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Autore: aire93    20/12/2016    4 recensioni
Il ritorno da New York porta Derek Hale in una Beacon Hills troppo diversa ma sempre uguale. Derek, che cerca disperatamente un coinquilino, non sa che il palazzo di sua proprietà in pochissimo tempo sarà letteralmente invaso da quel passato dal quale tentava di scappare. Al principio, però, nemmeno la presenza costante di una ragazza chiacchierona (con il bonus di un tenerissimo chihuahua) riuscirà a smuovere il giovane Hale.
E poi c’è Stiles, che ormai ha smesso di essere tutto arti troppo lunghi e parlantina (caratteristica che ha ceduto a Kira) per diventare il tipico ragazzo attraente; un ragazzo attraente che Derek non può ignorare.
Storia di aire93
Fan Art di Coffegirl_Alex
FanMix di Eloriee
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Kira Yukimura, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tempo di grosse confessioni in questo capitolo!
A domani! Stay tuned!! E non dimenticatevi di commentare!=)

C'erano un paio di domande che Derek avrebbe voluto porre ad alta voce, ma che per pigrizia decise di non fare. La prima era come facessero gli altri a essere così interessati al tennis. Durante la partita non succedeva niente, se non che un paio di persone si lanciavano la pallina da una parte all'altra del campo. Seconda cosa, e forse più inquietante: come aveva fatto Kira a portare con sé una videocamera senza che lo notassero visto che addosso, e più specificatamente al collo, non aveva mai avuto nulla e i suoi vestiti non avevano tasche abbastanza capienti? Dove l’aveva tenuta? Beh, forse era meglio non far vagare così tanto l'immaginazione, o davvero Derek non ne sarebbe uscito vivo.
A quel punto, era meglio osservare il soggiorno di Lydia, che si era rivelato confortevole, di classe, accogliente. Oltre alle foto alle pareti c'erano cuscini e pouf dappertutto. Sul pavimento non c’era parquet, ma ovunque tappeti probabilmente persiani, colorati di rosso vivo, oro e verde. Sembrava che una sala da tè indiana fosse esplosa all'interno di una stanza in un attico a New York. E loro non erano a New York, erano in una delle città più anonime della California.
Va bene; Derek, pur di evitare di pensare al fatto che aveva Stiles accanto, stava pensando anche alle futilità, come al fatto che tutto sommato gli mancava Tako, il quale era rimasto di sopra ma al sicuro nella sua cuccia. Figurarsi se quell'idiota non doveva decidere di prendere posto esattamente di fianco, a lui quando Derek aveva chiesto espressamente prima a Kira, e poi a Lydia, di sedergli vicino.
La parte sinistra del corpo di Derek era diventata una specie di campo minato. Era tutto un: non muovere il braccio, altrimenti sfiori quello di Stiles; non agitare la gamba perché quella di quel maledetto è a pochissimi centimetri dalla tua; non ti girare perché gli occhi di Stiles così vicini ai tuoi potrebbero ipnotizzarti. E allora Derek decise di rimanere in silenzio, borbottando soltanto riguardo al fatto che non capiva il tennis e facendo finta di ammirare i completini delle giocatrici, come stava facendo Lydia. Almeno finchè a Kira non venne in mente l'idea peggiore della storia.

«Ehi! Questo sarebbe un momento perfetto per vloggare! Insomma ai fans piace quando succedono guai e noi filmiamo la nostra vita in momenti di difficoltà... come è successo a me! Ho anche la telecamera! Sempre se per te non è un problema Lydia. Cioè, filmerei parti di casa tua e soprattutto verresti vista da tutto il web, magari non–»

«Oh tu VLOGGHI?? Santo cielo sono anni che ci provo, ma non sono in grado di parlare davanti a una telecamera senza dire un mare di cavolate! Oh sì ci sto, almeno ci siete voi con me! Lydia di' sì per favore!» implorò Scott, con gli occhi lucidi e quell'espressione da cane bastonato alla quale nessuno resisteva. A quanto pareva nemmeno Lydia.

«Oh, va bene, ma lo faccio solo perché mi vedrà internet, e ovviamente mi piacerebbe diventare famosa.»

Kira sorrise e Scott le posò un braccio attorno alle spalle.

«E' solo perché stiamo stretti. E poi io sono una persona che ha bisogno di avere contatto fisico e...»

«Va bene, Scott. Non giustificarti.»

