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Autore: EmilyW14A    19/12/2016    3 recensioni
Succede spesso di convincerci che le persone ci guardano e critichino ogni singola cosa che facciamo, ma non è così. La verità è che gli esseri umani sono tutti perfettamente egoisti e non hanno tempo da dedicare agli altri, anche se si tratta di uno sconosciuto seduto nel sedile davanti sul treno. Noi ci convinciamo che gli altri passino il loro tempo a commentare i nostri abiti, i nostri capelli, i piercings, i tatuaggi, i nostri lineamenti, il nostro fisico; in realtà nessuno si sofferma veramente a giudicare cosa fanno gli altri. Nonostante ciò, in questo momento non riesco a togliermi di dosso la sensazione che tutti i passeggeri della metropolitana si siano accorti di quello che ho appena fatto e mi stiano fissando con sguardo indagatore. Cerco di darmi velocemente un contegno, sistemo la camicia e la giacca, e proseguo nel mio cammino. Controllo l'orologio e mi accorgo che tra meno di due ore devo iniziare il turno a lavoro. Decido di fermarmi qualche fermata prima per pranzare in un posto tranquillo. Ho bisogno di riflettere da solo su tutto quello che è appena successo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Reita, Ruki, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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XVIII
















Oggi la giornata sembra interminabile. Mi sembra di essere chiuso in sala attrezzi da ore e invece probabilmente sono passati solo una ventina di minuti. Ho chiamato Jonathan questa mattina e ci siamo dati appuntamento in palestra alle 19 e 30. Tutte le volte che decidiamo di allenarci lo facciamo scegliendo orari in cui ci sono meno persone possibili così abbiamo molto più spazio a nostra disposizione e possiamo parlare animatamente senza aver paura di disturbare le altre persone. Lancio un’occhiata all’orologio scoprendo a malincuore che sono a malapena le otto di sera e io sono solo ad un quarto del mio allenamento. Non vedo l’ora di tornare a casa, mangiare fino a sentire lo stomaco pieno, accendere la tv e addormentarmi sul divano con una partita di baseball in onda come sottofondo. Sono stanco. Ma non è solo per questo che non vedo l’ora che questa giornata si concluda. In tutta onestà, non vedo l’ora che sia domani. Domani è sabato, 4 giugno 2016. È un giorno importante per quanto mi riguarda. Ormai ho preso la mia decisione e domani potrò finalmente realizzare quello che ho pensato. 
“Ehi Akira sembri un po’ stanco! Forse dovresti fermarti no?” Jonathan interrompe il flusso dei miei pensieri riportandomi alla realtà.
“Ti ringrazio per l’interesse ma preferisco portare a termine l’allenamento”
“Non dovresti sforzarti così tanto però. Da quanto mi hai detto non puoi permetterti di stressare troppo il tuo fisico.”
“Sto bene Jonathan, davvero…” non ci provo nemmeno a essere convincente. Sono nervoso e sono un pessimo attore. Penso che ormai lo hanno capito tutti ormai. Non riesco a nascondere quello che provo veramente. E Jonathan ormai ha imparato a conoscermi troppo bene. 
“Non sei sicuro nemmeno tu di quello che dici” sussurra lui con un sorriso forzato stampato in faccia. Si guarda intorno sicuro di non essere osservato e appoggia una mano sulla mia spalla lasciandomi una leggera carezza. “Ascolta Akira. Io sono davvero preoccupato per te. Non mi interessa se tu non vuoi raccontarmi certe cose. A me interessa solo che tu stia bene. C’è qualcosa o qualcuno che ti sta facendo soffrire?”
Mi volto di scatto guardandolo. I suoi occhi brillano sotto le lampade al neon della sala attrezzi. Non lo avevo ma visto così serio. Se non fosse che il suo tono di voce è veramente tranquillo, direi che sia sul punto di piangere. I suoi occhi tradiscono la fermezza del suo corpo e della sua voce. Le sue iridi luccicano e riesco a vedere paura, incertezza e protezione. E c’è pure un’altra emozione che non riesco a decifrare. Appoggio la mia mano sulla sua, ancora posata sulla mia spalla. 
