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Autore: ErZa_chan    29/12/2016    1 recensioni
Lancio un altro grido, mentre percepisco il dolore che attraversa il mio corpo, sempre più forte.
Tengo gli occhi chiusi, il buio mi sommerge completamente: tutto quello che sento è l'orribile squarciarsi della mia pelle e lo scricchiolio disumano delle mie ossa. [...] Il cuore mi batte all'impazzata e perdo totalmente la concezione della realtà: il mondo intorno a me diventa solo un ammasso indistinto di suoni e odori e sento di poter cedere da un momento all'altro.
No.
Devo resistere al dolore.
Non voglio morire.
Non posso morire.
Io voglio vivere.
________
Due ragazze francesi, prive di memoria, vengono ritrovate in un bunker sotterraneo durante una missione dello S.H.I.E.L.D. Non ci vuole molto perché scoprano di essere state vittime di orribili sperimenti e, affiancate dai migliori agenti del paese, cominceranno a scoprire che, nascosto nel loro passato, c'è qualcosa di molto più temibile di quanto pensino.
[Post-Avengers, Pre Capitan America TWS]
[OC(s)xAvenger(s)]
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo otto
 
When the lights turned down, they don't know what they heard
Strike the match, play it loud, giving love to the world
We gonna let it burn burn burn burn
Burn-Ellie Goulding

 

Un piccolo vuoto d'aria mi fa trattenere il fiato mentre l'aereo traballa, riassestandosi.
Giocherello nervosamente col guanto nero che mi avviluppa la mano e, prendendo un bel respiro, faccio l'ennesimo resoconto della missione in corso per calmarmi un attimo.
Siamo partiti da cinque, forse sei ore e la nostra destinazione è Lyon, una città nel sud est della Francia. 
A quanto pare, è proprio lì che un gruppo di scienziati pazzi aveva deciso di chiudere delle ragazzine in un bunker che adesso è sotto sequestro dello S.H.I.E.L.D.
Sono giorni interi che mi chiedo come lo S.H.I.E.L.D stesso sia riuscito a scovarlo e trarci in salvo ma, a quanto pare, sono informazioni riservate.
"Compartimentazione" l'ha definita Fury o, come diciamo più semplicemente io e Anaëlle "Fatevi gli affari vostri."
Noi ci troviamo su questo volo per necessità più che altro: dei semplici agenti di livello 1 come noi non sarebbero neanche autorizzati a uscire di casa senza essere accompagnati dalla mamma a quanto pare, ma Fury spera che, tornando in Francia, possa tornarci parte della memoria.
Natasha, Clint, il Capitano e Banner sono venuti con noi e hanno il compito di impedirci di fare pressoché qualsiasi cosa che vada all'infuori di respirare; non avendo esperienza sul campo, essendo poco più che civili, dobbiamo evitare di cacciarci nei guai e, sopratutto, usare i nostri poteri, come amano definirli loro. In pratica niente scaglie o zanne e, in ogni caso, spero di non averne bisogno.

Anaëlle, seduta accanto a me, appoggia la testa sulla mia spalla e le sorrido.

"Ho un cattivo presentimento." mi dice poi, dopo qualche attimo di silenzio.

"Ehi, penso sia normale."-cerco di tranquillizzarla-"Magari troveremo delle informazioni che ci riguardano o ricorderemo qualcosa."

Cerco di essere ottimista anche se, nel profondo, non sono convinta che sarà tutto così semplice.
Ciò che mi preme maggiormente è capire veramente cosa ci sia dietro a tutto questo, se si tratti di una qualche organizzazione o se sia, invece, un gruppo di pazzi isolato.
C'è anche un'altra ragione per cui non vedo l'ora di entrare finalmente in quel maledetto bunker: l'immagine di quell'uomo, quello a cui Natasha ha sparato senza pietà, ancora mi tormenta.
Non riesco a farne una colpa né a lei né allo S.H.I.E.L.D e non li biasimo certo per aver aperto il fuoco in luogo del genere e avendo le informazioni in loro possesso, tuttavia vorrei pote capire.
Capire è tutto ciò che voglio fare fin da quando mi sono risvegliata.

