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Autore: Sailor Mercury    07/04/2005    3 recensioni
Derisa, incompresa, disprezzata, schernita... "Vedrai che un giorno farai vedere a tutti di che pasta sei fatta, mia piccola Amy". Una lotta tra bene e male per difendere la persona che si ama. Se ci aggiungiamo molta azione e tanta magia, DING, la storia è pronta.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina era incredibilmente fredda e Amy entrò in aula con un gran mal di testa

Per chi ha letto la prima parte, troverà la seconda molto, molto avvincente. Per chi non l’ha letto, vi consiglio di farlo. Ciaoe  grazie se recensite! ^_^

 

Parte Seconda

 

Quella mattina era incredibilmente fredda e Amy entrò in aula con un gran mal di testa. Dopo aver scambiato poche parole con Tom, la lezione ebbe inizio. La voce del professore e lo scribacchiare degli studenti erano ecomostri che deturpavano il silenzio. Fuori spirava un vento gelido che soffiando tra gli infissi sembrava un doloroso lamento.

Che vento che c’è fuori, Tom” – gli sussurrò Amy.

Ma oggi non c’è vento…” – le rispose.

Amy scostò le tende. Era vero, la giornata era calmissima. Ma allora cosa...Sentì di nuovo quel rumore adesso più distinto. Era come un vocio sommesso, un brusio…ma che stava succedendo. Scattò in piedi suscitando risate fra i presenti. Aprì la finestra e guardò fuori. Il cielo era limpido e solo una nuvola bianca rovinava l’atmosfera da cartolina. Tom le sfiorò la mano e Amy la ritrasse con un sussulto: era nervosissima.

Che succede?” – chiese Tom.

“Arriva…” – gli rispose Amy ansimando .

“Chi arriva? Amy? Amy?! Che cosa…”.

“A TERRA!!!” –gridò Amy con quanto fiato aveva in corpo. Un fascio di luce la colpì in pieno scaraventandola contro la parete opposta dell’aula. Sentì un dolore fortissimo alla schiena e dopodichè strisciò lungo il muro e si sedette sul pavimento. Era ancora frastornata, sentiva urla confuse, esplosioni, vedeva non nitidamente pezzi di calcinaccio staccarsi dal soffitto e persone correre in tutte le direzioni, in preda al panico. Era la fine del mondo quella? Si sentiva come una persona che aveva appena bevuto un litro di alcool, la schiena le faceva sempre più male e il dolore al petto quasi le toglieva il respiro. Tom le corse incontro. Non capì cosa le disse, non sentiva quasi nulla e poi il vuoto. Quando riaprì gli occhi se ne pentì amaramente poiché ogni battito di cuore per lei significava una fitta alla testa. Mise a fuoco e lo spettacolo che le si presentò non le piacque affatto. Tutti i suoi compagni erano a terra supini e privi di senso, almeno così sperava. Si alzò in piedi a fatica e, barcollando riuscì, poggiandosi al muro, a camminare fra i corpi per cercare Tom. Era quasi arrivata alla finestra quando una voce calma e cupa la fece voltare di scatto.

“Finalmente ti sei svegliata - disse - ti stavo aspettando”.

Amy si aspettò di trovarsi di fronte il responsabile di tutto quel disastro, ma con sua grande sorpresa non c’era nessuno. Analizzò l’aula con lo sguardo, ma a parte lei, di vivo non c’era nessun’altro.

“Chi sei?” – disse trovando il coraggio – “Fatti vedere!”

Amy si bloccò e terrorizzata iniziò lentamente ad alzare gli occhi e la testa verso l’alto. Davanti a lei, sospesa a mezz’aria c’era una piccola e rotondeggiante luce dorata, simile a quella delle lucciole nelle notti d’estate. Come se respirasse, questa aumentava e diminuiva d’intensità e quando si sentì osservata dalla ragazza esclamò:

“Eccoti, infine…sei pronta a restituirmi ciò che mi spetta di diritto?”

