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Autore: aire93    22/12/2016    4 recensioni
Il ritorno da New York porta Derek Hale in una Beacon Hills troppo diversa ma sempre uguale. Derek, che cerca disperatamente un coinquilino, non sa che il palazzo di sua proprietà in pochissimo tempo sarà letteralmente invaso da quel passato dal quale tentava di scappare. Al principio, però, nemmeno la presenza costante di una ragazza chiacchierona (con il bonus di un tenerissimo chihuahua) riuscirà a smuovere il giovane Hale.
E poi c’è Stiles, che ormai ha smesso di essere tutto arti troppo lunghi e parlantina (caratteristica che ha ceduto a Kira) per diventare il tipico ragazzo attraente; un ragazzo attraente che Derek non può ignorare.
Storia di aire93
Fan Art di Coffegirl_Alex
FanMix di Eloriee
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Kira Yukimura, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno ed eccomi con uno dei capitoli più dolci di questa fic! Forse quello giusto per il destino di Stiles e Derek... chissà...
Stay tuned, e ci vediamo domani, con l'ultimo capitolo prima dell'epilogo finale! =) Commentate se vi piace la fic! =)

Kira e Scott, così come Lydia e Jordan, si erano appartati e avevano deciso di sbaciucchiarsi come una melensissima coppietta da film romantico di serie c.
La cosa peggiore era che la playlist della serata era composta solo da disgustose canzoni romantiche degli anni ’90, che Derek aveva sempre evitato in tutti i modi di ascoltare. Perciò ora stava insultando mentalmente e in qualsiasi maniera possibile la festa alla quale si era ritrovato a partecipare. E nel frattempo stava provando a nascondere la frustrazione causatagli dal comportamento di Stiles, che lo stava snobbando del tutto e pareva preferirgli Tako. Tako dal canto suo, incredibile ma vero, si stava lasciando coccolare beatamente. Derek osservò la sua espressione di goduria – occhi chiusi e lingua di fuori – e si rese conto che in quel momento stava invidiando un cane.
Forse sarebbe stato meglio abbandonare “la festa dello sbaciucchiamento”, tanto lui non avrebbe mai fatto parte della categoria “piccioncini felici”.

«Ragazzi buon divertimento, vado a dormire…» sbottò a voce alta, tentando di sovrastare la musica e incamminandosi diretto in camera sua. Nessuno rispose al suo saluto, segno che nessuno lo stava ascoltando.
Derek si allontanò con il rumore dei baci che gli risuonavano nelle orecchie un po’ come quello di quelle ventose disgustose che ogni volta che uno provava ad appiccicarle sul muro si staccavano immancabilmente.

«Sono soltanto le dieci…» fece notare Stiles, che in un batter d’occhio aveva lasciato Tako, lasciandolo solo e un po’ deluso dall’improvvisa mancanza di coccole, per accorrere accanto a Derek.

«E quindi? Durante le feste si festeggia, non ci si apparta in un angolo, uccidendo tutto il divertimento, o sbaglio?» disse Derek con tono piuttosto frustrato e lanciò un occhiata eloquente verso le due coppiette intente a pomiciare.

«Beh, se chiedi a loro, ti risponderanno che il loro divertimento è questo. Potremmo imitarli, tu cosa dici?» tentò Stiles e abbozzò un mezzo sorriso che sciolse completamente lo stomaco di Derek. Era impossibile resistergli.

«Uhm…»

«Ok va bene, basta così! Io direi che è il momento di giocare a qualcosa, magari “Hai mai fatto”, o “Obbligo o verità”, che ne dite? I nostri ragazzi si stanno annoiando» disse Lydia tutto a un tratto, scrutando Stiles e Derek come se pensasse che erano tardi di comprendonio.

«Facciamo Obbligo o verità!» decise Scott che si stava già sedendo per terra contro il divano, abbracciato a Kira. A quel punto tutti quanti, non senza qualche sbuffo da parte di Derek che brontolava sul fatto che avrebbe preferito dormire, si sedettero in cerchio per terra. Lydia intanto aveva già estratto il cellulare.

«Uhm, dobbiamo inserire i nomi dei partecipanti nell’applicazione, et voilà, il gioco è fatto.»

