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Autore: Padmini    28/12/2016    1 recensioni
Uno sguardo, un legame silenzioso tra due anime.
Sherlock, studente brillante ma solitario.
Gregory, studente più grande, generoso e desideroso di riparare a tutti i torti.
Un gatto e un cane che si incontrano nel cortile di una scuola.
Cosa accadrà tra di loro? Possono due anime così diverse trovare un luogo in cui incontrarsi?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Indizi per cercare la verità


 

La singolarità è quasi sempre un indizio. Più un crimine è anonimo e banale, più è difficile scoprire il colpevole.

Sherlock Holmes - Il mistero di Boscombe Valley




 

 

 

Sherlock aveva sorriso, soddisfatto. Gregory aveva infine acconsentito ad aiutarlo, ancora faceva fatica a crederci, eppure c'era qualcosa che stonava. Davvero poteva permettersi di coinvolgerlo? Davvero poteva rischiare la sua carriera in quel modo? Sarebbe stato incredibilmente egoista da parte sua, no? Sì, appena un pochino in effetti. Approfittare del loro legame passato per ottenere ciò che voleva non poteva esattamente dirsi nobile, giusto? … ma era davvero solo questo? Sul serio stava cercando aiuto da Gregory solo perché sapeva che non lo avrebbe rifiutato?

Sì, ormai aveva deciso. Gregory lo avrebbe aiutato, ma senza spingersi troppo oltre. Non voleva rischiare per lui e soprattutto avrebbe lavorato meglio da solo.

Il ghigno svanì dal suo viso all'istante.

In realtà non dovrai fare molto, Gregory” spiegò con calma “Se mio fratello dovesse venire a sapere che ti ho coinvolto finiresti nei guai e come minimo perderesti il posto ...”

Si guardò attorno, l'ufficio di Gregory era pulito e ordinato, era evidente che il suo proprietario lo aveva occupato da poco e ancora non si era totalmente ambientato.

Cosa …” iniziò lui, ma capì a cosa Sherlock si riferiva “Capisco. Sì, credo che tu abbia ragione.”

Strinse il pugno, ma Sherlock si affrettò a rassicurarlo, più per potersi assicurare la sua collaborazione che per vero desiderio di consolarlo.

Ti terrò aggiornato su cosa scoprirò.” promise, guardandolo negli occhi e questo sembrò calmarlo.

Va bene” acconsentì Lestrade dopo un lungo sospiro “Di cosa hai bisogno?”

Mi basteranno le fotografie della scena del delitto e il rapporto dell'autopsia. Credo che tu li abbia già a disposizione.”

Gregory annuì e allungò un braccio per recuperare i vari fogli sparsi sulla sua scrivania.

È tutto qui” disse porgendoglieli “Non posso prestarteli però, dovrò consegnarli a Moore entro domani.”

Basterà, non preoccuparti. Devo solamente confermare una teoria che ho già ampiamente accertato … Purtroppo non sono riuscito a vedere chiaramente il corpo e la scena del crimine intatta da vicino, ma ho raccolto dei campioni di terra che hanno confermato ciò che avevo già visto.”

Di cosa si tratta?” chiese Greg.

Sherlock non rispose. Prese i documenti e iniziò ad esaminarli uno ad uno. C'erano molte fotografie, tutti i dettagli che non era riuscito a scorgere da lontano, ma che combaciavano esattamente con ciò che si era immaginato. Lesse con estrema attenzione anche il referto dell'autopsia, annuendo di tanto in tanto.

Ottimo. Ti ringrazio.” posò i documenti sulla scrivania.

Tutto qui?” chiese Gregory, dubbioso.

Tutto qui.”confermò Sherlock, lapidario.

Quindi ora te ne andrai … ancora?” chiese, lasciando intuire dal tono della voce il dispiacere che provava per quella nuova separazione.

Certo, non ho nulla da fare, qui.” rispose Sherlock con semplicità.

Ma … pensavo che ...”

Ecco, era arrivato il momento. Gregory voleva delle spiegazioni. Non poteva certo dargli torto, visto il modo in cui si erano separati. Doveva dirgli che lo aveva amato, che aveva sofferto per il suo fidanzamento con … In quel momento notò la fede. Così si era sposato. Non ne sapeva nulla. Lo aveva intuito, ma vederlo effettivamente davanti ai suoi occhi era tutt'altra cosa. Era un tasto delicato, sarebbe stato saggio toccarlo proprio in quel momento? Avrebbe rischiato di riportare a galla argomenti che sarebbero stati bene dove stavano, sepolti.

Era impallidito, il suo cervello non sarebbe stato capace di elaborare tutte quelle informazioni in una sola volta.

Non ho bisogno di spiegazioni per il passato, Sherlock.” lo rassicurò Gregory, alzando una mano, notando il suo disagio “Solo speravo che, ora che ci siamo incontrati di nuovo, non mi avresti ...”

