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Autore: Darth Ploly    29/12/2016    1 recensioni
Per Ponyville è un periodo di quiete: la vita scorre serena dopo che, qualche mese prima, una furia omicida si era scatenata contro gli inermi cittadini. Tutto è però tornato alla normalità e adesso ci si prepara per il grande evento: le elezioni che decreteranno chi sarà il nuovo sindaco. Ma qualcosa sta per cambiare: una pony che tutti speravano di aver dimenticato sta per tornare a Ponyville. Quale sarà il suo scopo? Cosa succederà alla città? E quale sarà la reazione di Octavia di fronte alla pony che le ha cambiato la vita?
Tornano le avventure della Melodia della Giustizia, disillusa detective che indaga lungo le strade di una Ponyville cupa ed egoista. Diretto seguito di "Melodia di Giustizia-A trip into madness", si consiglia vivamente di non iniziare questa lettura senza aver terminato la precedente.
Allontanandosi dal giallo tradizionale, questo racconto narra una vicenda più ampia in cui nuovi e vecchi personaggi troveranno maggior spazio e si verranno a instaurare o a sviluppare maggiori rapporti tra ogni protagonista e gli altri pony o la città stessa.
Mi auguro possa piacervi.
Genere: Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Spike, Trixie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A contrastare il buio della notte vi è soltanto una piccola lampada accesa sul comodino. La sua luce è debole, ma io conosco troppo bene questa camera per averne bisogno.  Per di più, illumina perfettamente la sola cosa che mi interessi.
Dopo aver sentito le parole della signorina Redheart, sono corsa qui senza neanche aspettare lei e Derpy; appena il tempo di prendere le chiavi di casa ed ero già lontana. Troppi pensieri si sono susseguiti furiosamente all’interno della mia testa, ma il più spaventoso era sicuramente quello che si trattasse di un piano di Trixie. Le sarebbe bastato sfuggire al controllo di Rich e avrebbe potuto facilmente attirarmi in trappola. Tuttavia non mi sarei mai tirata indietro, neanche se Trixie avesse avuto con sé un esercito.
Eppure ora non rimane nemmeno l’ombra di quelle paure. Quel che ho davanti a me non è un sogno, né un’illusione: seduta nella sua solita posizione, Vinyl è sveglia.
Mi avvicino al suo letto con devozione, quasi fosse una reliquia sacra. Lei mi sorride con enorme sforzo, non credo abbia le energie per muoversi. Miss Redheart, vuoi per distrazione o per la fretta di avvisarmi, non ha pensato a toglierle le cuffie, ma gli occhiali scuri sono poggiati ordinatamente sul letto e posso quindi vedere i suoi occhi, quegli occhi che non vedevo da tanti anni.
“Vinyl, sei …” Balbetto con la mente annebbiata dall’emozione.
“Oc … tavi … ia”
La voce di Vinyl è rauca e debole. Dopo quasi tre anni passati senza muoversi e senza parlare, anche il solo pronunciare il mio nome le costa una fatica immensa. Nonostante ciò, sono sicura di non aver mai sentito un suono più melodioso.
Senza riuscire a mantenere più il controllo, mi lancio verso di lei in lacrime.  Cercando di trattarla con più delicatezza possibile, la abbraccio, la bacio, le tolgo le cuffie, le accarezzo il muso e le stringo gli zoccoli tra i miei mentre anche dai suoi occhi iniziano a scorrere lacrime. Prova a rispondere ai miei gesti ma glielo impedisco: “No, no, aspetta, non fare movimenti bruschi, sei debole … oh, Vinyl, io … non posso crederci, è stupendo!”
Lo è davvero. Dopo un così lungo periodo di sciagure, mai mi sarei aspettata di ricevere la più grande gioia che io potessi immaginare in maniera così improvvisa. Nonostante i mille impegni, mi ero sempre ritagliata del tempo da dedicare a lei ma mai, nemmeno una volta, aveva dato segni di miglioramento.
“Come hai fatto a tornare? Sei … sei straordinaria, Vinyl! Ancora non riesco a crederci!”
“Ma … gi … a …”
Quando la sento, avverto un brivido lungo la schiena. Sollevo la testa dal suo petto e la guardo incredula. Sul muso ha un’espressione preoccupata, gli occhi sbarrati.
“Come hai detto?” Domando in cerca di conferma.
“M … magia” Ripete con ancora più sforzo.
