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Autore: aire93    19/12/2016    4 recensioni
Il ritorno da New York porta Derek Hale in una Beacon Hills troppo diversa ma sempre uguale. Derek, che cerca disperatamente un coinquilino, non sa che il palazzo di sua proprietà in pochissimo tempo sarà letteralmente invaso da quel passato dal quale tentava di scappare. Al principio, però, nemmeno la presenza costante di una ragazza chiacchierona (con il bonus di un tenerissimo chihuahua) riuscirà a smuovere il giovane Hale.
E poi c’è Stiles, che ormai ha smesso di essere tutto arti troppo lunghi e parlantina (caratteristica che ha ceduto a Kira) per diventare il tipico ragazzo attraente; un ragazzo attraente che Derek non può ignorare.
Storia di aire93
Fan Art di Coffegirl_Alex
FanMix di Eloriee
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Kira Yukimura, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hola! Siete pronti per il nuovo capitolo? Succederanno tante di quelle cose... e finalmente i nostri eroi si riuniranno!! Lasciate un commento se vi è piaciuta la storia!
Enjoy! =)

Fu giusto quando Kira finalmente si stava ricordando dell'esistenza di Internet, sul quale avrebbe sicuramente trovato qualche ricetta, magari persino commestibile, da preparare con le due sole foglie di insalata che aveva in casa, e con due misere fette di prosciutto che a lei sembrava piuttosto stantio, che il campanello prese a squillare.
Kira non aveva osato disfare la treccia che Lydia le aveva fatto nei capelli, e onestamente credeva che l’avrebbe lasciata così per sempre, e non si era cambiata, anche perché pensava che, vestita com’era, non stava per niente male.
Davanti all'uscio, una volta aperta la porta, trovò a sorpresa Lydia, che sfoggiava una tenuta piuttosto alla moda – camicetta bianca con stampe floreali, gonna corta e scura e tacchi – e si presento agitando i capelli raccolti in una coda. «Sorpresa! Ho una rivelazione importante per te: per arrivare fin qui ho fatto solo due rampe di scale! Piacere, vicina di casa! Il coinquilino famoso è già qui?»

Kira rimase immobile a squadrare la sua nuova amica e registrò lentamente le sue parole.

«Due rampe di scale? Questo vuol dire che...oh! Siamo vicine di casa! Ma è meraviglioso!»

«Ma guarda, all'anagrafe ti hanno messo Sherlock Holmes di secondo nome, non lo sapevo!»
Lydia sorrise largamente ed entrò senza nemmeno chiedere il permesso, nemmeno la sala le appartenesse e l'intero pianeta fosse di sua proprietà. Si guardò attorno, con l’aria di chi volesse studiare con attenzione l’arredamento, e il suo sguardo si posò sulle foto appese lungo tutta la parete principale.

«Wow! Sono proprio splendide! Le hai scattate tu?»
«No, sono opera di Derek. Il mio coinquilino misterioso, del quale ti ho svelato il nome, il che non lo rende più misterioso. Uhm. Però sono delle foto davvero suggestive! Anch’io sono rimasta davvero colpita quando le ho viste per la prima volta!»

Lydia si posò una mano sul mento, come a riflettere su qualcosa che le stava sfuggendo. L'espressione corrucciata faceva pensare che odiasse il fatto di perdersi dei tasselli importanti di un discorso.

«Sono certa di aver già sentito questo nome. Beh, non importa, mi verrà in mente» disse e aprì la bocca in un sorriso quasi inquietante. A Kira ricordò un video musicale che spesso trasmettevano quando era piccola. Lydia intanto decise di stravaccarsi sul divano, per osservarsi le unghie perfettamente smaltate.
Kira preferì lasciarla tranquilla, e si voltò verso la cucina, dove il vuoto cosmico faceva da padrone.

«Devo aiutarti a cucinare qualcosa?» domandò Lydia dal divano, con nonchalance.

«Ehm, no, cioè, ci sto pensando io, tu rilassati pure...» balbettò Kira, piuttosto imbarazzata. Non c'era nulla da cucinare: forse sarebbe stato più utile farsi portare una pizza. La seconda di fila in due giorni di permanenza: persino per una ragazza con il fisico filiforme come lei, due pizze potevano essere un tantino troppo.

«Mi faccio andar bene qualsiasi cosa, non ho problemi... anche se prediligo ostriche e champagne» le disse Lydia dal salotto, con tono comprensivo e anche scherzoso.

Il trillare del campanello strozzò sul nascere la risposta di Kira e le fece cadere sul volto un inevitabile velo di terrore. Sicuramente il nuovo arrivato era Scott, il che voleva dire che non poteva offrirgli nulla, il che implicava che lei fosse una disorganizzatissima padrona di casa, e quindi Scott non le avrebbe più parlato. Kira rimase immobile in cucina, tanto che il campanello squillò di nuovo. Quando la porta si aprì grazie al girare delle chiavi, Kira tornò in sé. Grazie al cielo era soltanto Derek.

