Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Luxanne A Blackheart    19/12/2016    1 recensioni
Costantinopoli, 1518, Sublime Stato Ottomano.
Ibrahim Pargali Pascià, il Gran Visir, giunge a Palazzo Topkapi con un regalo speciale per il suo sultano. Si tratta di Roxelana, una schiava dai lunghi capelli rossi e la pelle bianca come il latte. Roxelana è stata venduta ad Ibrahim in cambio di soldi. Verrà condotta nell'harem di concubine di Süleyman il Magnifico. Nonostante l'amore incondizionato e puro che il suo padrone le dimostra, la rossa non si sente a casa, poiché non vuole essere una semplice schiava del piacere. Ella non vuole essere la favorita del sultano, vuole la libertà. Il suo animo ribelle e combattivo non si fermerà davanti a nulla pur di raggiungere il suo scopo: il potere. Non si fermerà neanche davanti all'omicidio e alla morte. A tutto ciò si aggiunge l'odio viscerale e l'amore proibito che le accecano la vista, emozioni che non sono destinate a Süleyman . Sentimenti contrastanti che la faranno impazzire.
Cosa rimarrà della schiava dai capelli rossi quando il destino chiederà il conto?
STORIA IN REVISIONE.
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Medioevo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Selim c'è una cosa di cui vorrei parlarti, non vorrei che fra di noi ci siano segreti. - Roxelana sospirò, sedendosi sul letto e prendendogli la mano per invitarlo a fare lo stesso.
-Dimmi Hurrem, ti ascolto. -
-Qualche giorno fa è successo qualcosa che non ti ho raccontato con... - Roxelana deglutì, sentiva la gola secca. - Con Gulbahar. -
-Ah. Allora dimmi, dimmi tutto. -
-Vi ho visti l'altra volta alla finestra, Selim. E non mi è affatto piaciuto perché mi sono sentita tradita, pugnalata alle spalle, messa da parte. Quindi è meglio se mettiamo le cose in chiaro da adesso, prima di legarci per tutta la vita. -
Negli occhi di Roxelana brillò qualcosa di molto simile alla pazzia. Una luce pericolosa che sapeva nascondere molto bene in presenza di Selim, ma che Gulbahar aveva sperimentato sulla propria pelle.
-Tu, Hurrem, sei una concubina e come tale sei consapevole del fatto di non essere l'unica donna nella mia vita. Io sono il sultano e come tale mi è concesso avere un Harem e più di una moglie. - Selim le sorrise, cercando di prenderle la mano che lei aveva ritratto violentemente. - E Gulbahar, oltre ad essere la madre del mio primo figlio, dell'erede al trono, è anche una concubina. Una delle Favorite. -
-Pensavo di aver occupato quel posto da molto tempo ormai. - Roxelana sollevò il sopracciglio. - E quando saremo sposati ti occuperai ugualmente del tuo stupido Harem? Sappi che adesso posso tollerare di dividerti con qualcun'altra, ma allora non potrò farlo. -
-Hurrem, ti ho sempre sostenuta nelle tue scelte, sono stato molto elastico per amor tuo, ma su questo non voglio sentire ragioni. Sono il tuo sultano, il tuo padrone e tu non puoi ordinarmi un bel niente. Se voglio intrattenermi con altre ragazze, lo farò e non sarai certamente tu ad impedirmelo. - Selim sembrava alterato.
