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Autore: Kokky    23/05/2009    1 recensioni
I notturni sono generalmente percepiti come tranquilli, spesso espressivi e lirici, alcune volte piuttosto pessimisti, ma in pratica pezzi che rientrano sotto la definizione di notturni comunicano svariate sensazioni e stati d'animo (Wikipedia).
27 = La nebbia stava salendo: divenne tutto uguale, il mondo, di un grigio candido che univa la terra e il cielo. Se non fosse stato per gli alberi vicini al treno, avrei visto soltanto una vasta lastra di vetro chiaro, opaco; un nulla.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Elettra sognava

E l’Est la reclamava

 

 

Guardava fuori dalla finestra. I suoi occhi castani si perdevano fra le nuvole e il cielo pallido della città, fra i fili della corrente e i pali della luce, fra i grattacieli che spezzavano l’aria e i pochi piccioni che volavano liberi.

E intanto respirava, cercando qualcosa di migliore del poco ossigeno cittadino – sognava prati verdi di montagna dove correre; sognava il mare di Aci Castello, con le sue insenature rocciose e le alghe colorate sul fondo e gli scogli di lava; sognava di essere in cima all’Etna, dove il vento spirava forte e il cielo era veramente azzurro scuro. Ma era ancorata alla sua camera, con i libri sistemati ordinatamente sulla libreria e i vestiti piegati nell’armadio.

Est.

Elettra guardava fuori dalla finestra, e non bastavano i richiami di sua madre – «Studia, sciagurata, fatti il latino!» – a farla staccare da quel cielo consunto, telo chiaro su cui si erano aggrappati molti sognatori prima di lei.

E di notte, quando non poteva dormire perché pensava all’Est, lei apriva la porta della sua stanza che dava sulla terrazza ed usciva all’aria frizzante, alla ricerca di qualunque cosa. La luna la osservava dalla sua postazione, sorridente e tondeggiante, ed Elettra sognava di poterla toccare almeno con un dito, di lavarsi la faccia in quel bianco.

Finalmente trovava il giusto sogno per andare a dormire, con la luna, e correva verso il letto in cui tuffarsi. O, se rimaneva con le mani pallide e vuote, continuava a vagare sulla terrazza, adocchiando ogni tanto il gatto che riposava beato – così sembrava – e sua madre la luna.

Est.

Si sedeva su una sedia a sdraio – la terrazza era attrezzata per prendere il sole, anche se non ti abbronzavi più di tanto –, si muoveva un po’ sul sedile, pensava, canticchiava ed aspettava l’alba. Il sorgere dell’astro lucente attraverso l’aria non tersa della città, su Catania dormiente; attraverso la rete di palazzi scoloriti, che minacciava di catturarne la luce.

Ma il sole svettava – ed era Est, Est!, la sua provenienza.

Elettra, dalla sua terrazza esposta a levante, ammirava quello spettacolo rosato e aranciato, sorridendo felice.

Eppure ripetutamente, come se l’inquietudine le si attorcigliasse al collo sottile, lei si affacciava alla finestra della sua stanza e guardava.

 

Se le chiedevi con gentilezza, abbracciandola da dietro e posando la testa sulla sua spalla, quale fosse il suo sogno più grande – «Elettra, cosa vorresti fare veramente nella vita? Elettra, qual è il tuo desiderio? Elettra, perché guardi là fuori, invece di vedere qui dentro?» – lei ti rispondeva con semplicità disarmante.

«Voglio andare a levante, in Cina ad ammirare la Città Proibita, a vedere la sporcizia dei bambini abbandonati a se stessi, a rimirare i templi più antichi e le ceramiche più belle; andare in Mongolia e respirarne l’aria tersa, pulita, e a rotolarmi nel deserto del Gobi, e a fissare intensamente il blu – quello è un blu vero, non è preconfezionato né sporcato da smog vario – del loro cielo ed allora invidiarlo; voglio andare in Corea del Nord e del Sud e poi in Giappone, Jipangu, il Sol Levante, e sentirmi minuscola nella capitale brulicante, Tokyooo, soffocando quasi fra ramen e sushi, onigiri, tempura e tutto quello che vuoi, e poi volare a vedere il monte Fuji con la sua perfetta linearità – differente dalla nostra Etna –, poi piegarmi a pregare nei templi, comprare quei portafortuna sacri, scrivere una tavoletta con un gran desiderio... voglio immergermi nell’Est.

Nella sua poesia, nei giardini ben curati, nelle geishe eleganti, nei... nell’essenza dell’Est

E il suo ragionamento non faceva una piega, filava veloce dritto verso l’oriente. I suoi occhi castani adesso risplendevano di una luce nuova, mentre adocchiava la finestra e ti narrava cosa avrebbe fatto come gaijin in un Giappone scoppiettante.

 

Era il richiamo dell’Est a spingerla e, mentre guardava la luna e il sole, Elettra in realtà vedeva proprio esso, splendente.

Per lei sognare equivaleva a viaggiare.

Un giorno non troppo lontano, indossando una vecchia giacca e portando con sé uno zaino scolorito, sarebbe volata via anch’essa, fra le braccia dell’Est straniero e familiare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N/A un po’ doverose:

Aci Castello è un comune vicino a Catania, il mare lì è molto bello e pulito (in confronto alla città sicuramente XD) e non c’è sabbia o ciottoli ma scogli di lava. Ci siamo intesi? Lava dell’Etna, eh!

Elettra sogna altre cose oltre l’Est (la montagna, l’Etna, ecc) anche se è proprio l’Est il suo sogno più grande, come dice parlando. E’ ambientata a Catania, la fic, tanto per comodità XD E nella mia stanza, se devo dire la verità: infatti ho una finestra da dove vedi il cielo e i palazzi e accanto ho la terrazza, alle volte guardo l’alba sorgere (peraltro, il sole e la luna sorgono ad Est xD). E’ una fic semi-autobiografica; il mio desiderio più grande non è questo, ma ho preso molti spunti da me stessa.

Jipangu e Sol Levante sono dei nomi del Giappone, il vulcano Fuji viene definito lineare perché ha un profilo diritto, mentre l’Etna ha vari monticelli, sale-scende-sale, ha un profilo frastagliato insomma u_ù. Ramen, sushi, onigiri e tempura sono cibi giapp, per chi non lo sapesse. Gaijin vuol dire "persona estranea, straniero".

 

Ringrazio Chiara per la recensione che mi ha fatto traboccare il cuoricino. Non sai com’è bello sentirsi dire che le proprie parole si infilano negli occhi e sotto le vene <3. Ti adoro.

Ultima cosa: questa fic partecipa al contest 100 Prompts indetto dal Fanfiction Contest ~ Collection of Starlight.

Arrivederci, !

 

   
 
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