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Autore: Gaia_dc    29/12/2016    1 recensioni
Ziva David doveva ancora compiere i 17 anni, quando un attentato nel suo paese d'origine, Israele, mise in allarme il padre, Eli David, il direttore del Mossad, che la mandò , insieme con il resto della famiglia, in America. Ziva è riservata, anche troppo, e non sa quanto riuscirà a resistere lontano da casa, senza affetti e senza i suoi... Amici... Se tali si possono definire!

Tony DiNozzo ha 17 anni, frequenta il penultimo anno del liceo e si definisce uno "Spirito libero". È il capitano della squadra di basket dell'Anacostia High School, è il ragazzo più popolare della scuola, i compagni di squadra sono i suoi migliori amici, ed esce con le cheerleader... Potrebbe desiderare di meglio?
Sì... Solo quando si renderà conto che lui non è come tutte quelle persone che lo circondano, e che forse, i suoi veri, unici amici sono Abby Sciuto e Tim McGee...

E se un giorno Tony e Ziva si incontrassero e decidessero di mettere il proprio cuore l'uno nelle mani dell'altra?
E se proprio quando sembra andare tutto per il meglio, qualcuno ha ordini precisi dall'alto, di dover tornare a casa? Ma ormai casa è l'Anacostia High School!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abigail Sciuto, Anthony DiNozzo, Timothy McGee, Un po' tutti, Ziva David
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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SHEKINAH




Distruzione. Sterminio. Devastazione. Solo questo. È solo a questo che portano le guerre, l’odio, il rancore… Le bombe.
 
Il terreno sotto i suoi piedi scricchiolava sempre di più man mano che si avvicinava al luogo della rovina. La polvere si levava nell’aria già da quando quel che restava di quella casa si scorgeva solo in lontananza. Polvere che portava con sé le anime di vite innocenti, e la desolazione nelle vite di quelli che invece si erano salvati… Ma cos’è la salvezza per quelle vite ormai grigie e private di parte del loro cuore? Un utopia!
 
Entrò in casa, e venne avvolto subito da un alone di nostalgia, solitudine, malinconia. Aveva già sentito quella sensazione quando sua moglie era morta. Ormai non restava più nulla delle mura in cui sorgeva l’abitazione… Solo cenere e terra.
 
Ogni rumore era ovattato, davanti a sé vedeva solo quello che era  accaduto in una serata di Maggio di tanti anni prima… Troppi perché quel ricordo fosse ancora così vivido… Eppure lo era.
Sentiva un pianto sommesso che lo riportò alla realtà. Iniziò a correre, in direzione del suono che percepiva. Sarebbe arrivato in tempo questa volta.
 
Ziva era seduta per terra, in ginocchio, con le mani che affondavano in un cumulo di cenere. Tony, Abby, McGee e Senior erano pochi metri più indietro. Guardavano la scena impotenti, lasciando a Ziva il suo spazio. Ma lui, Gibbs, sapeva cosa fare. Si era ritrovato in quella situazione. Si avvicinò, e mentre tutti cercavano di avvertirlo di non toccarla, appoggiò una mano sulla sua spalla. Ziva si levò in piedi in un attimo, ma Gibbs afferrò i suoi polsi, e non disse nulla. Un gioco di sguardi, fino a quando le lacrime ripresero a scorrere copiose sulle guance della ragazza, e lei si piegò su se stessa, in preda a quel dolore che non ha una cura.
 
Gibbs la sollevò prendendola in braccio e lei appoggiò la testa sul suo petto. Uscirono da quelle macerie mentre una squadra di pompieri entrava e tutti gli altri presenti li seguivano.
 
Entrarono in macchina, e seduta sul sedile davanti, Ziva continuava a singhiozzare, finché arrivati a casa di Gibbs, salì velocemente le scale chiudendosi nella stanza in cui aveva dormito l’ultima volta.
 
Pochi minuti dopo anche Tony, McGee ed Abby arrivarono a casa di Gibbs. Nessuno aveva detto una parola da quando era arrivato Gibbs, e nessuno si era permesso di piangere. Dovevano essere forti per Ziva, sebbene anche loro non riuscissero a sopportare il dolore che li consumava dentro per la perdita di Tali.
 