-Quando saremo sposati sarai mio marito e il mio sultano, ma non il mio padrone. Allora non sarò più una dannata schiava! E poi solo perché sei un uomo e anatomicamente siamo diversi, non vuol dire che a te possono essere concesse cose che a me sono proibite. Come ti sentiresti se io ti tradissi con uno dei visir?! -
-Il mondo è degli uomini, non delle donne. La prossima volta faresti meglio a nascere uomo, se tutto ciò non ti va bene. - Selim sospirò, notando l'effetto delle sue parole. Hurrem era scoppiata in lacrime, profondi singhiozzi la scuotevano tutta. - A volte dimentico la tua reale età. -
-Non voglio sentire altro da te! Tu non hai idea di come mi hai fatta sentire, Selim! Era come se mi avessero strappato il cuore dal petto e pugnalato decine e migliaia di volte! Ho pianto per tutto il giorno! -Singhiozzava più del dovuto, accrescendo la preoccupazione del sultano. - Allora vuol dire che il nostro amore non è poi così forte! Forse non ti piaccio più esteticamente? Sono brutta? Hai ragione, è vero. Va bene così allora, non ti sposo più, se è questo ciò che vuoi. Sposa una delle altre concubine così belle, perfette e sottomesse! -
-No, ma cosa dici?! Fermati, non piangere. - Selim entrò nel panico, non sapendo cosa fare. L'abbracciò, cercando di farla calmare. Roxelana arricciò le labbra sorridendo e continuando a piangere, quando lacrime effettivamente non c'erano. - Va bene, hai vinto! Una volta sposati non calcolerò più il mio harem. Ci sarete solo tu e Gulbahar, d'accordo? Ti ho resa felice, eh Hurrem? -
La ragazza annuì, abbracciandolo e baciandolo sulle labbra.
-Sì, moltissimo! Non potevi farmi più felice! - Disse, forzando un sorriso.
Doveva sbarazzarsi di Gulbahr, ma doveva aspettare; ogni cosa a suo tempo. Tutto sarebbe andato come lei voleva, tutti i suoi desideri si sarebbero avverati.
Non sarebbe di certo diventato come le altre sultane; certo che no, lei sarebbe stata più potente.
Doveva diventare forte in tutti i modi possibili ed immaginabili.
Selim avrebbe dato ascolto solo a lei.


*** ***
Un mese trascorse molto pigramente tra preoccupazioni, lezioni di comportamento e balli a cui doveva partecipare necessariamente.
Hurrem Sultan era ufficialmente diventata la persona più potente a palazzo dopo il sultano. La cosa che più stupiva era che effettivamente non era una sultana, ma nell'immaginario comune era come se lo fosse.
Si era circondata di una serie di servitori che le erano fedeli e che obbedivano solo a lei, sfoggiava ogni giorno un vestito diverso fatto su misura e appositamente per lei, portava il diadema reale, molto simile a quello di Hatice e della Valide Sultan.
Era diventata una potente sultana a tutti gli effetti e la trasformazione era avvenuta tanto rapidamente che i sudditi e gli abitanti di Palazzo Topkapi non se ne erano resi conto.
Roxelana era la donna più potente dell'impero, seconda solo al sultano. Ella, infatti, partecipava addirittura alle riunioni politiche, dando spesso validi consigli e imponendo nuove leggi per migliorare la gestione del regno. L'unico che aveva il permesso di contraddirla, oltre al sultano, era proprio il Gran Visir.
In quel momento Selim e sua cugina Freya erano assenti e perciò non avrebbero partecipato alla cena. Si erano recati, assieme alla Valide Sultana, a fare visita ad una storica amica della sultana madre, ormai sul letto di morte.
I servitori avevano quasi terminato di servire la cena. Tutti gli ospiti gustavano le prelibatezze che il cuoco aveva preparato, mentre Hurrem, seduta sulla sedia di Selim a capotavola, beveva il liquido dolciastro del vino.
Era intenzionata a dimagrire per entrare nel suo vestito da sposa.
-Guardala, Ibrahim, se ne sta là a guardare tutti dal suo trono scintillante. La odio così tanto! Ha preso tutto ciò che era mio. - Gulbahar sospirò, ammettendo la sua invidia e il suo odio tra un bicchiere di vino e l'altro. Ovviamente Hurrem non poteva udirla, era troppo lontana, dall'altra parte dell'enorme tavolata.