«Kira, non mi hai sentito arriv–» Derek posò gli occhi sull’ospite, stravaccata sul divano, e Kira spostò lo sguardo da uno all'altra, come spesso vedeva fare agli spettatori di un incontro di tennis. Derek osservò Lydia con un’espressione curiosa e vagamente disperata, prima che Lydia cacciasse un pigolio di sorpresa e balzasse letteralmente addosso a Derek.

«Oh santo...Hale, sei proprio tu? Da dove salti fuori? E' una vita che non ti fai vedere, credevo fossi emigrato su un isola, magari deserta!»
Lydia abbracciò Derek come se fosse un fratello perso e ritrovato per caso, e Derek, con grandissima sorpresa di Kira, ricambiò la stretta.

«Martin!Non sei cambiata per niente!Ti trovo molto bene. Hai notizie degli altri? Jackson, Allison, Isaac?»

Appena Derek pronunciò il primo nome il volto di Lydia divenne più scuro. Kira, che stranamente non aveva ancora aperto bocca, ci fece caso.

«Jackson è a Londra. Non stiamo più insieme da tantissimo tempo ormai. Allison e Isaac sono in Francia e se la passano alla grande, direi!»

Derek non era mai sembrato così raggiante e mostrò anche a Kira addirittura un tiepido sorriso.

«Il suo ex ragazzo era un componente della squadra di basket al liceo. Eravamo piuttosto amici, a dire il vero. E' proprio vero che a Beacon Hills si ritrovano tutti...»

Lydia annuì, tornando dritta sul divano con un' espressione estasiata.

«E tu, Derek? Cosa mi racconti? Tu, Cora, Laura, siete scomparsi dalla faccia della terra! Non ho mai saputo perché...come stanno, a proposito?»
E di nuovo nella stanza cadde un velo di malinconia. Derek impallidì all'istante, borbottando un semplice, ma falso «B–bene.»
Poi, desideroso di cambiare subito argomento, si rivolse verso Kira, con tono piuttosto freddo.
«Vado a farmi una doccia. Per noi puoi ordinare una pizza, ma per tre mesi non ne tocchiamo più una dopo questa. Sarebbe la seconda in due giorni e anch'io ho un limite.»

Derek si allontanò sotto lo sguardo indagatore delle ragazze. Lydia pareva piuttosto sicura che lui non le avesse detto tutta la verità.

«Beh, quindi vada per la pizza. Uhm, io direi una Pepperoni gigante. Per noi tre è sufficiente, no?» dichiarò Lydia con una scrollata di spalle, dando un occhiata alle sue unghie smaltate di una tonalità tenue di rosa, e applicata alla perfezione.

«In realtà, a questo pranzo sono invitate altre due persone e una di loro si chiama Scott e mi piace molto, vorrei fare una buona figura con lui. Oh, beh tanto poi lo conoscerai anche tu, adesso e forse era meglio mantenere la sorpresa. Non so se l'hai capito, ma parlo troppo.»

Alla menzione del nuovo ragazzo Lydia alzò un sopracciglio, piuttosto curiosa.

«Hai detto Scott? Stai mica parlando di un ragazzo con la mascella storta?»

Kira sgranò gli occhi in maniera così comica da sembrare davvero la protagonista di un manga. Lydia lo conosceva?

«E' LUI! Lo conosci già? Oh aspetta» Kira si posò la mano sulla bocca, colta da un dubbio scioccante. «Non è che per caso è il tuo ragazzo? Anche lui abita qui, sotto di te e sopra di noi. Beh, se è il tuo ragazzo lo saprai già. Oh, che vergogna! Non riesco a smettere di fare figuracce! La gente normale si abbona alle pay tv e io alle figure idiote, per di più con persone che in generale conosco poco, e che poi mi considerano una abbastanza fuori di testa. Vedi? Non riesco a smettere di parlare!»

Lydia sorrise, con un’ombra di compassione, posando una mano sulla spalla di Kira. «Non è il mio ragazzo, tranquilla. E so chi è perché frequentavamo la stessa scuola, anni fa. Quindi era lui a fare tutto quel baccano? L'ho rimproverato dalla finestra, non credo mi abbia riconosciuta dalla voce, anche se ho cacciato un urlo possente per farli smettere. Oggi a quanto pare è il giorno delle rimpatriate.»

Kira sospirò, senza farsi vedere da Lydia; se Scott fosse stato il ragazzo della sua nuova vicina, ci sarebbe rimasta davvero male. Non aveva mai avuto fortuna con i ragazzi, e neanche con le persone in generale, a parte Erica e Boyd, che però ormai abitavano lontano. Kira tentò di non pensare al trascorrere monotono e triste della sua vita, tornò alla realtà e si diresse verso il telefono per ordinare la pizza.
Quando chiuse il telefono con la pizzeria campanello squillò all'istante.

«Ma come, ho appena ordinato e hanno già preparato tutto? Va bene essere veloci, ma questo mi sembra troppo!»

