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Autore: Sameko    27/12/2016    1 recensioni
Una Genocide rimasta incompleta.
Una Pacifist che si prospetta essere quella definitiva, quella che assicurerà il lieto fine a lungo sperato.
Ma gli ingranaggi erano già stati messi in moto da tempo. Fili che dal passato tendono verso il presente aspettano di intrecciarsi con un futuro ancora incerto. Ed è ora che iniziano le sfide più difficili, in cui anche una mano amica in più può fare la differenza.
L’importante è non perdere mai la propria determinazione.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chara, Frisk, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 9: Nero e Bianco
 





Nero. Ovunque, dappertutto.
Di nuovo.
Dire che aveva aspettato il calare della notte con impazienza per farsi una dormita degna di tale nome era solo un eufemismo, vista la pesante stanchezza che si era portato dietro durante tutto il giorno, e non c’era quindi da stupirsi se ‘svegliarsi’ in quel nero conosciuto, dopo neanche ventiquattro ore dalla sua ultima quanto involontaria visita, fece tremolare la sua anima dal nervoso. Niente meritato riposo anche per quella notte? E così sia.
« Ben tornato, ragazzo. Come è andata la tua giornata? »
La voce di Gaster, per sua sfortuna, non aveva tardato a farsi udire – sempre ammesso che ‘udire’ fosse il termine più adatto dato che nel Void il concetto di suono, così come quello di tempo e spazio, era abbastanza relativo.
« Una meraviglia… grazie, naturalmente, al tuo regalino di ieri. » Replicò lui, con il suo più acerbo tono sarcastico. La domanda era stata ovviamente retorica dal momento che il farabutto conosceva già perfettamente la risposta. Essere fatto a pezzi tra i flussi temporali e spaziali aveva vantaggi quali la completa onniscienza sul mondo reale, una capacità però a suo avviso totalmente inutile se sei confinato in un vuoto senza via d’uscita come lo era Gaster.
La forma leggermente incurvata dello scienziato assunse, a quel punto, la strana consistenza solida che la notte precedente Sans non era stato in grado di notare per tempo. Qualcosa era davvero cambiato, ma dubitava che Gaster avrebbe dato via informazioni che potessero aiutarlo a definire quel ‘qualcosa’.
« Lieto che sia stato ben accolto dal destinatario qui presente. » Sorrise sardonico Gaster e, mano poggiata contro il petto, l’ex scienziato si esibì nel breve accenno di quello che Sans indovinò essere un inchino canzonatorio. Diavolo spocchioso.
« Ma perché non rendere partecipi anche tuo fratello e i tuoi cosiddetti ‘amici’, mh? » Propose poi, nel tono di quello che sembrava un consiglio fatto con la più cordiale delle intenzioni. « O sei per caso geloso dei tuoi doni, giovanotto? »
Sans tenne d’occhio l’altro mostro mentre quest’ultimo si muoveva in circolo intorno a lui, come a volerlo chiudere in una morsa man mano che il cerchio invisibile che stava tracciando si stringeva inesorabilmente, ad accompagnare i suoi spostamenti non un suono di passi, ma un ovattato ribollire. Non rispose, non valeva la pena rispondere, perché Gaster stava solo cercando di provocarlo con quelle movenze da serpe e con quei suoi discorsi istigatori, ma era uno sciocco se pensava che fossero sufficienti stratagemmi tanto banali per farlo inciampare nelle sue stesse convinzioni.
« Ho notato che hai un debole per la piccoletta. » Continuò Gaster, incrollabile nonostante il trattamento silenzioso che gli era stato riservato fino ad allora. « Non posso fare a meno di chiedermi quando quella ragazzina riuscirà finalmente a distinguere tra falsità e sincerità. »
Sans strinse leggermente le palpebre e, come se lo avesse interpretato come un invito a proseguire, l’ex scienziato riprese a parlare.