Lydia attese un paio di secondi, mordicchiandosi le labbra per ingannare l’attesa, finchè…

«Scott, inizi tu: obbligo o verità?» chiese, con voce seducente, mentre Jordan si alzava e andava ad abbassare il volume della musica.

Scott ci pensò su, prima di esclamare: «Ok, ci provo. Obbligo.»

Lydia sorrise, aspettando il verdetto dell’applicazione. Quando apparve, sul suo volto si dipinse una smorfietta tenera, che Jordan non poté resistere dal baciare.

«Devi cantare la tua canzone preferita. E’ una prova troppo facile, non vale!»

Scott sorrise e iniziò a intonare una vecchia canzone pop-punk degli anni novanta, con voce abbastanza intonata. Dopo che ebbe persino finto di suonare la chitarra, Lydia fermò la sua performance.

«Va bene, va bene, andiamo avanti…oh tocca a me! Verità: se potessi scegliere, in quale paese del mondo vorresti vivere? Uhm, Singapore, credo. Potrei fare un sacco di shopping! Ma passiamo oltre… uh, Derek, tocca a te!»

Derek alzò lo sguardo e sentendosi chiamato in causa all’improvviso si scoprì decisamente terrorizzato.

«Oh, ma guarda, posso alzare il livello di malizia! Santo cielo, uno era troppo poco. Facciamo livello tre, e poi vedremo se ci serve qualcosa di più. Allora caro Hale, obbligo o verità?» chiese Lydia, divertita.

«Verità» borbottò Derek, già pronto al peggio.

«Ok, allora, da uno a dieci, quanto ti reputi piacente?» domandò Lydia, curiosa.

Derek tentò di pensarci un paio di secondi, anche se non sapeva esattamente cosa rispondere. Si rendeva conto di essere un ragazzo attraente, ma non era per nulla il tipo da vantarsene.

«Decido io: dodici. E alza il livello di malizia, Lydia, che qui vogliamo il bollino rosso!» ridacchiò Stiles, posando una mano sulla spalla di Derek che, però, rimase immobile.

«Dodici non è compreso tra uno e dieci…» ribatté Derek, con le punte delle orecchie che si andavano colorando di una strana sfumatura rossastra.

«Lo so, ma è un dodici, fidati…»

«Andiamo avanti. Kira, obbligo: fai il solletico a Stiles finchè non ride…» li interruppe Lydia, piuttosto sgarbatamente, mentre l’amica si buttava letteralmente addosso a Stiles, cercando tutti i suoi punti deboli per riuscire a farlo ridere.

Subito dopo toccò a Stiles. Dovette ballare un lento con Kira, sotto lo sguardo frustrato di Derek e quello un po’ invidioso di Scott.

Derek fu anche costretto a sorbirsi la descrizioni minuziose della notte più romantica di Jordan, che risultò essere proprio la sveltina con Stiles di qualche tempo prima. Quella che Stiles stesso aveva già raccontato. Più che “Obbligo o verità” il gioco pareva essere diventato “Tortura Derek il più possibile”.
Non c’era verso che lui riuscisse a divertirsi. Gli fu impossibile perfino quando Lydia dovette urlare “più grande è meglio” per tre volte – fissando languidamente Jordan, o quando Parrish, a causa di un obbligo si levò la maglietta.
Il gioco continuò per oltre mezz’ora, e Derek dovette sorbirsi gare di lap dance, chiamate divertenti agli ex fidanzati e una dimostrazione sulle posizioni del Kamasutra gentilmente offerta da Lydia e Jordan. Finchè…

«Ultima prova: Stiles, bevi una birra sale e limone. Il sale leccalo dallo stomaco di Derek…» ordinò Lydia, ridacchiando.

Derek sgranò gli occhi: Lydia stava facendo sul serio?
Nei meandri del suo cervello, Derek sapeva di aver aspettato un momento del genere sin da quando avevano iniziato a giocare, ma ora che gli stava capitando, non sapeva come sentirsi a riguardo. C’era troppa gente, e in fondo stavano solo obbedendo a una penitenza. In realtà Derek voleva qualcosa di vero e di serio.
Stiles, dal canto suo, non pareva incline a esitare ed era scattato sull’attenti per poi correre in cucina a prendere il sale.
Quando lo vide tornare agitando il contenitore tra le mani, Derek venne assalito dall’ansia. E se il pensiero di Stiles che lo toccava in quel modo gli avesse provocato qualche reazione impossibile da nascondere, specialmente davanti a tutti gli altri?
Fu più veloce di Stiles: afferrò il barattolo glielo strappò e si affrettò ad aprire una birra, , poi versò qualche granello dentro la bottiglia e gliela la porse.