Kira corse verso l'uscio per aprire la porta, con i soldi in mano e già pronta ad assaporare la sua seconda porzione di pizza di fila in due soli giorni, ma davanti a lei c'era tutto tranne che una scatola di cartone contenente cibo. Il sorriso lucente di Scott McCall la travolse prima che lei potesse realizzare che si trattava di lui, e facesse in tempo a pensare a una risposta decente.

«Ciao Kira! Spero di non essere arrivato in ritardo! Stiles mi ha detto che ci avevi invitato, ma lui non può essere qui perché aveva delle faccende in centrale da sbrigare. Sono venuto solo io, ti dispiace?»

Kira rimase ferma, con un sorriso tutto denti e piuttosto idiota dipinto sul volto. Scott sembrò prendere il gesto come un rifiuto gentile, anche perché lei non sembrava intenzionata a emettere il minimo suono.

«Kira ho sentito il campanello! Chi è?»
Derek apparve al momento giusto, a sbloccare una situazione che era rimasta in stallo solo perché Kira aveva stranamente perso le parole. Derek si avvicinò alla porta con passi strascicati, i capelli ancora grondanti d'acqua e indosso una tuta dai colori non coordinati. I suoi occhi si posarono sul ragazzo fermo accanto a Kira, sgranati per la sorpresa.
«Scott?» Derek non riusciva a capacitarsi: Scott aveva la stessa mascella leggermente storta, gli stessi occhi da cagnolino e la stessa aria divertita di come lo ricordava, eppure sembrava più uomo. Quanti anni poteva avere? Forse una ventina.
Scott, ancora sulla soglia, fissò Derek dalla testa ai piedi e parve sforzare le meningi il più possibile.
«Io ti ho già visto amico, solo che non riesco a capire chi tu possa essere! Hai una faccia familiare, questo è certo.»

«Beh, è Derek Hale, genio. Non capisco come un impiccione come te non l'abbia riconosciuto subito» disse una voce proveniente dalla sala e Derek capì che quel pomeriggio sarebbe stato davvero all'insegna dei revival. Da quando Kira gli era piombata tra capo e collo, aveva già incontrato più persone di quante non desiderasse davvero vederne.
Scott entrò, squadrando la ragazza seduta sul divano con lo stesso sguardo curioso ma incerto su chi avesse davanti che poco prima aveva riservato a Derek.

«Anche tu hai fatto il liceo con noi, ma chi…» Scott per poco non urlò, nel riconoscerla. «Lydia? Santo cielo che ci fai qui? Oddio devo chiamare assolutamente Stiles! Sei svanita in questi ultimi anni, ma dove ti eri cacciata?»

«Ho viaggiato un po' per il mondo, ho conseguito vari master e ora studio al college di Beacon. E Scott, non riferire nulla a Stiles, altrimenti è capace di non lasciarmi neanche respirare.»

Derek, che fino a quel momento aveva solo assunto una posizione piuttosto corrucciata, standosene appoggiato contro lo stipite della porta, prese la parola all'istante.

«Questo vuol dire che i casinisti ieri sera eravate tu e Stiles? Dovevo immaginarlo. Ero così felice nel sapere che non vi avrei rivisto mai più, ma eccovi qui entrambi come miei vicini di casa. Credevo che Stiles si fosse arruolato da qualche parte, e invece è ancora qui. Uhm. Se l'avessi saputo avrei mangiato altrove.»

Kira mosse la testa da una parte e dall' altra, curiosa e affascinata. «Quindi questo pranzo è diventato una vera rimpatriata! Voi tre vi conoscevate bene! Mi sembra un momento da festeggiare, allora!»

«Si, io e Lydia stavamo nella stessa classe durante inglese, e Stiles aveva tipo questa gigantesca cotta per lei. Mentre Derek è un Hale, fa parte di una famiglia rispettata a Beacon Hills. Ehi comunque sei cresciuto davvero bene Dede!» azzardò Scott, pronunciando un soprannome che Derek non credeva nessuno potesse affibbiargli.

«Ehi, piano con i soprannomi McCall! Non osare mai più di chiamarmi Dede!» La vena del collo di Derek iniziò a pulsare, colorandosi di uno strano violetto.

«Oddio Derek, ma tra amici tutti si chiamano con i soprannomi ora. E' la moda! E poi "Dede" è tenero!» esclamò Scott, sfruttando di nuovo lo sguardo da cucciolo che ormai era il suo marchio di fabbrica e che ammaliò Kira senza che lei riuscisse a nasconderlo.

«Va bene, adesso dov'è finito Stiles? Dato che stiamo parlando un po' del post-liceo di tutti» domandò distrattamente Lydia e intanto giocherellò con una ciocca fuori posto, l'unica della sua altrimenti impeccabile acconciatura.