“Tim…”
Sussurrò a un tratto Abby, mentre erano tutti seduti nel salone di Gibbs.
 
McGee vide che la ragazza aveva gli occhi lucidi, e le si avvicinò immediatamente, cingendola con le sue braccia. Abby era probabilmente la ragazza più sensibile del mondo e l’unica persona che in questo momento potesse consolarla era il ragazzo di cui aveva sussurrato il nome chiedendogli implicitamente aiuto.
 
Tony invece era seduto da solo su una poltrona, con i gomiti sulle gambe e la testa tra le mani. Lui non poteva chiedere aiuto, lui doveva essere quell’aiuto… Doveva… Ma a quanto pare qualcuno ci era riuscito meglio di lui… Qualcuno era riuscito a portare via Ziva da quell’inferno ancora in fiamme e lui no… Per la seconda volta.
 
Si alzò improvvisamente tirando un calcio al tavolino in legno, ma nessuno, neanche Gibbs, disse nulla.
 
“Maledizione!”
Urlò.
“Maledizione! Maledizione! Maledizione!”
Continuò.
 
 
 
 
Erano trascorse diverse ore. Ziva era seduta sul bordo della finestra a guardare la luna. Era piena. Tali adorava guardare il cielo. Quando erano piccole, a Tel-Aviv, le sere d’estate andavano in un bosco che solo loro conoscevano, e che chiamavano Shekhinah, cioè dimora. Spesso infatti quando i loro genitori litigavano, Tali chiedeva a Ziva di portarla via, ed una sera lei aveva trovato quel bosco, e da allora era diventato il loro rifugio.
 
Ziva provò a trasportarsi con la mente in quel luogo e in quel tempo, perché era l‘unico modo per non farsi distruggere dalla mancanza delle risate di Tali, della sua voce, delle sue coccole, della sua presenza.
 
Sentì bussare alla porta, ma non disse nulla.
 
“Ziva puoi aprirmi?”
Le disse Abby da dietro.
 
“Zee facci entrare…”
Chiese ancora McGee.
 
“Non vi farà entrare per ora… Ha bisogno di stare da sola”
Spiegò Gibbs, guardando Tony che ancora non aveva detto niente.
 
Il ragazzo si avvicinò alla porta e poggiando una mano sul legno sussurrò semplicemente.
“Ziva…”
 
Ziva era esattamente dall’altro lato con la mano appoggiata nello stesso punto. Sapeva cosa significasse quel sussurro, ed era grata di sapere che nessuno la stava forzando a fare nulla, ma che c’era qualcuno che sarebbe sempre stato pronto ad aiutarla.
 
 
 
La notte trascorse velocemente, e Ziva non aveva chiuso occhio. Sapeva che ad aspettarla nei suoi sogni ci sarebbe stato solo il terrore. La mattina dopo decise che avrebbe ripreso la sua vita senza rivangare il passato, spegnendo i suoi sentimenti e smettendo di essere logorata dal dolore. Aveva però uno scopo: trovare chi le aveva portato via tutto, e aveva intenzione di iniziare subito.
 
Aprì la porta della sua camera per scendere a preparare la colazione per Gibbs, ma appena uscì dalla stanza trovò Abby nella sua tutina interra rossa con dei teschi bianchi, Tony a torso nudo e McGee con un cuscino portato da casa addormentati per terra appoggiati su porte e muri che l’aspettavano, dimostrandole che non l’avrebbero mai lasciata sola…
 
Si piegò sulle ginocchia vicino a Tony, posandogli un bacio leggero sulla fronte e accarezzandogli i capelli.
Mentre dormiva aveva uno sguardo preoccupato, e Ziva sapeva di essere costantemente la causa delle sue ansie, ma nonostante ciò lui l’amava ugualmente! Ziva si sistemò sul suo petto, seduta accanto a lui e spontaneamente lui l’abbracciò. Ziva si sentiva protetta in quelle braccia, come se ogni problema svanisse semplicemente avvertendo il calore della sua pelle e ascoltando il battito del suo cuore.
 