-Non porta in grembo ancora nessun erede, perciò voi le siete ancora superiore, mia cara amica. - Ibrahim sorrise, baciandole il palmo della mano e sorridendole. - Nessuno di noi è riuscito ad arrivare così in alto. Ha Selim in pugno, è un giocattolo fra le sue mani e questo mi preoccupa. -
Gulbahar lo guardò con i suoi grandi occhi di ghiaccio e sospirò. Come aveva fatto una simile vipera a conquistare due cuori buoni come quello di Ibrahim e Selim? Più ripensava alle parole della strega, più le sembrava impossibile. Quei due a stento si rivolgevano la parola, erano due pezzi di ghiaccio l'uno con l'altra.
-Sembra che la figlia di uno pascià sia stata beccata in atteggiamenti più che sconvenienti con uno dei servitori. Alcune delle mie dame di compagnia mi hanno riferito di averla vista con i loro occhi scomparire fra le mura del castello, seguita da un giovane. -
-Mh, molto interessante, Hatice. - Borbottò Roxelana, portandosi un chicco d'uva fra le labbra e succhiandone avidamente il contenuto. In realtà non stava ascoltando neanche una parola di tutti i succulenti pettegolezzi che Hatice aveva da riferirle.
Colui che aveva catturato tutta la sua attenzione era Ibrahim, che stava conversando in maniera molto intima con Gulbahar. Da quando erano così amici? Non sapeva che i due andassero così d'accordo, chissà di cosa stavano confabulando... Perché si comportava così? Era forse per infastidirla?
-Hatice, ditemi una cosa... Da quando quei due sono così amici? Non mi è mai parso di vederli così uniti prima d'ora. - La ragazza si pulì le mani dal liquido appiccicoso dell'uva, sussurrando il tutto alla cognata.
-Lo sono sempre stati, Hurrem. Vanno molto d'accordo. Perché mi fate questa domanda? -
-Semplice curiosità. - Hurrem forzò un sorriso e notando l'espressione poco convinta di Hatice Sultan, cambiò argomento. - Ma ora ditemi tutto su Iksander e su come procede la vostra relazione! -
Il viso della principessa si illuminò quando sorrise e cominciò a parlare del suo futuro marito. Era perdutamente innamorata e Hurrem ne fu rincuorata.
La mente della rossa non riusciva proprio a stare ferma; la costringeva a distarsi e i suoi occhi ne cercavano un paio freddi, calcolatori e verdi, che rare volte incontrava.
Ibrahim quella sera era bellissimo, talmente bello da levare il fiato. Indossava uno dei suoi soliti completi beige; doveva essersi appena fatto il bagno poiché i suoi capelli scuri sembravano umidi e si erano arricciati sulle tempie, creando una specie di coroncina sotto il turbante nero che indossava.
La pelle del viso era abbronzata perché aveva passato spesso delle ore ad allenarsi sotto il sole primaverile con Selim.
I suoi bellissimi occhi particolari dalle lunghe ciglia scure e lunghe guardavano da tutt'altra parte, rifiutandosi di incontrare il suo sguardo.
Roxelana fremeva dalla voglia di allontanare tutti i presenti, correre da lui, afferrarlo per la giacca e baciarlo, toccarlo, accarezzarlo, fare qualsiasi cosa che non aveva fatto quell'interminabile mese.
Ibrahim l'aveva ignorata, a stento le rivolgeva la parola, era come se non esistesse. Un fantasma che lui non poteva vedere.
Si sentiva combattuta; non sapeva cosa fare, come reagire, cosa pensare. I suoi pensieri erano confusi, tutto nella sua testa era confuso.
Doveva essere felice del fatto che Ibrahim non la considerasse, era ciò che gli aveva chiesto... Allora perché quando Freya o Gulbahar erano nei paraggi e conversavano, ridevano, lo guardavano, lei si sentiva estremamente gelosa? Una gelosia che le bruciava tutti gli organi e che presto si trasformava in rabbia.
