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Autore: benzodiazepunk    22/12/2016    1 recensioni
Frank e Gerard, due ragazzi dalle vite completamente opposte che si incontreranno, o meglio scontreranno all'improvviso, negli anni '40 del XX secolo.
Il primo in cerca di indipendenza e di un posto nel mondo, il secondo scontento della sua vita e plagiato da un padre autoritario.
Quando poi la forte stratificazione sociale, i pregiudizi e una guerra imminente si aggiungeranno ai loro problemi, il loro incontro migliorerà o meno le loro vite?
---Aggiornamento ogni mercoledì---
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QUESTA STORIA NON MI APPARTIENE MA E' STATA SCRITTA DA MCRmichi UTENTE DI WATTPAD DA CUI HO AVUTO IL CONSENSO DI PUBBLICARLA SU EFP. TUTTE LE IDEE APPARTENGONO A LEI.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SCAR'
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CAPITOLO NONO
 
 

Frank non corse dietro ulteriormente a quel Gerard. Da quando lo aveva ferito, aveva odiato a morte quel ragazzo che era in parte causa della sua rovina e in prima battuta era quindi stato freddo e scostante nei suoi confronti, non voleva più averci niente a che fare. Ma poi gli era sembrato veramente dispiaciuto per l'accaduto e gli aveva dato la possibilità di redimersi. Ovviamente sperava che gli desse dei soldi e non si era sbagliato, gli aveva dato una somma considerevole, così alta che quando l'aveva vista era rimasto scioccato. Si era sentito riconoscente nei suoi confronti, anche se questo non aveva certamente cancellato parte del suo risentimento per l'accaduto.

Era ancora arrabbiato con quel ragazzo, Gerard, o come diavolo si chiamava, ma si era reso conto di essere stato troppo duro con lui, dopo tutto gli aveva dato un mucchio di soldi. Per questo aveva cercato di risistemare le cose correndogli dietro e cercando di parlargli, ma quello sembrava aver cambiato idea e a Frank non importava un accidente.

O almeno così si sforzava di pensare.

Se aveva cambiato idea così velocemente evidentemente voleva solo mettersi la coscienza a posto pagandogli una somma di denaro, così avrebbe potuto di nuovo dormire sonni tranquilli. 
Probabilmente non era il ragazzo amichevole che voleva far pensare di essere, era certamente il solito figlio di papà che disprezzava tutto e tutti quelli che non considerava alla sua altezza.

Già, era certamente così, forse gli aveva dato i soldi solo per far sfoggio della sua condizione privilegiata, e lui non voleva l'elemosina di un ipocrita arrogante.

Pensando a queste cose, Frank si addormentò sulla panchina.

Il giorno dopo decise di recarsi in ospedale per farsi sistemare quel braccio. Gli faceva sempre più male, bruciava come non mai e la necrosi si stava espandendo sempre di più: c'erano delle lunghe diramazioni che partivano dal taglio e si allungavano verso l'esterno. Frank non aveva mai visto niente di così rivoltante ma negli ultimi giorni, durante i quali la ferita era peggiorata a vista d'occhio, non si era sentito molto combattivo, anzi. Non gli importava niente, poteva anche morire, tanto non ci sarebbe stato nessuno a piangere per lui.

Ma l'arrivo di Gerard aveva ridato  a Frank un po' di voglia di vivere. Non che avesse fatto quel granché, ma dandogli quei soldi gli aveva restituito un po' di speranza.

Frank si sforzò di ritrovare la strada che qualche tempo prima lo aveva condotto all'ospedale, ma non fu facile soprattutto perché quella sera era mezzo ubriaco. Dopo circa mezz'ora riuscì a individuare le indicazioni e finalmente giunse alla clinica.

Quando fu dentro si dovette sedere nella sala d'aspetto perché, al contrario della volta prima, c'erano altre persone che aspettavano. Frank aspettò per circa due ore prima di essere ricevuto dal dottore, che poi era lo stesso dell'altra volta.

"Si, si mi ricordo di lei. È venuto qui con un gran taglio messo proprio male, io glielo ho cucito e le ho detto di tornare per i punti... ma non ricordo che lei sia tornato. Per caso c'era un mio collega quando è venuto?" Cominciò il dottor Sandrez.