Amy non capiva di cosa stesse parlando, anzi non capiva proprio quello che stava succedendo. Quel fascio di luce, l’esplosione, tutti quei ragazzi a terra, Tom disperso! Che si trattasse solo di un incubo o era la pura e semplice realtà?

“Chi sei tu?” – chiese Amy con un filo di voce. La luce iniziò a girarle intorno nevroticamente e come se non l’avesse proprio sentita urlò stizzita:

“Ma come hai conservato male il mio corpo, stupida ragazzina! Sei un orrore vagante! Ma da quando ne assumerò il controllo, vedrai che le cose miglioreranno!”

“Assumerne il controllo? Ma di che parli?” – esclamò Amy dando voce ai suoi pensieri.

“Di questo!” – ridacchiò la luce.

Amy se la vide venire contro e cercò si scacciarla come si scaccia una fastidiosa mosca.

“Stai ferma!” – tuonò la luce, ma Amy era ormai in preda al panico. Non sapeva cosa fare né tanto meno dove potersi rifugiare. La porta era bloccata da una trave d’acciaio staccatasi dal soffitto e, nonostante chiedesse aiuto urlando, non sentì nessuna risposta dall’esterno dell’aula. Era del tutto sola. La sua unica speranza era raggiungere la finestra. Iniziò a correre in quella direzione evitando, con premura, di calpestare qualche compagno. Ma proprio per evitarlo, inciampò e cadde sbattendo la testa contro un banco. Un rivolo di sangue le scese dalla fronte e tentò di riprendere la sua fuga scatenata. Con fatica si alzò di nuovo, ma di fronte a lei la luce l’aveva raggiunta:

“Non farmi perdere altro tempo! – tuonò assumendo la forma di una piccola fiamma vermiglia – “Ridammi il mio corpo!”. E, dopo aver indietreggiato pochi centimetri, con violenza penetrò nel petto di Amy che per l’impatto fu spinta all’indietro sbattendo contro la colonna al lato della stanza.

Dopo poco riaprì gli occhi. Non era successo niente di tutto ciò che aveva visto pochi secondi prima: come prevedibile era stato solo un sogno e si era addormentata proprio in classe collezionando l’ennesima figuraccia. Stacco le mani e la schiene dal muro e iniziò a muovere qualche passo, ma dopo il primo, il pavimento sotto il suo piede destro si incrinò. Senza capire come, pochi attimi dopo stava precipitando nel buio più totale e mentre cadeva verso l’ignoto sempre più in basso, si sentiva sempre più debole finchè non riuscì più a restare cosciente.

Più tardi, Amy si risvegliò. Aveva un dolore alla testa lancinante come se qualcuno la stesse picchiando con un martello. Si alzò sulle ginocchia e si guardò intorno: era finita nel nulla. Tutto intorno a lei era scuro e ricoperto da una nebbiolina non rassicurante. Solo nel posto occupato da lei  un fascio di luce bianco la inondava, dandole una piccola sensazione di speranza. Si alzò in piedi ed iniziò ad esplorare quel ambiente tetro e insicuro, illuminata dalla luce bianca.

“C’è nessuno?” – urlò in tutte le direzioni – “Vi prego, qualcuno mi risponda! Dove sono?”
Ma
l’unica risposta che ottenne fu il sibilo di un vento freddo che le fece stringere le braccia intorno al petto. Era di nuovo sola, in un luogo da incubi senza sapere se fosse riuscita ad  evadervi o se fosse rimasta esiliata lì per sempre. Lo sconforto prese il sopravvento e la speranza svanì dal suo cuore sotto forma di lacrime salate.

 

 

………..……………………………………………………………………………………......