Abbandonato? Lasciato solo? Gli occhi da cucciolo bastonato di Gregory dicevano quello e altro. Si erano in effetti abbandonati a vicenda, ma Sherlock si era allontanato da lui per non soffrire … e aveva sofferto ugualmente, mentre Gregory si era rifatto una vita lontano da lui. Davvero era stato male? Davvero aveva sentito la sua mancanza tanto quanto lui? Erano domande alle quali Sherlock non aveva risposte né la minima intenzione di cercarle. Ciò che poteva fare era pensare al presente.

Gli era mancato Gregory? Sì.

Era stato felice di rivederlo, nonostante tutto? Sì.

Ottimo. Perché fuggire ancora, se l'uomo che poteva renderlo felice era lì, davanti ai suoi occhi? Certo, non poteva ricambiare il suo amore, ma Sherlock stesso si era imposto di non averne più bisogno, di poter sopravvivere senza. Di una cosa però aveva sentito la mancanza in tutti quegli anni e a quella non avrebbe rinunciato.

L'amicizia e la complicità che solo lui era capace di dargli, come pochi minuti prima, quando era stato disposto a seguirlo in una folle avventura senza pensarci. Sorrise, suo malgrado.

Non sparirò ancora, te lo prometto.” assicurò lui, raggiungendo la porta “Non ora che le cose stanno iniziando a farsi interessanti! Ricordi la nostra promessa?” gli fece un rapido occhiolino, uscì e si chiuse la porta alle spalle.

 

 

 

 

Era successo davvero? Si sentiva stordito, come quando la mattina si svegliava all'improvviso al termine di un lungo e strano sogno. Le ultime ore erano state incredibili, piene di emozioni per il suo primo caso serio, ma l'ultima mezz'ora aveva i tratti indefiniti e sfocati di un ricordo onirico. Si sedette tremante sulla sedia e analizzò a mente abbastanza lucida ciò che era accaduto.

Aveva parlato con Moore del suo caso, poi era tornato nel suo ufficio per continuare le indagini, ma era stato interrotto da Mycroft Holmes. Bene. Fin qui tutto bene. Cosa gli aveva detto? Non era andato da lui per parlare di Sherlock ma aveva cercato di riparare a un errore coinvolgendolo in un intrigo politico che in qualche modo aveva a che fare con il caso e l'atteggiamento sospetto del suo collega. Ricordò la rabbia, la frustrazione e il senso di impotenza che aveva provato … poi era arrivato Sherlock.

Sherlock.

Il suo Sherlock.

Da anni aveva atteso il suo ritorno, da anni aveva portato pazienza … e infine il suo gatto randagio era tornato a casa. Molto era cambiato in lui e molto era rimasto immutato, lo aveva visto nei suoi occhi, nel suo modo di fare, sfuggente e felino. Aveva chiesto il suo aiuto, certo di ottenerlo, con una buona dose di sfacciataggine, doveva ammetterlo. Insomma, si era presentato dopo anni di assenza, dopo tanto silenzio … e aveva preteso la sua completa e totale fiducia, senza il minimo dubbio … o forse qualche dubbio c'era stato? Quanta fatica aveva dovuto fare per arrivare a bussare alla sua porta e implorare il suo perdono? Perdono? Davvero doveva perdonarlo? Per cosa, poi? Per averlo amato e aver sofferto per questo? Si diede mentalmente dell'idiota per aver anche solo pensato quelle cose.

Anni prima lo aveva promesso a se stesso, di portare pazienza, di aspettare i suoi tempi … e finalmente era stato ripagato. Il suo amico era tornato e sembrava intenzionato a restare nella sua vita.

Lentamente, con molta cautela, radunò i fogli sparsi sul tavolo e li infilò in una cartellina che avrebbe consegnato a Moore. Qualcosa lo inquietava, ma non sapeva esattamente dire cosa fosse. Forse la situazione dalla quale era appena uscito, un intrigo politico con il quale non aveva assolutamente voglia di avere a che fare … oppure Sherlock? Oppure entrambi? Non lo sapeva, ma sentiva una sensazione di disagio, molto simile alla preoccupazione. Sherlock gli aveva detto che non avrebbe avuto nulla da temere, in effetti non aveva fatto altro che mostrargli dei documenti … ma sarebbe stato davvero così? Si accorse di essere più preoccupato per il suo posto di lavoro che per il giovane Holmes. In fin dei conti lui se l'era sempre cavata egregiamente da solo, giusto? Era così o stava semplicemente cercando di giustificarsi? Per cosa poi?