«Lavora con suo padre in centrale» rivelò Scott piuttosto fiero «mentre io sono ancora con Deaton, il veterinar–»

Lydia saltò sul posto, come se il divano fosse stato elettrizzato. «Stiles lavora alla centrale? Questo è molto interessante! Ascolta, perché non lo porti qui, che devo dirgli due paroline?»
Non era una richiesta, ma un ordine. Lydia era apparentemente più interessata a Stiles di quanto non lo fosse stata qualche minuto prima, quando aveva affermato perfino che sperava di non incontrarlo.

«Uhm, ho detto che aveva delle faccende da sbrigare. Però potrei provare a chiamarlo. In fondo non ti vede da tanto tempo, potrebbe essere interessante ritrovare la sua ossessione amorosa del liceo. Speriamo sia libero. Può rimanere a pranzo anche lui, no?»
Scott non attese nemmeno la risposta di Derek, che aveva già il cellulare in mano.

«In realtà io ho invitato entrambi, quindi sì, può rimanere. E comunque ecco come si chiama il ragazzo che ho incontrato. Questo nome non riesce a entrarmi in testa. Comunque è sempre stato un grande amico di Scott da quanto ho capito, giusto?» chiese Kira, con aria interessata e avvicinandosi a Lydia.

«È un rompiballe chiacchierone. Non ti serve sapere altro. E tu di chiacchieroni te ne intendi» rispose Derek pungente, prima che Lydia potesse aprire bocca.

«Mmh,si. È comunque di un intelligenza spaventosa, ma è petulante come pochi. Parla a raffica quasi quanto te, Kira. Ecco perché sembri andare a genio a Scott, a quanto pare a lui piace circondarsi di questo tipo di persone» concluse Lydia compiaciuta.

Prima che Kira potesse ribattere, Derek si allontanò dalla sala, trascinandola in cucina con sé, piuttosto infuriato, al suono di «Vieni». Una volta rimasti soli, Derek la fissò contrariato:

«Come ti è venuto in mente di invitare quei due? Questa è casa m – no, cioè, lo sai che non mi piace avere gente in giro. Soprattutto se si tratta di Scott e Stiles. Tu non hai idea di quanto non li sopportassi al liceo, e adesso mi tornano a gironzolare per casa. La prossima volta che hai voglia di inventarti pranzi di condominio, voglio essere interpellato per primo!»

Kira si morse il labbro; forse l'aveva fatta grossa. Il suo obiettivo però era un altro, e andava spiegato al suo coinquilino all'istante. Forse lui l'avrebbe capita.
«Lydia si è offerta di aiutarmi con i compiti, è piuttosto sveglia. Mentre ti avevo detto di aver conosciuto Scott qua fuori, davanti all'edicola stamattina. Mi ha semplicemente sorriso e io ho perso la testa! L'ho invitato per conoscerlo meglio, tutto qui!»

«Maledizione. Che sia l'ultima volta che prendi iniziative di tua spontanea volontà, mettendo nei guai mezzo palazzo» sbottò Derek, mentre il campanello suonava.
«Vai ad aprire, Derek. Potrebbe essere il tizio della pizza. O Stiles, che a quanto pare si stava già dirigendo verso casa» ordinò di nuovo Lydia dalla sala, come se in quella casa non fosse lei l'ospite.
Derek sbuffò incredulo. Era finito a dover eseguire gli ordini di qualcun altro in casa sua. Maledizione a lui e alla decisione di volere un coinquilino.
Alzò gli occhi al cielo, sperando che un aiuto divino lo salvasse lì sul momento, ma a quanto pareva doveva affrontare il suo destino. Quindi aprì la porta, con la noia che praticamente gli scorreva in corpo al posto del sangue, e rimase senza fiato. La persona che gli si era presentata davanti non aveva nulla a che vedere con l’uomo che consegnava la pizza. Decisamente niente.
Quando Kira gli aveva fatto ricordare Stiles, a Derek era venuta in mente una persona irrefrenabile e senza il minimo briciolo di stile (nonostante il nome suggerisse il contrario); con capelli lunghi che gli fungevano da tendina sul viso, poi sostituiti da una testa rasata. Le guance piene, le braccia e le gambe sempre in movimento e poco definite quanto a muscolatura, le labbra soffici e un tocco di stranezza l'avevano reso agli occhi di Derek un ragazzo da evitare a tutti i costi. La parlantina di Stiles, ancora dopo tanto tempo, gli risuonava nelle orecchie con lo stesso suono fastidioso di un martello pneumatico.
Perciò Derek rimase senza fiato, quando uno Stiles di cinque anni più grande, gli comparve sulla soglia di casa. Ora i suoi capelli erano ordinati e ben pettinati, tanto da dargli un’aria da attore. L'ombra di una barba leggerissima si era materializzata sul suo volto, e il fisico era tonico, decisamente scolpito, diversissimo da quello tutto braccia e gambe troppo lunghe di cui Derek aveva dovuto sopportare la vista durante il liceo.
Ormai in Stiles non si poteva trovare nulla di infantile: il volto da bambino dalle guance meno sode era stato spazzato via dall’età e dalla barbetta. Solo le labbra erano rimaste soffici e gli occhi ambrati lo facevano decisamente sembrare un cerbiatto.