«Bevitela. Devo andare in bagno, ciao.» biascicò, dileguandosi prima che qualcuno se ne facesse in tempo a fermarlo. Derek chiuse a chiave, trincerandosi dietro la porta. Persino da lì riusciva a sentire Stiles che di là in sala emetteva versi di disgusto, dato che la combinazione birra e sale non era propriamente accettabile.
Ah, Stiles sarebbe stato la sua fine, Derek ormai ne era certo.

Era mezzanotte passata, quando Derek finalmente uscì dal bagno in cui si era rinchiuso per evitare di partecipare a quel gioco malefico che invece agli altri sembrava piacere tanto. Già che c’era aveva ripulito la stanza da cima a fondo, giusto per avere una scusa per non tornare dagli altri.
La musica era spenta ormai, la sala immersa in un silenzio rotto solo da sospiri beati, provenienti dal divano. Derek si avvicinò e vide che Jordan e Lydia – abbracciati e ormai completamente persi nel mondo dei sogni – occupavano una delle due penisole del divano, mentre Scott e Kira russavano, rannicchiati in una posizione abbastanza scomoda contro i cuscini più duri. L’unico che non russava era Stiles, che era sveglio e batteva silenziosamente il piede contro un cuscino, a ritmo di una musica tutta sua.
Derek fece finta non aver notato il posto libero accanto a lui e preferì dirigersi verso la propria camera, per raccogliere un paio di coperte da posare sui ragazzi ormai addormentati. Un sussurro improvviso lo fece sobbalzare e fermare prima di lasciare il salotto.

«Non ho la minima idea di come posso vestirmi per Halloween.»

Stiles si illuminò a faccia con la torcia del cellulare, puntato verso Derek uno sguardo furbetto.

«Idiota, manca un secolo ad Halloween, quasi cinque mesi. Non sarai come quelli che appena terminate le vacanze pasquali iniziano a interrogarsi sul capodanno, vero?»

Stiles sorrise leggermente, e il cuore di Derek saltò un battito. Era evidente che Stiles era consapevole di che potere aveva su di lui e soprattutto che era conscio del fatto che moriva dalla voglia di occupare quell’unico spazio libero rimasto sul divano. «Era un modo per fare conversazione»

«Stanno dormendo tutti, non c’è motivo di fare conversazione. Buonanotte.»

«Allora puoi dormire con me» buttò lì Stiles, posando una mano sul cuscino, «non vorrai mica comportarti da asociale quando tutti i tuoi amici sono qui? E’ maleducazione!»

«I miei amici dormono» borbottò Derek, anche se ormai si era avvicinato fin troppo.
Il cuore non smetteva di martellargli nel petto e avvertiva qualcosa di strano, che lo inibiva completamente. Cercò di scacciare quella sensazione, ma riuscirci stava diventando sempre più difficile. Maledizione, era notte e tutti attorno a lui dormivano. Poteva benissimo cedere ed essere felice solo per una volta. Ma Derek aveva era convinto di essere una specie di repellente speciale contro la felicità, e quindi decise di occupare il posto che gli veniva offerto, sì, però senza sfiorare Stiles nemmeno per sbaglio. Presto gli sarebbero venuti i crampi ai muscoli, per quanto si stava trattenendo dal toccarlo o anche solo di avvicinarsi un centimetrò in più.
Stiles doveva aveva capito perché decise di dargli le spalle e spense il cellulare.
La posizione rialzata contro il cuscino a cui era costretto non era un granché comoda, ma Derek strinse i denti e se la fece bastare.