A un tratto l'atmosfera divenne così zuccherosa che Derek credette che dal soffitto sarebbe caduta giù della glassa.
Lydia si diede una sistemata, senza spegnere la tv, e Kira accese la telecamera, posandola sul tavolino e controllando che riprendesse tutti. «Stiles non entri nell'inquadratura» spiegò, tentando di spostare l’apparecchio più volte, senza che però si riuscisse a vedere tutti e cinque nel display.

«Non c'è problema cara Kira.»

Derek non si rese conto di quello che stava succedendo, finche Stiles non lo utilizzò come poltrona umana, sedendosi praticamente in braccio a lui e posando la testa sulla sua spalla. Ok, tra loro adesso c'era troppo contatto, soprattutto dopo che il sedere di Stiles sfregò contro il cavallo dei pantaloni di Derek.

«Spostati da qui! C'è l'intero divano a disposizione, siediti in braccio a Scott, maledizione!»

Stiles alzò lo sguardo, gli occhi color ambra che scrutavano con insistenza e divertimento quelli smeraldini di Derek. Poi si protese verso l'orecchio di Derek, la voce ridotta a un sussurro: «Con te c'è molto più gusto.»

Mentre la telecamera iniziava a riprenderli, Derek – non seppe mai come ¬– riuscì a simulare uno sguardo di odio nei confronti di Stiles, nonostante i loro visi fossero lontani appena pochi millimetri.

«Ciao a tutti amici di internet! Oggi sono qui con i migliori vicini di casa che la sorte potesse regalarmi! Come vedete c'è Derek, che sembra ehm… imbronciato? E il ragazzo seduto in braccio a lui non è chiaramente il suo ragazzo, o almeno non credo. So che si conoscevano prima che io conoscessi entrambi, hanno fatto il liceo insieme. Comunque lui è Stiles, il ragazzo di fianco a me si chiama Scott e accanto a noi c'è Lydia ovvero la proprietaria dell'appartamento. Scott e Stiles hanno aperto il rubinetto, è successo un mezzo disastro, a noi ora piove in casa e, ehm eccoci qua, in un piano più sicuro del palazzo. Tako sta bene, ho provato a farlo venire con noi ma mi ha ringhiato addosso, quindi è rimasto di sopra con la pappa e la lettiera per i bisogni. Salutate internet ragazzi!»
Kira alzò la telecamera, mostrando l'intero gruppo, che salutò con intensità. Lydia ci aggiunse un certo sguardo seducente.

«Ciao internet! E' splendido finalmente fare un video da postare!» urlò Scott, mentre Kira spostava la telecamera verso Derek e Stiles che si guardavano ancora in malo modo pur essendo abbastanza vicini.

«Beh, seguiranno aggiornamenti! Commentate il video e scegliete chi preferite – tra questi quattro ragazzi – che io intervisti nel prossimo video, così da sapere di più su queste persone che anche per me, come per voi, sono ancora avvolte nel mistero! Alla prossima amici!»

Kira pubblicò il video solo cinque minuti dopo, e già le visualizzazioni, così come i commenti presero a moltiplicarsi. Kira però, tendeva a guardare le visualizzazioni e qualche commento solo dopo una settimana dalla pubblicazione, e per quello spense subito la telecamera collegata a internet, per godersi il resto della serata.

«Ora puoi staccarti Stilinski!» sbottò Derek, cacciando Stiles dal suo posto in malo modo, proprio mentre Lydia si alzava per guardare se nel frigorifero ci fosse qualcosa che potessero gradire tutti quanti.

Lydia si era volatilizzata più o meno alla una di notte, perché aveva un paio di borse sotto agli occhi che Luis Vuitton le avrebbe invidiato e aveva deciso di buttarsi sotto le coperte di seta della sua confortevole camera da letto. Derek, Scott e Kira si divisero il divano e Stiles, come promesso, si stese sul tappeto, con un solo cuscino che Scott gli aveva passato di nascosto, per farlo stare leggermente più comodo.
Kira e Scott russavano sonoramente, ma almeno erano riusciti a cadere tra le braccia di Morfeo, a differenza di qualcun altro.
Tipo Derek. E Stiles.
I due ragazzi erano finiti – con grande disappunto di Derek – praticamente vicini, dato che la testa di Derek era piegata contro il bracciolo del divano, e Stiles stava esattamente lì sotto e pareva intento a fissarlo malgrado fossero al buio. Come facesse Derek a capire che Stiles non gli toglieva gli occhi di dosso era un mistero anche per lui, ma era come se fosse stato colto da una sorta di sesto senso.