Stiles schiuse le labbra. Pareva ipnotizzato da Derek più o meno quanto Derek lo era da lui, tanto che la sua fonte inesauribile di parole sembrava essersi completamente prosciugata.
I due ragazzi rimasero imbambolati a osservarsi, per quelle che parvero ore, prima che Lydia si decidesse a fare lei gli onori di casa.

«Stiles! Ma come sei cresciuto! È un piacere vederti! Ehi, ma è vero che adesso lavori con tuo padre? Io faccio parte del comitato “salvaguardiamo i vice sceriffi”, volevo che tu ne facessi parte, e magari coinvolgessi anche Parrish. Ah, ma non prenderti il disturbo di contattarlo, basta che mi dai il suo numero e a lui ci penso io…»

Il discorso di Lydia cadde nell'oblio, perché Stiles non riusciva a smettere di contemplare Derek.

«Ehi, Hale. L'ultima volta che ci siamo visti avevi segnato un canestro splendido durante la finale del torneo scolastico. Ne hai fatta di strada. Sei cresciuto bene, direi» disse Stiles, senza smettere di squadrare Derek, con l’aria di voler memorizzare per sempre quel primo incontro.

«Non sono l'unico, a quanto vedo. E poi te lo ricordi?» ammise Derek prima di potersi frenare. Definire Stiles attraente era una cosa che non si sarebbe mai sognato potesse accadergli di fare, solo qualche anno prima, e invece eccolo lì, davanti a lui, sexy come se fosse appena uscito dalla copertina di una rivista di moda.

«Ho una memoria sviluppatissima. Mi fai entrare o continuiamo a flirtare sulla soglia come due adolescenti idioti?»

Derek si riscosse dal proprio limbo mentale, rendendosi davvero conto di quello che stava accadendo. Con un repentino cambio di espressione indossò la maschera dello scocciato e si allontanò verso la sala per coccolare Tako, che era appena apparso dal nulla – Kira infatti l'aveva tenuto chiuso nella stanza munito di croccantini e giochi, per evitare che abbaiasse troppo.

«Lui è Tako, ragazzi, il mio cagnolino. Ama i bordi della pizza, quindi saranno il suo cibo di oggi, anche perché non ha nemmeno annusato la pappa!»
Kira sorrise, notando come solo Scott la stesse ascoltando, anche perché Stiles si era diretto a sua volta ad accarezzare il cane – con le dita pericolosamente vicine al punto che Derek stava toccando, il che parve mettere quest’ultimo stranamente a disagio – e Lydia gli stava correndo dietro con apprensione.

«Stiles, siamo grandi amici io e te. Mi sembra assolutamente corretto e sensato darmi i numeri dei nuovi vicesceriffi. Serve perché i cittadini, soprattutto i più giovani, abbiano una sicurezza in più. Sai com'è fatto il mondo, oggi!»

Stiles ridacchiò, senza guardarla negli occhi. Nel frattempo, Derek lì vicino non poté ignorare le lunghe dita affusolate che massaggiavano il pelo di Tako con dolcezza. Non era giusto che proprio quello sfigato di Stilinski fosse diventato così avvenente.

«Lydia, ti ho fatto la corte dalla terza elementare fino all'ultimo giorno dell'ultimo anno di liceo. Ti ho portato i libri in giro per i corridoi per anni e per colpa tua non ho mai nemmeno pensato di voler sfiorare un'altra ragazza, anche se ehi, non del tutto per colpa tua, questo va detto.» Stiles alzò lo sguardo, immergendo le sue iridi ambrate in quelle di Derek che, fermo davanti a lui, pareva essere stato ipnotizzato dal loro colore. «Quindi non penserai mica che adesso possa farti un favore! Non subito almeno, voglio avere per la prima volta un minimo di potere su di te. Il numero di Parrish è nella mia rubrica, per tua informazione.»

Prima che Lydia potesse anche solo iniziare a insultare Stiles per come la stava tenendo sulle spine, l'uomo delle pizze arrivò, dando la possibilità ai ragazzi di mangiare, a Tako di rubare i famosi bordi e a Derek di dirigersi in bagno per risciacquarsi il viso, provando a schiarirsi le idee molto molto a fondo.

Derek dovette chiudersi nella stanza di Kira per avere un po' di pace. A quanto pareva, anche se la casa era praticamente vuota, il solo ritrovarsi in sala – zona dove il gruppo era rimasto tutto il pomeriggio – gli riempiva la testa di pensieri sconnessi e lo faceva sentire a disagio. Scott e Stiles avevano salutato tutti un'oretta prima, Lydia non aveva mai smesso di tampinare Stiles su quanto la conoscenza approfondita dei vicesceriffi fosse fonte di cultura, e Kira, già entusiasta di quanto quel gruppo fosse fuori di testa, aveva seguito la sua nuova migliore amica al piano di sopra. Eppure, Derek si sentiva davvero protetto solo in quella stanza tanto cara a Laura, nella quale però la presenza di Kira si stava già marcando definitivamente. Kira aveva trasformato le quattro mura in tutto ciò che Laura avrebbe sempre voluto. C’erano esplosioni di colori, disegni e quadri orientali e una caricatura in stile manga di Derek e della stessa Kira, con lui piuttosto imbronciato, e lei decisamente allegra. Derek lasciò che l'ombra di un sorriso toccasse il suo volto, perché in fondo, nonostante sembrasse così scorbutico e fosse turbato, era soddisfatto di avere un gruppetto di persone attorno che gli facesse dimenticare ogni tanto la sua malinconia. E poi c'era Stiles, che l'aveva letteralmente sconvolto.