Quando Derek aprì gli occhi venne colpito dall’odore di shampoo da uomo.
I capelli di un altro ragazzo gli solleticavano la guancia e lui, ancora intontito dai fumi del sonno li annusò, e passò perfino una mano tra le ciocche. Solo qualche secondo dopo si rese conto che qualcuno si era abbarbicato a lui come un bradipo su un ramo, stringendolo con dolcezza e con vigore allo stesso tempo. Un cuore stava battendo regolarmente contro il suo, un volto era premuto contro il suo collo, solleticandolo a ogni respiro. Nel cominciare a muoversi, Derek si accorse che la gamba dell’altro ragazzo era appoggiata esattamente sopra la sua coscia. E quel ragazzo era Stiles.
Lui e Stiles erano abbracciati come se la notte avesse rivelato la verità dei loro sentimenti reciproci, come se l’inconscio avesse avuto finalmente campo libero, non più frenato dalle loro inibizioni. Inibizioni che tornarono a investire Derek da un secondo all’altro. Folgorato Derek si alzò di scatto e scappò verso il bagno che, però, era occupato da Kira.

«Gli altri sono già andati via. Nessuno ha avuto il coraggio di svegliarti, stavi dormendo così bene…» spiegò lei, con una pazienza ed una comprensione che Derek non le aveva mai visto usare prima.

«Dovevate invece» sbottò in risposta. Aveva la testa piuttosto dolorante, come succedeva sempre quando dormiva troppo. Eppure, nonostante quel fastidio e l’idea che il resto del gruppo lo avesse visto abbracciato a Stiles, quella notte era stata ristoratrice. Derek non aveva mai dormito così bene, soprattutto – e si vergognò un po’ per quello – non con qualcuno accanto.
La porta sbatté con vigore, facendo sobbalzare sia lui che Kira, e lei gli lanciò uno sguardo piuttosto comprensibile.

«Hai la mattina libera. Passa del tempo con lui. In fondo è quello che vuoi, no? Non privarti della felicità per motivi che non riesco a capire. Cos’è vuoi fare l’eroe, il martire o fungere da vittima sacrificale per via del passato? Sai cosa penso?»
Kira guardò Derek con un’intensità tale che lui si sentì per la prima volta in soggezione nei suoi confronti.

«Penso che la tua famiglia sarebbe stata felice di sapere che frequenti Stiles. Chiedilo a Cora, se proprio vuoi una conferma! E’ palese che Stiles è la persona che può donarti la felicità che cerchi!»

Kira terminò in quel modo uno dei discorsi più sensati che Derek le avesse mai sentito fare e poi si voltò per uscire dal bagno.

«Non lasciartelo scappare, Derek.»

Quando Derek lo raggiunse, Stiles era seduto in uno dei bar situati accanto al palazzo in cui tutti loro vivevano. Stava sorseggiando un caffè macchiato da un bicchiere di carta, e aveva una ciambella glassata nell’altra mano.
Derek lo osservò per un attimo prima di piombare su di lui e sul tavolino e sedersi nemmeno che il posto accanto a Stiles fosse suo di diritto.

«Ehi! Mi grazi della tua presenza? Cos’è devo segnare questo giorno sul calendario?» rimarcò Stiles sarcastico, fissando il bordo del bicchiere come se quello gli stesse suggerendo le parole da dire.

«No. Volevo passare un po’ di tempo in tua compagnia. Me ne sono privato fin troppo a lungo» ammise Derek. La confessione sembrò colpire Stiles, perché le sue pupille si allargarono di qualche millimetro, come succedeva sempre quando Derek era nei paraggi

«Uh, non mi aspettavo che fossi così diretto, proprio tu, dato che di solito per cavarti qualche parola di bocca bisogna usare una trivella. Credevo che la presenza di Kira forse alla lunga avrebbe potuto cambiarti un po’, ma a quanto pare sei impermeabile ai cambiamenti e alle presenze invadenti.»

«No. Infatti mi sto sforzando per essere così onesto.» Derek non pensava di essere mai stato più vulnerabile di così, eppure aveva la percezione che, se si fosse rivelato a lui per quello che realmente era, ovvero solo qualcuno che aveva bisogno di essere amato, Stiles non l’avrebbe ferito. Riporre tanta fiducia in un’unica persona per Derek era sempre stato impensabile, ma adesso doveva provarci, perché Stiles gli piaceva davvero tanto e gli ispirava fiducia. In più ormai aveva il tempo contato, dato che Stiles si stava stancando di quel suo tira e molla. Derek doveva darsi una regolata e capire cosa voleva dalla vita, soprattutto perché non intendeva rendersi ridicolo fino al punto di perdere il ragazzo a cui teneva.