 

 

“Ah, che dolore…la mia povera testa” – esclamò Tom spostando un grosso calcinaccio dalla gamba e spolverandosi i capelli e i vestiti – “Ma cosa è successo qui?”. Lo spettacolo che si mostrò davanti agli occhi del ragazzo era molto simile ad una scena di qualche film in cui gli alieni invadono la terra distruggendo tutto. Di fronte a lui solo macerie e, i pochi muri che rimanevano in piedi, erano sul punto di sbriciolarsi al minimo soffio di vento. Qualche bombola di gas doveva essere esplosa, perché molte zone erano in fiamme: bruciavano libri e quaderni e fogli di carta giravano in mulinelli di brezza. Guardandosi attorno, Tom capì con suo grande orrore di essere l’unico sopravissuto. Iniziò a gridare i nomi di tutti quelli che conosceva, ma nessuno rispose all’appello.

Amy…” – pensò dentro di se il ragazzo – “Fa che non sia morta, fa che non sia morta…” – continuava a ripetere mentre rientrava nella sua aula, dalla quale era stata scaraventato fuori nell’esplosione. Scavalcò la finestra ancora intera ed atterrò sul corpo di una sua compagna che non emise nessun lamento come per ribadire di nuovo che lui era l’unico sopravvissuto. Fece pochi passi evitando di calpestare qualcun altro e di fronte a lui apparve...

Amy?” – chiese incredulo il ragazzo –“stai bene?” – continuò mentre si avvicinava sempre di più a lei e le poggiava una mano sulla spalla insanguinata - “Io credevo…”.

Ma la frase non si concluse. Nel giro di pochi attimi, Tom si ritrovò scaraventato nella finestra infrangendo gli ultimi vetri rimasti integri.

“Tu”- iniziò la creatura girandosi lentamente “dovresti essere…Tom, giusto?”. Adesso i loro sguardi si erano incrociati. Tom la guardava sbigottito mentre considerava che la ragazza avrebbe potuto benissimo assomigliare ad un essere umano, se non avesse avuto il corpo di colore violaceo e due ampie ali da pipistrello che le uscivano dalla schiena. Indossava un corpino nero acetato molto stretto intorno ai fianchi e una lunga cintura scarlatta le cingeva la vita scendendo sul lato destro fino a toccare gli alti stivali scuri. Il viso, dovette ammettere Tom, era molto grazioso: corti capelli corvini le incorniciavano il viso bluastro e alcuni ciuffi nascondevano gli occhi verdi molto intensi ed espressivi. Tom capì che doveva averla osservata a lungo perché ad un tratto la ragazza spazientita disse:

“Se hai finito di analizzarmi, penso sia obbligo che io mi presenti…”

Dov’è Amy?” – “la interruppe bruscamente Tom. L’unico pensiero nella sua mente era quello di rintracciare l’amica che, in cuor suo, sentiva ancora viva.

Ma che maniere!” – gli ripose utilizzando il suo stesso tono – “Se mi ascolterai, forse riuscirai a capire alcune cose”.

Tom, non sapendo che altro fare, annuì pacatamente.

“Cercherò di spiegarti tutto con parole molto semplici e, scandirò bene ogni sillaba sperando che riuscirai a seguire il mio discorso”. Come lo irritava quella strana tipa. Lo trattava come un essere inferiore e gli parlava come si parla ad un bimbo di due anni. Si credeva la migliore e calpestava psicologicamente il prossimo. Questo era uno dei motivi per cui le piaceva stare con Amy. Lei era schietta con lui e gli diceva tutto quello che pensava. Era per questo che, pur di stare con lei, aveva rinunciato a frequentare i suoi compagni di scuola: erano tutti così ipocriti e falsi, sia con loro stessi che con gli altri.

“Mi presento…” – disse con voce altezzosa eseguendo un doppia capriola in aria e rimanendo sospesa dieci-venti centimetri dal suolo - “il mio nome è Amiaezy e, come spero avrai capito, sono un demone”.

“Un demone?” – chiese perplesso Tom – “Ma esistono solo nei racconti dei bambini o nella tradizione religiosa...tu non…”
Per la seconda volta Tom venne interrotto:

Se non esistessi, potrei mai essere qui? Come siete limitati voi esseri umani!” – esclamò portandosi una mano sulla fronte e scrollando il capo – “Vuoi starmi a sentire o devo ucciderti subito?”

