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Autore: Elsinor    21/12/2016    5 recensioni
La vita non ti sorride quando sei un Magonò, e il giovane e irriverente Silas lo sa bene, tra Burrobirre, lavori ingrati ed elfi domestici più ricchi di te. Ma se sei un Magonò e ti ritrovi con il soffio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sul collo?
È ora di scoprire cosa si può fare senza magia e cosa si può fare con, cosa si può fare da soli e cosa si può fare insieme a qualcuno, specie se quel qualcuno è un mago brillante e vanitoso come Alec Kingsman.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Egon Hoffmann si raddrizzò improvvisamente ed estrasse la bacchetta.
«Scusami, non ti ho chiesto di accomodarti.» fece apparire dal nulla una sedia di vimini intrecciato con un cuscino sopra, di fronte alla scrivania e accanto ad Alec.
Alanna si sedette tutta dritta, come se lo schienale di vimini fosse una corona. Per raggiungere la sedia scavalcò senza batter ciglio i piedi di Chip.
Non potevo più farmi schermo con quella streghetta impalata, così mentre si muoveva mi spostai anch'io, di lato, contro la libreria sulla parete a destra. Ero anche alla destra di Alec, per la cronaca. Mi chiesi se dovessi tentare di prendergli la valigetta, o aprirla, ma non sentivo fosse il momento di agire. Alec voltò appena la testa nella mia direzione, ma non posò gli occhi su di me né su niente in particolare. Solo guardando il suo profilo riuscivo a vedere le rotelle girargli a mille nel cervello. Le ossa della mascella erano tese sotto la pelle.
Egon stava guardando Alanna e il signor Lloyd sulle sue spalle.
«È una creatura affascinante. Ora che ci penso...Alec,» si rivolse a lui «non hai più il tuo topo? Com'era il nome...Ratkins?»
«Un ratto, non un topo» lo corresse cortesemente Alec «e Ratkins è morto anni fa. I ratti tendono a farlo. La feccia, purtroppo, no.» il sorriso non gli vacillò di un millimetro. Neanche quello di Egon, che comunque lo fissava dritto negli occhi.
«Ti rispetto, Alec. Lo so che non mi credi, ma è vero. Tu sei sempre stato coerente con la tua indisciplina...la tua ostinazione...la tua arroganza. Era quello che mi piaceva di te.» sorrise con più calore «E tuttora ti preferisco a chi ha voltato le spalle ai vecchi ideali appena il vento è cambiato. Alanna, hai notato quella piccola asperità del pavimento?» accennò a Chip sotto la tovaglia «Quello era uno dei Battitori della squadra di Corvonero. Ad Alec non è mai piaciuto il Quidditch, a te piace ancora?»
«Molto.» rispose pigramente Alanna.
«Avrai certamente letto di quell'assurda baraonda alla Coppa del Mondo di Quidditch. È stato il primo segno che avrei dovuto tornare...qui, dove un certo Signore Oscuro riscriverà daccapo la sua storia.»
Se qualcuno avesse guardato la libreria a destra, avrebbe visto le costole dei libri rabbrividire. Ascoltavo, e nel frattempo pensavo: alla bacchetta del Mangiamorte (Malfoy?) potevo dire addio, ma era rimasta la sfera. Non che ora servisse a molto...e la bacchetta di Alec, e probabilmente anche quella di Chip. Più utili.
Le aveva tutte addosso Egon? Buttarglisi addosso e frugargli le tasche era un suicidio, aveva la sua bacchetta in mano e aveva dimostrato ampiamente di essere pronto di riflessi. Ma soprattutto, l'istinto (sempre lui) mi diceva che non erano lì. E se invece le avesse chiuse insieme alla sfera? Magari nel cassetto che avevo sentito aprirsi nello Specchio Gemello...sulla scrivania.
«Cosa è rimasto dei vecchi Mangiamorte?» proseguì Egon, rigirandosi tra le dita la bacchetta. Parlava compito come se stesse tenendo una lezione a beneficio di due studenti, solo una punta di amarezza nella voce «Pagliacci che giocano a punzecchiare Babbani, che confondono il Marchio Nero in cielo con l'insegna di una squadra di Quidditch. Mangiamorte che temono il ritorno del Signore Oscuro, fedeli che marciscono ad Azkaban o in esilio. Mio padre è un debole, Karkaroff un infame, Malfoy un utile idiota, Avery, Nott, tutti gli altri...dei codardi. Persone come te, Alec,» alzò lo sguardo per sorridergli «sono fedeli a loro stesse e hanno un coraggio commisurato all'ambizione. Sanno rinunciare alle comodità e capiscono cosa conta davvero. Potremmo essere noi la nuova generazione, quando il Signore Oscuro sorgerà di nuovo.»
Nel frattempo ero scivolato di lato per sbirciare dietro la scrivania. Le esclamazioni di stupore e fastidio rispettivamente di Alanna e Alec coprirono quello che io udii chiaramente come un cigolio di legno. Come avevo intuito, c'erano due cassetti sopra il vano dietro la scrivania, entrambi chiusi, con maniglie di ferro. Una delle due mi sembrava più grassa rispetto all'altra, e un po' deformata. Il cassetto si scuoteva e faceva dei minuscoli scatti in avanti...cercava di aprirsi.
«Cosa ti fa pensare che si avvicini il Suo ritorno?» chiese Alanna. Sembrava colpita.