“Jonathan-san. Apprezzo davvero tanto che tu ti preoccupi per me. Sono serio. Ma davvero non c’è nessuno che mi sta facendo soffrire. Anzi…c’è una persona che mi ha fatto del male e me lo sta facendo tutt’ora. Me stesso. Io mi sono inflitto dolore e io stesso ne sto pagando le conseguenze. Per questo ho sempre preferito non parlarne con nessuno. Ho fatto uno sbaglio è l’unica persona che può rimediavi sono io, e io soltanto. È totalmente inutile che io ti spieghi tutto nel dettaglio. Però voglio che tu sappia questo: ho riflettuto tanto e ho ascoltato il consiglio che mi hai dato qualche tempo fa. Voglio dire la verità. Le menzogne non servono a niente…una bugia è attraente ma è effimera tanto quanto è affascinante. Quando il velo illusorio scompare, quello che rimane sono i resti mal ridotti di una verità brutta e rovinata. Tuttavia quello che mi rimane da fare ora è raccogliere i pezzi di quella verità è rimetterli insieme faticosamente. Voglio solo sentirmi dire che ce la posso fare.” Concludo la frase lanciando uno sguardo carico di tensione verso il mio interlocutore. Jonathan sorride. Mi regala il sorriso più sincero che abbia mai visto. Lo ringrazio tacitamente per essere sempre così leale con me. Mi abbraccia tutto d’un tratto dandomi una pacca sulla schiena infondendo calore su tutto il mio corpo. Ricambio l’abbraccio. 
“Ce la puoi fare Akira. Anzi, ma che dico. Ce la fai. Io sono qui e  ti supporto, sempre. Non lo dimenticare.” 
Mi stacco leggermente dal suo abbraccio e lo ringrazio guardandolo negli occhi. Osservo il suo volto dai lineamenti regolari. È incredibile come Jonathan sia diventato mio amico in così breve tempo. Mi sento veramente capito da lui; forse perché probabilmente non siamo poi così diversi. Anzi…vediamo le cose nello stesso modo e ci credo ciecamente quando lui mi dice che capisce veramente quello che provo. Non mi sono mai sentito così felice in vita mia di aver trovato un amico. 
“Posso dire una cosa?” domando con un tono spaventosamente allibito.
Jonathan mi osserva con aria curiosa. Osservo le nostre canottiere sudate e il suo viso bagnato. 
“Questo è stato sicuramente l’abbraccio più puzzolente della storia!” esclamo cercando di appartiene il più serio possibile. Naturalmente fallisco e nascondo goffamente un sorriso.
Scoppiamo a ridere all’unisono. 




















 
*



























Respiro profondamente l’aria pomeridiana di Yokohama. Un leggero venticello mi scompiglia i capelli; lotto contro ogni forza naturale per tenerli ordinati al loro posto. Li sistemo all’indietro ma alcuni ciuffi ribelli non sembrano voler seguire l’esempio degli altri e così ricadono puntualmente sui miei occhi. Forse dovrei tagliarmi i capelli, e anche il più presto possibile. Sono un vero idiota con questa pettinatura; per non parlare dell’abbigliamento. E la barba? Mi volto cercando una vetrina di un negozio dove mi specchio approssimativamente cercando qualche traccia di una rasatura non riuscita. Tasto con le mani e sembra tutto apposto. Mi sento un vero cretino. E probabilmente quando Takanori mi vedrà, penserà che sono brutto e trasandato e tutto sommato non posso dargli torto. Kouyou mi ripete sempre di dover smettere di portarmi dietro questo look da ragazzo trasandato che, a 38 anni suonati, non mi si addice più. Probabilmente ha ragione ma non riesco a vedermi con un look da persona troppo normale. Non voglio essere un uomo ordinario con abiti noiosi e uno stile di vita che lo è altrettanto. Voglio arrivare a 65 anni e andare ancora in moto con la mia giacca di pelle e i miei anfibi. Non chiedo poi così tanto.
“Ehi!” una voce dolcemente familiare mi costringe a voltarmi. 
“Takanori” sussurro sorridendo involontariamente appena pronuncio il suo nome. Osservo i suoi abiti. Indossa una maglietta bianca decorata con delle scritte nere, pantaloni lucidi grigio scuro e una giacca nera molto elegante che mette in evidenza la sua corporatura minuta. È così bello da sembrare solo il frutto della mia immaginazione. Nulla a che vedere con me, con i miei jeans, la mia camicia a quadri e la mia giacca casual. In confronto a lui sembro un barbone. 