Cora rispose al terzo squillo.

«Ehi, fratello! Credevo ti fossi dimenticato di avere ancora me qui a New York!»

Derek avvertì un mattone che gli si posava sullo stomaco. Come faceva Cora anche solo ipotizzare che lui potesse scordarsi dell'unica sorella che gli era rimasta?

«Non dirlo più Cora, per favore. Non osare neanche pensarlo.»

«Beh, allora vuol dire che sei stato piuttosto impegnato in questi dieci giorni dal tuo rientro a Beacon Hills... hai trovato un nuovo coinquilino? O forse è una ragazza, e ti sei tenuto impegnato con lei?»

«Ho rivisto Stiles» le disse Derek bruscamente, interrompendo le deduzioni sbagliate di sua sorella. Non capiva come mai, ma quello era l'unico pensiero che si ritrovava nella testa, dopo quel pomeriggio.

«Stilinski l'impiccione? Beh e quindi? Perché lo dici come se ne fossi spaventato?»

«Non ne sono spaventato, è solo che non mi aspettavo di trovarlo così. Cioè, così diverso.»

La voce di Cora divenne tutto a un tratto indagatrice. «Tu che mi chiami solo perché hai rivisto Stilinski? Mi sembra così strano, davvero... non è che ti è successo qualcosa di grave e non me lo vuoi dire?»

A un tratto Derek si rese conto di quanto fosse stato un completo idiota. Non le aveva nemmeno detto come stava, e per quanto ne sapeva Cora lui poteva, per esempio, aver perso tutti i soldi alle slot machine, e ora starsene lì a raccontarle di quanto pensasse a Stiles, mentre in realtà era in crisi perché stava vivendo sotto i ponti.

«Sto bene! E santo cielo Cora, è solo il fatto di aver rivisto alcuni di quel gruppo di esagitati del liceo che mi ha fatto sentire strano. E poi Stiles è quello che è cambiato più di tutti, e onestamente mi ha sorpreso. Non credevo che uno come lui potesse subire una simile trasformazione. Comunque ti ripeto, sto bene, la coinquilina si chiama Kira ed è una chiacchierona a livello pro.»

«Caratteristica che ha passato a te, a quanto vedo. Non ti ho mai sentito fare un discorso così lungo... ehi, sento abbaiare per caso?»

«E' Tako, il cane di Kira. La mia coinquilina.»

«Guarda che l'hai già detto! Derek, stai bene? O troppi elementi provenienti dal tuo passato scolastico ti stanno facendo sbarellare?»

Derek sospirò. Forse Cora aveva ragione. Troppi ricordi, per uno suscettibile come lui. Lo stavano mandando fuori fase.

«Beh, forse è meglio chiudere la chiamata. Ci sentiamo presto sorellina. Ti voglio bene.»

«Anch'io. E mandami una foto di Stilinski, che per farti distrarre dalla tua vita metodica e monotona ci vuole qualcosa di davvero sorprendente. Voglio vedere come è diventato. Ciao Dereky!»

Derek chiuse la chiamata, con la mente ancora più confusa di quando l'aveva iniziata. Beh, la tecnica migliore per superare quel caos era l'indifferenza, non c'era dubbio. E poi poteva benissimo evitare Stiles, lui in fondo era un maestro dell'elusione.
Derek si convinse che quella fosse la scelta migliore, e decise di indirizzare una sfida indiretta al destino; tanto cosa avrebbe potuto succedergli?

Il destino, a quanto pareva, accettò e decise di mettere Derek alla prova praticamente all'istante.

Kira era tornata da qualche ora, e stava meditando sul senso della vita davanti al frigo aperto (e vuoto), quando Derek sentì una goccia che gli cadeva sui capelli. Se l'era sicuramente immaginata.

«Derek dobbiamo assolutamente fare la spesa. Hai per caso allergie, intolleranze o segui qualche diktat dietetico? Non so, tipo crudista vegetariano vegan, io non ci capisco nulla di queste cose... beh, comunque dimmelo subito, così posso scendere a comprare qualcosa. Io amo per esempio gli hamburger di soia con le patate, ma anche tanto il prosciutto fritto!»