«Smettila di fissarmi Stiles.»

«Non lo sto facendo Derek, ti sto solo osservando. E poi come fai a vedermi, se siamo al buio?»

«Mi sento il tuo sguardo addosso, e mi infastidisce» grugnì Derek che, nel sentire Stiles sussurrare, per una qualche ragione avvertì un formicolio lungo la spina dorsale. Un po’ come se i discorsi pronunciati a un volume di voce bassissimo, e per di più in piena notte, fossero in qualche modo diversi da quelli tenuti di giorno usando un tono normale. In quel sussurrare c'era una sorta di intimità che Derek avvertiva attorno a lui, simile a un alone luminoso.

«Sei cambiato tanto Derek. Al liceo eri decisamente più strafottente e narcisista. Non ti ho mai visto col muso lungo, ad abbaiare negatività come un lupo col ciclo mestruale. Ti è successo qualcosa? A me puoi dirlo.»

«Adesso ho la “barba” che non avevo al liceo, sono adulto. E poi non fare finta di interessarti a me, per poi rinfacciarmi tutto appena ti si presenta l'occasione.» sbottò lui, all'improvviso rigido.

«Io non faccio finta di interessarmi a te, Derek. E non potrei mai rinfacciarti nulla, perché dovrei?»

«Perché affoghi nel sarcasmo e non pensi quando parli. Mi ricordo di te e Scott, eravate due spine nel fianco di chiunque prendesse una palla da basket, sempre a chiacchierare e infastidirci, durante gli allenamenti...»

Stiles ridacchiò, e Derek immaginò il suo sguardo illuminato dai ricordi. Decise di non pensare al volto di Stiles, quando era a solo una ventina di centimetri dal suo.

«Beh, comunque mi ha fatto piacere rivederti Derek. Davvero.» sussurrò Stiles girandosi verso di lui, mentre Derek si muoveva di rimando, stringendo una mano contro il cuscino.
Derek fece passare una buona mezz'ora, assicurandosi che Stiles si fosse addormentato, prima di soffocare un sorriso nel guanciale e borbottare: «Anche a me, Stilinski. Anche a me.»

I primi raggi del sole che filtravano dalle persiane semi chiuse interruppero il sonno di Derek. Ed era stato un sonno piuttosto tranquillo a dire il vero, come non gli capitava da un po'. Ci mise qualche secondo per capire che no, quel giorno non avrebbe avuto nessun tipo di corso all’università e soprattutto che quello sul quale si era addormentato era il divano di Lydia Martin.
C'era una mano che stringeva la sua. Le dita lunghe si erano intrecciate nel sonno tra le sue, leggermente più tozze, e Derek si alzò di scatto, rompendo il contatto all'istante, rosso in viso come un peperone e sentendosi piuttosto irritato. Era sicuro di non essersi addormentato tenendo la mano di Stiles, quindi quello era sicuramente un gesto che aveva compiuto grazie all'aiuto di quel bastardo del suo subconscio. Come se non avesse desiderato altro se non di stringere la mano a quello sfigato di Stilinski. Patetico.

Lydia comparve con una tazza di caffè tra le mani, già vestita di tutto punto, con un vestito rosso e lungo fino alle ginocchia, tipicamente estivo, e i capelli sciolti che le ricadevano ordinati sulle spalle, la frangia trattenuta all'indietro da una molletta.

«Credo vi siate tenuti per mano tutta notte. Uhm, e penso sia tutta colpa del vostro inconscio, che giustamente è libero da inibizioni varie quando voi non lo controllate. Siete carini, comunque.»

Lydia tese le labbra rosse in un sorriso sincero, che le evidenziava le guance, prima di offrire la mano a un Derek che non sapeva come ribattere a quella sua confessione improvvisa.

«Avanti, andiamo a comprare un po' di ciambelle: al mattino presto sfornano le migliori, Scott e Stiles le adorano, Kira anche presumo e soprattutto questo è l'orario del turno di ronda di Parrish. Non avrò il suo numero ma ho imparato a memoria tutti i suoi orari e oggi dato che non ho lezioni, posso approfittarne per incontrarlo. Finalmente!»

«E io cosa centro in tutto questo?» biascicò Derek, muovendosi di soppiatto per non svegliare Stiles... Scott e Kira – aveva incluso mentalmente anche loro, era chiaro, mica se li era dimenticati specie perché li aveva esattamente di fianco – e dirigendosi verso Lydia con un sopracciglio alzato, tanto da farle capire la sua confusione.