“Sì …” Ripeto capendo quel che intende “Sì, magia”
Sono costretta a raccontarle che cosa è successo dalla notte in cui perse conoscenza fino a oggi. In realtà vorrei non parlarne in questo momento, ma so che Vinyl è in pensiero per me.
Mentre spiego, la mia mente è impegnata a pensare a quel che lei ha detto poco fa, quel “magia” che ancora mi lascia sconcertata. È mai possibile che Vinyl abbia mantenuto un legame con Trixie? L’incantesimo che Trixie stava per scagliare contro di me può aver agito sulla mente di Vinyl? No, in fondo quell’incantesimo non è mai partito, e poi non si spiegherebbe come avrebbe potuto avere effetto su Vinyl.
Ma forse c’è un’altra possibilità: non ne capisco molto di magia, ma mi chiedo se Vinyl abbia stabilito un legame con me piuttosto che con Trixie. Oggi come allora, Trixie ha provato a uccidermi e lei ha cercato di difendermi.
Mentre cerco una risposta, Vinyl fa una smorfia, come se volesse chiedermi qualcosa, e solo allora mi accorgo di avere un’espressione inebetita.
“No, non è nulla” Le spiego sorridendo imbarazzata. Non so se la mia teoria è giusta, probabilmente non lo scoprirò mai, ma mi piace pensare che sia così; mi piace credere che Vinyl sia corsa in mio aiuto.
“Aspetta, voglio presentarti qualcuno” Le dico. Sto per andare verso l’uscita, ma Vinyl mi richiama con un verso. Vuole che le rimetta le cuffie: fin da quando la conosco, le ha sempre indossate in pubblico; le toglie soltanto quando siamo io e lei da sole.
Dopo averlo fatto, chiamo Derpy e l’infermiera, arrivate poco fa. Le faccio entrare e le presento a Vinyl: “Questa è la signorina Redheart. Si è presa cura di te in questi anni”
“È una gioia vederla sveglia, signorina”
Vinyl sorride e fa un leggero cenno di saluto con il muso. Poi il suo sguardo si sposta su Derpy.
“Lei è la pegaso di cui ti ho parlato. Lei è Derpy”
Vedo Derpy molto in difficoltà. Prova a dire qualcosa, ma dalla sua bocca escono solo balbettii incomprensibili.
Vinyl le viene in soccorso invitandola ad avvicinarsi. Quando Derpy l’ha raggiunta, si allunga verso di lei e le sussurra all’orecchio: “Gra … zie …”
Derpy sgrana gli occhi per la sorpresa mentre io, troppo emozionata, piango di nuovo mentre assaporo il momento più felice della mia vita.

Quando entro nel salone principale del Jolly Roger, il pianista smette di suonare e la giovane puledra che cantava inizia a tossire dopo aver preso male il respiro; intorno a me si diffondono bisbigli, sussurri, occhiate curiose, intimorite o semplicemente sorprese. Sebbene tutti i pony in sala mi conoscano, pochi di loro hanno avuto il privilegio di incontrarmi. Estremamente di rado frequento locali notturni e il Jolly Roger, nonostante la sua fama, non gode di un trattamento di riguardo. Oggi però è diverso: le ultime informazioni arrivate sono troppo importanti perché solo io ne sia a conoscenza.
Raggiungo il bancone di cristallo e mi guardo attorno in cerca della proprietaria del locale. Non vedendola da nessuna parte, mi siedo e chiamo con un gesto la giovane cameriera amica di Derpy, Berry Punch.
“Desidera bere qualcosa?” Domanda educatamente, ma il suo sorriso non nasconde del tutto la sua inquietudine.
“Un Bloody Mary, grazie. E rilassati, non c’è nulla da temere, non mordo. Dico io, ma cos’è questo mortorio?” Domando allora girandomi verso il palco “Hey, pianista! Sei bravo, sai? Mi piaceva quella canzone di prima, suonala ancora”
Dopo essersi scambiato dei cenni di intesa con la cantante, lo spettacolo riprende e, ben presto, tutti ritornano alle loro occupazioni. La ragazza ha intanto fatto ritorno con il mio drink e mi osserva mentre ne bevo un sorso.
“Lavoro eccelso, giovane Berry Punch, davvero ottimo!”
 “Lei mi conosce?” Domanda stupita. Immagino non si aspettasse che anche una semplice cameriera potesse essere oggetto di interesse dei Gufi.