Le mancava essere guardata da Ibrahim in modo talmente potente da farle torcere le budella. Le mancava essere guardata da Ibrahim prima di venire baciata da lui; le mancava litigare, sentire il suo nome venire pronunciare da quelle perfette labbra.
Oh, sorte nefasta, perché proprio a lei? Cosa aveva fatto di male per impazzire così?
Tutto ciò che provava non era normale, non doveva pensarlo... Eppure, di notte, quando lui era nei paraggi oppure quando cenavano tutti assieme e Selim non c'era a distrarla, come quella sera, i suoi pensieri vagavano e non andavano mai nella direzione che lei desiderava.
Volere Ibrahim in quel modo li avrebbe fatti uccidere, così come stava facendo il restare lontani.
Era strano a dirsi, lei non l'avrebbe mai detto, ma si desideravano. C'era passione e pericolo in quello che si era venuto a creare fra loro. Camminavano sul filo del rasoio e un minimo passo falso avrebbe potuto rappresentare la fine. La verità li avrebbe sgozzati senza pietà, così come la menzogna li avrebbe soffocati.
Ma lui... maledetto lui, era così bello, così perfetto, così Ibrahim che solo a guardarlo parlare, atteggiarsi, sorridere, lei non capiva più niente. Entrava in una sorta di paradiso infernale in cui lui era il suo dolce veleno, tenero tormento. Letale Ibrahim.
Amore, non amore, attrazione, non attrazione... Solo parole per etichettare qualcosa a cui Roxelana non riusciva a dare il nome. Solo la Morte, lo sapeva benissimo questo, sarebbe stata la loro salvatrice.
-Oh, cara morte, salvami adesso prima che io varca questo ingresso. - Sussurrò la ragazza, non riuscendosi a fermare le dita dal bussare sul legno della porta.
Essa venne aperta dopo pochi secondi e il sorriso che dipingeva il volto di Ibrahim si spense, diventando gelo, puro freddo che fredda le ossa e fa tremare lo stomaco. Non si era ancora cambiato, ma in compenso non indossava il turbante e le scarpe.
-Che volete? E' per caso ritornato Selim? - La sua voce profonda era atona, apatica. Roxelana strinse i pugni, evitando di fare ciò che voleva.
-No, volevo solo parlarvi, se possibile. -
-Parliamo. Ditemi tutto ciò che avete da dirmi, Hurrem Sultan. -
-Non mi invitate ad entrare? -
-Sarebbe sconveniente. Non vorrei girassero falsi pettegolezzi su di noi. - Ibrahim scrollò le spalle, passandosi una mano fra i capelli neri. Era una sua impressione o le sembrava più alto e massiccio? Gli allenamenti con Selim stavano dando i loro frutti.
-Non mi importa dei pettegolezzi, voglio solo parlarvi. Quindi entro lo stesso. - Roxelana lo spinse ed entrò nella stanza, notando che il visir avesse alzato gli occhi al cielo e chiuso la porta in modo annoiato.