Una lacrima scese inaspettatamente dal viso della ragazza, bagnando il torace di Tony.
 
“Ehi Zee…”
Sussurrò dandole un bacio sulla fronte.
 
Ziva alzò lo sguardo mostrando gli occhi lucidi.
“Occhioni Belli… Non piangere, ci siamo noi adesso… Non sarai mai sola”
 
 
 
“Buongiorno… Pigiama party nel mio corridoio?”
 
“Buongiorno Gibbs!”
Salutò Abby ancora un po’ assonnata.
 
“Ehi Pivello sveglia!”
Tony si avvicinò a McGee per svegliarlo, ma senza risultato. Poi con un ghigno andò in bagno.
 
“Tony che hai intenzione di fare?”
Domandarono in coro Ziva, Abby e Gibbs.
 
Pochi secondi dopo Tony uscì dal bagno con dentifricio e schiuma da barba facendo ridere finalmente Ziva di nuovo per la prima volta.
 
Si avvicinò a McGee ancora addormentato sul suo cuscino appoggiato al muro, e iniziò a creare una barba da far invidia a babbo natale sul mento del povero ragazzo. Poi gli mise un po’ di dentifricio su tutto il viso, concludendo l’opera con una foto.
 
“Giuro… Non ho parole!”
Sospirò Ziva.
 
“Avanti McGee sveglia, non vorrai fare tardi!”
Disse Tony ridendo.
 
“Eh? Cosa? Perché? Dove dobbiamo andare?”
Domandò svegliandosi di colpo e strofinandosi gli occhi… Spargendo il dentifricio ovunque.
 
“Tu dritto in bagno, McGee!”
Rispose sarcastico Gibbs facendo scendere tutti gli altri ragazzi in cucina per la colazione.
Poi avvicinandosi a Ziva aggiunse
“Come va?”
 
Ziva lo guardò e Gibbs capì. Aveva già provato quella sensazione con Shannon e Kelly.
“Gibbs io non ho più una casa… Non so dove andare…”
Gli disse sinceramente.
“Non ho più nessuno…”
Aggiunse con gli occhi lucidi.
 
“Hai me, hai Abby, McGee… Hai Tony! Credimi, lui non ti lascerà mai e ti può capire”
La fermò subito Gibbs afferrandola per le spalle.
 
Ziva si asciugò il naso con il braccio e guardò il suo prof con quegli occhi da cucciolo cui nessuno poteva resistere.
“Aiutami”
Sussurrò.
 
“Non ti lascerò”
 
 
 
 
 
Dopo la colazione Ziva era in bagno a lavarsi, e tutti gli altri facevano la fila fuori. Erano passati diversi minuti e Ziva non era ancora uscita.
 
“Ziva sei ancora lì dentro?”
Chiese Abby ma senza ricevere risposta.
 
“Ziva?!”
Si allarmò subito Tony.
“Ziva apri questa porta!”
 
Si allontanò, prese la rincorsa e sfondò la porta di legno del bagno, trovando dentro solo una finestra aperta e il rubinetto della doccia ancora aperto.
 
“McGee vai a chiamare Gibbs! Corri!”
Urlò mentre infilando una felpa di Gibbs saltava dalla finestra atterrando nel giardino e iniziando immediatamente a correre seguendo il percorso di erba calpestata che seguiva e che portava direttamente sulla strada.
 
Poco lontano trovò Ziva che ancora in canottiera era appoggiata con un braccio al tronco di un albero e la testa piegata.
 
“Ziva! Ziva che cosa è successo?!”
Urlò Tony correndo ad abbracciarla.
 
“Tony li ho visti! Erano i compagni di Avraham! E l’auto era quella! Era inconfondibile! Una fiat 124 personalizzata rossa, nera e bianca!”
 
A quelle parole Tony ebbe un flash! L’auto che lo aveva investito diversi mesi prima mentre lui andava da Ziva era proprio quella descritta da Ziva!
 
“E io… Non sono riuscita a fermarli, Tony! Non ci sono riuscita!”
Continuò Ziva con le lacrime agli occhi.
“Loro mi hanno portato via tutto ed io non sono riuscita a fermarli!”
Urlò tirando pugni sul petto di Tony, finché il ragazzo non l’abbracciò stringendola così forte che poté sentire il battito del suo cuore.
 