“Milady, io conosco chiunque in questa sala e potrei svelarle centinaia di segreti, naturalmente sotto pagamento. Stasera sono qui per dare e ricevere informazioni, ma il fato ha voluto che l’ordine di queste due azioni venga invertito. Posso rubarle dieci minuti del suo tempo, milady?”
“Io … penso di sì, ma dovrei avvisare le mie colleghe”
“Si fidi, finché rimarrà con me non ne avrà bisogno. Si versi un drink, piuttosto: offro io”
La giovane è poco convinta, ma si prepara comunque un Cuba Libre mentre un’altra cameriera ci spia insospettita pensando di non essere notata. La lascio fare, non mi interessa.
“Mi dica, signorina: ricorda qualcosa del pony che attaccò lei e la signorina Derpy al locale dei Cake?” Chiedo intanto a Berry.
“Arriva tardi: è una domanda che mi ha già fatto la polizia. Comunque no, era dietro di me e non gli ho prestato attenzione”
“Capisco. Speravo che divise e distintivi l’avessero messa in agitazione, a volte succede”
“Non temo la polizia, signor Spike” Afferma con sicurezza.
“E allora di cosa ha paura?” Continuo incuriosito.
Lei però torna sulla difensiva: “Perché le interessa? È un interrogatorio dei Gufi?”
“I Gufi non sono detective, sono spie. Questa è solo una discussione amichevole, mi piace conoscere i pony con cui parlo”
“Pensavo che conoscesse già i miei segreti”
“Molte cose sì, non lo nego. Vede, Ponyville sta vivendo una situazione delicata e io, per sapere come muovermi, devo capire chi sono i pony coinvolti. Lei rientra tra questi, signorina”
“Perché?” Domanda bevendo un sorso del drink.
“Perché ha scelto di aiutare la signorina Derpy e qualcuno ha cercato di farvi del male. Non voglio spaventarla, signorina Berry, né farla sentire a disagio. Vorrei solo che lei si fidasse di me: voglio proteggerla. Altrimenti può scegliere di andarsene: io le chiederò dove posso trovare miss Rarity e continuerò il mio lavoro”
Lei si morde il labbro combattuta e tiene lo sguardo basso. Io aspetto senza metterle fretta, prestando attenzione alla romantica ballata suonata dal pianista.
“Quel che ha detto vale anche per Derpy?” Chiede quando si sente pronta “Vuole proteggerla?”
“Sì. Temo Trixie quanto chiunque altro e alcuni eventi recenti mi hanno convinto ad agire per contrastarla. Ma separati non possiamo vincere. È per questo che Derpy ha stretto un’alleanza con i Quattro, giusto?”
Lei sospira e annuisce divertita.
“Lei è bravo con le parole, lo sa? È anche furbo”
“L’ingegno e le parole sono le uniche armi che mi sono state donate alla nascita. Ho imparato a usarle”
Lei finisce il suo Cuba Libre, poi risponde senza alcun segno di dubbio alla mia domanda: “Ho paura di perdere il Jolly. In questo locale ho trovato una casa, e in Rarity e le altre ragazze una famiglia. Combatterò fino allo stremo per non farmele portare via”
“E dove sono la tua vera casa e la tua vera famiglia?”
“La mia famiglia è morta quando quello schifoso ubriacone di mio padre ha picchiato mia madre fino a ucciderla e poi si è addormentato sul divano lasciando il suo corpo nel bagno. Sono scappata di casa e ho lasciato una segnalazione anonima alla polizia. Quel bastardo ora marcisce a Icarus Island e io ho trovato un nuovo posto dove stare”
Racconta la sua storia velocemente, senza mai fermarsi. Mentre parla, mi fissa dritto negli occhi, quasi come se voglia sfidarmi. Io non abbasso lo sguardo nemmeno per un istante e cerco di studiarla: la ragazza non mente. Quando parla non è fredda, tutt’altro. Dentro di lei è celata una rabbia mai sopita, ma riesce a domarla grazie a uno sforzo imponente. Lo fa per me o per lei?
“Chi altro lo sa?”
“Nessuno”
“Nemmeno miss Rarity?”
“Specialmente Rarity”
“Perché si preoccuperebbe, vero? La tratterebbe con più riguardo”
“Esatto. Quella notte ho fatto tutto da sola. Non voglio che gli altri mi trattino con pietà”
“Potrei chiederle perché ha deciso di raccontarlo proprio a me? Avrebbe potuto non rispondere o mentire”
“Se ne sarebbe accorto” Risponde correttamente “E poi volevo metterla alla prova. Ha detto che di lei posso fidarmi, no? Lo dimostri!”