“Ciao Akira, sei bellissimo” dice guardandomi. I suoi occhi mi sorridono. 
“Se io sono bellissimo, tu sei la definizione di ‘bellezza’” affermo seriamente. Il più piccolo arrossisce abbassando la testa e sorpassandomi. 
“Allora?! Hai deciso dove pranziamo?” 
“Ho cercato su internet qualcosa e ho scoperto che qua vicino c’è un bakery francese che cucina dei piatti molto sfiziosi, anche se forse è un posto un po’ caro. Però ecco…sì, insomma, offro io.” Dico infilandomi le mani nelle tasche assumendo un’aria colpevole. Nascondo subito ogni insicurezza non posso mostrarmi debole proprio ora. Proprio ora che ho fatto la mia scelta. 
“Adoro la cucina francese! Accetto molto volentieri!” mi regala un sorriso che distrugge buona parte dei miei neuroni. Perché Takanori ha questo potere su di me? Mi sento così debole. Ho paura di non farcela. Ripenso alle parole di Kouyou e all’abbraccio di Jonathan e sento una grande forza crescere dentro di me. Penso al viso di Takanori tra un paio di anni distorto dalle lacrime e dai singhiozzi. No, devo farlo ora prima che sia troppo tardi. Cosa potrebbe mai succedere in fondo? Mica devo confessargli un omicidio o la morte di qualcuno. Anzi. Devo solo ringraziarlo di aver evitato la mia morte. Sono sicuro che Takanori capirà perfettamente. È così dolce e sensibile che sicuramente sarà meravigliato e stupito. Già immagino i suoi occhioni dolci che si illuminano alla notizia. Non vedo l’ora di dirglielo e sentirmi libero e leggero. 
“Mi stai ascoltando Mr Sbruffone?” 
La sua voce mi riporta alla realtà. 
“Eh?”
“Ti ho chiesto se hai voglia di accompagnarmi a vedere la mostra dedicata a Picasso la prossima settimana!” afferma soffocando una piccola risata. 
“Ti accompagno a tutte le mostre che vuoi” sussurro appoggiando una mano sulla sua schiena.
Camminiamo per quasi un quarto D’ora prima di arrivare a destinazione. Appena scorgo l’insegna del bakery sento lo stomaco gorgogliare.
“Ho una gran fame!” dico con un tono di voce stupido. Il più piccolo ride dandomi uno schiaffo sul braccio. 
“Beh entriamo allora no?”
Appena mettiamo piede dentro un odore di pane appena sfornato invade le nostre narici. È così delizioso che per un attimo penso di potermi sfamare anche solo odorando quei sapori magnifici. Le pareti sono decorate di un piacevole color crema e sono decorate con delle stampe fotografiche di una Parigi degli anni ’60. Lo staff del locale indossa una maglietta alla marinara a righe nere e bianche e una piccola coccarda sul lato sinistro del petto. I clienti mangiano e chiacchierano indisturbati mentre i camerieri servono loro le più raffinate prelibatezze francesi. Takanori indica un tavolo in fondo alla sala apparecchiato per due. Ci dirigiamo verso il nostro obbiettivo scortati da una dolcissima ragazza dai capelli rossicci che ci porge con estrema delicatezza due menu.
Appena ci sediamo inizio a sentirmi terribilmente nervoso. Guardo attentamente il menù così da distrarmi. Ci sono tantissime cose invitanti, ma, dopo un’accurata indagine, opto per un patè di patate e formaggio accompagnato da funghi e calamari. Takanori ordina un trancio di torta salata agli spinaci. 
Mentre aspettiamo il nostro ordine parliamo del più e del meno. Osservo il volto angelico del mio interlocutore e mi beo di questa visione celestiale. Le sue guance sono così lisce e morbide che vorrei accarezzarle proprio in questo momento. Mentre parla gesticola leggermente e mi concentro maggiormente sulle sue dita veramente poco virili. Afferro la sua mano sinistra e la appoggio sul tavolo accarezzandone il dorso  vellutato.  
“Come siamo romantici” asserisce. 
“Ci proviamo dai.” Dico in maniera fin troppo seria. Scoppio a ridere subito dopo e Takanori mi insegue. 
Veniamo interrotti dell’arrivo delle pietanze. Takanori è felicissimo e addenta subito un pezzo di torta assaporandola. Anche il mio piatto è molto invitante ma prima di assaggiarlo mi soffermo ad assaggiare qualche sorso del vino bianco che la cameriera ci ha portato. È fresco, dolce e pungente. È ciò di cui ho bisogno adesso. Assaggio un pezzo di patè e me lo gusto per svariati secondi. Poi butto giù. Mi schiarisco la voce. 
