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Autore: Leah Murray    26/12/2016    0 recensioni
Andrea: cretino di professione, i problemi con la scuola esistono da sempre. Sembra che nel suo mondo esista solo il calcio, cibo, calcio, letto.
Clarissa: perfezionista cronica, con qualche problema di autostima da sempre. Una vita di-sastrata alle spalle, dopo un anno sono pronta a riprendere in mano la mia vita. Romantica e sognatrice; per sbaglio innamorata del suddetto cretino.
Da sempre insieme, a fare da sfondo una pazza e scatenata combircola di sedicenni pronta a conquistare il mondo.
Tra loro e il mondo ci sono solo interrogazioni, verifiche, matematica, economia, diritto, inglese in pratica la scuola e la voglia di studiare praticamente inesistente. Ma come si dice l’unione fa la forza e dopo un anno passato lontani niente fermerà la 3^C.
Forse solo l’amore e tutte le sue assurde conseguenze. Perché io sono Alice e senza il mio cappellaio ho dovuto trovare qualcuno pazzo come me.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Scuola


Come ogni cosa anche il primo giorno di scuola a Shadyside è identico all’anno precedente. I professori, ti conoscono già dai raduni settimanali tenuti dalla chiesa al centro del paese, dovete capire che qui anche andare in chiesa, è diverso il reverendo Wilson organizza raduni, feste, la domenica si fa colazione tutti insieme nel parco adiacente alla chiesa. Ognuno portava qualcosa da mangiare zia faceva i pancake mentre la signora Dikson preparava i suoi fantastici waffle e insieme s’iniziava la settimana; da quando sono arrivata, non si è mai mancata una colazione ed è in occasioni come questa che inizi a conoscere la gente del posto; così è già tutto deciso ancora prima di incontrarti, i professori sanno se sarai un pecorone o uno intelligente. Io sono stata classificata come intelligente non a caso faccio parte dei disadattati. Cloude è intelligente, anche se passa la maggior parte del suo tempo con i pecoroni, loro ai raduni settimanali prendono il sole con la Bibbia al posto del cuscino mentre a scuola sonnecchiano negli ultimi banchi. Io facendo parte dei disadattati prendo bei voti in ogni compito o progetto, i pecoroni essendo un branco di pecore non passano nemmeno un test di matematica.
Oggi, primo giorno di scuola, prima ora, Letteratura; il nostro giovanissimo insegnante, il signor Charlus Brown, è convinto che tutti abbiano letto Orgoglio e Pregiudizio, non sono tanto sorpresa del primo test dell’anno. Infondo è il mio libro preferito. Ho letto Orgoglio e Pregiudizio almeno un milione di volte; è il MIO romanzo, ogni scena è impressa nella mia mente così come i dialoghi sono stampati a lettere cubitali nella mia memoria. Tutti mi conoscono per questa mia passione: io divoro libri. Leggere è il mio passaporto sicuro per evadere dalla monotonia di Shadyside, anche se per poco. La mia camera è un po’ come me, il caos regna sovrano; libri che spuntano da ogni angolo, felpe lasciate sul pavimento, ma appesa sulla parete davanti al letto c’è una grossa mappa; l’unico oggetto che ho portato con me dall’Italia, legato indissolubilmente alla mia infanzia. Un mappamondo formato gigante che ho comprato parecchi anni fa con mia madre. Sulla scrivania un sacchetto di puntine colorate e un filo rosso; la regola è: ogni volta che leggo un libro, segno il luogo di cui narra.
Per quasi otto mesi ho lasciato in disparte questo progetto, dopo l’incidente non ne volevo più sapere, un giorno l’ho anche staccata dal muro, volevo bruciarla ma Marianna era arri-vata in tempo mi aveva strappato tutto di mano e mi aveva convinto a non fare cose affrettate –Ehi, Cassandra, tesoro calmati. Guardami, va tutto bene, andrà tutto bene– non so per quanto tempo mi abbia tenuto stretta in un abbraccio ma piangeva anche zia, ci siamo fatte forza, mi ha convinto a non mollare e ora la mappa è ancora qua, un po’ stropicciata, un po’ rotta e rovinata; un po’ come me ma il progetto, il sogno è ancora li come era li tanti anni fa.
Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hide è Londra. Anna Karenina ha aggiunto Mosca, San Pietroburgo, la Germania e l’Europa. Il conte di Montecristo mi ha portato a Marsiglia, l’isola di Montecristo, Roma e la Grecia. A ogni luogo corrisponde una puntina, con gli anni sono aumentate e ora sono collegate tra loro da un sottile filo rosso. L’idea è nata da un vecchio film; una volta finito il liceo sarei partita in un folle viaggio On the Road con i disadattati, all’insegna dell’avventura. Gli unici a sapere di questo “pazzo” progetto sono gli altri ragazzi che formano il nostro strambo gruppo. Quando ancora ero nella mia città natale, avevo progettato tutto insieme a mia madre e quello che all’epoca consideravo il mio migliore amico. Con il tempo le cose sono cambiate e a noi si sono uniti tutti i nostri strambi compagni di classe, o questo era quello che credevo fino a un anno fa; all’improvviso il destino aveva cambiato i miei piani. Milano aveva iniziato a starmi stretta, tanto che mi sembrava di poter soffocare da un momento all’altro. A venire in mio soccorso è stata Marianna, grazie a lei sono riuscita a evadere da quella città che ormai non con-sidero più mia ma per fare ciò ho dovuto lasciarmi tutto alle spalle; così Andre e la 2^C con il passare dei mesi sono iniziate a diventare un dolce ricordo e nulla di più, sostituiti da questi ragazzi così simili a me che chiamo “disadattati”.
Mi ricordo il primo giorno alla Colton, devo dire che ci sono finita un po’ per caso, zia non sapeva in che scuola mandarmi anche perché essendo appena arrivata, il mio inglese faceva abbastanza schifo; così mi ha appioppato a Cameron (devo dire che all’inizio non ero molto entusiasta di quest’accoppiata ma mi sono dovuta ricredere) che contro voglia è stata la mia guida turistica per i primi giorni nella nuova scuola.
A Milano inizialmente studiavo economia ma tempo due mesi ho capito che io e le materie economiche venivamo da due universi paralleli così per non essere segata dopo soli quattro mesi mi sono trasferita in un istituto artistico (lì si che andavo forte) e ora per non so quale oscura forza mi ritrovo a studiare materie umanistiche. Devo dire che non me la cavo male ma preferisco mille volte l’arte alle rivoluzioni americane.
Ma stavo dicendo, i primi giorni sono stati un girovagare per il liceo come una trottola tra un documento da compilare, uno da firmare e le fototessere da fare; però è stato durante uno di questi giri che sono letteralmente piombata addosso con tutto il mio dolce peso a Maxime. Ha la mia età, un francese trascinato in America dai suoi genitori alla veneranda età di tre anni, la prima cosa cui ho fatto caso quando l’ho visto è stata la sensazioni di “ma hanno costruito un muro negli ultimi cinque minuti?”. Si può dire che è leggermente granduccio, io e il mio metro e sessantotto siamo considerati dei nanetti da giardino in confronto al suo metro e novantatré; voi direte ma come hai fatto a non vedere questo grattacielo umano, beh a mia difesa posso dire che gli occhi azzurri persi chissà dove sono un’ottima scusante o i capelli leggermente rossicci che si arricciano sulla fronte, in cui vorresti solo affondarci le mani e non staccarti più.
Anche l’altezza spropositata e le spalle larghe t’ispirano sicurezza e tanta forza e poi dai per uno scricciolo come me sembrano un porto sicuro e rassicurante, con questo non sto assolutamente dicendo che sono innamorata di lui(anzi è un gran spaccapluffe), ma anche le altre ragazze lo possono confermare, vista la strage di cuori, questo ragazzo è un gran figo.
Diciamo che Maxime si può definire acido, antipatico, incredibilmente ironico e disgustosamente smielato ma assolutamente non brutto. Insomma io che sono cresciuta con una cotta spropositata per Riven (la rapa rossa delle Winx), il cattivo Draco Malfoy, poi c’è stata la dura scelta tra Damon il fratello dannato di The Vampire Diaries e Klaus il millenario e crudele ibrido (tra l’altro non sono riuscita a decidere ancora adesso), c’è stato Will Herondale shadowhunter strafighi in nero dal 1234 e Andrea la persona più stupida sulla faccia della Terra.
Il mio sogno romantico si è infranto come ha aperto bocca, devo dire che non c’è modo più crudele per infrangere i sogni romantici di una ragazzina spaesata.
-Gnoma, guarda dove metti i piedini- e questo fu solo l’inizio delle miriadi di discussioni tra noi due ma soprattutto iniziò la lunga lista di soprannomi affibbiatemi che spaziano da gnometta a formichina; uno più fastidioso dell’altro.
È stato grazie a lui se mi sono riuscita ad ambientare qui alla Colton, anche se la maggior parte delle volte è ironico da far paura, e il novanta per cento del tempo lo vorrei uccidere per le sue stupide battutine se si sa come prenderlo sa anche essere simpatico. Tra una battuta e una litigata sono riuscita a non annoiarmi nella monotonia della cittadina; conoscendo il gruppo di matti che dopo un anno definisco amici (è tutto merito l’oro se il sopracitato gigante è ancora vivo, anche perché omicidio e occultamento di cadavere sono perseguibili penalmente; io sono troppo giovane per finire in una cella per colpa di un idiota, devo ancora leggere troppi libri e progettare un viaggio in grande stile).