« Ha così tanta fiducia nella bontà altrui che, a volte, il suo giudizio ne risulta offuscato. Simile a tuo fratello, certo, ma è evidente la sua maggior prudenza e perspicacia… e sai cosa significa questo, vero? »
Gaster si piegò su di lui con una pacata lentezza, il sorriso immobile e il nero all’interno delle sue orbite che pareva turbinare.
Sans mantenne immutato il suo sguardo accigliato, le estremità del suo sorriso piegate marcatamente all’ingiù. Non retrocedette di un singolo passo quando il volto amorfo di Gaster giunse a fiorargli l’osso del naso.
« Il tempo delle tue patetiche scuse sta per giungere al termine. » Concluse, quasi canticchiando sottovoce, un corvo che dall’alto del suo ramo preannuncia la più grande delle sventure.
« Con quale faccia tosta vieni a parlami di patetiche scuse, Gaster. » Sibilò tra i denti Sans, il proprio sorriso distorto in una smorfia adirata. « Io voglio solo proteggere chi amo, mentre tu… tu mentivi per tuo vantaggio personale e mai una volta ti ho visto pentito di ciò che hai fatto. O eri tanto bravo a nasconderlo, o ero io che mi illudevo di poter vedere qualcosa che non esisteva. »
Un’estremità del sorriso contorto di Gaster si sollevò brevemente, quasi a suggerirgli quanto quelle sue parole di disprezzo avessero tutt'altro che infastidito l'altro mostro.
« Oh, sì… proteggere i tuoi cari da me, dai nemici esterni, dal ‘male’ di questo mondo, capisco… sì… oppure… » L’occhio sinistro di Gaster si socchiuse leggermente, un tetro bagliore bianco brillò sotto di esso. « È da te stesso che stai cercando di proteggerli? » 
Sans strinse i denti, tentando di tenere a freno la sua metaforica lingua.
« Credi davvero che Papyrus ti guarderebbe allo stesso modo se soltanto sapesse? » Incalzò maggiormente Gaster, con una bassa risata ad accompagnare quell’insinuazione.
Lo scheletro serrò il pugno sinistro infilato nella tasca della felpa, accorto che il demonio non notasse assolutamente quel suo gesto.
« Io rappresento il male minore. » Affermò, con quanta più calma riuscì a raccogliere. « Non ha bisogno di sapere. »
« Perché è troppo buono, gentile e innocente per conoscere a fondo suo fratello, giusto? O la ragione è forse un’altra, Sans? » Le estremità del sorriso di Gaster divennero lame di coltello con le parole che pronunciò in seguito. « O forse perché non vuoi ammettere di essere umanamente egoista, talmente egoista da non voler rischiare di essere respinto dal fratello che ti ostini a credere di star proteggendo anche a costo della tua felicità? »
« Non è così che stanno le cose e io lo so. » Ribatté, fermamente, Sans. « Ho smesso di ascoltare le tue accuse tempo fa. Stai solo sprecando il fiato che non puoi vantarti di avere. »
Gaster ridacchiò sommessamente, a lasciare la sua bocca furono però degli stridii appena vagamente simili ad una vera risata.
« Beh, sono sicuro che saprò avere la tua attenzione con argomenti differenti. » Le dita scheletriche dell’ex scienziato si congiunsero, quindi, nel caratteristico gesto contemplativo tanto odiato da Sans a causa dei ricordi che riportava a galla. « Sto togliendo tempo prezioso al vero spettacolo, sai? »
In un vorticare abbagliante, il nero lasciò spazio al bianco più sfolgorante che gli avesse mai inondato gli occhi.
Sans se li schermò con le braccia, grugnendo impercettibilmente, l’inatteso cambio di illuminazione lo aveva quasi accecato.
Trascorso qualche secondo, abbassò lentamente le mani e attese che i suoi occhi si abituassero a tutto quel bizzarro chiarore.
Qualcosa di piccolo e luccicante volteggiò davanti alla sua visuale non appena lo fece.
Neve.
