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Autore: WriteMary    22/12/2016    4 recensioni
Zootropolis, città varia di fauna quanto di problemi.
Una volpe e una coniglietta alle prese con i più vari casi criminali.
Nuovi personaggi, occasionali citazioni e comparse del mondo Disney.
Tutto nell'ombra di una minaccia che prepara a lasciare la sua impronta.
Genere: Azione, Comico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Judy guardò l’orologio scandire le sette e venti sul monitor del computer, scegliendo di chiudere il gioco di carte aperto per noia.
Quella mattina avrebbe voluto mettere Nick al corrente delle direttive del capitano, ma preferì lasciare che la volpe recuperasse le ore di sonno spese negli appostamenti.
Pensò di chiamarlo nel tardo pomeriggio, oppure vederlo di persona prima che iniziasse il turno assieme a Ulv.
Osservò lo schermo farsi nero allo spegnimento, notando subito in riflesso una pelliccia bianca.
Si voltò, riconoscendo Huskey a pochi passi da lei.
“Scusa, non volevo spaventarti.”
“No, no tranquillo.” Assicurò lei sorridendo.
“So che devi andare a Cage Island, ho chiesto al capitano di poterti accompagnare.”
“Oh.” Affermò sorpresa. “Grazie, ma non c’è bisogno che ti scomodi.”
“Nessun problema, devo comunque andarci per un’identificazione e poi ho pensato che la struttura sa essere alquanto dispersiva per chi non l’ha mai vista. Fidati la prima volta ho perso mezz’ora solo per capire dove fossi.”
“Ah, ok. Effettivamente mi hanno solo detto come arrivarci.”
Il lupo le sorrise, rivolgendole un piccolo cenno della zampa per invitarla a seguirlo fuori dagli uffici.
 
L’Icefield Brige, si estendeva oltre la banchisa di Thundratown, sorretto da travi d’acciaio che affondavano nelle fredde acque polari; l’intera struttura era pressoché ricoperta dal ghiaccio: modellato in suggestive sculture naturali dal vento e dalla nebbia congelata.
“Non diresti mai che questo ponte collega la città a una prigione.” Ammise Judy guardando fuori dal finestrino il contrasto tra il nero asfalto e i bianchi rivestimenti delle barriera di contenimento.
“È un bello spettacolo, anche se deve essere tenuto sotto stretto controllo, alcune delle punte di ghiaccio supererebbero il metro di lunghezza se trascurate.”
“Oltretutto è l’unica strada percorribile a piedi, giusto?”
“Se ti riferisci a un evasione stai pur certa che è meglio rubare un auto o un battello; sul ponte la notte è micidiale e se c’è brutto tempo i venti possono essere molto pericolosi.”
“Ecco. Ha appena perso tutto il suo fascino.”
“Il freddo è un lupo dalle molte zanne.” Affermò Huskey ridendo. “E lo dice chi se ne intende.”
L’auto percorse il ponte in tutti i suoi 1.300 metri, fino ad arrivare al casello di sicurezza, dove un caribù chiese scrupolosamente documenti e motivazioni.
Cage Island era un complesso carcerario, gestito dal Dipartimento di Correzione di Zootropolis, operante su tutti i 410.17 acri di terra emersa dove sorgevano ben dieci strutture di detenzione, un luogo ben visibile dalle coste, eppure così distante dalle frenesie cittadine.
“Pazzesco!” Esclamò Judy stupefatta. “Tutti i criminali della città vengono mandati qui?.”
“Ti riferisci a Bellwether?” Chiese il lupo storcendo il naso. “Qui sono detenuti criminali locali: in attesa di trasferimento, di giudizio o di cauzione; in media si scontano pene non superiori a un anno, quindi non è una prigione che detiene trasgressori che scontano pene a lungo termine. Bellwether sarà stata sicuramente incarcerata qui, ma ormai sarà stata trasferita.”
“Quindi anche Barnes subirà la stessa procedura; questo spiega la fretta del capitano.”
I due animali parcheggiarono l’auto il più vicino possibile al Cage Control Center, dove Judy percorse la gradinata d'ingresso quasi di corsa, pur di sfuggire al vento gelido che la investì appena fuori la vettura.
Gli interni erano ottimamente riscaldati, con gran sollievo della coniglietta che non si stupì nel vedere un giaguaro vestito in divisa estiva.
Questi alzò lo sguardo e salutò entusiasta il lupo che le era a fianco.
“Huskey! Brutto muso, hai finalmente deciso di passare a salutare.”
“Sono qui per lavoro Onca, non certo per godere della tua simpatia. Renditi utile e dai una zampa alla mia collega, e qui per un colloquio con un detenuto.”