“Shhh… Non è colpa tua! Non è colpa tua!”
Continuava a ripeterle.
 
“Non ce la faccio Tony! Non ce la faccio più! Non voglio più provare dolore!”
Sussurrò tra le lacrime.
 
“Lo so, ma tu sei la mia vita, ed io non posso perderti! Ed è orrendo sapere di non poter fare nulla per te, sapere di non essere la persona che può portarti via da quest’inferno, sapere di non poterti sottrarre a questi dolori…”
 
“No Tony! Non è neanche colpa tua! Nessuno può sottrarre niente al suo destino! Tu non puoi fare niente! Puoi solo rimanermi vicino, Tony… Ti prego, non mi lasciare! So di essere la causa di ogni tua lacrima, ma ti prego non mi abbandonare”
Lo supplicò.
 
“Ma io ti amo Ziva, e non ti lascerò mai… Okay? Quindi devi andare avanti per questo! Devi farlo per me… E per Tali! Perché lei non ti avrebbe mai permesso di mollare!”
Tony le aprì il suo cuore, pronunciando le ultime parole a fatica! Non era il fratello di Tali, ma quella piccolina ormai era parte di lui!
 
Appena Tony pronunciò il suo nome, Ziva cadde a terra tra i singhiozzi, nascondendo il viso tra le mani e tremando un po’ per il freddo della mattina e la canottiera che indossava, un po’ per il trauma che aveva appena subito.
 
Senza dire nulla Tony si tolse la felpa rimanendo a petto nudo nel mezzo di un bosco che costeggiava la strada, alle 7:30 di mattina e la fece indossare a Ziva, sedendosi accanto a lei e tornando ad abbracciarla.
 
Pochi minuti dopo le sussurrò che era ora di rientrare perché di certo tutti erano preoccupati specialmente dopo gli ultimi avvenimenti.
 
Ziva camminava tremando abbracciata a Tony e quando rientrarono, vennero entrambi travolti da Abby.
 
“Ma dove eravate finiti?!”
 
“Abby dov’è Gibbs?”
Chiese subito Tony ignorando la sua domanda.
 
“Gibbs e McGee sono usciti a cercarvi”
 
“Ascolta, Ziva ha visto l’auto dei terroristi che passava di qui! Non è al sicuro! Dobbiamo andare via da qui per un po’!”
Spiegò Tony mentre cercava il telefono.
 
“E dove possiamo andare?! Lontano da qui, questo è ovvio! Al lago? No… Dovremmo costruire una baita e per quanto possa essere bravo il prof con il legno, dubito che possa costruirla in un giorno”
Abby iniziò a parlare senza più fermarsi.
 
“Okay… Okay Abby! Sei in ansia e questo l’avevamo capito… Ora però dannazione, il cellulare per chiamare Gibbs e il Pivello dove sta?!”
Tony iniziò ad andare fuori di testa.
 
“Tony… Calmati… Abbiamo tempo”
Provò a tranquillizzarlo Ziva, e quando Abby la guardò negli occhi e comprese che aveva pianto, corse a consolarla, con i suoi abbracci curativi.
 
Quando Gibbs e McGee arrivarono Tony raccontò loro quanto accaduto.
 
“Ho io un posto in cui poter stare al sicuro!”
Affermò Gibbs.
 
 
 
 
A circa due ore di macchina da DC infatti Gibbs aveva una piccola cascina  di legno che lui stesso aveva costruito. Sarebbero rimasti là fino a quando non ne avessero sentito più il bisogno, e nel frattempo avrebbero trovato un modo per trovare e fermare quei terroristi.
 
Abby e McGee avevano parlato con i loro genitori, dicendo oro che sarebbero partiti per diversi giorni, forse settimane con la scuola. Non volevano metterli in mezzo. Tony invece aveva spiegato a suo padre tutto quello che era successo.
 
Poco dopo il loro arrivo, e dopo aver sistemato le loro cose, Ziva andò nel cuore del bosco con il suo computer e sistematasi per terra chiamò suo padre anche se non era Venerdì, il giorno stabilito per le videochiamate.
 