«Hale sei parte del mio piano. E se ti rifiuti io posso confessare i segreti più nascosti dei tuoi anni turbolenti al liceo, tipo le feste negli spogliatoi maschili nelle quali anch'io ero presente.»

Forse era meglio accettare la proposta di Lydia, tanto si trattava solo di dirigersi verso la panetteria e imbattersi in Parrish che poteva essere lì nei dintorni.

Il rumore dei tacchi di Lydia era l'unico udibile nella mattinata più tranquilla che Derek ricordasse in vita sua. Controllò l'orologio e si rese conto che c'era un motivo per l'assenza di auto in quella zona della città: erano le cinque e mezza del mattino.

«Non coinvolgermi più nelle tue pagliacciate!» sbottò, tenendosi a debita distanza da Lydia, come se avesse paura di vederla esplodere da un momento all'altro.

«Oh, come sei petulante! Una volta eri così narcisista e strafottente da essere persino uno dei migliori amici di Jackson. Vederti col muso perenne mi sembra strano. E c'è di più! Non mi hai nemmeno mai detto che fine abbia fatto la tua intera famiglia. Da un giorno all'altro avete vietato il passaggio nella vostra proprietà, e siete letteralmente scomparsi dalla faccia della terra. Mi nascondi qualcosa Derek, io lo scoprirò.»

Derek rallentò così tanto il passo, che si trovò separato da Lydia dallo spazio di un intero palazzo.

«Derek! Ehi...» Lydia si voltò, rendendosi conto di essere da sola sul marciapiede. Una figura vestita di verde stava camminando dal lato opposto della strada. Lydia impallidì all'istante.

«Oh santo cielo è lui! Ok, ok. Calma Lydia e attieniti al piano. Forza, fai finta di scipparmi!» corse lei verso Derek, tendendogli la borsetta e dimenticando – per la gioia di Derek – il discorso doloroso sulla sua famiglia.

«Scusa, cosa dovrei fare?»

«Rubami la borsetta! Mi serve un pretesto per attirare Parrish! Dai Derek, ti offro due ciambelle! Vieni qua e fai finta di strapparmi la borsetta! Ma senza rompermela, ok? Dai!»
Lydia afferrò le mani di Derek e le strinse sulla propria borsa. Lei intanto iniziò a dimenarsi e a far finta di strattonare la borsetta via dalla presa comunque troppo debole di Derek.

«Maledizione, dai! Mettici un po' più di impegno» sussurrò Lydia, prima di mettersi a urlare lì in mezzo alla strada: «VICESCERIFFO! VICE SCERIFFO! Mi stanno scippando la borsetta, aiuto!»

Lydia sorrise, alla vista di un Parrish che, tutto trafelato, afferrava Derek per un braccio e lo costringeva con mosse di arti marziali a finire con la faccia per terra.

«Tutto quello che dirà può e sarà usato contro di lei in un eventuale processo. Metta le mani dietro la schiena e non fiati.»

Derek avvertì il click delle manette prima ancora di capire cosa stava succedendo. Solo allora Lydia si accorse che la situazione era degenerata. «No, vicesceriffo, credo che ci sia stato un grosso malinteso» disse e si morse il labbro, attirando l'attenzione di Parrish, che le riservò uno sguardo a metà tra il curioso e l'affascinato.

«Derek Hale è un mio amico, e io ho usato il pretesto di farmi scippare la borsa per farti accorrere. Sono Lydia Martin e sono l'essere migliore che i tuoi occhi abbiano mai visto.» si presentò, tendendo con fierezza una mano, anche se le gote rosse nascondevano un certo imbarazzo.

Parrish passò lo sguardo color prato da Lydia, a Derek che era ancora disteso per terra.
Poi qualcosa nella sua testa scattò, e capì chi fosse la persona che aveva ammanettato.

«Derek Hale? Non credevo tornassi mai a Beacon Hills, dopo quello che è... insomma, io non l'avrei fatto. Ti libero subito e scusa per il malinteso, ma la tua dolce amichetta ha orchestrato una farsa con i fiocchi.»

Lydia arrossì, non capendo se quello fosse un complimento o meno, ma troppo presa dallo sguardo di Parrish su di sé per ascoltare davvero le sue parole.

Il vice sceriffo sorrise, stringendo comunque la mano di Lydia. «Sono Jordan Parrish, ma credo che tu lo sappia già. Il mio turno finisce tra cinque minuti esatti, e credo sia l'ora ideale per fare una bella colazione insieme.»