Dopo Maxime c’è stata Maggie anche lei conosciuta quasi per caso, all’inizio non sapevo fosse amica del disgraziato, ma avrei potuto benissimo immaginarmelo. Matta come un cavallo, un esplosione di energia e idee dentro un testa dai mille ricci rossi, era grazie a lei se avevo conosciuto Viktoria, devo dire all’inizio è stata dura non ci sopportavamo, lei troppo smorfiosa e viziata, io troppo introversa e testarda per provare a andarci d’accordo; è stato Thomas a fare da paciere ancora non capisco come un ragazzo dolce e tranquillo come lui possa stare con quel diavolo di Vik.
Zack gemello di Thom è il suo esatto opposto ma se devo essere sincera, è il mio preferito, ci prova da una vita con la dolce Alexie troppo introversa e dolce per mandarlo a cagare. Ognuno di noi è considerato per un motivo o per l’altro strano, se no semplicemente non siamo così stupidi da amalgamarci al branco di pecore che vive qui. È stato grazie a loro se sono riuscita a integrarmi bene o male a scuola.
Quest’anno la 4^ A è più scatenata del solito, l’ora di biologia è stata un completo disastro; la signorina Arkwright ha avuto la brillante idea di accoppiarmi con Adam sono-il-re-dei-pecoroni, meglio conosciuto come Adam Gibson l’individuo più stupido che la Colton High ha mai accolto, disprezza coloro che non praticano o non sono interessati al Lacrosse; lo disprezzo da quando dopo la finale di campionato mi ha baciata sollevando la coppa. Dopo esserci scambiati quel bacio appassionato, siamo andati a festeggiare la vittoria al Den’s (il bar più conosciuto del paese). Il giorno dopo lui aveva già dimenticato tutto, se ne stava vicino il suo armadietto con Juliette Lennox una ragazzina di un anno più piccola di noi, che con il tempo si era aggiudicato il titolo di regina dei pecoroni; non mi ha più parlato per tutta l’estate. Almeno fino ad oggi.
Nonostante tutto continua a essere fonte di ammirazione per i ragazzi e desiderio per le ragazze, che sperano di poter passare una notte di sesso sfrenato con lui. Quello che gli altri non sanno è che i ragazzi come Adam sono vuoti dentro. Certo non si può negare la sua bellezza, ma finisce tutto qui; non una storia da raccontare o un’esperienza da condividere che non sia un allenamento in vista di una partita.
Il suo aspetto esteriore non può compensare all’infinito tutto quello che esce dalle sue labbra, una cavolata dopo l’altra. Dopo quell’esperienza io punto a qualcosa di migliore, qualcuno di diverso dalla monotona gente di Shadyside, qualcuno che non continui a parlare di sport o di quanto sia importante essere eletti re del ballo.
Un ragazzo che sia intelligente, spiritoso, che sa tenermi testa o almeno sappia fare biologia. Forse i miei erano solo effimeri desideri, stupidi sogni; ma sempre meglio crogiolarmi nella piacevolezza di un bellissimo sogno che in un incubo fatto di muscoli e gel per capelli.
-Porca troia!- è la sua prima esclamazione dopo mesi di assoluto silenzio. Non che mi possa aspettare niente di diverso dal microcefalo qua di fianco, ma almeno una parvenza di educazione in classe mi sembra d’obbligo.
-Bounjour finesse! L’unico criceto rimasto nella tua testolina ha deciso che è ora di svegliarsi dal letargo?- molto probabilmente il biondino non capisce il tono fortemente ironico della mia domanda e inizia a ridere senza motivo.
-Cassandra, spiritosa come sempre. Cazzo, quest’estate sei sparita-
Non provo neanche a arrabbiarmi tanto con quelli come lui non serve, gli faccio un sorriso, tanto per non essere scortese, e mi metto ad ascoltare l’interminabile lezione della Ark-wright rigida donna inglese, che inizia a distribuire punizioni per tre quarti d’ora; di solito durante biologia in classe regna il silenzio, tutti hanno il terrore della prof. L’aspetto trae in inganno morbidi riccioli castani incorniciano un viso giovane, la signorina non dove avere più di trent’anni e con i suoi glaciali occhi celesti è capace di zittire anche il più indisciplinato alunno della Colton. Secondo Cloude è così fredda per la giovane età, probabilmente non vuole farsi mettere i piedi intesta dagli alunni e devo dire che dai racconti di mio cugino e l’anno passato qui è riuscita nel suo obiettivo con grande maestria; però quest’anno c’è qualcosa di strano.