È intelligente e scaltra, molto più di quanto lo fossi io in passato. È una fortuna che abbia trovato Rarity: se avesse scatenato la sua rabbia per fare del male, oggi sarebbe una criminale incontrollabile … o sarebbe sotto terra.
Con serietà, affermo: “Non è mia abitudine trattare con compassione chicchessia, lo trovo irrispettoso, dunque non inizierò oggi. Inoltre le giuro sul mio titolo di Signore dei Gufi che non rivelerò mai il suo segreto. Questo le basta?”
Lei sorride, questa volta in maniera sincera, poi ci scambiamo un saluto con le zampe nel modo tipico dei pony. Il passo più grande è stato fatto.
“Ora mi ascolti bene, signorina Berry, perché è estremamente importante” La avverto “A che punto è la raccolta dei nomi per il nuovo candidato?”
“Abbiamo raggiunto oggi la quota necessaria per presentare la richiesta al sovrintendente. Domani andrò ad avvisare Derpy”
“Bene” La interrompo “Ma non vada ancora, continui a raccogliere comunque altre firme. Le chiedo inoltre di prestarmi quella lista per stanotte. Domani mattina gliela farò riavere da uno dei miei Gufi”
Come previsto, Berry non si aspettava una simile richiesta.
“La lista è di primaria importanza nella lotta a Trixie! Abbiamo ancora solo pochi giorni per presentare una richiesta di candidatura e … non abbiamo neanche il candidato!”
“Questo non è detto” La correggo senza svelare altro.
“Fa parte del suo piano, vero?”
Annuisco in silenzio.
Alla fine, dopo un leggero sospiro, mi dice: “Quando sarà uscito dal locale, aspetti dieci minuti sul tetto di fronte: gliela porterò inventando una scusa”
“Gliene sono grato” Rispondo con un rispettoso cenno del capo.
“Cosa devo dire a Rarity? Anche lei è coinvolta nella faccenda”
“Riferirò io a miss Rarity ciò che deve sapere. Lei non dica nulla a nessuno. E se nei prossimi giorni dovesse accadere qualcosa alla lista, non faccia follie”
“Va bene. Adesso mi scusi ma devo tornare al lavoro. Rarity è con i Quattro vicino ai tavoli da biliardo in fondo alla sala. Le auguro una buona serata”
La saluto e la guardo allontanarsi e raggiungere dei tavoli. La pony che ci ha osservato finora le va incontro e le chiede qualcosa, ma lei rifiuta di parlarne.
Dai tavoli si alzano delle risate: sul palco, un ventriloquo ha preso il posto del pianista e della cantante. Mi sporgo verso una pegaso che prende ordinazioni e le chiedo un foglietto dal suo blocco per appunti. Una volta ricevuto, gli passo sopra uno dei miei artigli diverse volte. Quando credo che possa bastare, torno a guardare l’esibizione e mi concedo cinque minuti di pausa prima di tornare al lavoro.

Un movimento rapido, un rumore sordo e la pallina nera finisce in buca d’angolo.
“Boom! Woooah! Partita chiusa!”
“No! Non è possibile, è la quinta volta!”
“Smettila di giocare, Sibilante, o alla prossima dovrai dargli anche il mantello”
È incredibile quanto Jesse sia abile con quella stecca. Il Sibilante ha perso in un paio d’ore più di quanto io abbia speso in tre mesi. Mi fa piacere però che Albert si stia divertendo. Lentamente ha recuperato un po’ di vigore e di forza d’animo, ma c’è ancora tanto da fare. Nel frattempo mi sto occupando delle sue attività, mettendo al sicuro i capitali ancora rintracciabili e dando indicazioni ai suoi pony affinché non cadano nelle trappole di Trixie. Il Contabile dice che me la cavo bene, ma va anche detto che finora la situazione è stata molto tranquilla. In ogni caso, la mia esperienza al Jolly Roger mi è d’aiuto: un’organizzazione criminale è simile a un locale notturno … molto grande.
“Guardate chi è venuto a farci visita!” Ci richiama il Contabile avvertendoci dell’arrivo di Spike.
“Hai sssconvolto tutti in sssala al tuo ingresso. Ci chiedevamo quando ci avresssti raggiunti”
“Ho avuto da fare”
“Ti fa piacere essere intrattenuto dalle mie ragazze, Spike?” Gli chiedo punzecchiandolo “L’allegra Berry ha forse fatto palpitare il cuore del freddo Signore dei Gufi?”