“Nome e specie?” Chiese il Giaguaro accomidandosi al computer della reception.
“Dick Barnes, opossum.” Rispose Judy.
“Cerca nei marsupiali, famiglia Didelphidae.”
“Huskey, so come fare il mio lavoro.” Esclamò Onca invitando il lupo a tacere. “Ok. Vado a comunicare il vostro arrivo, datemi cinque minuti.”
“Sembri conoscere molto bene il posto.” Affermò Judy notando quanto il lupo fosse disinvolto.
“Sai, ero una guardia carceraria prima di essere riassegnato all’unità cinofila.”
“Oh, come mai?”
“Sono stato dimissionato.”Rispose secco. “Riduzione del personale, divergenze di intenti, conflitto d’interessi, non hanno mai chiarito la reale motivazione.”
“Mi dispiace, non deve essere stato piacevole.”
“All’inizio si, poi col tempo apprezzi il non dover più gestire i capricci dei detenuti.”
Il giaguaro rientrò nella stanza, comunicando alla coniglietta che l’opossum era pronto a riceverla.
“Ti accompagno alla sala colloqui, così non rischi di perderti.” Affermò Il lupo facendo strada.
Trovarono Barnes seduto a un piccolo tavolo in mezzo a tanti altri, in divisa arancione e manette strette ai polsi.
Un bue muschiato prestava sorveglianza a lato della porta, scrutando attentamente la coniglietta è il lupo entrare nella stanza con atteggiamento superiore.
“Non avevi un’identificazione?” Domandò Judy temendo che Huskey se ne fosse dimenticato.
“Si, ma non ora.” Rispose guardando l’orologio al polso. “Sarà tra venti, trenta minuti.”
L’opossum deglutì mentre i due agenti prendevano posto davanti a lui, abbassando lo sguardo come intimorito alla loro presenza.
“Barnes, lei è stato condannato all’ergastolo per Animalicidio aggravato.” Affermò Judy in tono fermo e autoritario. “Spero sia consapevole del suo imminente trasferimento in una struttura che la ospiterà per il resto della sua vita.”
Barnes restò in silenzio, rispondendo solo con lieve assenso del capo.
“Di conseguenza spero possa interessarle quello che sto per dire.”
Barnes e Huskey portarono gli occhi a Judy, come fossero impreparati a quelle parole.
“Le indagini che sono seguite dopo il suo arresto ci hanno portato a sospettare il coinvolgimento di altri animali nell’assassinio di Bentley. Vista la sua posizione sarebbe al quanto vantaggioso per lei dimostrarsi collaborativo a fronte di una possibile riduzione della pena.”
“Sta… sta dicendo che non sarei condannato a vita?”
“Il giudice potrebbe riconsiderare la sua condanna se si dimostrasse utile alle indagini, potrebbe persino concederle la libertà condizionale dopo vent’anni di reclusione."
L’opossum strinse i pugni, guardando le piccole manette che lo vincolavano alla sua situazione.
“Ha già dimostrato di voler collaborare, sapeva delle piante conservate in casa di Bentley.”
Huskey guardò l’opossum sorpreso. “Signor Barnes, se sa qualcosa può dirla liberamente, sono sicuro che i suoi famigliari sarebbero ben felici di vederla tornare a casa.”
Il detenuto si fece rigido, ritraendo i gomiti e stringendo le braccia al busto.
“Io non so niente e mentire non farebbe che peggiorare le cose.”
Judy lo guardò confusa. “Ma lei mi ha detto...”
“Ho solo rielaborato quello che già sapevo. L’ho ucciso per arricchirmi, per non essere più la sua ombra. Per il resto in molti sapevano che si portasse a casa il lavoro, sicuramente ci saranno altri che punteranno alla sua posizione o a quello che stava lavorando, io ho solo ragionato di conseguenza… speravo di… guadagnare tempo.”
“Inventando storie e ferendo un agente?”
“Credevo… di farla franca.”
“È l’unica occasione che le sarà concessa.” Affermò Huskey. “Cerchi di prendere la decisione giusta.”
“Non so nulla…”
“Lei lavorava a stretto contatto con Bentley, sicuramente sa a cosa stesse lavorando.” Affermò Judy.
“Crede che sarei arrivato a tanto se Aiden fosse stato incline alla condivisione. Mi considerava solo per assegnarmi le seccature tecniche, mentre meeting, conferenze e presentazioni aziendali erano sua esclusiva. Ha passato anni a farsi un nome mentre io ero alle sue spalle a raccogliere le briciole. Non so a cosa stesse lavorando, ne a chi possa interessare.”
"
È sicuro, stiamo parlando del suo futuro, non..."