«Non ho mai sentito parlare del prosciutto fritto e non credo esista. Comunque mangio qualsiasi cosa, e la spesa la faremo insiem–»

La seconda goccia fu più grossa e fastidiosa della prima.
Derek alzò lo sguardo di scatto verso il soffitto, perché a quel punto era praticamente certo che stesse piovendo in casa.

«Derek, hai sentito anche tu la goccia? Ma non dirmi che piove? Non è possibile!»

La risposta di Derek fu interrotta all'istante dal trillare del campanello. Lui corse ad aprire e si trovò davanti Stiles e Scott che con le mani alzate, gli occhi sgranati e lo sguardo colpevole dissero a una voce: «Arrestateci, è colpa nostra...»

Derek credette di essere tornato al liceo, quando Scott e Stiles combinavano i guai più impensabili – come togliere le viti dall’intero ufficio dell’insegnante di economia – e poi ci andava di mezzo la scuola intera. «Figurarsi. Non riuscite a stare una giornata senza rompere qualcosa. Cosa avete combinato stavolta, idioti?» sbottò, fissando solo Scott con insistenza.

«Abbiamo dimenticato il rubinetto della vasca aperto. Da stamattina. Dovevo farmi un bagno, poi non ci ho più pensato, siamo stati in giro tutto il giorno e quando siamo tornati su... beh, avevamo l'intera casa allagata. Anche perché si sono rotte un paio di tubature.» spiegò Stiles, fissando Derek dritto negli occhi. E Derek tentò in tutti i modi di scacciare dalla testa l'immagine di Stiles nella vasca da bagno.

«Abbiamo già chiamato una squadra di pulizie e l’idraulico, e verranno a sistemarci l'appartamento stanotte. Uhm. Lavorano di notte e costano poco, per questo non abbiamo esitato. E verranno anche da voi a sistemare il soffitto, dato che sicuramente sarà filtrato qualcosa.»

«Tutto a spese vostre, vero?» sbottò Derek, ora piuttosto infastidito.

La domanda più interessante, però, venne da una Kira che fino a qualche minuto prima era ancora in cucina, e che per qualche strana ragione sembrava in grosso imbarazzo a sostenere lo sguardo di Scott.

«Ma noi tutti dove dormiremo? E dove mangeremo? Non in una pizzeria, mi auguro.»

«Beh» rispose Stiles, con un sorrisino piuttosto malefico che Derek decise nuovamente di ignorare. «Dimenticate che io ho Lydia in pugno. Ci farà entrare in casa sua appena io le dirò che forse potrei spifferarle il numero di Parrish, il vice sceriffo. Sorvolerò sul piccolo aneddoto di una sera, passata insieme a lui, nella quale mi ha invitato a bere e ehm, sono finito col mangiargli la faccia proprio con queste mie labbra.»

«Parrish è gay?» «Sei bisex?» domandarono Kira e Derek nello stesso momento, la prima curiosa e il secondo nuovamente sconvolto.

«No e sì. Ho scoperto di essere bisessuale quando avevo circa quattordici anni, a causa di una partita di basket. E Parrish è pansessuale. Ma non c'è bisogno di parlare di me. Saliamo!»

Derek registrò l'informazione e la collocò nello scomparto del suo cervello chiamato "Di vitale importanza, e forse un tantino troppo, quindi ignoriamo il tutto prima che ci sia il rischio di illudersi". Era una coincidenza il fatto che lui al liceo fosse stato particolarmente bravo nel basket, giusto?
Sorvolò anche, e stavolta con più intensità, su come Stiles, una volta usciti di casa l'avesse affiancato e che ora stessero salendo una stretta rampa di scale una situazione di contatto continuo che Derek non poteva che considerare al limite del legale. Le loro braccia si sfiorarono più volte; nove per la precisione. Lui chiaramente non le stava mica contando.

Dietro di loro, invece, Kira e Scott erano intenti a discutere delle varie tipologie di sessualità esistenti nel mondo, molte delle quali scoperte o meglio individuate e categorizzate da poco.

«Mi piace molto l’approccio che i demisex hanno col sesso. Cioè, loro fanno sesso e trovano attraente una persona al punto da farci sesso, solo quando hanno stretto un forte legame emozionale con quella persona. La trovo una cosa molto romantica in un certo senso.» spiegò Kira a uno Scott che letteralmente pendeva dalle sue labbra, annuendo a ogni parola che lei pronunciava.

Il gruppo fece silenzio solo quando si ritrovò davanti alla porta di Lydia.

Stiles bussò con fare divertito, e lei aprì quasi all'istante, fissandoli uno a uno con un'espressione indagatrice. Stiles non le diede il tempo di parlare e partì in quarta.

«Storia lunga ma breve» disse schioccando le dita e poi indicandola, «io e Scott abbiamo fatto casino con i rubinetti, al nostro Derek qua presente piove in casa» e a quel punto Stiles buttò letteralmente un braccio attorno alle spalle di Derek per enfatizzare il dramma. Derek si irrigidì all'istante e tentò invano di combattere sia contro la piccola capriola che aveva fatto il suo stomaco sia contro l'espandersi di un certo rossore sul suo viso.
«Dobbiamo lasciare gli appartamenti liberi per idraulici e compagnia di pulizie» continuò Stiles sfacciato. «Ci ospiteresti per la notte? Ora che ci penso non abbiamo nemmeno portato pigiami o cuscini. Beh, fa niente, sarà un "senza"-pigiama party!»