Sospirò rumorosamente guardando l'ora, si alzò e uscì dalla stanza, diretto all'ufficio di Moore. Consegnargli quelle carte sarebbe stato difficile, ma doveva farlo presto, il prima possibile, per coprire Sherlock. Se Moore avesse pensato che gliele aveva date prima di poterle far vedere a chiccessia, nessuno dei due sarebbe stato in pericolo, giusto? No, no, così non andava, aveva troppi dubbi, era evidente che qualcosa lo preoccupava. Doveva cambiare pensieri, concentrarsi sulla rabbia che provava per essere stato privato del suo caso. Sì, sarebbe stato molto più verosimile.

Quando si ritrovò di fronte alla porta dell'ufficio di Moore sentì dei rumori provenire dall'interno. L'adrenalina lo portò ad aprirla senza nemmeno bussare.

“Moore, ti ho portato i documenti relativi al caso Russell” borbottò, lanciandoli malamente sulla sua scrivania “Credo che tu sappia che ora il caso è tuo.”

Moore annuì.

“Sì, mi è stato comunicato. Potevi portarmeli domani, stavo per andare ...”

“Ho preferito liberarmene subito, non si sa mai che qualcuno li legga per sbaglio.”

Si morse un labbro. Perché aveva detto quelle cose?

“Qualcuno chi?” chiese Moore ridendo, poi tornò serio “Il signor Holmes ti ha detto qualcosa?”

“Non mi ha detto nulla, non preoccuparti” rispose Gregory con freddezza “So solo che il caso mi è stato affidato per sbaglio e che doveva essere tuo fin dall'inizio per qualche segreto ...”

Notò il pallore di Moore e scrollò le spalle.

“Non ne so nulla e non voglio saperne nulla. Domani è un altro giorno, giusto? Arriveranno altri casi buoni per me. Di questo non voglio avere niente a che fare.”

Uscì a passo di marcia dalla stanza, lasciando il collega senza parole. Da una parte era vero, non voleva essere complice di chissà quali sordidi segreti, ma dall'altra … Si avvicinò alla finestra, domandandosi dove si fosse recato Sherlock e cosa stesse facendo. Le luci dei fari delle automobili si riflettevano nei suoi occhi senza che lui le vedesse davvero. Un altro sospiro, rassegnato stavolta. Era ora di tornare a casa. Tornò nel suo ufficio per raccogliere le sue poche cose e, sempre con Sherlock in mente, tornò a casa.

 

 

 

 

I campioni che aveva raccolto dalla scena del delitto erano due tipi differenti di terra, provenienti da due diverse aree di Londra. Si recò immediatamente dove pensava che avrebbe trovato il primo e infatti, come aveva immaginato, sulla riva del Tamigi trovò un terriccio scuro, morbido, come quello che aveva macchiato il busto, le braccia, le gambe e il viso di Russell.

La ferita d'arma da fuoco sulla tempia testimoniava che qualcuno gli aveva sparato dall'alto verso il basso a una distanza ravvicinata e le macchie di terra trovate sul corpo e in particolare sui pantaloni confermavano che era stato fatto inginocchiare in riva al Tamigi prima di essere ucciso.

L'omicidio di Russell non aveva niente a che fare con il furto, di questo ormai era certo. C'era stata un'esecuzione, le cui motivazioni in quel momento gli sfuggivano. La sparizione di un uomo però doveva essere giustificata in qualche modo, per questo i veri colpevoli avevano gettato polvere sugli occhi della polizia.

Il furto probabilmente era vero ed era servito come specchietto per le allodole, per convincere che dietro la morte di quell'uomo non ci fosse altro che un imprevisto. Il suo cadavere, così come quel cucchiaino d'argento, erano stati messi lì da chi voleva che qualcuno, più precisamente l'ispettore di Scotland Yard, li trovasse.

La falla in quel piano era però un giovane ispettore, Gregory Lestrade, che si era visto affidare un caso più grande di lui e che, nella sua ingenuità, aveva raccontato a un estraneo alla polizia cose che avrebbe fatto meglio a tenere per sé. Sherlock non aveva intenzioni cattive, era ovvio, non voleva mettere nei guai il suo vecchio amico, ma doveva arrivare alla verità, con qualsiasi mezzo, a qualsiasi costo.

Ora che aveva definitivamente chiarito ciò che c'era dietro la morte di Russell mancava solo una cosa da capire: perché era stato ucciso? Se Mycroft in persona era stato disturbato per quel caso significava che c'entravano i servizi segreti, ma ormai questo fatto era assodato, ma che ruolo aveva Cal in tutta quella recita? Aveva fatto qualcosa di sbagliato per meritare di morire? Di certo aveva a che fare con le sue sparizioni negli ultimi mesi. Non c'entravano amanti o furti in giro per le case ma qualcosa di molto più compromettente. Ormai non aveva più dubbi, Cal era una spia e ciò che aveva fatto fino a poco prima della sua morte era direttamente collegato con lo spionaggio. Il problema era capire in cosa era implicato. Se poteva affermare senza ombra di dubbi dove era stato assassinato, come poteva ricostruire senza prove ciò che era accaduto in precedenza? Poteva solo contare su ciò che avrebbe trovato a casa sua, senza allarmare la sua fidanzata.