“Takanori.”
“È buonissima questa torta! Vuoi assaggiare?”
“Ti ringrazio ma preferisco questo patè. Però ecco…” appoggio la forchetta sul piatto. “Takanori ho bisogno di dirti una cosa” la mia  voce esce più drammatica del previsto. Cerco di mantenere il controllo.
“È successo qualcosa?” chiede lui preoccupato.
“No no. Devo solo farti una …confessione.”
Lui ingoia un pezzo di torta salata inclinando la testa di lato; capisco che mi sta ascoltando con attenzione. 
“Mi scuso in anticipo perché te lo sto dicendo solo ora. Però capiscimi. Non è una cosa che si può dire immediatamente. Vedi…io sono stato malato di leucemia qualche anno fa.”
“Cosa? Sei serio Akira? E ora come stai? Stai bene?”
Ora è la sua mano ad accarezzare il dorso della mia. Afferro quel piccolo batuffolo pallido giocando con le sue dita. 
“Sto bene non preoccuparti. Fortunatamente sono guarito e sono tornato in vita. Tuttavia è stato un miracolo. Ne sono più che sicuro. La mia forma di leucemia era molto grave e avevo solo una possibilità su cinque di poterne uscire vivo. Alla fine della radioterapia il mio corpo era totalmente fuori uso. I medici sono stati chiari. Trapianto di midollo osseo. E forse anche se avessi trovato un donatore non era detto che l’operazione sarebbe potuta andare a buon fine. Tuttavia è andata nel migliore dei modi. I dottori hanno trovato un donatore e il mio fisico ha reagito benissimo all’iniezione del midollo compatibile. Solo grazie a quel donatore sono riuscito a sopravvivere. Se non avessi fatto il trapianto a quest’ora mi troverei una decina di metri sotto terra.” 
Mi fermo e riprendo fiato, bevo un po’ di vino bianco. 
“M-Mi dispiace Akira. Mi dispiace tanto. Ma…perchè mi stai dicendo tutto questo? Ora stai bene, no?”
“Certo. Sto benissimo. Tuttavia devo dirti una cosa Takanori. Una cosa che ti riguarda personalmente”
Accarezzo la sua mano liscia. 
“No Akira, non dirmi che…”
“Quel donatore sei tu Takanori. Tu mi hai salvato la vita, mi hai dato una seconda possibilità, hai permesso che tutto questo potesse accadere. Senza di te non sono niente Takanori.” Lo dico tutto d’un fiato. Mi sembra di essere tornato bambino quando la maestra ci costringeva a ripetere  a memoria una poesia davanti a tutta la classe e per far terminare velocemente il momento imbarazzante recitavo le parole tutte d’un fiato.  
I suoi occhi mi scrutano. Le sue iridi luccicano; è spaventato, meravigliato e sembra…triste. La sua mano è rigida a contatto con la mia. Stringo le sue dita dolcemente. Non avere paura Takanori. Ti prego.
“Da quando sono guarito sono diventato ossessionato da tutta la situazione. Mi ero così tanto rassegnato alla morte che quando il dottore mi disse che ero guarito pensavo di star sognando. Invece era tutto vero. Da quel giorno mi sono promesso di cercare anche in capo al mondo colui o colei che aveva permesso tutto ciò. Mi sono sentito profondamente vulnerabile, ma anche riconoscente e speranzoso. Persino nei sogni le voci mi dicevano di cercarti. Da quel momento capii che dovevo farlo. Sentivo che alla fine della mia ricerca avrei trovato qualcosa di importante. E ora capisco cosa.  Ho trovato te. Il mio angelo custode. Finalmente posso dirtelo. Grazie Takanori. Grazie per avermi salvato la vita.”
Un intimo silenzio cala su di noi. Ho l’impressione che qualcuno abbia bruscamente  abbassato il volume della stanza considerando che non sento più le voci degli altri clienti. Siamo di nuovo rinchiusi nella nostra bolla di cristallo. Io e lui, come è giusto che sia. 
“Akira sono contentissimo! Io….cioè-” sorride dolcemente, sembra molto felice eppure il suo tono di voce sembra provenire dall’oltretomba. Sento un brivido freddo lungo la schiena.