“Shalom Ziva! Perché mi chiami oggi?”
Il padre rispose subito.
 
Ziva fece per parlare poi richiuse la bocca. Come si fa  adire che sono morti tutti eccetto lei… Come avrebbe fatto a dire ad Eli che Tali, l’unica a cui lui fosse realmente legato era morta?!
 
“Che succede Ziva?! Ti ho forse insegnato a esitare?! Avanti parla! Da soldat…”
 
“Tali è morta.”
Lo interruppe bruscamente lei.
“Tali è morta…”
Ripeté a voce più bassa.
 
Eli era visibilmente sconvolto.
“Tali… Lei è…”
 
“E anche Ari. E mamma… Sono… Sono morti tutti”
Disse fissandolo negli occhi attraverso le schermo.
“A parte me…”
Aggiunse stringendo gli occhi.
 
“Com’è successo? E dove sei ora? Con chi?”
 
“Una bomba… E io ero lì quando è esplosa… Stavo entrando a casa e poi l’esplosione mi ha buttato all’indietro”
Disse cercando di trattenere le lacrime.
 
“Ziva devo andare. Dimmi solo dove sei…”
Rispose lasciando Ziva interdetta.
 
“Al sicuro.”
Replicò Ziva fredda e chiudendo la chiama
Non riusciva  a credere come suo padre potesse mettere avanti il lavoro persino dopo una notizia del genere.
 
 
 
 
Quando rientrò nella cascina trovò tutti gli altri che mangiavano una bistecca davanti al camino.
 
“Vuoi un po’ Ziva?”
Chiese McGee.
 
“No grazie, non ho fame”
Rispose lei andando nella sua camera. Tony non esitò a seguirla.
 
“Ziva che succede?”
Tony la fermò per le scale prendendola per un braccio.
 
“Niente… Va tutto bene!”
Mentì lei.
 
“Ziva”
 
“Ho chiamato mio padre”
Spiegò Ziva.
 
“Come l’ha presa?”
 
“Bene! Troppo bene direi! Come se non gli importasse nulla di Tali, Rivka, Ari…”
 
“Ognuno ha i suoi mezzi per metabolizzare notizie simili… Probabilmente il direttore del Mossad non  voleva piangere davanti a sua figlia…”
Tony provò a ipotizzare.
 
“Non credo Tony… Non credo proprio!”
 
 
 
 
Diversi giorni erano trascorsi tra ricerche e nascondigli, tra pianti e consolazioni, ricordi e nostalgia… Ma tutti pian piano tiravano avanti a modo loro. La scuola era praticamente un optional per Ziva, Tony, Abby, McGee… E Ziva era davvero grata a loro per sostenerla ed essere con lei in ogni singolo momento senza lasciarla sola.
 
“Tony ma sbaglio o oggi hai le gare di nuoto?”
Chiese Ziva.
 
“Si… Ma non ho intenzione di andarci!”
Rispose secco il ragazzo.
 
“Beh in realtà sarebbe una buona idea! Non possiamo stare rintanati qui per sempre! Poi siamo anche molto vicini, magari tornando a DC riusciamo anche a scovare la cellula!”
Replicò Gibbs.
 
“Si dai è una buona idea! Poi tra tutta la folla che ci sarà, non riusciranno a trovare Ziva facilmente!”
Confermò Abby.
 
“Io sono a favore! E poi penso che Sarah si stia chiedendo dove sono finito.”
Continuò McGee.
 
“No! Non se ne parla proprio! Non metterò a rischio la vita di Ziva solo perché ci siamo quasi o ho una gara o vi siete stufati di stare qua!”
Tony rimase sulla sua posizione.
 
“Tony! Ma io so badare a me stessa!”
 
“Davvero?! E come badavi a te stessa quando Jeanne ti ha chiuso nello sgabuzzino?”
 
“Non stavo bene!”
Replicò.
 
“E con Ray? E con Avraham? E con tua madre?!”
 
“Tony… Ora sto bene! Non sono ammalata, non sono stanca, non ho dolori da nessuna parte e se adesso qualcuno mi volesse toccare lo metterei al tappeto!”
 