Tornò sulla strada e, chiamato un taxi, gli diede l'indirizzo della sfortunata ragazza. Doveva dirle perché il suo fidanzato era stato ucciso o ci aveva già pensato qualcuno della polizia?

 

Le luci dell'appartamento in cui aveva vissuto Cal erano accese e la sua fidanzata, di cui non ricordava nemmeno il nome, lo accolse quasi sollevata, felice di vedere un viso amico, o almeno il viso di qualcuno che lei considerava amico.

Ormai so già tutto, signor Holmes” mormorò lei, davanti a una tazza di tè caldo che aveva preparato anche per lui “Un agente di Scotland Yard è venuto a casa mia e mi ha spiegato che Cal era implicato in una serie di furti e che è stato ucciso dai suoi complici dopo un colpo andato male.”

La ragazza singhiozzò, ma Sherlock ignorò quel momento di emotività.

Questo spiega le sue continue assenze, perché mi mentiva … Non so se esserne sollevata o … oddio, il mio Cal un ladro … non … non ci posso credere … non è vero … non è ...”

Sherlock posò la tazza sul tavolino e il rumore fece destare Deanna dal torpore in cui era caduta. Si asciugò frettolosamente gli occhi per darsi un po' di contegno.

Le chiedo scusa, ma non posso davvero crederci.” mormorò, abbassando lo sguardo per la vergogna.

Non si preoccupi … lei …” esitò, indeciso sul da farsi. Era giusto rivelarle la verità, soprattutto ora che non aveva abbastanza prove per avvalorarla? No, decisamente no. Non voleva esporsi, dire troppe cose prima che tutto fosse finito, ma anche allora non era certo che fosse saggio metterla a parte di segreti sicuramente più grandi di lei.

Sì?” la voce della donna risuonò come una preghiera, la vana speranza di poter cambiare la realtà anche quando ogni possibilità sembrava svanita. Sherlock sospirò. Non era portato per quelle cose, non voleva avere a che fare con i sentimenti, nemmeno quelli altrui, eppure non aveva scelta: doveva consolarla.

Il suo fidanzato le ha mentito, solo per questo non merita il suo perdono. Di certo non meritava di morire, ma questo è un altro discorso ...”

La donna lo osservò dubbiosa e anche lui non era certo di ciò che stava dicendo né di come affrontare la situazione in generale. Aveva bisogno di più dati per poter portare avanti le indagini, ma ormai la ragazza era convinta che il caso fosse chiuso, come poteva chiederle di ispezionare la stanza del fidanzato senza destare sospetti? Inoltre, chi poteva assicurargli che lì avrebbe trovato qualcosa di utile per la sua indagine? Se davvero era una spia, difficilmente avrebbe tenuto in casa documenti compromettenti.

Ascolti ...” iniziò, illuminato improvvisamente da un'idea “Ho bisogno di avere i numeri degli amici del suo fidanzato, quelli con cui usciva.”

P-perché?” domandò lei.

Vorrei semplicemente andare a fondo della questione. Non mi fido degli ispettori di Scotland Yard, a mio parere fanno un lavoro mediocre, probabilmente archivieranno il caso senza nemmeno scoprire il nome dell'assassino.” concluse, sperando di aver suscitato la sua indignazione o, almeno, la sua curiosità.

Cosa? Non è possibile! Non ci credo! Devo sapere … devo … sapere chi lo ha ucciso!” gridò, per poi scoppiare a piangere.

Posso aiutarla, se vuole” cercò di consolarla Sherlock “Ma avrò bisogno del suo aiuto.”
Deanna rialzò lo sguardo, i suoi occhi erano rossi e osservavano Sherlock dubbiosi.

V-va bene … ma … ma io ...”

Non si deve preoccupare del denaro” la tranquillizzò Sherlock “Non voglio che mi paghi per questo. Se avessi dovuto trovare il suo fidanzato vivo sarebbe stato diverso, in questo caso di stratta di giustizia.”

Deanna annuì e, nonostante gli occhi gonfi di pianto, sorrise.

Va bene. Mi fido di lei.”

Sherlock sorrise in risposta. Non era stato del tutto sincero, una minima parte della sua mente era davvero sincera quando rivendicava giustizia per Cal Russell, ciò che veramente lo spingeva era la pura curiosità. La pista che partiva da Cal Russell era ormai fredda, come il suo corpo all'obitorio, ma c'erano altri fili che conducevano al ragno che stava cercando e, con un po' di pazienza, avrebbero rivelato la verità.

   
 
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