Derek sbottò, sempre ammanettato per terra, e col cuore che batteva all'impazzata per il discorso che Parrish aveva accennato. Il vice sceriffo sapeva dell’incendio, ma grazie al cielo non aveva detto nulla.
«Vengo a comprare le ciambelle, poi vi lascio da soli dato che Lydia ha tanta voglia di conoscerti. Liberatemi dalle manette, però!»

Jordan accorse subito, scusandosi ancora con lui e liberandolo all'istante. La sua mano si posò un tantino in più a lungo del normale sulla spalla di Derek, stringendo forte, in un palese gesto di consolazione. Grazie al cielo Lydia era troppo presa nel fissare Jordan, per accorgersene.

Da quando nella sua vita era entrata Kira Yukimura era passato un mese intero. Il più complicato e nello stesso tempo il più semplice della vita di Derek da qualche tempo a quella parte.
Kira era un caso disperato, dato che la sua parlantina irrefrenabile era impossibile da sedare in alcun modo, e la cosa peggiore era che Derek ci si stava abituando. Da semplici cenni del capo mentre lei disquisiva sugli argomenti di tendenza sul web, Derek si era pian piano ritrovato ad annuire e persino dire un paio di parole su come la pensava lui in proposito, strappandole sempre più sorrisi che a lui, sotto sotto, facevano anche piacere.
Era come essere di nuovo in famiglia, come se Kira fosse quella figura fraterna che aveva perso e che il destino gli aveva buttato tra capo e collo, alla quale lui si stava decisamente abituando.
Poi c'era Scott, che una sera aveva offerto una visita gratuita allo studio veterinario per Tako, e da quel giorno ogni volta che era libero dai turni di lavoro mangiava e praticamente viveva nel loro appartamento.
Derek dovette arrendersi a sborsare più di quanto normalmente avrebbe speso per mantenere due sole persone, dato che spesso e volentieri Kira invitava Scott, che a sua volta portava Stiles – e Derek cercava di sedersi sempre al lato del tavolo più lontano rispetto al suo – e automaticamente anche Lydia era della squadra.
Scott e Kira stavano legando sempre di più, eppure era palese come nessuno dei due fosse pronto a fare il primo passo per cambiare il loro status da amici a qualcosa di più. E Derek, che non aveva mai perso più di cinque secondi a pensare ai problemi sentimentali nemmeno delle sue sorelle, un bel giorno si trovò perfino a bere un succo di frutta all'amarena nascosto sotto la sedia insieme a Tako riflettendo sulla situazione tra i suoi amici, quando dalla sala sbucò Stiles, che ormai appariva in casa sua più volte di quanto lui desiderasse.

«Ehi! Ho dimenticato il mio cellulare qui, quando sono venuto stamattina per salutare Kira. Che testa, eh?»

Derek decise di non rivolgergli il minimo sguardo, anche perché: a) Stiles era in uniforme da lavoro, e b) Tako non gli aveva nemmeno abbaiato contro, segno che ormai stava abituandosi alla sua presenza. Il che era pessimo.

«Ciao anche a te sourwolf...» borbottò Stiles, notando il silenzio prolungato di Derek e uscendo poi di casa con un'alzata di spalle.
Per Derek era ormai appurato: Stiles lo rendeva più scorbutico del solito, anche perché non era la prima volta che ''dimenticava'' qualcosa nel loro appartamento, nemmeno lo facesse apposta, proprio per infastidirlo.

L'ultima di queste dimenticanze avvenne quando Scott e Kira stavano approfittando di una pausa dal lavoro di Scott per chiacchierare insieme, e Derek nel tornare dall'università trovò Stiles che correva fuori senza salutare nessuno, sgusciando via dalla cucina con aria innocente.

«Stava cercando una cosa» spiegò Scott, intento a giocare con la Wii che avevano installato da poco. «Stiles tende a dimenticare spesso qui il cellulare, le chiavi e chissà quante altre cose. Mi sembra davvero molto strano.»

