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Autore: ineedofthem    28/12/2016    5 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 21
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Capitolo 21





Incomincio la giornata con uno spirito diverso, voglio seriamente dimenticare tutto quello che è successo e voglio dedicare de tempo a me stessa. Ritrovare il mio equilibrio. Non sarà facile, ma non posso permettere che la situazione mi butti giù, devo riprendere la mia vita in mano.
Fisso il mio riflesso allo specchio, ho passato anni ad accettarmi, a pensare se ci fosse qualcosa di bello in me e Luca era riuscito ogni volta a far vacillare le mie certezze. Ho osservato tutte le sue donne, così perfette e stereotipate da farmi rabbrividire e mi sono messa in continuo paragone con loro arrivando a credere che Luca non potesse mai accorgersi di me quando in giro c'erano donne molto più belle di me. Cosa potevo avere io di speciale?.
Ma adesso che mi rivedo, capisco che non ci sia niente in me che non vada. Mi tocco il viso e osservo i miei occhi, con quel taglio a mandorla e penso che siano sempre stati la parte del mio viso che mi sia piaciuta di più. Con quello sguardo languido ed allungato, le guance rosee, mi accorgo di conservare ancora l'ingenuità e la fanciullezza di una bambina. Negli anni ho capito che avessi dovuto imparare ad amare prima me stessa, con tutte quelle imperfezioni e i difetti che facevano di me una donna reale. La perfezione a cui spesso cerchiamo di ambire non esiste.
Devo andare avanti e devo farlo perchè posso. Ho sempre camminato da sola e  me la sono cavata con le mie forze. Non sarà un uomo a farmi vacillare, non posso permetterlo.
Quando quella mattina entro al lavoro sono felice. Sarà l'atmosfera del Natale, con le strade che si riempiono di luci, l'aria magica che strasmette, mi rende felice.
I miei stivali a tronchetto ticchettano sul pavimento e sento la borsa oscillare procedendo di buon passo.
E' infantile pensare che voglio che lui mi veda, che veda come il mio sguardo si illumini oggi e la causa non sia lui? Che veda che non ho bisogno di lui e non dipendo dai suoi gesti o dalle labbra.
"Anita, Anita!"sento una voce chiamarmi ma è come se fossi lontana anni luce da me e poi avverto che qualcuno mi stia scuotendo le spalle. E' Maria che mi osserva preoccupata in volto. Mi chiedo perchè il suo sguardo sia così confuso. Ma non lo vede che sono felice?.
"Ciao Maria" la saluto con il sorriso.
"Ehm ciao Anita"ricambia lei, ma il suo sorriso sembra tirato mentre mi osserva in volto, le sue mani passano dalle spalle al viso, facendolo oscillare prima a destra e poi a sinistra a verificare che sia a posto.
"Ma stai bene?" domanda confusa.
Scrollo la sua mano dal mio viso, ridendo. "Certo che sto bene Maria!".
"Oh...ok"annuisce lei accondiscendente e a me viene da pensare che mi stia trattando come una bambina.
"Maria...sto bene, davvero"la rassicuro. "Cosa c'è non ne sei contenta?" le domando.
"Oh sisi, certo!" esclama lei a quel punto eppure i suoi occhi indagano sul mio volto, ancora.
Faccio un passo in avanti. "Bene" le sorrido. "Vado a salutare Lucia".
Lei mi ferma per un braccio e io mi volto confusa invitandola a parlare. Lei però sembra molto evasiva. "Niente, niente"dice facendomi cenno con una mano di andare.
Raggiungo la stanza di Lucia confusa. Improvvisamente mi rendo conto che il pensiero le possa essere successo qualcosa non mi abbia sfiorata minimamente. Forse è questo che cercava di dirmi Maria. Perchè sono stata così stupida?.
Luca è lì con lei e le accarezza la testa con premura. "Adesso va tutto bene Lucia, ok?".
Entro silenziosamente nella stanza. Non c'è nessuno al di fuori di noi, i  bambini stanno seguendo la lezione nella sala comune.
"Hei"sorrido a lei, che tiene le braccia conserte sulla pancia distesa di lato sul suo lettino.
Luca seduto al suo fianco si alza frettolosamente dal suo posto. "Ciao"mi saluta.
Mi volto ad osservarlo sorpresa. "Ciao"ricambio atona sorpassandolo per farmi vicina a Lucia. Mi abbasso alla sua altezza baciandole la fronte "stai bene?".
Lei annuisce mocia mocia accucciandosi meglio da un lato. Mi fa male vederla così. Sembra triste e stanca e io mi sento talmente una sciocca egoista.
Le lascio un'ultima carezza sul viso lasciandola addormentarsi.
"Lasciamola riposare" Luca appoggia una mano sul mio braccio e io sento la pelle scottare al suo contatto.
Mi stringo le braccia al petto, massaggiandomi gli avambracci in un senso spontaneo di protezione, a difendermi da lui. La sua mano resta per poco sospesa a mezz'aria mentre i suoi occhi indugiano sul mio viso.
Lo seguo in silenzio fuori dalla stanza di Lucia e lo noto appoggiarsi alla parete, incrociando le caviglie e le braccia al petto. Mi chiedo perchè continui a fissarmi in quel modo, quasi come se volesse che io capitolassi al suo sguardo.
"E' molto agitata e lo sai meglio di me che non le fa bene. Ha saputo che Francesco uscirà presto dall'ospedale e la notizia l'ha molto impaurita, si è così affezionata a lui" mi parla e mi domando perchè il suo tono di voce sia così basso e roco anche adesso che siamo fuori.
Annuisco flebilmente. "Certo, è comprensibile".
Il suo busto si stacca dalla parete, in un chiaro segno di volersi fare più vicino e io mi accorgo di quanto sia più alto di me. Inevitabilmente faccio un passo indietro come ad imporre la distanza tra noi.
"Non dici nient'altro?" domando lui a quel punto, fermo.
Mi viene da ridere alle sue parole, ma le mie risa risultano malinconiche e tristi. "E cosa dovrei dirti?"ribatto.
Luca allora fa un passo indietro a sua volta, quasi colpito dalla freddezza delle mie parole e scuote il capo.
"Non lo so" ammette e mi sembra che la sua voce abbia assunto una sfumatura di inquietudine e malumore. "Di solito fai tante di quelle domande. Oggi mi sembra che tu non voglia nemmeno parlarmi".
Fermo il mio sguardo nel suo rendendomi conto che il suo si sia rabbuiato.
"Forse perchè è quello che voglio fare davvero. Non pensare che ti sia sempre tutto dovuto, perchè non è così" gli rispondo e mi allontano prima che lui possa dire qualcosa e che veda come le mie stesse parole mi abbiano fatto male.