-Ditemi allora, cosa c'è di così importante? -
-Noi. -
-Non esiste niente di tutto ciò. - Ibrahim digrignò i denti e sbuffò spazientito. - Se siete venuta qui per prendermi in giro, potete anche andarvene. Non sono dell'umore, Hurrem Sultan. -
-Non era questa la mia intenzione, Ibrahim... Io... Non lo so perché sono qui, ma quello che conta è che io lo sia, che stia cercando qualcosa da te, quel qualcosa che tu mi hai proposto circa un mese fa. -
-Ma cosa stai farneticando?! Sei ubriaca per caso? Vattene, rossa, non ho voglia di giocare. - Ibrahim la afferrò per un braccio, cercando di spingerla fuori, ma la ragazza oppose resistenza, piantando i piedi al suolo, allargando le braccia per stringere in una morsa d'acciaio Ibrahim. Lo stava abbracciando, lo stava toccando, sentiva il calore e il profumo della sua pelle, udiva il battito accelerato del suo cuore. Si sentiva di nuovo riscaldata da lui. - Lasciami, Roxelana, che cosa fai? Potrebbe entrare qualcuno. -
-Non entrerà nessuno. Tua moglie e Selim sono ancora a quel noioso ricevimento e non verranno prima che sorga l'alba. - Roxelana si sollevò in punta di piedi, baciando l'uomo sul collo. Ibrahim rabbrividì, spingendola via con violenza, tant'è che la ragazza cadde dolorosamente per terra. -Vattene, non ti voglio qui! -
-E' inutile che tu nega, Ibrahim. Lo vedo, lo sento, è inutile mentire, è inutile negarlo... Perché no? -
-Perché non possiamo, la nostra posizione sociale è in pericolo. Selim potrebbe scoprirci... E io non posso rinunciare alla mia vita per una come te. Non per una stupida attrazione che con il tempo si appianerà, dobbiamo essere più forti di così. Avevi ragione, mi sembra inutile tornare indietro inutilmente. - Ibrahim l'aiutò a sollevarsi, girandosi per non guardarla.
Roxelana sorrise, avvicinandosi all'uomo; l'abbracciò da dietro, sentendo la sua schiena irrigidirsi per il contatto delicato. Gli lasciò un bacio attraverso il tessuto della giacca e chiuse gli occhi, vincitrice, quando sentì le mani dell'uomo raggiungere le sue e accarezzare con movimenti leggeri e familiari. Il corpo di Ibrahim si rilassò poco alla volta mano a mano che le carezze aumentavano.
-Posso restare, Ibrahim? -
-Se ti dicessi di no, cambierebbe qualcosa? -
-No-
-Ah, la tua testaccia... Ormai abbiamo varcato il punto di non ritorno, abbiamo perso l'ultima possibilità di finire in Paradiso. Bruceremo fra le fiamme dell'inferno uno accanto all'altra. - Ibrahim si girò, afferrando la donna per la vita e chinandosi per lasciarle un bacio sulla punta del naso, mentre le slegava i capelli dalla complicata acconciatura che aveva sul capo. I capelli rossi ricaddero come una cascata sulla schiena.
-Siamo davvero delle brutte persone, Ibrahim. - Sorrise, alzandosi in punta di piedi per lasciargli un bacio sulla mascella. La barba le solleticò il viso.
-Bruttissime. - Il Visir si decise finalmente nel tagliare via tutta quella distanza, posare le mani intorno al viso della ragazza e baciarla.
Dopo una eternità Ibrahim era lì. Ibrahim era lì fra le sue braccia che la baciava; Ibrahim era lì fra le sue braccia che la faceva ardere; Ibrahim era lì fra le sue braccia che rendeva il loro tormento più dolce, il tradimento giusto e l'essere dannati meraviglioso.
Ibrahim era lì fra le sue braccia e tutto il mondo non poteva che essere d'accordo.
Amore, odio, attrazione, sono pur sempre emozioni e come tali evolvono, sono destinate a cambiare, perché niente è sicuro nella vita come la morte.
E quei due, quella ragazza dai capelli rossi e quell'uomo dai begli occhi, erano destinati a morire. Avevano dato inizio, con un semplice bacio, alla fine delle loro vite.


Image and video hosting by TinyPic  


SALVEEE!!!
Mi scuso per l'enorme ritardo. Ma ho avuto il blocco dello scrittore e questo mese è stato un periodo parecchio stressante fra verifiche e interrogazioni! povera me T.T
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e magari lasciatemi un parere!
Vi ringrazio per il sostegno che mi date ogni volta, significa molto per me <3 
Al prossimo capitolo,
Luxanne xx
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Luxanne A Blackheart