«E’ già tanto che non si dimentica il cervello. Prima o poi capiterà comunque, lo so, e io aprirò il frigo e ci troverò dentro la sua materia grigia avvolta nel cellophane» sbottò Derek, deglutendo per il disgusto che l’immagine mentale gli aveva provocato. Era sicuro di non aver fatto una battuta allegra, eppure Kira e Scott risero lo stesso. Chi si immaginava che riuscivano a cogliere il suo pessimo senso dell’umorismo?
Derek alzò le spalle, dirigendosi verso il freezer, deciso così a calmare la rabbia che Stiles gli provocava con un bel ghiacciolo, possibilmente alla pesca. O all’amarena; non aveva mai mangiato così tanto spesso quel frutto, come con Kira, che ne era terribilmente ghiotta. Ma il pensiero del ghiacciolo, e di qualsiasi altra cosa, onestamente, scapparono subito dalla sua testa non appena i suoi occhi incrociarono ciò che svettava (e lui si vergognò per aver usato quell’aggettivo) al posto delle semplici formine per il ghiaccio. Derek rimase fermo due minuti buoni davanti al freezer, tanto che gli si congelò la punta del naso.

«Ehi Derek, hai lasciato aperto il freezer? Guarda che si consuma il freddo eh!» Kira interruppe bruscamente il gioco con Scott ed entrambi si diressero verso la cucina. «Qual è il prob– oh!»

Derek stava in piedi, con lo stecco di un ghiacciolo alla fragola in mano, immobile come se tra le dita stesse tenendo un qualche essere in decomposizione.
Kira piegò la testa di lato, come spesso faceva Tako, per osservare meglio la forma del ghiacciolo e ci vollero solo un paio di secondi prima che scoppiasse letteralmente a urlare, ridendo così sguaiatamente che, Derek ne era certo mezzo palazzo – se non tutto – doveva averla sentita. Tako si spaventò così tanto per quelle risate acutissime, da iniziare ad agitarsi e ad abbaiare come un pazzo in giro per la casa, spostando tappeti e sbattendo contro le sedie, ma Derek era troppo sconvolto per accorgersi del caos che il cane stava seminando.
Scott si avvicinò per osservare meglio il tanto sorprendente ghiacciolo e se ne uscì con la banalità peggiore che chiunque potesse dire in quel momento, ovvero esternando l’ovvio.

«E’ un pene? Di ghiaccio?» disse incredulo, mentre Kira si rotolava per terra, praticamente abbaiando per le risate. Derek si chiese perché, un mese prima, non avesse deciso di ignorare l’arrivo di Scott e Stiles – sicuramente era lui stesso l’artefice di quella situazione assurda – così da risparmiarsi tutti i guai nei quali spesso finiva quando era con loro.

«Non è un pene di ghiaccio idiota! E’ un ghiacciolo a forma di… pene, che Stiles ha sicuramente comprato e portato nel mio freezer perché nessuno controlla i suoi spostamenti! Vi sbatterei fuori tutti quanti, se potessi. Oh, ma guarda un po’, posso. Sono io il proprietario del palazzo!»

Scott rimase sconvolto dalla notizia e mostrò un’espressione comica, con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca aperta. La domanda che Derek si aspettava a quel punto, mentre Kira si rialzava stremata, era ben diversa da quella che Scott – che, a quanto pareva, aveva priorità piuttosto strane – invece gli pose.

«Ma… lo mangi il ghiacciolo, o lasci che si sciolga?»

Derek lanciò letteralmente il ghiacciolo contro il lavandino, sbottando contro il mondo intero.

«Vado su da Stiles e gli faccio capire chi comanda. Voi buttate tutti i ghiaccioli che ha fatto quell’idiota e non fiatate.»

Neanche si voltò indietro per vedere le espressioni dei due ragazzi, mentre saltava a piè pari un Tako ancora intento ad abbaiare, e si dirigeva verso l’appartamento di Stiles, salendo gli scalini a due a due. Spalancò la porta con foga e trovò Stiles seduto comodamente sul divano, intento a spaziare tra i programmi sportivi e quelli culinari.
«Che cosa hai messo nel mio freezer?» esordì Derek, con le mani strette a pugno, piazzandosi esattamente davanti alla televisione. Stiles ridacchiò, sedendosi in maniera leggermente più composta.

«Uhm, devo dire che tra lo chef che rompe le uova e il tuo bel faccino arrabbiato, preferisco la seconda opzione. Piaciuta la sorpresa Dereky?»

«No. E non chiamarmi così!»

«Uhm. Era un modo per farti ridere. So che ti piace in fondo.»

Stiles si sdraiò con un’espressione languida e il cavallo dei pantaloni ben in vista, tanto che Derek, nonostante la sua fermezza di spirito, non poté fare a meno di fissarlo.