Lo scheletro osservò inquieto il volteggiare di quel singolo fiocco, fino al suo inevitabile posarsi sul manto bianco che copriva il terreno vicino ai suoi piedi.
Sollevò lesto lo sguardo.
Abeti dalle fronde imbiancate, la strada con la neve smossa a formare un sentiero, il fiume che scorreva pacifico alla sua sinistra… superato lo smarrimento iniziale, riconobbe istantaneamente il luogo: il tratto di strada appena fuori da Snowdin.
Il silenzio che appesantiva l’aria densa di fiocchi gli fece portare istintivamente una mano al petto, sotto al quale la sua anima batteva irrequieta e lenta, come se temesse di spezzare quella gravosa assenza di suoni con qualche battito più udibile degli altri.
Strinse inconsciamente il tessuto della sua maglia quando sentì un rumore di passi provenire dal fondo della stradina. I suoi occhi vennero inchiodati dal blu e dal lilla di un maglione e da un luccicare argentato che gli fece sbattere le palpebre un paio di volte prima di poter mettere a fuoco. Era… la lama di un coltello?
« Oh, chi potrebbe essere quella creatura laggiù? »
Gaster era appena emerso al suo fianco dal terreno e Sans non aveva potuto evitarsi di balzare leggermente all’indietro, troppo distratto perché potesse nascondere quanto quel riapparire inatteso lo avesse fatto trasalire.
Strinse gli occhi dall’irritazione vedendo la nota compiaciuta che il sorriso di Gaster aveva assunto.
« Che significa tutto questo? » Chiese, riacquistando il terreno che aveva perso per il suo spavento di poco prima. Mai sarebbe arretrato di un solo passo davanti a Gaster, mai.
L’ex scienziato reale inclinò la testa da un lato, socchiudendo l’occhio sinistro.
« Perché non lo scopri da te? È il tuo sogno, dopotutto. »
Sans strinse visibilmente i pugni, il rumore di passi si era fatto nel frattempo più udibile.
Tornò a concentrarsi sulla figura e i suoi timori vennero purtroppo confermati: era proprio la ragazzina, Frisk – come se avesse potuto esserci anche solo una possibilità che fosse in realtà un mostro a girare armato di coltello, o che qualcun altro a parte lei indossasse un maglione con quei colori.
I peggiori scenari che la sua mente potesse partorire erano, malauguratamente, quelli che potevano spiegare più verosimilmente il tipo di scena a cui stava assistendo. I suoi sogni erano il punto di collegamento capace di infrangere le barriere tra una linea temporale e l’altra, non era certo della percentuale di verità in essi contenuta, ma parecchie delle cose orribili che vedeva non potevano essere tutte frutto della sua mente ormai troppo condizionata. E questo sogno in particolare era decisamente anomalo: era la prima volta che vedeva Frisk in una situazione simile.
La ragazzina gli era ormai talmente vicina che avrebbe dovuto notare la sua presenza già da un pezzo, ma nulla nella sua camminata incedente era mutato.
Ciò che gli fece allargare gli occhi allarmato furono le tracce argentee sui suoi vestiti, polvere di mostro ad una prima esterrefatta occhiata. No… di mostri. Quanti ne aveva uccisi per essersi macchiata i vestiti a tal punto?
La osservò turbato mentre passava oltre sia lui che Gaster e proseguiva, inoltrandosi nella nebbia. L’apatia di quel volto, che nei suoi ricordi sfocati era invece gioioso, pieno di vita e sorridente, lo aveva lasciato profondamente inquietato e Sans non riuscì a scrollarsi di dosso il gelo che gli aveva scosso le ossa in quel frangente.
« Halt, umano! »
Sans spalancò gli occhi. Era… la voce di suo fratello quella?
Due passi in avanti, la neve che veniva schiacciata.