"Non ho altro da dirvi."
Il bue muschiato si fece avanti a passo pesante, sbuffando ai due agenti per far intendere la fine del colloquio.
"Non abbiamo ancora finito." Affermò la coniglietta.
"Si invece." insistette Barnes.


Judy sospirò delusa mentre la porta dietro le sue spalle veniva chiusa.
“Non prenderla male.”Disse il lupo artico. “Forse non è lui il nodo che lega i due casi.”
“Non capisco, quando l’ho arrestato sembrava così convinto delle sue parole, ora invece…”
“Non possiamo costringerlo a parlare, è già stato condannato…”
“È proprio questo il punto.” Affermò la coniglietta tamburellando la zampa sul pavimento. “Aveva tutto da guadagnarci ma ha preferito l’ergastolo, era come se parlasse… sotto minaccia.”
“Scusa ma chi potrebbe minacciarlo in prigione, se non sbaglio non è mai stato incarcerato, non lo conosce nessuno qui dentro.”
“Non lo so, ma il capitano non esclude un possibile coinvolgimento della criminalità organizzata.”
“L’Iceberg!” Esclamò il lupo ritraendo il muso.
“Come?”
“È così che chiamiamo la criminalità organizzata a Zootropolis: sia perché opera maggiormente a Thundratown, sia perché quello che riusciamo a scoprire dei loro piani è sempre e solo la punta di qualcosa di più grande.”
“Nick è Ulv stanno piantonando un orso polare…”
“Ulv? Se quell’orso fa parte dell’Iceberg devono fare molta attenzione, sono animali con cui non conviene scherzare.”
Judy si morse il labbro in percepibile ansia. “Devo andare. Grazie per avermi accompagnato.” Affermò frettolosa.
“Di niente.” Rispose comprendendo l’agitazione. “Per rientrare in città prendi il traghetto, passa con più frequenza della navetta.”
“Si, si… grazie.”
 
Nick estese la zampa in cerca del fastidioso apparecchio che l’aveva svegliato con la sempre più odiata suoneria.
Prese il cellulare dal comodino e socchiudendo gli occhi cercò di comprendere l’ordine delle lettere apparse sullo schermo.
Lesse Coniglietta ottusa, con conseguente sospiro di rassegnazione; si distese a pancia in su e acconsentì la chiamata.
“Pronto Carotina.” Rispose sbadigliando a tutte fauci.
“Nick scusa, ti ho svegliato?”
“Da che l’hai capito: dallo sbadiglio o dal fatto che sono giorni che mi svago la notte?”
“Mi dispiace tanto, ma avevo bisogno di parlarti.”
“Oggi mi telefoni, domani mi sfondi la porta?”
“Per favore Nick è una cosa seria.”
La volpe si sedette sul letto riacquistando serietà. “È successo qualcosa?”
“Il capitano non esclude che in tutta questa faccenda possa esserci lo zampino l’Iceberg e….”
“Frena, frena Carotina, l’Iceberg non è qualcosa che l’ascia solo lo zampino, posso assicurartelo.”
“Nick… non sarai stato…”
“Sai del mio passato Judy.” Disse esprimendosi come fosse argomento scontato. “E sai cos’è successo con Mr. Big.”
“Mr. Big? Lui fa parte dell’Iceberg?”
La volpe scoppiò a ridere, lasciando affondare la testa nel cuscino. “Ecco perché non cambierò mai il nome del tuo contato.” Esclamò asciugandosi una lacrima. “Credevi che Mr. Big fosse un criminale da quattro soldi?”
“Assolutamente no, solo...”
“Lui è a capo dell’Iceberg, o meglio e ciò che ho sempre inteso.”
“Quindi non è poi così assurdo che l’orso che stai piantonando faccia parte della criminalità organizzata?”
“Dubito, visto come si muove non mi sembra molto organizzato.”
“Preferirei andare sul sicuro, cerca… di stare attento.”
“Carotina, le tue parole mi scaldano il cuore, ma sai che sono il primo a evitare i problemi.”
“lo so, lo so, solo...”
“Ma se ti fa stare tranquilla allora si.” Affermò ruotando gli occhi. “Starò attento.”
“Grazie, io cercherò di scoprire a cosa stesse lavorando Bentley, conosco qualcuno alla B.B.A. che potrebbe aiutarmi.”
La volpe si riaccomodò sotto le coperte dopo aver chiuso la telefonata, nella vana speranza di riuscire a riprendere sonno.
Si rigirò più volte, fino a soffermarsi un istante sul cellulare appena appoggiato al comodino e sebbene inizialmente fosse dubbioso lo prese e vi scrisse un messaggio che venne immediatamente inviato.
   
 
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