«Cosa mi piace?» disse, con la bocca tutto a un tratto arida. Perché Stiles faceva finta di volerlo sedurre in quel modo? E soprattutto perché lui ci stava cascando?

«Succhiare il ca –»

«Ok, questo è troppo. Non azzardarti mai più a entrare quando io non ci sono e bazzicare per le stanze di casa mia, ci siamo capiti?»

«Perché, altrimenti tu cosa fai?» ridacchiò Stiles, allungando una mano per sfiorare e poi trattenere le dita di Derek tra le proprie. Derek iniziò a sentire qualcosa che premeva tra le pareti dello stomaco, qualcosa di caldo che non avvertiva da troppo tempo. Ci mise decisamente tanto a ricordarsi che lui era salito fin lì per rimproverare Stiles e non per lasciarsi sedurre.

«Io…»

Ora Stiles gli stava esattamente davanti, con le ginocchia sul divano e lo sguardo d’ambra che sosteneva perfettamente il suo. Derek era come ipnotizzato, fissava Stiles quasi sperando che nella sua espressione si potesse leggere più che semplice seduzione.

«Nessuno ti ha mai detto che hai delle iridi magnetiche?»

E il terrore piombò nella gola di Derek, che al posto del sussurro sensuale e innocuo di Stiles, avvertì quello più maturo e graffiante di Kate, la donna che gli aveva bruciato l’intera famiglia e aveva reso il suo futuro cenere grigia. Derek si scansò all’istante, spaventato da morire e con le gambe che tremavano, mentre scariche di angoscia gli attraversarono la spina dorsale.

«Ehi Derek, ho detto qualcosa di sbagliato?» disse Stiles; l’espressione seducente, rapidamente sostituita da una più preoccupata. Ma Derek non gli rispose e corse di sotto, dimentico persino del perché in primo luogo avesse deciso di salire da Stiles.

Derek decise di vivere da recluso nella sua camera un paio di giorni, prima di capire che Tako non sopportava le porte chiuse e che tendeva a grattarci sopra. Il motivo, che fece sorridere Derek per la prima volta dopo tutti quei giorni, pareva essere che forse a Tako mancava un po’ quell’umano scorbutico, dal quale ormai si era abituato a ricevere sempre più coccole e sempre meno occhiatacce.
Derek uscì dalla camera di sua spontanea volontà e trovò per l’ennesima volta – come era accaduto due giorni prima – Scott e Kira intenti a giocare alla Wii, tanto che gli parve di essere finito in un vortice spazio temporale, dove le giornate erano tutte uguali alle precedenti.
Quando si presentò nella sala, Tako lo accolse con un abbaiare furioso, come a dirgli: «Come ti sei permesso di non farti vedere per due giorni consecutivi!». Kira e Scott si limitarono a sorridergli, e Derek capì che era perché erano troppo concentrati nel gioco.

«Stiles manda i suoi saluti. Dice che è colpa sua se ti sei rintanato così a lungo nella tua stanza» buttò lì Kira, con la voce un po’ tremante, e soprattutto senza iniziare una delle sue solite filippiche.
Derek avvertì qualcosa di gelido all’altezza del cuore.
No, non era colpa di Stiles. Lui e il suo fare all’improvviso seducente – e Derek, sotto sotto, voleva stare al suo gioco, ne era certo – non avevano nulla a che vedere con la sua crisi.

«Sei una star di Internet, comunque Derek. Volevo dirtelo, tanto per tranquillizzarti…» ridacchiò Kira, sperando di rendere l’atmosfera un po’ meno tesa.
Derek impallidì, dimenticando per un attimo sia le sensazioni negative che stava provando, che i suoi pensieri su Stiles: «Cosa intendi con “star”?»

«Intendo dire che alla gente importa più delle tue comparsate, che del mio vlog in sé. Ho sei milioni di followers adesso, YouTube potrebbe entrare in casa da un momento all’altro e darmi dei soldi, ormai!» disse lei, con tono sognante e un po’ invidioso.

«Potresti aprire un account tuo, che ne dici?» propose Scott e la proposta fece sbiancare Derek ancora di più.

«Ah, e comunque, tra parentesi, tutti ti shippano con Stiles.»

Derek si rivolse verso Kira, riprendendo colore. «Cosa fanno?»