« Ehi, smettila di muoverti mentre ti sto parlando! Io, il Grande Papyrus, ho alcune cose da dire! »
Oh no… no… no
« Primo: sei un tipo dannatamente strano! Non solo non ti piacciono i puzzle, ma il modo in cui vaghi da un posto all’altro… »
Corse in mezzo alla nebbia, fino ad intravedere le sagome dell’umana e di suo fratello. Dio, perché Papyrus stava continuando a parlarle?! Non capiva che c’era qualcosa che non andava? No, suo fratello non era stupido, capiva di star rischiando la vita, ma era troppo fiducioso e pieno di coraggio per correre via come avrebbe fatto un mostro qualunque.
« … Il modo in cui le tue mani sono sempre coperte di polvere… sembra che la tua vita stia procedendo verso un sentiero pericoloso. Comunque! Io, Papyrus, vedo un grande potenziale in te! »
« N-no… Paps… » Bisbigliò, prima che qualsiasi parte razionale del suo animo potesse impedire a quelle parole di lasciare la sua bocca. Era un sogno, tutto questo era probabilmente già accaduto e non poteva nemmeno fare niente al momento per impedire che ciò che era già stato fatto si verificasse… ma, pur sapendo questo, la sua anima non pareva essere sul punto di accettarlo tanto presto e smettere quindi di agitarsi inquieta nel suo petto.
« Chiunque può essere una persona fantastica, se solo ci prova! »
“ Non è questo il caso, Paps. Non è questo il caso! ”
Se lo sentiva nelle ossa che non era quello il caso.
« Ti vedo agitato, Sans. Ti spaventa così tanto vederlo morire davanti ai tuoi occhi? » Gaster era nuovamente su di lui, la sua voce appena dietro il suo collo, e Sans si sentì quasi inghiottire dal nero di cui era composto il suo corpo, un lungo brivido gli scosse  la colonna, ma si rifiutò di imputarne la causa a qualcosa che non fosse il freddo di quello scenario onirico. « Dovresti esserci abituato. »
Sans digrignò leggermente i denti, sopprimendo duramente quel singolo, involontario tremore.
« Zitto. » Ringhiò, un guizzo azzurro e dorato baluginò nel suo occhio, la sua voce distorta dalla rabbia. Non si sarebbe mai potuto abituare ad una cosa del genere, nessun mostro con un minimo di sanità mentale avrebbe potuto abituarsi ad una cosa del genere. E Gaster lo sapeva, eccome se lo sapeva.
Gaster ghignò sottilmente, non una sbavatura nel suo sguardo che potesse indicargli quanto ottenere quel tipo di reazione non fosse ciò a cui aveva mirato sin dall’inizio.
« Come desideri. » Concesse con un gesto accondiscendente, dissolvendosi con uno Swush! ovattato, e rimase solo il bianco immacolato a far da padrone in quel luogo di silenziosa desolazione.
Gaster era tutt’altro che andato ovviamente, ma Sans si sentì comunque liberato dal peso di un macigno in meno sulle proprie spalle, non il più pesante purtroppo, ma grazie alla cui assenza poteva almeno fingere di essere solo in quell’atmosfera di profonda inquietudine, solo con la naturale apprensione che nutriva verso suo fratello e solo con le sue paure più recondite.
Muovere le gambe fu più difficile di quanto avesse previsto, ma sapeva che doveva farlo, che doveva vedere cosa stava succedendo al di là del banco di nebbia, per sé stesso e per Papyrus soprattutto.
Suo fratello aveva continuato a parlare e, a causa di Gaster, aveva perso gran parte del resto di quella conversazione a senso unico.
« Mi stai offrendo un abbraccio d’accettazione? Wowie! Le mie lezioni stanno già funzionando! »
Sans si fermò quando ormai pochi passi lo separavano dall’umana. La ragazzina era talmente vicina a Papyrus che i due potevano ormai guardarsi in volto senza l’ostacolo della nebbia, ma difficile era capire se Frisk stesse davvero prestando attenzione a suo fratello, il suo viso sfortunatamente celato dalle ciocche di capelli della frangia. Grazie alla vicinanza, fu allora che Sans notò il tremolare del braccio della piccola e apprese di quel dettaglio con una certa perplessità.