«Scusa cosa?» Stiles aveva sgranato gli occhi ed era rimasto immobile, la ciambella ancora sospesa a pochi centimetri dalla bocca.

Derek ci mise qualche secondo a registrare il fatto di aver appena espresso a voce alta quell’ultimo pensiero che invece credeva di aver tenuto ben nascosto nei meandri del suo cervello.

«Quindi io ti piaccio? E lo ammetti alle dieci del mattino davanti a un semplicissimo caffè? Davvero Derek, sei stato maledettamente banale!»

Stiles sbuffò, poi parve rendersi conto che forse doveva andarci cauto. In fondo doveva aver capito che Derek era una persona che aveva terribili difficoltà a essere sincero, e la sua rivelazione era stata causata proprio dal fatto non ne poteva più di nascondere ciò che provava. E infatti Stiles sembrò incline a rimediare all’istante.
«Senti, ti va di vedere un film insieme? Scegli tu. E non preoccuparti, deve essere una serata tranquilla e rilassante. Non c’è nemmeno bisogno di parlare, però almeno staremo insieme. Ti va?»

La proposta di Stiles era decisamente allettante e fu per quello che Derek la accettò.

In realtà Derek stava capendo poco o nulla del film a tematica ambientalista che lui e Stiles erano andati a vedere. La colpa poteva essere attribuita alla presenza di Stiles, che aveva deciso di restare per tutto il tempo voltato verso di lui, tanto per farlo stare tranquillo, chiaramente. Derek continuava ad analizzare ogni suo minimo movimento, sobbalzando ogni volta che Stiles aveva cambiato posizione, sperando che le loro braccia sfiorassero, e nello stesso tempo trattenendosi perché non voleva rischiare un contatto. Si sentiva così confuso che non si accorse per nulla dell’interruzione del film e, quando le luci si riaccesero per i cinque minuti di intervallo, si guardò attorno stranito.

Stiles si voltò verso di lui, sorridendogli appena. Quella sera aveva flirtato molto meno del solito, forse perché aveva capito che, nonostante il loro fosse palesemente un appuntamento tra due persone che si piacevano, Derek non si sentiva ancora a proprio agio.
Dato che ne andava ghiotto Derek al principio aveva deciso di prendere il barattolo di popcorn nel formato più grande e Stiles si era limitato a rubarne un paio, ogni tanto.
Puntualmente l’aveva fatto nei momento in cui anche Derek ne aveva afferrato una manciata, così da fare in modo che le loro dita si sfiorassero. Ogni volta che era successo Derek si era ritratto, come colpito da una scossa elettrica.
Morale della favola? Del film Derek non aveva capito un bel niente.

_

Fuori dal cinema l’aria era tiepida, segno che la primavera era ormai arrivata, e aveva conquistato l’aria e preso possesso dell’intera vegetazione, riempiendo i giardini pubblici di una miriadi di fiori colorati.
A inizio serata, per andare a vedere il film, Derek e Stiles avevano deciso di usare la macchina di Stiles. Ossia una Jeep color puffo che sembrava teletrasportata nel presente direttamente dagli anni ’80 ed era pure priva di radio o di impianto stereo. Perciò il silenzio la fece da padrone nel viaggio di ritorno verso casa. Niente musica o chiacchiere. Sia Derek che Stiles non aprirono bocca.
Derek fu sorpreso dalla calma controllata che Stiles, senza sembrare mai il solito ammasso di agitazione, aveva mostrato durante tutta la serata. Tutto sommato il loro non era stato un appuntamento romantico fino in fondo, ma Derek aveva lo stesso apprezzato il tempo trascorso in compagnia di uno Stiles, per una volta più propenso alla tranquillità e al tacere di quanto non fosse di solito. La strada verso casa scorse serenamente, finché il profilo del palazzo dove abitavano si stagliò davanti a loro, fin troppo presto rispetto a quanto entrambi avrebbero desiderato.
I due ragazzi scesero dalla Jeep con fare nervoso. Evidentemente tutti e due erano tesi al pensiero di quali fossero i gesti giusti da compiere ora che la fine dell’appuntamento si stava profilando e recava con sé un senso di aspettativa praticamente palpabile.