«Shippano. Parola che ha ormai connotazioni universali come nessun’altra, credo. In base alla lingua diversa cambia forma verbale, ma nulla di che, alla fine. Comunque shippare vuol dire essere in una relationship, o meglio, sperare che le persone che tu shippi, lo siano. Ad esempio la gente ti shippa con Stiles perché vi vorrebbe vedere insieme, dopo quel video dove vi guardate in cagnesco. Cioè, per me vi stavate guardando in cagnesco, mentre per gli utenti del web eravate sotto UST, che vuol dire innegabile tensione sessuale, anche se credo che esagerino…»

«Devo tornare nella mia stanza, o hai finito?» sbottò Derek, tornando più simile al solito se stesso di quanto non lo fosse stato in quegli ultimi giorni.

«Ehi! Kira ti stava solo spiegando come stanno i fatti! E non credo che uno che si rintana nella propria stanza per 48 ore di fila abbia diritto di insultare così chi si preoccupa per lui!»

Derek fissò gli occhi color cioccolato di Scott, fieri e possenti, mentre lui era intento a difendere Kira. Mai aveva visto Scott McCall così forte e convinto nelle sue prese di posizione. Forse l’evidente cotta per Kira gli aveva dato quella spinta in più che non aveva mai avuto al liceo.

«Hai ragione. E che sono stati giorni difficili per me questi» disse Derek con tono amaro, sedendosi sul divano senza fissare nessuno.

«Questo l’avevamo capito anche da soli. Ops, non era la cosa giusta da dire. Scusa. E’ che Scott e Stiles, e Lydia mi hanno raccontato di come fossi famoso, attraente e narcisista al liceo, e ora… insomma sei solo attraente, a detta di Stiles. Che se permetti è comunque una buona cosa, no?»

Derek sorrise anche se faceva fatica a usare i muscoli del volto. Come avrebbe voluto ritornare a quei momenti. Avrebbe persino frequentato Scott e Stiles, se farlo avesse significato non incontrare…

«Ero diverso al liceo perché ero felice.»

Kira bloccò il gioco, sedendosi accanto a Derek, così come fece Scott dall’altra parte.
L’atmosfera si era trasformata di botto, come se la nostalgia e l’amarezza fossero entrate di soppiatto per possedere l’intera stanza. Kira non sorrideva più, pareva aver compreso che il discorso che stavano intraprendendo era più serio di quanto avrebbe potuto mai immaginare. «E ora non lo sei più?»

«No.» Derek lo sapeva: era arrivato il momento di raccontare esattamente cosa gli era successo nel periodo in cui non aveva messo piede a Beacon Hills, perché per lui l’odore di cenere e macerie era ancora troppo forte.

«La mia famiglia è morta in un incendio.»

Kira portò la mano alla bocca, sconvolta dalla notizia, e Scott sgranò gli occhi.

«No. Non è possibile. Non può essere! Sono amico del figlio dello sceriffo, l’avrei saputo! L’avremmo saputo tutti!»

«No. Ho chiesto espressamente alla polizia di non divulgare mai nulla sull’accaduto. Il funerale è avvenuto in forma privata ed è rimasta solo Cora con me. Credo sia arrivato il momento che voi lo sappiate.»

Derek non si aspettava ciò che accadde dopo la sua confessione, anche perché avvenne tutto così velocemente da sorprenderlo. Kira e Scott lo abbracciarono nello stesso momento, stringendolo come solo sua madre, suo padre e le sue sorelle erano stati capaci di fare. Kira tirò su col naso, appoggiando la testa sulla sua spalla. Lui non poté che rimanere stupido e onestamente anche un po’ commosso dal gesto dei suoi amici.

«Sei una persona fantastica Derek, e non meritavi niente di tutto quello che hai passato. Capito? Niente» disse lei con voce tremante. Le guance bagnate stavano macchiando la maglia di Derek, ma a lui non importava.

«Ecco perché hai lasciato Beacon Hills da un giorno all’altro. Mi dispiace tanto, Derek» aggiunse Scott a voce bassa, come se così la verità potesse suonare meno cruda.

E Derek decise che forse era finito il momento delle barriere innalzate e dei sentimenti mascherati da indifferenza. Scott e Kira lo abbracciavano ancora, non avevano nemmeno pensato di lasciarlo andare, perché in un certo senso, a quanto pareva, avevano deciso di prendere un po’ di quel dolore che Derek si portava nel petto in silenzio, e di farlo proprio. Così lui non avrebbe dovuto soffrire in solitudine.
Derek deglutì ripetutamente, tentando di non singhiozzare. Solo una lacrima sfuggì al suo controllo mentre abbracciava di rimando Scott e Kira, ringraziandoli in silenzio.

   
 
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