« I-io… »
Sbatté le palpebre. La aveva sentita parlare, o era stata solo la sua immaginazione? La voce di Frisk era stata talmente flebile che un alito di vento avrebbe potuto sovrastarla e, dopotutto, poteva persino essersi sbagliato. Si chiese se anche suo fratello fosse stato in grado di udire quel sussurro, non aveva visto mutamenti nell’espressione socievole eppure lievemente insicura dell’altro scheletro che potessero confermarlo. Ma il modo con cui Papyrus stava stringendo mascella e mandibola assieme era un chiaro segno di insicurezza che Sans non era abituato a vedere in suo fratello minore e quella vista da sola bastò a far pendere sulla sua testa un nuovo senso di minaccia. Perché, nascosta dietro alla fiducia e al coraggio incrollabile, negli occhi di Papyrus Sans vedeva una punta di quasi impercettibile paura agitarsi al loro interno.
« Io, Papyrus, ti accolgo a braccia aperte! »
E, per sottolineare ciò, Papyrus allargò calorosamente le braccia, le gote tese sotto uno dei suoi sorrisi più larghi e incoraggianti e il petto esposto a qualsiasi genere di attacco.
« N-no… »
Questa volta, la voce di Frisk era stata talmente chiara e udibile che Sans non poté pensare per un singolo istante di essersela immaginata. Appena udito quel suono, il suo sguardo si rispostò immediatamente sulla ragazzina. Le sue dita intorno al manico del coltello erano ancora più malferme di pochi secondi prima.
“ Piccola, per favore, fa la cosa giusta! ” Pensò, prendendo un respiro tremante come quella mano che, adesso, stava tenendo in pugno il destino di suo fratello. Sperava, forse invano, in un lieto fine per la situazione disastrosa a cui era costretto ad assistere completamente impotente. Era la stessa umana che aveva scherzato, riso, abbracciato suo fratello fino a poco prima che si fosse andato a coricare sul divano quella sera, la stessa umana che si era preoccupata per lui e che aveva risparmiato Undyne con un sorriso, pur avendo tutte le ragioni per fare invece il contrario. Una persona così non poteva aver ucciso suo fratello.
« No…! » Quasi urlò Frisk, sollevando la testa di scatto, suo fratello sussultò per quella reazione inattesa.
Lui non fu da meno. Sentiva che c’era qualcosa di innaturale, di profondamente sbagliato in quella scena, e suo malgrado non riusciva a comprendere cosa fosse. Aveva come la sensazione che la piccola stesse parlando con qualcun altro all’infuori di suo fratello, qualcuno di invisibile e inudibile, ma era una sensazione di per sé assurda. Era probabilmente solo suggestione la sua, ma neanche questo era positivo. Doveva restare il più lucido e razionale possibile se voleva cogliere il messaggio che quel sogno gli stava portando, non importava quanto gli avrebbe fatto male vedere ciò che sarebbe stato costretto a vedere.
Frisk fece un passo avanti e Papyrus fu rapido a ripristinare la sua precedente espressione gioviale.
« Umano? »
La presa di quelle dita sul manico non tradì più alcuna indecisione.
Sans voltò la testa e serrò gli occhi.
SHWIIING!
La sua anima perse un battito quando quel suono echeggiò nell’aria vuota di rumori. Si sentì scuotere da capo a piedi, come se quel rumore gli fosse penetrato dentro e gli stesse percuotendo il cuore che rappresentava la sua essenza più pura persino a distanza di parecchi secondi. Pregava che fosse finita, pregava che non avrebbe dovuto vedere più nient’altro, era una richiesta troppo pretenziosa la sua?
« B-beh, non era quello che mi aspettavo... »
Sans boccheggiò leggermente. Cosa stava… succedendo? Papyrus e-era ancora vivo?
Sollevò esitante una palpebra e l’orrore più dilaniante che avesse mai sperimentato gli trafisse l’anima.