Non sopporto occuparmi della parte burocatrica del mio lavoro, carte, carte ovunque. Sbuffo appoggiandomi con la testa sulla scrivania, sentendo il mio stomaco brontolare. Forse dovrei prendermi una pausa ma il solo pensiero di poter rivedere Luca mi agita.
Bussano alla porta e io mi domando chi sia. Arrivo addirittura a pensare che possa essere lui, testardo com'è nel voler avere sempre lui l'ultima parola.
"Avanti..."sussurro flebilmente sperando che la persona dall'altra parte abbia sentito.
"Ciao!" Cris si fa spazio nella stanza con dei pacchetti in mano.
"Non mi pare che Edoardo oggi sia di turno"la prendo in giro mentre lei poggiando i pacchetti sulla scrivania mi si siede difronte.
"Ah ah, davvero divertente"incrocia le braccia al petto facendomi una linguaccia. "Sono qui per te, ho portato il pranzo".
"Grazie"le sorrido complice. "Sei un angelo. Non è il massimo lavorare di lunedì".
Lei soffoca una risatina facendosi più vicina e appoggia le sue mani sulle mie. "E quando lo è?Ma è per questo che sono qui. Come stai?".
Il suo sguardo esita scontrandosi con i miei occhi. "L'altro giorno mi è dispiaciuto tu te ne sia andata in quel modo".
Socchiudo gli occhi prendendo un respiro, il solo pensiero mi fa sentire così sciocca. "Ti chiedo scusa, è stato un comportamento talmente infantile" le replico.
Lei sorride amorevolmente. "Adesso stai meglio?"mi domanda.
"Mi sono odiata, mi sono odiata tanto Cris. Ho pensato che fossi gelosa enormemente di te e poi mi sono detta, diavolo Anita come puoi minimamente provare un tale sentimento nei confronti della tua migliore amica?" le confesso.
Lei annuisce comprensiva. "Ho sbagliato anche io Anita, non avrei dovuto dire ad Edo di venire...."
Stringo una sua mano tra le mie. "Ma cosa stai dicendo Cris! Tu non devi rimproverarti di niente, la colpa è solo mia. Io voglio che tu stia bene e sono contenta che Edoardo sia l'artefice della tua felicità".
Lei sorride emozionata. "Sì"annuisce.
Mi pare che mentre mi parli il suo sguardo si perda altrove, felice. "Edoardo è qualcosa che non so spiegare. Lui mi fa ridere e mi sostiene in qualsiasi cosa. Mi sembra di vedere le cose in modo diverso da quando c'è lui. Tutte le mie debolezze lui le trasforma in punti di forza e io credo di essermi innamorata di lui".
"Vieni qui" faccio il giro della scrivania per stringerla in un abbraccio. Lei ride sulla mia spalla per la foga del mio gesto.
"Ti voglio bene" mi punta il dito contro ed entrambe scoppiamo a ridere. "Vorrei che anche tu fossi felice, Anita"la sua voce è seria questa volta mentre lo dice.
"Io lo sono Cris, sono felice"le rispondo.
Lei indugia a lungo, facendo contrarre le sue labbra in una smorfia. "Non devi fingere con me" mi fa notare.
"Ok, mi dispiace di avervi fatte preoccupare, tutte quante. Ma io sto bene, voglio stare bene. Ho bisogno di tranquillità per me stessa e ritrovare il mio equilibrio. Capiscimi, mi sono successe tante di quelle cose una dietro l'altra ma voglio guardare avanti, godermi la mia vita" le confesso sincera.
Lei annuisce sorridendo. "Ah la mia piccola Anita" ammette pizzicandomi una guancia.
"Hei!"la riprendo imbronciata.
Cristina scoppia a ridere indicandomi le vaschette con il pranzo. "Dai mangiamo che avrei una certa fame".
"Cosa hai portato?"le domando curiosa.
Lei sorride complice facendomi l'occhiolino."Ho preparato un'insalata di riso, so quanto ti piaccia".
"Perchè non l'hai detto prima?!le faccio una linguaccia. "Avanti passami quella vaschetta!".