Quando l’ora finisce, mi precipito a cercare un banco libero, sicuramente qualcuno è disposto a rinunciare a un banco in prima fila per uno in terza. Per fortuna nelle prime due ore nessun insegnante ha disegnato la piantina della classe, una volta affissa alla porta nessuno può più spostarsi e per il resto dell’anno, almeno che non siano i professori a chiederlo o non approvano le accoppiate fatte da noi.
In questi dieci minuti che precedono l’arrivo del professore mi metto alla ricerca di qualche buona anima pia, disposta a scalare di qualche posto pur di non essere a stretto contatto con il professor Jenkins, l’insegnante di geografia più rivoltante dell’intero istituto. Mi sento chiamare da una voce squillante dal fondo dell’aula che riesce ad attirare l’attenzione di metà della classe; mi giro sorridendo subito alla mia Maggie. Un’esplosione di ricci capelli rossi, attorcigliati che puntano in tutte le direzioni, il sorriso metallizzato dal luminoso apparecchio si riflette nei profondi occhi neri.
-In ritardo anche quest’anno?- inizia il suo interrogatorio mentre sposta l’enorme borsa gialla per farmi sedere.
Ormai si è abituata ai miei continui ritardi e dalla volta che le ho raccontato l’episodio con Zeus non mi dice più niente, si preoccupa solo di ridere delle mie disavventure cercando di fare della sana ironia.
Mi lascio cadere a peso morto sulla sedia e inizio a raccontare cosa è successo stamattina , la lenta corsa in macchina con Cloude e la punizione presa dalla vecchiaccia per quel pomeriggio; finito il racconto scoppiamo entrambe a ridere mentre due banchi dietro di noi una ragazza bionda ci squadra dall’alto alto in basso ridacchiando con altre ragazze della classe. Conosco Michelle da quando andavamo all’asilo e ogni anno diventava sempre più stupida e superficiale.
C’è stato un tempo in cui ci consideravamo ottime amiche, ma è finito tutto in terza elementare quando mi accusò di averle rubato il ragazzino che tanto le piaceva, quando io volevo solo fare amicizia con gente nuova; la nostra amicizia finì lasciando spazio alle prese in giro, i continui litigi e i dispetti reciproci.
Quando eravamo ancora in Italia a spalleggiarla c’erano le immancabili sorelle Claudia e Isabella mentre ora ci pensavano le ragazze della nostra classe cercando di nascondersi dietro un luogo comune , forse per sentirsi meno solo nella loro banalità. La ragazza al centro è sicura di sé, affascinante nella camicia larga che le lascia una spalla scoperta mentre è stretta sui fianchi da un cinturone scuro messo solo per risaltare la figura snella e slanciata; Michelle ha sempre saputo come farsi notare con i lunghi capelli biondi e gli occhioni azzurri, che ora ci fissano maligni mentre ci deride con le sue degne compari, ha sempre saputo incantare tutti e così ha fatto anche nella nuova scuola.
Alla Colton High se una ragazza vuole diventare qualcuno deve essere bella o in alternativa fare parte delle cheerleader e la bionda era riuscita a monopolizzare tutti diventando il capo della squadra delle ragazze in gonnella; ormai tutto quello che dice viene preso per oro colato dalle altre ochette che si definiscono sue amiche o come preferiamo chiamarle io e Maggie “bamboline senza sale in zucca”.
Le risatine durano poco e il gruppetto si scioglie come il professore entra in classe, cala il silenzio e noi nelle ultime file iniziamo a spalancare le finestre, anche se fuori diluvia; le lezioni di geografia sono considerate da tutti le più inutili, ormai se ti vuoi orientare o ti sei perso esiste quella cosa fantastica chiamata GPS. Inoltre c’è da considerare la noiosità delle lezioni e i voti troppo alti che il prof regala a chiunque si offre per l’interrogazione; una vera e propria gara tutte le volte, ma anche se dagli altri geografia veniva considerata come ora buca è stato grazie alle noiose e prolisse spiegazioni del Sig. Jenkins che ho potuto conoscere quei luoghi di cui ho sempre letto. Ovviamente quando inizia i monologhi sulla sua vita privata e si lamenta della moglie che non sa cucire ai ferri anch’io stacco la spina, ma per il resto della lezione è un valido insegnante utile al mio progetto “On the Road”. Questa mattina nulla della lezione fu noiosa.
Quando l’uomo di mezz’età, già sudato di prima mattina con la pelata scintillante, si accomoda alla cattedra annunciando la notizia che avrebbe stravolto il mio anno, catturando tutta la mia attenzione e quella dei miei compagni.

 
   
 
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