Il corpo di suo fratello era fermamente in piedi davanti alla ragazzina, le braccia ancora allargate nell’offerta di un abbraccio, la sciarpa che si avvolgeva attorno ad un collo privo di testa.
Non riusciva a guardare, a concentrarsi su nient’altro, tanto era straziante la vista del torso decapitato di suo fratello che, sotto la forza del primo lieve alito di vento, divenne null’altro che polvere.
Perché, perché gli aveva fatto questo? Cosa aveva fatto di male Papyrus per meritarsi qualcosa di tanto atroce?!
« Ma… »
Sans riacquistò la propria capacità di movimento solo per abbassare il capo e vedere la testa di Papyrus emergere dal cumulo di neve sopra cui era caduta. Sorrideva ancora, suo fratello, nonostante l’ultimo essere che avrebbe visto sarebbe stato il suo stesso assassino… nonostante stesse ormai per morire.
« A… ancora! Io credo in te! Puoi fare un pochino meglio! Anche se non la pensi così! » Disse, imperterrito, e Sans poteva vedere la vita lasciare gli occhi di suo fratello ogni istante che trascorreva. « Io… Io lo prometto… »
Un mucchio di polvere e una promessa che si disperdeva nel vento fu ciò che rimase di Papyrus dopo che persino la sua voce squillante fu messa a tacere.
Sans restò immobile finché Frisk non ebbe superato il body da battaglia riempito di polvere e la sciarpa semisepolta dalla neve, diretta verso l’ingresso delle caverne di Waterfall. Non si voltò neanche una volta mentre si allontanava.
I bordi della sua visione vennero lentamente appannati dalle lacrime che non si era reso conto di aver cominciato a versare. Le ginocchia quasi cedettero sotto il peso del suo stesso corpo, solo per puro miracolo riuscì a non finire in ginocchio in quella neve maledetta, mentre un singhiozzo lasciava la sua bocca tremolante.
“ Sporca codarda! ” Urlò furiosamente nella sua testa, asciugandosi le lacrime con la manica della felpa. Come aveva potuto credere che quella mocciosa avrebbe anche solo… avrebbe risparmiato...
Suo fratello le aveva offerto tutta la sua comprensione e il suo amore e lei… lei cosa aveva fatto? Lei lo aveva attaccato in un momento di vulnerabilità, lo aveva ridotto in fin di vita e lasciato con l’illusione di poter ancora far qualcosa per aiutare, per rendersi utile, per sentirsi apprezzato, anche da una persona vile come lei!
Sporca, sporca codarda…
« Sembra che questa volta abbiamo il colpevole a portata di mano, mh? »
Gaster aveva ripreso forma al suo fianco, nero in netto contrasto col bianco del paesaggio onirico.
Sans abbassò stizzosamente il braccio, stringendo le dita in un pugno tremante.
« Tu… è tutto un trucco, vero? »
Perché faticava ancora a credere che quel sogno raccontasse di una realtà già accaduta e incancellabile? Perché una parte così flebile di lui voleva sperare in una menzogna, in un inganno ben intessuto dalle perverse mani di quel demonio? Non aveva senso, eppure quella domanda aveva già raggiunto Gaster da un pezzo.
Gaster esibì quello che assomigliava ad un velenoso sorriso a fior di labbra, mentre lo osservava con quell’aria di compiacimento che si portava sempre dietro.
« Vorresti lo fosse, eh ragazzo? » Disse, avanzando verso di lui, totalmente incurante dei poveri resti di suo fratello. « Non posso interferire con i tuoi sogni, questo va oltre le mie capacità… dovresti saperlo. »
Sans abbassò lo sguardo con un ringhio silenzioso quando riconobbe quel finto tono di rimprovero.
« Ciononostante, mi dispiace deluderti, ma non sei ancora al di fuori del mio raggio d’azione. »
Il bianco venne ringhiottito dal nero del Void una volta che Gaster evocò di nuovo le tenebre perenni di quel luogo.