Ingoio nervosamente la saliva e cerco di nascondere ogni insicurezza. Mi stringe forte il polso e mi sorride nuovamente. È bellissimo e mi sento mancare il fiato. 
Prendo la sua piccola mano e la avvicino alle mie labbra posandoci un bacio.  
Lui mi osserva senza smettere un secondo di sorridere; anche i suoi occhi sorridono. 
“Akira è una cosa bellissima! Io, tu…sei guarito vero? Oddio sono così emozionato…” la sua voce suona così strana che non riesco a percepire perfettamente quello che mi ha detto. Sembra un bambino emozionato che sta per scoprire quali regali troverà sotto l’albero di Natale. “Sono…veramente contento Akira. Sembra…cioè sembra tutto così assurdo e…magico!” 
I suoi occhi vagano per tutta la stanza. Osserva i quadri, le tende ricamate alle finestre e infine si sofferma sul mio sguardo. I suoi occhi sono dolcissimi come lo zucchero caramellato e il miele fuso sui pancakes. I suoi capelli leggermente mossi e gonfi rendono il suo viso così efebico da sembrare di porcellana. Non resisto. Accarezzo la sua guancia. Sono felice.
“Lo so piccolo. È davvero qualcosa di magico. Mai mi sarei immaginato che la persona che mi ha salvato la vita sarebbe diventata la persona per cui provo qualcosa di così profondo. Non è bellissimo? Siamo irrimediabilmente legati dal filo rosso del destino. È così che doveva andare. Non poteva andare diversamente.”
Takanori appoggia la sua mano, più piccola e pallida, sulla mia, infondendo nel mio corpo un piacevole calore. Mi sento l’uomo più felice della Terra. È come se tutti i pianeti si fossero allineati perfettamente al loro posto. Ogni cosa è terribilmente giusta. 
Non pensavo che fosse così facile e dolce dire la verità. Ho passato settimane intere a grogiolarmi nel rimorso e nel dubbio ignorando la purezza e la delicatezza della verità. Sembra tutto così giusto che per un secondo scordo di essere in un luogo pubblico; ma cerco subito di ricompormi. Kouyou aveva maledettamente ragione. Anzi, avrei dovuto ascoltare molto prima il consiglio di tutti. Mi sarei tolto di torno tutte le mie inutili paranoie. Ma ora non voglio pensare a nient’altro se non a lui. Mando giù un altro boccone gustandomi il sapore francese della mia pietanza e penso a qualcosa di intelligente da dire. Ora che gli ho confessato questo posso davvero dirgli tutto quello che provo. Voglio essere sincero con lui. Voglio fargli capire quanto sia importante per me. 
Aggrovigliato tra i miei pensieri non mi accorgo che Takanori ha smesso di mangiare la sua fetta di torta salata da un bel po’. Guarda fisso un punto preciso del tavolo mentre sorseggia distrattamente il vino dal suo calice. Sfioro le sue dita come a volerlo riportare alla realtà. Quando i suoi occhi si posano su di me mi accorgo che è troppo tardi. Takanori è rinchiuso in un’altra realtà troppo lontana da quella in cui mi trovo io.
“Akira, è meglio se la chiudiamo qui.”
Una sola frase, il medesimo tono di voce. Nessuna inflessione né un cambio di accento. Improvvisamente mi accorgo di non riuscire più a comprendere la mia stessa lingua. 
Takanori si alza frettolosamente dal tavolo e recupera la sua giacca e la sua borsa; esce dal locale con grandi falcate.
Inspiro profondamente e osservo la fetta di torta salata agli spinaci davanti a me. Se non fosse per la punta, la pietanza davanti a me è praticamente intatta. Sento una fitta alla bocca dello stomaco. Con uno scatto mi alzo, recupero le mie cose e lascio 7,000 yen sul tavolo. Mi precipito fuori cercando Takanori con lo sguardo. Lo trovo a pochi metri da me. Si sta dirigendo verso la fermata degli autobus. Corro e recupero la distanza tra noi. Lo afferro per il braccio destro costringendolo a voltarsi. 
“Takanori aspetta!”
“Non mi toccare! Stronzo.” Si volta bruscamente e urla senza vergogna. Non lo avevo mai visto così. La sua voce sembra instabile, così come il suo respiro. I suoi occhi sempre dolci, ora sono tristi e arrabbiati. Scorgo le fiamme nelle sue iridi. Un fuoco ardente brucia dentro di lui. È un fuoco freddo e gelido. 