- pensò Tom. In effetti si stava chiedendo da un po’ come mai Amiaezy volesse narrargli la sua storia, ma non aveva considerato l’dea che era sua intenzione eliminarlo. Ma adesso capì: lei non voleva fare altro che torturarlo rimandando il momento in cui l’avrebbe distrutto.

Comunque, stavo dicendo, il mio nome è Amiaezy e sono tornata sulla terra per riprendermi il mio corpo dal quale sono stata cacciata 13 anni fa come punizione per aver abusato dei miei poteri! E’ successo tutto per colpa di mia sorella, quella noiosa .

“Un…un angelo?” – Tom ascoltava tutto, ma rimaneva alquanto scettico.

“Spero che tu conosca gli angeli! , se non ne hai mai visto uno, ti basti sapere che sono gli essere più uggiosi e mielosi dell’universo. Si preoccupano sempre per gli altri e sono appiccicosi peggio della melassa. Mia sorella non fa differenza. Devi sapere che anni fa, entrambe fummo mandate nel mondo dei mortali e ci incarnammo nel corpo di due bambine, nate lo stesso giorno della nostra discesa sulla terra . Sfortunatamente per me, la piccola che mi avrebbe dovuto dare il suo corpo, morì poco dopo e io fui costretta ad alloggiare, insieme a mia sorella, nell’altra neonata. Naturalmente, la piccola aveva sviluppato entrambi i nostri poteri, insieme ad una spiccata doppia personalità data dai nostri caratteri opposti. Gli anni passarono e la piccola dimostrò una propensione maggiore al suo lato oscuro, utilizzandone subdolamente i poteri. Io divenni sempre più potente, mentre mia sorella perse gradualmente le forze, diventando solo una parte dimenticata dell’anima della bambina. Tutto procedeva nel migliore dei modi per me, fino a quando, per voleri superiori, fummo costrette ad abbandonare la terra: io mi aspettavo una gratifica per il meraviglioso lavoro svolto, ma ottenni solo una condanna di esilio mentre alla mia sdolcinata sorella fu permesso di reincarnarsi di nuovo in quella bimba. Dissero che meritava un premio per non essersi lasciata eclissare totalmente dal male. E da allora il suo compito è quello di proteggere la bimba. Ma non penso abbia adempito al suo compito in questi anni. Ho visionato i ricordi di Amy (è questo il suo nome?), ma non vedo altro che dolore e sofferenza nella sua esistenza. , a parte te, si capisce. Adesso sai tutto ed hai capito anche perché devo eliminarti”.

Tom si sentiva come se gli avessero tirato un incudine nello stomaco. Quella storia aveva dell’incredibile, era assolutamente impensabile. Eppure era la pura realtà e Amiaezy di fronte a  lei, ne era la prova vivente. La sua amica Amy era stata posseduta durante tutta la sua vita senza saperlo. Tom doveva pensare e riflettere su come uscire da quella situazione, possibilmente vivo e insieme alla sua Amy. Doveva prendere tempo.

“Eliminare me? Ma a che scopo?” – chiese ingenuamente.

Ma allora non hai capito nulla del mio discorso! “ – esclamò spazientita Amiaezy  - “Mia sorella vive ancora nell’anima di Amy, ma in tutto questo tempo la sua luce si è affievolita tanto che,  a causa del dolore di Amy e del suo senso di incomprensione con il mondo, si è quasi del tutto spenta. Ma l’unica forza che permette alla luce di mia sorella di restare ancora accesa, l’unico barlume di speranza ancora vivo nella sua anima, sei tu! Eliminato te, la sua luce si spegnerà del tutto ed io avrò il totale controllo di questo corpo!”

Tom sapeva dall’inizio che il piano Amiaezy era quello di ucciderlo per un motivo o per l’altro. Ma lui non si rassegnava a quel destino e ripensando alle parole del demone, fece la cosa più saggia che avrebbe potuto:

Amyyy!!!” – urlò il ragazzo con tutto il fiato che aveva in corpo.

 

 

  
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