Lo scheletro abbassò le palpebre, il ringhio che retrocedeva pian piano fino a lasciar spazio al sorriso disteso con cui era ben più familiare, la sua lotta interiore per ora messa da parte.
« Nah, non ti dispiace in realtà. Se devo proprio tirare ad indovinare, non stavi aspettando altro. » Ribatté, recuperata ormai la sua facciata affabile abbastanza per nascondere quanto quell’esperienza lo avesse sconvolto. Si era già mostrato debole a sufficienza per i suoi gusti.
Gaster batté lentamente le mani, il suo ghigno sfregiato sempre immutabile come una maschera.
« Complimenti per l’intuito. Si vede che mi conosci bene. »
« Purtroppo. » Bofonchiò lo scheletro, inasprendo il tono di voce. « Fa quel che devi fare. Sono stanco di starti a sentire. »
« Come siamo frettolosi, ragazzo. Non sei in vena di riposare, per caso? »
« Tutto il contrario, vecchio. Per questo voglio concludere il più in fretta possibile. »
Gaster abbassò le braccia, portandosele con fare calmo dietro la schiena. Inclinò la testa di qualche centimetro mentre avanzava verso di lui, col passo misurato di un predatore.
« Mi fa piacere sentirtelo dire… soprattutto se, d’ora in avanti, non ti sarà più possibile. » Sibilò, con un sogghigno cinicamente divertito.
Sans inarcò le creste sopraccigliari.
« Cosa…? »
« Mi hai sentito bene, Sans. Non ti lascerò riposare finché non cederai. » Disse, alzando un dito ossuto, ogni parola successiva fu scandita da un movimento meccanico di quest’ultimo. « Neanche.un.minuto. »
« Stai bluffando, non puoi influenzare la realtà a tal punto. » Ribatté Sans, cercando di nascondere quanto fosse davvero allarmato dalla prospettiva che Gaster gli aveva appena descritto. L’essere pigri o attivi non c’entrava niente in quel caso, tutti hanno bisogno di dormire e lui non faceva assolutamente eccezione. E se non stava bluffando come temeva, allora Gaster aveva trovato il sistema adatto per avere in pugno persino un tipo ostinato come lui. Ma perché proprio ora? Cosa diavolo era accaduto per far sì che quel pazzo acquisisse un controllo tanto elevato sul mondo reale?
Il sorriso di Gaster divenne uno squarcio frastagliato da zanne.
« Affatto. Ne sono perfettamente in grado, per tua sfortuna, e ti ho già dato prova di questo. Addormentati e io ti sottrarrò qualsiasi energia ti sia rimasta in questo patetico corpo che ti ritrovi… e sai, dopo, cosa succederà? » Un bianco e tetro bagliore illuminò l’orbita sinistra dell’ex scienziato nel momento in cui egli rispose alla sua stessa, cupa domanda. « Il tuo corpo sarà mio. »
Sans venne afferrato bruscamente per la spalla e cercò di astenersi dal sobbalzare o dall’emettere anche un singolo lamento, ignorando al contempo e con tutte le sue forze il progressivo arricciarsi delle estremità del sorriso di Gaster.
« Resta sveglio e le perderai comunque, ma l’agonia sarà lenta. » Continuò e la sua voce stridente si abbassò fino a ridursi ad un sussurro. « Conoscendoti, non dovrò attendere molto prima di vederti strisciare a terra, disperato e distrutto dalla mancanza di riposo. »
Sans lo fissò risoluto, rifiutandosi di mostrare ogni altra emozione da cui Gaster avrebbe potuto ricavare godimento.