Sono le 20.00 passate quando esco dall'ospedale, ho salutato Lucia e le ho promesso che sarei stata più tempo con lei ma non è servito a farle tirare su il morale.
"Anita, posso parlarti?!".
Arresto i miei passi nel parcheggio dell'ospedale, riconoscerei la sua voce tra mille. Un brivido mi attraversa la schiena. Serro i pugni a far diventare le nocche bianche, mentre mi volto.
"Che c'è?"cerco di dare un tono alla mia voce ma non ci riesco non appena incontro il suo sguardo. Ha il viso stanco e stravolto. Mi viene da pensare a cosa gli sia successo.
"Posso parlarti?"ripete lui cauto allungando una mano verso di me.
Non so perchè lui cerchi insistentemente un contatto con me, ma mi allontano sempre di più da lui facendo in modo di tenerlo lontano ma lui non fa altro che avvicinarsi a me. Capisco di essere in trappola quando avverto di essermi scontrata con un'automobile dietro di me. Chiudo gli occhi distogliendo lo sguardo dal suo, ma una volta che li riapro lui è lì con quei suoi occhi che indugiano sul mio corpo. Sembra che io mi senta nuda sotto il suo sguardo, quasi come esso potesse scavarmi affondo e leggere tutto quello che provo.
Mi porto le braccia al petto. "Dimmi"gli sussurro mordendomi il labbro inferiore.
Lui alterna il suo sguardo dai miei occhi alle mie labbra. "Io..ci sto provando" sembra quasi disperato mentre lo dice, noto dai suoi movimenti rigidi e dal suo scompigliarsi i capelli che qualcosa lo turbi, come se stesse combattendo una  lotta interiore.
"Ma tu..."i suoi occhi occhi incatenano i miei e io sento una morsa formarsi nel mio stomaco e le gambe molli. Resto ferma sul posto, con le braccia portate lungo i fianchi, in attesa che lui continui.
"Mi rendi le cose difficili"le sue parole restano così nell'aria mentre meno me lo aspetti le sue labbra lambiscono le mie e lo fanno in un modo passionale ed irruento da farmi tremare.
Un gemito sorpreso viene soffocato dalla sua bocca. Le sue braccia mi stringono da dietro la schiena avvicinandomi a sè e nella foga della sua stretta mi ritrovo a portare le mani all'altezza delle sue spalle per sorreggermi. Quasi come se potessi evitare di sentirmi così, di combattere contro la voglia di voler ricambiare questo bacio.
E' un desiderio difficile da contrastare perchè quando lui mi prende il viso tra le mani e mi osserva con quei suoi occhi verdi sembra che essi mi gridino "perchè?!", io penso sia la fine.
Perchè il mio cuore batte troppo forte e non riesco a ragionare lucidamente. E allora io lo capisco che no, non è vero che io non dipenda dalle sue labbra o dal suo sguardo. Non voglio essere una pedina nelle sue mani, non voglio che lui decida di baciarmi quando gli pare e piace, quando la sua donna, la sua compagna di vita non sarò mai io.
Una lacrima sfugge al mio controllo e ancora una volta capisco che lui tiri fuori la parte più fragile di me.
Lui rialza lo sguardo puntandolo nel mio e l'indice della sua mano destra si occupa di cancellare quella lacrima dal mio viso. Appoggio la mia fronte alla sua e il suo respiro affannoso si infrange con il mio.
Gli carezzo una guancia, lentamente, solleticandomi le dita a contatto con la sua barba ispida. Non è così che deve andare.
"Non posso..."sussurro. "Non voglio".
Mi allontano lasciandolo lì solo nel parcheggio dell'ospedale. Avverto una fitta al cuore consapevole di star lasciando un capitolo alle spalle ma è così che deve andare.

ANGOLO AUTRICE:
Buon pomeriggio mie care lettrici. Come state trascorrendo questi giorni? Io ne sto approfittando per prendermi una pausa dallo stress giornaliero, vorrei queste feste durassero a lungo😂😂
Questa volta non è passato così tanto dall'ultima volta che ho postato un capitolo, sto migliorando😂😂, mi sono prefissata l'obiettivo di poter dedicarmi di più a questa storia durante le vacanze, feste permettendo. 
Spero che il capitolo vi piaccia e aspetto le vostre opinioni. Nel frattempo ringrazio le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e chiunque segua la storia.
Ne approfitto per augurarvi Buon Anno, e ancora buone feste!
Alla prossima <3

  
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