“Non più di quanto faccia lei ogni volta che la incontro, miss Rarity” Risponde con un impeccabile bacia zampa.
“Ah, se ce ne fossero di più di clienti galanti come te! Ma cosa ti spinge fin qui? Non credo tu avessi solo voglia di un drink”
“Purtroppo ha ragione, miss Rarity. Vi porto notizie e avvertimenti”
“Parla, dunque” Lo esorta Albert inserendosi nella discussione. Spike lo guarda come se si fosse appena accorto della sua presenza, poi torna a rivolgersi agli altri. Ci avvisa del ritorno di un vecchio membro della Illusion e del ruolo che avrebbe svolto il giorno del tentato ponycidio di Filthy Rich. Alla fine del discorso, Jesse è infuriato.
“È colpa di quell’infame se Trixie ha avuto il permesso di darci la caccia quella sera?”
“Secondo la mia fonte, sì. Ma non sono qui per indicarvi una preda. Al contrario, vorrei che continuaste a tenere un profilo basso: Trixie è sempre più potente e la sua popolarità crescerebbe a dismisura se riuscisse a fare  un colpo grosso … come la cattura dei Quattro”
“Ora i Quattro sono puliti, Spike: le nostre attività sono ferme e io personalmente mi sono occupato di far sparire ogni elemento compromettente” Spiega il Contabile in un impeto di orgoglio.
“È un ingenuo se crede che Trixie abbia bisogno di prove” Ribatte serio Spike.
“Trixie non è come Spitfire o Rainbow Dash” Spiego io “Non si piegherà alle norme del commissariato. Oh, cosa può esserci di peggio?”
“Non ha che da chiedere, miss Rarity: oggi la Melodia ha incontrato Trixie e, come può immaginare, la loro non è stata una discussione amichevole. Sembra che lo stesso Rich sia dovuto intervenire per separarle prima che accadesse il peggio”
La notizia ci lascia pietrificati, mi sento come se mi avessero gettato addosso una bacinella d’acqua gelata. La zampa del Contabile trema mentre cerca di afferrare un sigaro, il muso del Sibilante è completamente coperto dal cappuccio e Jesse ha gli occhi sbarrati e l’espressione che avrebbe un pony sotto effetto di allucinogeni.
“Di tutte le cose possibili, questa è sicuramente la peggiore …” Sussurro sconvolta.
Spike annuisce, poi spiega: “Immagino che lady Octavia non abbia accettato l’attacco alla giovane Derpy. Il problema è che Trixie ora è più infuriata che mai e non so quale sarà la sua prossima mossa”
“Va .. va bene, Spike, abbiamo capito” Balbetta il Contabile, che ha finalmente acceso il suo sigaro dopo averne fatti cadere quattro a terra “Staremo attenti”
“Non basta: voglio che voi tre formiate un unico squadrone con i vostri pony. Ragionerete e agirete come un solo individuo e non vi farete mai cogliere impreparati”
“Yo!”
“Sssarà fatto”
“In quanto a lei, miss Rarity, rispetto la sua volontà, ma la prego di non osare troppo. Saperla in pericolo mi farebbe star male”
“Starò attenta” Rispondo gentilmente.
Raggiunti gli accordi, Spike dà segno di volersene andare e io sto per accompagnarlo all’uscita, quando Albert lo richiama rabbioso: “Te ne vai così, stronzo? Senza avermi minimamente considerato?”
Speravo che non succedesse, ma Albert non ha mai sopportato le offese. Spike si volta e, mettendo da parte la sua diplomazia, dice: “Non sei nella condizione di meritarti la mia considerazione”
In un attimo, Albert, digrignando i denti, estrae la sua pistola mentre Spike, con un leggero scatto in avanti, sottrae quella del Contabile. I due si puntano le armi contro a vicenda, pronti a far fuoco. La scorta di Albert si muove come un pony solo e circonda il minaccioso drago.
“Abbasssate le armi! Abbasssatele sssubito!” Ordina loro il Sibilante, costringendo le guardie del corpo a fare un passo indietro.
I due rivali si fronteggiano, ma Spike è in leggero vantaggio sul suo avversario e la sua espressione mostra che ne è a conoscenza.
“Vuoi tentare una prova di abilità?” Lo sfida.
“Basta così!” Intervengo prima che sia troppo tardi. Non sono sicura di cosa farebbe Alfred, dato il suo stato; inoltre credo di aver visto un puntino rosso dietro la sua testa.