Stiles si fermò davanti al portone, in attesa di Derek.

«Visto? Non hai dovuto parlare troppo, quindi direi che per te come primo appuntamento è andato alla grande.» disse, sorridendogli.

«Primo?»

«Sì. A meno che tu non voglia fermarti qui. Anche se non abbiamo quasi aperto bocca, siamo stati insieme e a me basta, per ora. Non voglio forzarti a fare cose che non vuoi Derek e sono mesi che te lo dico. Però voglio comunque passare più tempo possibile da solo con te. E so che lo vuoi anche tu»
Stiles alzò lo sguardo su di lui e Derek si chiese quando si era fatto così vicino. Forse lui stesso aveva accorciato le distanze senza nemmeno accorgersene.
Nonostante l’aria fosse tiepida, sia lui che Stiles erano scossi da brividi; le maglie corte che mostravano la pelle d’oca sulle braccia di entrambi. Anche il loro respiro aveva accelerato, e pure di parecchio.

«Beh, buonanotte allora.»

Stavolta fu lo sguardo di Derek a cadere sulla guancia di Stiles, così vicina al suo viso, e lui si ritrovò a immaginare di chinarsi per posarvi un bacio leggero. Poteva farlo, no? In fondo lo volevano tutti e due.
Con Stiles non era come con Kate, Derek se lo ripeteva fin da quando aveva capito di provare qualcosa per lui. Stiles non era Kate, che l’aveva trasformato in una semplice preda, quando ancora era un adolescente pieno di speranze e un po’ strafottente come tutti i ragazzini. Con Stiles era al sicuro, poteva fidarsi di lui.

«Buonanotte Stiles.»

Derek guardò verso il basso, le iridi verdi intente ad ammirare le labbra di Stiles, leggermente screpolate.
Stiles rimase immobile, e Derek avvertì il suo calore. Gli posò una mano sul cuore e sentì che batteva a mille all’ora, e con l’altra gli accarezzò la guancia picchiettata di buffi nei.
Derek si fermò all’ultimo secondo. Stiles aspettava da lui un bacio sulla guancia che non sarebbe mai arrivato, perché invece Derek gli circondò il viso anche con l’altra mano, e si protese verso di lui per baciarlo, sì, ma – finalmente – sulle labbra.
Stiles sapeva di popcorn al burro.
Derek gli accarezzò appena la bocca con la sua, scegliendo di non soffermarsi troppo, o gli sarebbe esploso il cuore. Il suo fu un bacio “a farfalla”, leggero ma incisivo quanto bastava per far capire a Stiles che finalmente gli andava bene che il loro rapporto cambiasse.
Avevano entrambi gli occhi chiusi, intenti com’erano a far durare quel momento finché potevano.
Anche Stiles fece scorrere le mani nella barba di Derek e dopo qualche tentennamento rispose al bacio; un pollice a accarezzargli dolcemente la guancia e le labbra che continuavano a premere ferme e gentili contro quelle le sue, in una battaglia tale da togliere il fiato a entrambi.
Stiles fu il primo a spezzare il contatto, aprire gli occhi e constatare come una cosa semplice come un vero primo appuntamento era riuscita a produrre: lo spettacolo di due ragazzi che si baciavano all’entrata di un palazzo e lo facevano in maniera così silenziosa che il suono dei baci si mescolava con i rumori della notte, anche se i loro cuori ancora battevano con troppa forza dentro il petto, correndo ad un ritmo simile a quello di un assolo di batteria in un concerto all’aperto.

Derek si era incantato a fissare Stiles, e alla fine avvertì che, a causa della forza e dell’intensità dei loro sguardi qualcosa andava sciogliendosi nel petto di entrambi.
Stiles abbassò le mani dal suo viso con evidente riluttanza, e si allontanò da Derek che ancora lo fissava incredulo e le pupille dilatate dallo stupore.
Stiles dovette schiarirsi più volte la gola, prima riuscire a iniziare un discorso di senso compiuto.

«Buonanotte Derek. E grazie per questa serata» disse, con voce bassa e rauca e con un leggero sorriso che gli increspava il volto.

   
 
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