"Mh no, no. Veramente io.. io non sono tornato, dottore. Ho pensato di potermeli togliere da solo quei punti, così l'ho fatto"

"Pessima idea Signor Iero, davvero una pessima idea. Adesso mi faccia vedere" lo esortò spingendogli vicino il solito tavolino con le ruote dove farlo appoggiare.

"Già, me ne sono accorto" ribattè Frank appoggiando con cura il braccio dolorante.

"Oh porca miseria" esclamò il dottore vedendo la necrosi. Il suo sguardo sembrava rassegnato.

"Lei ha deciso di venire qui un po' troppo tardi sa? Io adesso cosa vuole che le dica? Vede queste diramazioni nere? Questa è tessuto morto, e si sta espandendo. E questo succede quando si fanno le cose male, e lei ha fatto le cose malissimo" il dottore era visibilmente arrabbiato con lui. "Ora lei rimane qui ricoverato fino a quando la situazione non sarà migliorata. E se non migliora, cosa molto probabile, sappia che sarò costretto a tentare di esportare la parte danneggiata. E nel suo caso potrebbe significare l'amputazione dell'arto, considerata l'estensione della sua ferita. Mi dispiace signore, ma è stato davvero irresponsabile da parte sua non venire qui prima, e ora ne paga le conseguenze" e dicendo così lo fece alzare e lo portò in un' altra stanza dove c'era un altro ragazzo ricoverato insieme a un letto vuoto.

Frank non aveva bisogno di farsi fare la ramanzina da uno sconosciuto e comunque si rendeva conto anche da solo che la sua situazione era a dir poco critica.

"Grazie per le sue perle di saggezza dottor Sandrez, ma un padre che mi sgridava continuamente già ce l'avevo, non c'è bisogno che si aggiunga anche lei" Frank era giovane, ma non lasciava mai che le persone se ne approfittassero per trattarlo come un idiota.

Sandrez gli indicò il letto e chiuse la tenda che separava i due ospiti di quella stanza, ignorando la sua ultima affermazione.

"Le somministrerò dei potenti antibiotici per cercare di bloccare l'infezione, ma non garantisco che questa possa regredire. Comunque rimarrà qui in ospedale finché non vedremo miglioramenti" e detto questo uscì dalla stanza lasciandolo ai suoi pensieri.

Forse rimanere ricoverato in ospedale non sarebbe stato poi tanto male. Almeno gli avrebbero dato da mangiare e un letto in cui dormire per un po'.

A proposito di letto, Frank non si sdraiava in un posto così comodo da tempo e fu un grande sollievo per la sua schiena riposare su un buon materasso.

L'unico problema rimanevano come al solito i soldi. Sperava che non gli avrebbero fatto pagare vitto e alloggio ma solo le cure mediche, ma se ci fosse stato bisogno, sarebbe scappato. Non sarebbe comunque stata la prima volta.

Dopo i primi giorni passati sulla panchina, aveva infatti dovuto cominciare a trovarsi qualcosa da mangiare, così aveva iniziato a entrare in grandi supermercati e infilarsi la roba sotto la maglia. La parte più difficile era uscire senza comprare niente e senza farsi notare ovviamente e in un paio di casi aveva dovuto correre via perché qualche cliente lo aveva notato. Ma i cassieri dei supermercati erano lenti e non si mettevano mai a rincorrerlo.

Diverso era stato un altro caso. Una volta, aveva digiunato per quasi due giorni interi e la sera del secondo giorno aveva deciso che era arrivato il momento di procurarsi qualcosa. Allora si era allontanato abbastanza dalla sua zona consueta, per non rischiare di essere riconosciuto in futuro, poi era entrato in un piccolo negozio di alimentari. Non era la prima volta che si approfittava di quel negozio: la prima volta era riuscito a scappare senza che il padrone facesse in tempo a fare niente, ma quella volta non era stato altrettanto fortunato.

Era entrato, aveva girato per un po' tra gli scaffali, come faceva sempre, si era infilato un pacchetto di prosciutto e una confezione di tramezzini sotto la giacca, poi si era girato per cercare con lo sguardo la porta ma invece di vederla, si ritrovò il padrone del negozio dietro il bancone con il fucile puntato contro di lui.