“Takanori ascoltami….capisco che tu possa essere rimasto sorpreso, ma ti assicuro che è tutto ok”
“Tutto ok? Senti…vattene. Vai via da me. Sparisci. Schifoso, stronzo, bugiardo.”
Sfioro la  sua spalla cercando di calmarlo.
“Ti ho detto di non toccarmi cazzo!” la sua voce ormai è così alta che sicuramente tutti i passanti sono girati dalla nostra parte. “Non toccarmi Akira o non so cosa potrei fare. Mi fai schifo. Mi hai ingannato tutto questo tempo. Tutte le nostre uscite, i nostri discorsi, i nostri baci. È tutto una menzogna. Mi hai illuso. Sei venuto fin qui a prendermi per il culo. Cos’è, forse volevi vedere quanto fosse sfigato il tuo donatore? Ora mi è tutto più chiaro. La tua insistenza, i tuoi inviti. Mi hai solo usato. Forse vuoi un risarcimento in cambio? Qualche dottore ti ha suggerito il mio nome per soldi? Vuoi dei soldi da me? Sai cosa ti dico: va’ al diavolo e sparisci dalla mia vita.” Takanori urla. Urla così tanto che tutto il mondo lo ha sentito. La sua voce è rotta, come una chitarra vecchia e accordata male. Riesco a sentire il rumore dei battiti accelerati del suo cuore. Le sue guance sono arrossite per lo sforzo. È bello persino quando si arrabbia. Vorrei baciarlo e stringerlo a me.
“Ascoltami ti prego non è vero quello che dici e poi-”
“Vaffanculo Akira. Sei uno schifoso manipolatore.” La sua voce mi taglia in due come una spada affilata. Sto sanguinando. Mando giù della saliva sentendo la bocca impastata.
Lo vedo allontanarsi da me. Ora non cammina nemmeno. Sta correndo. Lo rincorro. Non può finire così. 
Lo afferro da dietro con entrambe le mani contando sulla mia forza. Sono molto più forte di lui e mi basta poco per farlo voltare dalla mia parte. Stringo le sue spalle minute tra le mie mani. Non può scappare. Lo tengo saldamente. Ci guardiamo negli occhi. Voglio trasmettergli tutto quello che provo anche solo guardandolo. 
“Ascoltami Takanori. Ti scongiuro. Fammi spiegare. Dopo che ti avrò spiegato tutto sei libero di andartene e ti prometto che non ti seguirò. Sei libero di fare quello che ti senti. Ma ti prego…fammi parlare.”
Lo sento rilassarsi leggermente tra le mie mani.
“Allora. È vero. Ho detto una bugia. O meglio, avrei dovuto dirtelo subito invece che aspettare questo momento. Quando sono entrato nella biblioteca per la prima volta avevo un solo obbiettivo. Parlarti e ringraziarti. E poi me ne sarei andato e non ci saremmo più visti. Tuttavia…non so cosa è successo. Sei apparso tra gli scaffali come un angelo. Sono rimasto totalmente ipnotizzato e non sono riuscito a dire nulla. Ho sbagliato, lo so. Ho sbagliato cazzo. Ma ti prego. Non pensare, mai e poi mai, che tutto quello che è successo tra noi sia  una bugia. Tutto quello che ti ho detto e che ho fatto l’ho detto e fatto perché ci credo veramente. Non so nemmeno come sia potuto succedere. Le prime volte non riuscivo a dirtelo perché mi sentivo un completo idiota. Poi sono passati giorni, settimane e tra noi è nata una certa complicità e così è diventato ancora più difficile accennare l’argomento. Non è mai stata mia intenzione mentirti. Lo giuro. Credimi se te lo dico. Passavano i giorni e qualcosa mi attirava sempre di più verso di te. Lo capisci? Non riesco a smettere di pensarti.” Mi fermo riprendendo fiato. Afferro il suo volto dolce e limpido con entrambe le mani. Lotto con tutto me stesso per non abbassarmi e catturare le sue labbra. Lo osservo perdendomi nella sua bellezza.
“Tu mi piaci da impazzire Takanori. E questo non c’entra nulla con la donazione e con la mia ricerca che mi ha portato fino a Yokohama. Non volevo ingannarti. Dio, non lo farei mai. Nemmeno io sapevo che mi sarei preso una cotta per colui che mi ha salvato la vita. Eppure è successo. Se non ti avessi trovato pericolosamente bello probabilmente sarei riuscito a dirti tutto quella volta che ti ho offerto il caffè in quel bar all'angolo della strada. Non mi sono mai sentito così indifeso. Però ascoltami. Tu mi piaci Takanori. Sono sincero. Credimi.”
