticato.

Ah, non abbiamo parlato delle tariffe. Prendo cinquanta sterline al giorno, più le spese. Crede che possa andarle bene?”

Certo! Certo! Qualsiasi cosa pur di capire cosa sia successo a Cal!”

Sherlock annui, rassicurato per aver chiarito quel dettaglio, e si avvicinò alla porta per recuperare il cappotto e la sciarpa.

Dobbiamo andare immediatamente a casa sua, non c'è un momento da perdere ...”

Aveva appena preso tra le mani il cappotto, quando sentirono bussare energicamente alla porta. Ripose l'indumento e andò ad aprire. Che si trattasse di un altro cliente? Dall'impeto con cui aveva quasi sfondato la sua porta sembrava anche molto agitato.

Fece appena in tempo ad aprire, quando una donna sconvolta, spettinata e rossa per il fiatone e il pianto, entrò nella stanza. Deanna, alle sue spalle, la riconobbe subito.

Grace!” esclamò, sorpresa quanto Sherlock “Come mai sei qui? È successo qualcosa?”

Sherlock guardò prima Deanna e poi Grace, aspettando che quest'ultima rivelasse il motivo di tanta concitazione.

Mi dispiace avervi interrotti, ma è successo qualcosa di terribile!”

Senza che nessuno le dicesse nulla, andò a sedersi, tremando come una foglia per la paura.

Temo che non avremo più bisogno dei suoi servizi, signor Holmes” spiegò, una volta recuperato il fiato “La polizia ha trovato Cal.”

Deanna mosse un passo in avanti, ma non disse nulla, aspettando il seguito. Sherlock si rivolse alla sua nuova ospite.

Vada avanti. Lo hanno trovato. Bene. Dove si trova?”

Grace scoppiò in lacrime, ma si riprese abbastanza rapidamente.

Lo hanno trovato nella stazione della metropolitana di Elephant and Castle ...”

Deanna sorrise, ma qualcosa nello sguardo dell'amica la fece tornare seria.

“ … era morto.”

Sembrò che Deanna stesse per piangere o urlare, ma fu Sherlock a rompere il silenzio carico d'ansia che aveva riempito la stanza. Prese cappotto e sciarpa e li indossò rapidamente.

Signorina Edwards, sita pure qui con la sua amica finché non starà meglio. Io devo andare.” rispose Sherlock, fremente d'eccitazione.

Dove?” chiese Grace, aiutando l'amica a sedersi.

Mi sembra ovvio che ora, più che mai, abbiate bisogno di me” rispose lui, indossando i guanti “Non c'è un minuto da perdere!”

   
 
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