« Contaci. Troverò un modo per… »
« Per rimediare a questo piccolo inconveniente? Oh, non metto in dubbio che lo troverai, ma sarà davvero così duraturo? » Lo interruppe Gaster, intensificando la stretta sulla sua spalla fino a zittirlo rudemente, il suo sorriso frastagliato si ampliò sino a sfiorare le orbite simili a lacerazioni. « Che te ne pare se cominciamo da ora questa nostra piccola sfida, mh? »
Sans tentò di liberarsi in ogni modo dalla presa della mano del suo aggressore, grande letteralmente quanto la sua spalla – dio, perché Gaster doveva essere così enorme e lui così ridicolmente piccolo? – ma da stretta divenne presto una morsa spietata e lo scheletro si ritrovò a stringere i denti fino a farli scricchiolare, tutto era preferibile all’urlare e dare così alla sua nemesi esattamente ciò che voleva.
La sua clavicola sinistra si spezzò a distanza di un solo secondo da quel pensiero e il dolore ebbe un’escalation lancinante e non abbastanza rapida per consentirgli di frenare il gemito che gli rimbombò in gola, soffocato praticamente a stento.
Gaster lo lasciò andare e Sans si piegò in avanti, stringendosi l’omero nel tentativo di contenere i lamenti che minacciavano di lasciare la sua bocca ansimante.
Alzò la testa, forzando un sorriso laddove c’era solo una smorfia contorta dal dolore.
« Niente affari striscianti q-questa volta? » Ironizzò, perché tanto valeva divertirsi a modo suo visto che, a quanto pareva, il ruolo di vittima impotente gli era stato affibbiato senza il suo consenso. Restare in silenzio quando aveva la spalla fratturata in più punti era, d’altronde, l’alternativa peggiore a cui potesse pensare.
Le braccia gli vennero afferrate brutalmente dalle massicce propaggini nere che Gaster evocò dalle ombre del Void. Un brivido gli scosse le vertebre della colonna, ma il suo sorriso non vacillò, a dispetto della spalla che veniva di nuovo sottoposta a pressione, a dispetto del timore che aveva ora di quelle cose. Poteva sopportare, doveva sopportare e lo avrebbe fatto. Gaster non poteva torturarlo in eterno poiché, nonostante i vincoli con il reale venissero recisi dal Void, garantendogli una resistenza maggiore rispetto alle sue reali capacità fisiche, il suo corpo era comunque destinato a cedere dopo una certa quantità di danni. Sperava solo che, per farlo uscire da questo incubo, non fosse necessaria una mutilazione come quella della notte precedente.
« Spezzarti con le mie mani è altrettanto soddisfacente… ma se insisti… » Un cerchio di luce bianca brillò cupamente nell’orbita sinistra di Gaster, un angolo del suo sorriso si piegò verso l’alto, da quel volto che avrebbe dovuto essere pressappoco inespressivo trasparì puro, sadico, divertimento. « … Non vedo perché non dovrei accontentarti. »
« Eheh… b-bastardo… » Mormorò Sans, l’espressione identica a quella del suo aguzzino, ma priva della nota perversa che caratterizzava la sua gemella.
« Quanto amore, Sans. » Ridacchiò, tetramente, Gaster. « Quanto… AMORE. »
Pollice e medio schioccarono.
« Buona notte, piccolo impertinente. »






Sameko's side
Oh, ehilà voi, come va? Passate bene le feste? ^^ Scusate per il ritardo, giuro che non era mia intenzione far uscire questo capitolo il 27, cause di forza maggiore si sono messe in mezzo purtroppo ( leggasi oh mio dio sto talmente male che non riesco a reggermi in piedi oh ehi ora sono in piedi ma ispirazione dove sei torna quiii ah eccoti cara amica mia complimenti per il tempismo perché è Natale dannazione! ). E, vabbé, non mi sembrava il caso postare un capitolo così depresso la Vigilia ah ah ah. Quindi ve lo beccate oggi, non siete contenti?? XD
Il prossimo cercherò di postarlo in tempi più accettabili, magari durante i primi giorni dell'anno se riesco! ^^ 
Eeee non ho molto da dire... scusate se sono proprio di poche parole, ascolterete i miei deliri un'altra volta. ;)
Buone festività a tutti, nel frattempo!! 
Bacioni!

Sameko
 
   
 
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