Mi guarda ma non risponde subito. Sembra schifato dalla mia presenza. Il suo corpo è rigido come un palo di legno. 
“Come posso credere ad un bugiardo?”
“Questo bugiardo non smettere di pensare a te nemmeno per un secondo. Sei tutto quello di cui ho bisogno”
“Akira non può funzionare. Non avremmo mai dovuto incontrarci. Non saresti mai dovuto venire a Yokohama. È tutto sbagliato. È meglio se la finiamo qui” la sua voce è così seria e ferma. Ora sono io ad essere spaventato. Ho paura. Sento una presenza dietro di me. È la bestia. È venuta fin qui per me. Sento il suo fiato caldo sul collo. 
“Takanori una voce….qualcuno o qualcosa mi ha suggerito di cercarti. Ti prego lasciami spiegare. Da quando mi hanno trapiantato il tuo midollo osseo ho iniziato a fare degli incubi strani e particolari….e poi quella voce. Una voce mi ripeteva ‘cercalo’. Qualcuno o qualcosa voleva che io e te ci incontrassimo. Ho iniziato a fare ricerche su di te quando ho capito che era l’unico modo per far sparire quella voce. E infatti così è successo. Da quando ti ho trovato quella voce è sparita e i miei incubi, insomma…”
“È tutto sbagliato” ripete questa frase come una preghiera. Sembra quasi che non abbia ascoltato nulla di quello che gli ho detto. Lo sento. Sta uscendo inesorabilmente dalla nostra sfera di cristallo. Le sue frasi penetrano nei miei organi . Ogni parola è un coltello nel mio cuore. 
“Takanori ti prego”
Le sue mani si appoggiano sulle mie allentando la presa sulla suo volto. 
“Akira. È meglio se io e te non ci vediamo mai più”
Questa è la sua ultima frase. Mi guarda lanciandomi uno sguardo carico di tristezza. Si allontana da me, cammina a passo svelto raggiungendo la fine della strada. Gira l’angolo e sparisce dalla mia vista e dalla mia vita. Tremo e non per il freddo. La bestia è dietro di me sta solo aspettando che faccia un passo falso. 
Rimango fermo fissando il vuoto. Vorrei essere risucchiato da un buco nero. Se scappo ora la bestia può raggiungermi facilmente. Non posso scappare. Non c’è via d’uscita. Rimango fermo sentendo i suoi occhi gialli su di me. Ho paura. Assaporo la morte sulla lingua. Sono pronto. 
Appena chiudo gli occhi sento una fitta sul collo. I suoi denti mi hanno afferrato. Cado in terra e vengo risucchiato dall’oscurità. 
















































Buonasera lettori e lettrici! Spero che stiate passando le giornate a sorseggiare cioccolata calda e a comprare regali di natale <3 avete già ricevuto qualche regalo? Io ho ricevuto l'ultimo cd dei Placebo dalla mia coinquilina e sono la bambina più felice del mondo ;_; purtroppo sono sparita per qualche giorno perché sono andata a togliermi il dente del giudizio e sono rimasta a letto imbottita di antidolorifici per un paio di giorni T_T 
Ma veniamo al dunque.... Cosa diamine è successo? Akira cioè Takanori... Cioè... che avete combinato entrambi?! è_é Questo è proprio un gran casino u_u Akira ha sbagliato, è vero,  però la reazione di Takanori mi sembra un po' troppo drammatica; voi che dite? Sembra molto arrabbiato... D'altronde non si sarebbe mai immaginato una cosa del genere. Mettiamoci nei panni di Rukino: si è innamorato di un uomo di cui ha scoperto avere un legame molto più intimo di quanto potesse immaginare. Io non riesco a stare dalla parte di nessuno dei due T3T però ecco... Sono un po' masochista a scrivere cose del genere  <: non mi vergogno a dire che questo è il mio capitolo preferito u.u una parte di me rimarrà sempre innamorata delle cose tristi però ehi, non è detta l'ultima parola. Cosa succederà nei prossimi capitoli?
 

 
   
 
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