«Forse Lucius Malfoy sta ricomprando da suo padre tutta la cianfrusaglia di cui si è sbarazzato per scampare alle ispezioni del Ministero.» suggerì brusco Alec, senza sembrare colpito «Be', Egon, se puoi darmi la data approssimativa del Suo ritorno farò del mio meglio per tenere l'agenda libera.»
«Ci ho pensato io a toglierti un po' di impegni inutili» replicò Egon sorridendo «e mi dispiace, ma neanche stavolta hai indovinato. Dappertutto i Mangiamorte stanno vedendo il Marchio farsi sempre più netto sulla pelle. La voce è arrivata fino a Leipzig: per fortuna abbiamo mantenuto i vecchi contatti. Solo uno stupido non capirebbe che è un segno...e manca poco. Tieni l'agenda libera.»
Alec giocherellava con la tazza da tè ormai vuota. Mi risvegliò il ricordo di quel che pareva un secolo prima, quando eravamo seduti al pub vicino al Ministero e lo guardavo rigirare il boccale di Idromele.
«Questi impegni inutili hanno un nome?» chiese a bruciapelo.
«Sì, ma era talmente inutile che l'ho scordato.»
«Sei un cane bastardo,» scattò Alec, senza alzare lo sguardo «sei la feccia della feccia. Credi che penda dalle tue labbra come se avessi ancora quattordici anni? Ma per favore. Entrerei al servizio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato anche subito, a condizione che ti ammazzi.»
Egon alzò le spalle: «Vedi, i tuoi sentimenti per me sono forti come dodici anni fa, hanno solo cambiato un po' colore.» fece un passo avanti, staccandosi dalla scrivania, e si chinò al livello degli occhi di Alec «Compiacersi di essere amati è una debolezza: te ne sarai accorto, ora che soffri perdendo quel patetico Magonò. A me non interessa se mi ami o mi odi. Sono entrato nel tuo cuore, e di me non ti libererai mai.»
Avevo smesso di osservare il cassetto, tutti i miei pensieri ruotavano attorno a trovare qualcosa di pesante da spaccargli sulla nuca. Un altro scricchiolio di legno attirò di nuovo la mia attenzione, e Alec iniziò a parlare nello stesso momento.
«Come hai fatto a mettere il veleno?»
Alanna stava ignorando il faccia a faccia tra il fratello ed Egon e perlustrava la stanza di sottecchi, cercandomi. Il signor Lloyd aveva i piccoli occhi tondi già puntati su di me, il torso squamoso sollevato sulle zampe anteriori e la gola palpitante.
Egon aveva le mani sui braccioli della poltrona di Alec.
«È stata Dingel, non io. Non so se lo sai, ma gli elfi possono Materializzarsi pressoché ovunque, a dispetto di tutte le nostre protezioni. E sanno farsi notare poco, è il loro lavoro. La diversità di approccio con la magia delle creature inferiori può rivelarsi estremamente utile, per quanto sia ritenuto un oggetto di studio indegno.»
«Per te non è indegno niente, sì, mi ricordo. Quanta fatica per liberarmi un po' l'agenda...»
«Non proprio, è stato più difficile fare ammettere a quella persona di aver perso la bacchetta contro un elfo domestico e un ragazzo. Non è stata una bella sorpresa, quando sono apparso nella sfera. Per fortuna è un congegno di mio padre e permette di far arrivare dei piccoli incantesimi a chi la sorregge, così quel vecchio sgorbio mi ha detto quel che mi serviva sapere e ha anche fatto qualcosina che mi serviva fare. Ma quando ho scoperto di te! Dimmi ancora che non credi nel Fato.»
Intanto tra il cassetto e il bordo della scrivania si era aperta una fessura buia che continuava ad allargarsi a piccoli strattoni mentre la guardavo. Cominciavo a credere, se non nel Fato, nell'avere un qualche potere "diverso". Forse ero un ibrido di elfo domestico.
«Perdi tempo» intervenne Alanna in tono piatto, rivolgendosi a Egon «non crede in nulla, neanche nelle Holyhead Harpies. Non può risalire dalla fogna in cui è sceso. Si è fatto quel piccolo Magonò per dare un altro schiaffo al suo sangue e mandare a puttane il suo orgoglio di mago.»
«Già, qualcuna qui è esperta, di puttane.» replicò velenoso Alec, lanciandole un'occhiata di traverso.
Non era solo la maniglia ad apparire deformata, ma anche il cassetto. Sembrava ci fosse un grosso rigonfiamento a forma di goccia sopra, come un lumacone trasparente. Non ebbi tempo di spremermici oltre le meningi perché il cassetto emise uno schianto e un tonfo e si spalancò.
Fu abbastanza da farsi udire da Alanna, Alec, Egon e signor Lloyd. Si zittirono tutti ed Egon fece per voltarsi.



















Angolo dell'autrice: ed ecco svelati un altro po' di misteri! Siete confusi e felici o confusi e basta? Non temete, ci sarà tempo per qualche spiegazione in più. Tra amore e odio (sarà vero amore o vero odio?) Alec sembra chiuso all'angolo e Silas e il cassetto se la stanno per vedere brutta! Commentate esprimendo il vostro amore o il vostro odio e aspettate il prossimo capitolo per vedere se la fortuna continuerà ad assistere Silas!
   
 
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