"Hei. Questa volta ti ho beccato in pieno mascalzone. Posa subito quella roba che ti sei infilato sotto la giacca. Se non ti opponi forse non chiamo la polizia" Frank era rimasto paralizzato, non aveva idea di cosa fare. "Forza, mi hai sentito" lo aveva esortato facendo un movimento di incoraggiamento col fucile.

Ma Frank non aveva alcuna intenzione di posare quella roba e aveva adottato misure estreme. Con un balzo si era buttato a terra proprio addosso al bancone in modo da non poter essere visto per qualche secondo dal tizio col fucile, poi era strisciato velocemente verso la porta mente quello faceva il giro per raggiungerlo, e infine si era precipitato fuori dal negozio, cominciando a correre più veloce del vento.

Dopo essersi infilato in stradine secondarie per cercare di far perdere le sue tracce all'uomo e dopo dieci minuti buoni di corsa sfrenata, Frank si era accasciato contro un muro in un vicolo, aveva aspettato qualche minuto per riprendersi e poi era ritornato alla sua panchina per divorare quello che era riuscito a procurarsi.

Frank stava sdraiato sul letto comodo dell'ospedale e pensò che scappare da lì sarebbe comunque stato molto più facile che scappare da quel negozio.

Dopo qualche ora il dottore ritornò con una flebo e con un grosso flacone di pastiglie.

"Proveremo con questi, ma non garantisco niente" disse appendendo la flebo all'asta e appoggiando gli antibiotici sul comodino. Poi gli afferrò il braccio ferito e si accinse a infilargli l'agocanula nella vena, proprio vicino alla ferita.

"Mi dispiace, farà male" E così dicendo gli infilò il grosso ago nel braccio. Frank dovette mordersi la lingua per non urlare: tutta colpa della necrosi perché Frank aveva una soglia di sopportazione del dolore piuttosto alta.

"Fatto fatto. Ora si riposi. Tornerò dopo per le pastiglie. Ora ne prenda tre, poi vediamo come va" e detto questo uscì dalla stanza.

Frank inghiottì le pillole e si girò dall'altra parte.

"Come mai qui?" Frank si girò e vide l'altro ragazzo che occupava la stanza sorridergli.

"Mmh, ho fatto a botte e la cosa è degenerata"

"Capisco. Io invece devo essere operato per rimuovere la milza. Mi chiamo Colin, piacere"

"Frank. Mi dispiace per la tua milza, per quand'è l'operazione?"

I due ragazzi chiacchierarono per un po', fino a quando non arrivó il pasto. Dopotutto Frank era sempre stato un tipo molto amichevole e solare, incline alla conversazione ma gli ultimi eventi della sua vita lo avevano portato a rinchiudersi in sé stesso e ad essere scorbutico e scontroso. Ma quello non era il suo  vero carattere.

Frank rimase in ospedale per diversi giorni, da solo, dopo che Colin era stato trasferito in terapia intensiva. Era estremamente noioso stare lì e si sentiva anche molto solo, ma pensava di dover approfittare il più possibile della situazione, magari per riprendere un po' di peso perso durante le ultime settimane e per lasciarsi alle spalle quella storia della ferita.

Ma quel lunedì, dopo più di tre giorni di noia e solitudine, successe qualcosa che ruppe la routine quotidiana.

Verso le quattro del pomeriggio, poco dopo la visita del dottore, qualcuno bussò alla sua porta mentre Frank si stava addormentando. All'inizio ignoró i colpi alla porta, ma quando la porta si aprì si girò piuttosto seccato.

Erano venuti a trovarlo il giorno prima Jack e Tommy, i suoi ex colleghi di lavoro e pensava che fosse di nuovo uno di loro.

Ma rimase di sasso quando vide chi era.

Era di certo l'ultima persona che si aspettava di veder entrare da quella porta.

.

 







Note.
Buonasera a tutti voi che continuate a leggere questa storia! Vi ringrazio per essere qui e vi avviso che: per Natale ci sarà un aggiornamento, e per leggere la storia completa potete visitare la pagina Wattpad dell'autrice MCRmichi
a presto!

  
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