“No! Non stai bene! Tali, tuo fratello, tua madre… No! Decisamente non stai bene!”
Continuò il ragazzo.
 
Ziva stava per rispondere quando Gibbs le sfiorò una spalla improvvisamente, e con un semplice gesto Ziva lo mise KO.
 
“Io dico che invece sta bene…”
Azzardò Abby.
 
Erano circa le 5 del pomeriggio e Tony si stava preparando per la gara, anche se con la testa era completamente altrove.
 
Sentì bussare alla porta, poi questa si aprì e Ziva entrò senza dire nulla.
 
“Ehi Zee… Che succede?”
Chiese mentre sistemava il suo zaino.
 
“Pensi… Voglio dire pensi davvero che io non sia in grado di difendermi da sola?”
 
“Cosa? Ziva ma cosa dici?! Certo che tu sai difenderti… Tu… Tu sai difenderti eccome! Ma per qualche ragione il destino ti ha messo di fronte a tanti di quei problemi che Grey’s Anatomy ti fa un baffo”
Poi avvicinandosi a lei aggiunse
“E io ti amo, e non voglio perderti per nulla al mondo! Sei la mia vita, sei unica, non potrei vivere senza di te per questo non voglio permettere a nessuno anche solo di sfiorarti! E se ti dovesse succedere qualcos’altro io non so cosa farei!”
Continuò.
“Perché io ti amo”
La prese in braccio e Ziva gli circondò la vita con le gambe. Poi la baciò, come se fosse l’ultima volta che avrebbe potuto farlo… Come se sapesse cosa stava per succedere di lì a poco.
 
 
 
 
“Abby sei pronta? Manchi solo tu!”
 
“Sisi, arrivo… Stavo sistemando gli orecchini”
E così dicendo la ragazza aprì la porta del bagno e raggiunse i suoi amici. Indossava uno dei suoi soliti vestiti… Uno di quelli poco appariscenti, con la gonna cortissima a mettere in evidenza le sue lunghe gambe snelle, e il top pieno di paillettes rigorosamente nero.
 
“Sicuro di non voler restare a casa da solo con Abby, Pivello?”
Tony prese in giro McGee dandogli una gomitata.
 
“Ma non ero l’unica che mancava? Ziva dov’è?”
 
“Solito posto”
Risposero in coro i 2 ragazzi.
 
Da quando si erano temporaneamente trasferiti tutti nella cascina, Ziva aveva trovato una sorta di suo nascondiglio, dove nessuno sapeva esattamente cosa facesse. Ma ogni volta che non era impegnata nelle ricerche, o quando riusciva a piangere senza che nessuno la scoprisse, si rintanava nell’incavo delle radici possenti di una quercia.
 
“Gibbs è andato a chiamarla”
 
Poco dopo infatti, Gibbs e Ziva arrivarono dal bosco. Ziva indossava un vestito semplice, ma che addosso le stava d’incanto come sempre. Sembrava serena, a differenza di tutte le altre volte che tornava dal suo nascondiglio.
 
“Pronti per tornare in pista?!”
Chiese…
 
No… Decisamente non era triste. Sembrava come se finalmente fosse uscita da quel tunnel che le impediva di combattere… Come se per la prima volta dopo tempo fosse riuscita a metabolizzare la morte di Tali, Rivka e Ari.
 
Anche Gibbs aveva un sorriso fiero, fiero della sua piccolina.
“Prendete la vostra roba… Abbiamo un caso da chiudere una volta per tutte!”
Esordì.
 








NOTA DELL'AUTRICE:
CIAOOOOOOO!!! Da quanto tempo, lo so! Troppo direi! Ma come vi avevo detto questa fanfiction potrei finirla anche tra 2 anni!!! Nel frattempo però ho pensato di iniziarne un altra! Magari il problema è l'ispiazione. Comunque... Che ne dite? So che è un capitolo molto breve... Ma mpenso sia meglio così o avrei postato a natale prossimo!! (A proposito buon natale a tutti e buon anno... Spero sia migliore del 2016 che ha fatto davvero schifo.)
Baci, Gaia

 
   
 
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