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Autore: _Trixie_    22/12/2016    7 recensioni
Un capitolo al giorno, dal primo al venticinque dicembre, su Emma e Regina alle prese con il Natale. Anzi, con un doppio Natale: quello presente, nei giorni dispari, e quello passato, nei giorni pari.
(I capitoli saranno molto, molto brevi).
Buona lettura e buon Natale.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dicembre, 22
- un anno prima - 
 
 
 
 
 
And let me meet a girl one day
That wants to spread some love this way
We can let our souls run free
And she can open some happiness with me.
-  Shake up Christmas, The Train
 
 
 

Regina indossava un abito rosso, lungo, con la gonna a sirena e uno spacco laterale che per poco non aveva provocato l’asfissia per meraviglia nella signorina Swan, quando l’aveva vista uscire dalla porta del numero 108 di Mifflin Street. Ormai erano passate ore, e la festa organizzata da sua madre procedeva a gonfie vele, ma Emma non si era ancora ripresa.
Regina non faceva che ripeterle di smetterla di guardarla e di prestare attenzione a chi le parlava, ma Emma non riusciva a farlo. E non riusciva a farlo perché non voleva.
Il sindaco si sistemò la stola bianca sulle spalle, lasciate scoperte dal vestito, guardandosi intono. Per l’occasione, Snow aveva affittato una delle sale del municipio e l’aveva addobbata personalmente a giudicare dai dettagli kitsch e dall’eccesso di brillantini che davano la nausea a Regina.
Sembrava che tutti si divertissero, forse anche grazie all’abbondanza di vino e spumante che veniva servito, ma soprattutto era Regina a divertirsi, al braccio di Emma, destreggiandosi tra una conversazione e l’altra e rubando per dispetto gli stuzzichini dal piatto che lo sceriffo riempiva con regolarità al buffet.
Emma avrebbe fatto passare a chiunque la voglia di rubarle del cibo, ma si trattava di Regina. E poi accadeva così di rado che il sindaco mangiasse con le mani che Emma era in ogni caso troppo affascinata dalle labbra di Regia che si chiudevano così vicine alle sue dita per protestare,
«Hai freddo?» domandò Emma, mettendo una mano sulla bassa schiena di Regina.
«Un po’» rispose il sindaco.
«Dovremmo ballare» suggerì Emma, accennando alla pista da ballo.
«Cosa? No!»
«Perché no? Andiamo, Regina» insistette Emma, con un sorriso, mettendo entrambe le mani intorno ai fianchi del sindaco.
Fu con un movimento familiare, intimo, consueto che Regina appoggiò le proprie mani all’altezza delle clavicole dello sceriffo, scuotendo la testa.
«Lo so che vuoi ballare con me» continuò Emma, mordendosi il labbro. «Vuoi fare tutto con me».
Regina alzò gli occhi al cielo. «Sei impossibile, Emma».
«Ma ho ragione».
«Andiamo a ballare» rispose il sindaco, allontanandosi appena da Emma e prendendole una mano per trascinarla verso la pista da ballo.
«Ammetterai mai che ho ragione?» le domandò Emma, quando si trovarono in mezzo alle altre coppie che ballavano.
Regina si strinse le spalle, non rispose. Circondò il collo di Emma con le braccia, facendo aderire il proprio corpo a quella della ragazza.
Emma le mise le mani sui fianchi.
«Lo so che vuoi distrarmi. E sta funzionando. Ma ho comunque ragione».
 
 
***
 
 
Regina osservava Emma dal lato della pista.
I movimenti della ragazza erano scoordinati e impacciati mentre, tra Henry e il piccolo Neal, si esibiva nei passi di quel ridicolo ballo di gruppo.
Emma colse lo sguardo del sindaco, le fece l’occhiolino e poi le mandò un bacio nell’aria.
Regina stirò le labbra, arrossì. Bevve un sorso del suo champagne.
Emma mise il broncio e il sindaco le rivolse uno sguardo interrogativo.
«Devi prenderlo» mimò Emma con le labbra.
Regina alzò gli occhi al cielo, ma allungò comunque il braccio e afferrò, nell’aria, il bacio che Emma le aveva mandato.
Il viso della ragazza si illuminò all’istante.
E Regina fu all’improvviso consapevole della piccola scatoletta che aveva nella borsa.
Sì, era la scelta giusta.
 
 
***
 
 
Emma abbandonò la pista da ballo.
Era accaldata, una ciocca ribelle di capelli era sfuggita alla treccia che il sindaco le aveva fatto prima di uscire, ma rimaneva splendida.
Bevve un sorso di champagne dal bicchiere di Regina e il sindaco la lasciò fare.
Quando la ragazza tornò a guardarla, aveva una piccola scatoletta di velluto rosse tra le mani.
L’espressione indecifrabile, Emma spostò gli occhi in quelli di Regina, che sorrise.
«Cosa è?» domandò lo sceriffo, circospetta.
«Una piccola scatola, Emma».
La ragazza guardò il sindaco, seccata.
«Il mio regalo di Natale» concesse Regina, con un sospiro.
«Ah».
«Prendila».
Emma, con mani tramanti, la prese.
E la guardò.
«Puoi… aprirla» suggerì il sindaco, riprendendosi il bicchiere di champagne che la ragazza le aveva rubato poco prima, in modo che avesse entrambe le mani libere per poter aprire la scatolina.
Emma, il volto pallido, fece come Regina le aveva chiesto.
Quando vide ciò che vi era all’interno, le sue spalle si rilassarono per un momento solo, prima che Emma scuotesse la testa.
«No» soffiò lo sceriffo, prima di richiudere la scatola e restituirla a Regina.
E poi Emma si allontanò, a passo veloce, verso l’uscita.
E quella scatola, tra le mani di Regina, divenne improvvisamente così pesante che le servì ogni goccia di forza che aveva in corpo per non farla cadere, sacrificando tuttavia il bicchiere di champagne, che le scivolò dalle dita, come Emma, frantumandosi ai suoi piedi in mille pezzi. 
   
 
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