Spike fa ruotare la pistola intorno all’artiglio e la restituisce al legittimo proprietario; Albert è un po’ più restio a farlo, ma alla fine obbedisce.
“Accompagno Spike all’uscita. Voi non combinate guai!” Mi sembra di avere a che fare con dei puledrini!
Ci lasciamo alle spalle il chiasso provocato dai clienti ai tavole e dai musicisti jazz sul palco e, poco dopo, giungiamo alla Bet Way. Un vento forte e gelido soffia per le strade della città, trascinando con sé rifiuti leggeri e fogli di giornale. A giudicare dalle tante luci accese nei palazzi, nessun pony sembra abbastanza coraggioso da lasciare la sua abitazione o il locale dove ha trovato rifugio. Nascosto nell’ombra, un gatto sta banchettando con la carcassa di un ratto.
“Sono estremamente dispiaciuto per il fastidio procurato, miss Rarity” Dice Spike.
“Oh, non dirlo nemmeno! È stato Albert a esagerare!”
Quel citrullo!
“Piuttosto, potrei sapere che vi siete detti tu e Berry prima?”
Spike si guarda attorno sospettoso e annusa l’aria in cerca di pericoli. Alla fine mi afferra uno zoccolo e sussurra: “C’è tempo e luogo per ogni cosa, mia cara …”
Dalle sue zampe scivola quella che sembra essere una pallina di carta. Lo guardo e lui mi sorride con aria complice. Annuisco affidandomi a lui. Come ha detto prima, dobbiamo muoverci come una squadra.
Alla fine fa due passi indietro e mi saluta con un inchino prima di incamminarsi lungo la Bet Way. Con mio immenso stupore, dietro di lui compaiono, sbucando chissà da quali nascondigli, uno, due … cinque pony armati che gli fanno rispettosamente da scorta.
Un brivido mi accompagna mentre rientro nel locale, ma non è affatto dovuto al freddo.

La pegaso gialla è seduta dietro una scrivania in un ufficio vuoto. Con aria annoiata e sguardo spento, divide con lentezza un gran numero di documenti e li cataloga riponendoli in diversi cassetti; destino infelice per quella che fino a pochi giorni fa era la principale collaboratrice del commissario!
Non è stato difficile trovare informazioni su quali potessero essere gli agenti più propensi ad ascoltarmi, è bastato cercare in biblioteca alcuni quotidiani dei giorni scorsi. Più difficile è stato convincere quel Flam a distrarre gli agenti in servizio e permettermi di arrivare fin qui indisturbato, ma si vedeva chiaramente che quell’unicorno era ormai disperato. Non tutti nascondono bene le emozioni come il sottoscritto.
Eppure ho provato simpatia per lui: conosco bene quel senso di malessere e di impotenza. Ho passato due giorni interi nascosto nell’antro più oscuro della grotta dopo l’incontro con Spike. Non ho dormito, non ho mangiato, ho bevuto a stento. Per un po’ ho desiderato di morire, di farla finita: in fondo, chi è il demone Tirek in confronto a quelli che vedo ormai da così tante notti?
Poi però ho pensato a Spike e alle sue parole; ho pensato a Whooves e a Master e … a qualcun altro …
Alla fine il destino mi ha mandato un segnale e ora sono qui per mettermi alla prova e per vedere se davvero esiste in me un lato buono.
Mi avvicino alla scrivania mentre la pegaso mi dà le spalle e busso tre volte con lo zoccolo. Lei si gira con un sussulto facendo cadere alcuni fogli a terra. Divertente!
“Mi scusi per il disturbo, vorrei sporgere una denuncia”
“Hem … in realtà non è qui che … per le denunce deve chiedere …” Balbetta timidamente. Strano, non pensavo fosse così insicura la zampa destra del commissario di Ponyville.
“No, guardi, io credo proprio di aver trovato il posto giusto. Lei è l’agente Fluttershy, giusto?”
La puledra cerca di ricomporsi.
“Sì, ma … lei come sa …?”
“Bene, è proprio lei! Allora ascolti: vorrei denunciare il signor Filthy Rich per ponycidio”
Alle mie parole, l’agente cade per terra con un gran tonfo. Deve aggrapparsi saldamente alla sedia per rialzarsi.
“Che cosa? Ponycidio … il signor Rich … ma lei chi è?” Riesce a domandare terrorizzata.
“Il mio nome è Doctor Whooves, ma forse lei mi conoscerà come l’attentatore del taxi” 
   
 
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