Lydia alzò un sopracciglio – Derek rivide in lei se stesso e Laura che compivano lo stesso gesto, come avevano fatto mille volte quando erano stati annoiati oppure frustrati – prima di sbattere loro la porta in faccia, senza aggiungere la minima parola.

Stiles, nel frattempo, non aveva ancora interrotto il contatto con Derek.

«Stiles?» sbottò proprio Derek, puntando con uno sguardo solo all'apparenza infuriato la mano che ora gli stringeva la spalla.

«Sì? Qualche problema? Ah, già la mia mano sulla spalla. Come se non ti piacesse, sotto sotto!»

«LEVALA!» ringhiò Derek, sollevando le sopracciglia fino all'attaccatura dei capelli per enfatizzare il suo punto di vista, e tentando di nuovo di combattere contro il rossore che gli stava comparendo sul viso.

«Va bene, va bene, sto togliendo la mano. Voilà, tolta. Adesso vedrete come il mago Stilinski farà entrare tutti in casa di Lydia, tranquilli.»
Stiles sorrise anche se in maniera piuttosto perfida a dire il vero, e Derek decise di guardarsi con insistenza le scarpe, mentre Stiles agitava un foglietto contro la porta. «Lydia, c'è il numero del vicesceriffo Parrish che sta accarezzando la porta, ovviamente trattenuto dalla mia mano perché altrimenti non starebbe su da solo. Facci entrare e lo avr–»

Stiles non ebbe nemmeno tempo di terminare il discorso, dato che Lydia si era precipitata contro di lui, afferrando il foglietto con forza sovrumana e spingendo tutti e quattro dentro il proprio appartamento.

«Fate come se foste a casa vostra! Ma non cambiate canale, sto guardando il tennis. E non posate i piedi sul divanetto, non fate troppe pieghe sul copridivano e lasciatemi tranquilla. Sono mesi che voglio parlare con Parrish e lui è sempre fuori città a lavorare! Guarda te, straparlo. Kira hai una pessima influenza su di me!»
Detto ciò Lydia scomparve dietro una porta rossa, con in mano il cellulare che aveva pescato di fretta dal tavolino di vetro di fronte alla tv da 59 pollici.

Scott, che a differenza di Stiles e Kira aveva preferito non sedersi, si guardò intorno con circospezione e un fare poco convinto.

«Stiles, quello è davvero il numero di Parrish?»

Derek, che come Scott era rimasto in piedi ad ammirare la miriade di disegni appesi alle pareti color beige chiaro, capì che non avrebbe mai più potuto togliersi dalla testa l'immagine di Stiles che ridacchiava come se avesse compiuto la marachella più divertente dell'universo. Le sue labbra erano leggermente curvate all'insù, gli occhi ambrati mandavano lampi di divertimento con una leggerissima vena sadica che Derek trovò attraente anche se non capiva come fosse possibile. Evidentemente era lui quello che da piccolo aveva preso la botta più forte cadendo dal seggiolone. Anche se pareva scontato che anche agli altri da bambini fosse capitato lo stesso incidente, date le milioni di stranezze che continuavano a combinare.

«Quello ovviamente non è il numero di Parrish, amico. Ho rubato dall'entrata di un sexy shop dei numeri che offrivano hotline private, sapendo che prima o poi mi sarebbero servite per uno scherzo. Ah, Lydia mi odierà!»

Stiles dovette ficcarsi un pugno in bocca per trattenere le risate, mentre Scott lo fissava come se l’amico fosse stato l'eroe dei fumetti che amava di più e finalmente si fosse palesato davanti ai suoi occhi.

Kira, che appariva agitatissima per la piega che aveva preso il discorso, si azzardò a rubare le parole di bocca a Derek e chiese: «Che ci facevi in un sexy shop?»

«Ah–ah, missione segreta per verificare traffici illeciti del suddetto sexy shop. E da buon apprendista funzionario della legge ne ho approfittato.»

L'affermazione di Stiles venne seguita all'istante da un urlo possente, e di scatto la porta dietro a cui era scomparsa Lydia si aprì e lei entrò, decisamente furiosa, gli occhi che mandavano lampi verso Stiles che dal canto suo se la rideva.

«Ok, va bene. Ormai siete qui e non posso cacciarvi. Sappi Stiles che tu dormirai sul pavimento dopo questo scherzo idiota che ti è venuto in mente...»

Beh, pensò Derek, decidendo di sedersi con cautela sul divano, per evitare di creare pieghe, ride bene chi ride ultimo. Dopodiché sospirò, chiedendosi quando finalmente nella sua vita sarebbe arrivata una giornata tranquilla.

   
 
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