Anaëlle annuisce alle mie parole e io le cingo le spalle con una mano, come per tranquillizzarla, poi ci assopiamo entrambe.
**
Il viaggio in macchina dura poco più di mezz'ora e quando finalmente scendiamo, ci ritroviamo in mezzo alle colline, su un grande prato verde. La strada non è asfaltata ed è poco più che un viottolo tra la natura nella quale ci addentriamo in silenzio.
Il Capitano fa strada con Natasha e Clint, mentre Bruce ha deciso di rimanere a sorvegliare l'auto...Forse non è fatto per i lavori sul campo, del resto è uno scienziato e un dottore, non penso sappia impugnare una pistola, ma Fury ha detto che avrebbe fatto parte del Team in caso di emergenza.
L'entrata del bunker è ai piedi di una piccola collina, in mezzo al nulla più totale il che mi fa sospettare che lo S.H.I.E.L.D tenesse d'occhio questo posto da molto più tempo di quello che ci vuol fare credere. 
Quando le grandi porte blindate si aprono davanti a noi sento un brivido percorrere la mia schiena e capisco cosa intendesse Anaëlle quando ha detto di aver avuto un cattivo presentimento: quel posto mi fa venire voglia di scappare, di correre il più lontano possibile e sparire dalla faccia della terra.
Sento la mano esile di Anaëlle intrecciarsi con la mia in un gesto ormai spontaneo e il Capitano ci lancia un'occhiata preoccupata.

"Ve la sentite?" ci domanda poi.

Trovo estremamente carino il fatto che si preoccupi per noi in una maniera così dolce, proprio quando, la prima volta che lo abbiamo incontrato, sosteneva Anaëlle ad ogni passo, come se avesse timore che potesse rompersi da un momento all'altro. Anche se all'inizio pensavo che non fosse molto sveglio, mi rendo conto che probabilmente ha solo un grande cuore.

"Mai state meglio."-gli rispondo, facendogli l'occhiolino-"Tanto ci proteggi tu, no?"

Il capitano arrossisce lievemente e Anaëlle mi tira una gomitata nelle costole per poi sorridere, alzando gli occhi al cielo.
"Scusala, è sempre così." mi giustifica infine.

"E' una biscia invadente e infantile."-puntualizza Natasha-"Che non sa a tenere a freno la lingua."

Sibilo infastidita mentre la lingua biforcuta mi sfiora i denti con fare minaccioso.

"Okay ragazze, devo separarvi con la forza?" ci canzona Barton.

"Non ci riusciresti." rispondiamo in coro io e Natasha e il povero Clint non può fare a meno di arrendersi mentre Anaëlle gli batte una pacca sulla spalla cercando di confortalo.
All'improvviso tutta la tensione accumulata sembra essere sparita mentre un grande sorriso mi si allarga sul volto e mi rendo conto che tutta la rabbia che provavo quando ero stata tratta in salvo da quel posto era andata sparendo, forse proprio grazie a tutti loro.
Non lo ammetterei mai, ma avere con me Anaëlle, Natasha, Clint e persino il Capitano mi fa sentire finalmente sicura.

"Entriamo." dichiara alla fine il Capitano, mettendo fine a quel patetico teatrino.

Non appena mettiamo piede dentro, delle flebili luci arancioni illuminano una lunga scala di cui non riusciamo a scorgere la fine. Il buio è opprimente e Anaëlle trema lievemente, così stringo la sua mano nella mia mentre cominciamo a scendere, gradino dopo gradino.
L'odore è stranamente familiare e mi rendo conto di avere una memoria olfattiva maggiore di quella che credevo mentre distinguo l'odore del terriccio fresco sotto le nostre scarpe, della plastica bruciata delle luci e della vernice ormai scrostata sulle pareti. L'odore che mi colpisce più di tutti, comunque, è sempre quello di Natasha che, per qualche strana ragione, sovrasta sempre tutti gli altri.
La discesa sembra non finire più e quando finalmente entriamo nel bunker vero e proprio ho come un terribile déjà vu e mi blocco immediatamente, guardandomi intorno: conosco perfettamente la planimetria di questo posto, ogni singola stanza, ogni anfratto.
Faccio scivolare la mia mano da quella di Anaëlle e mi dirigo come un'automa verso la cella dove eravamo rinchiuse e, quando ci arrivo, ne accarezzo lievemente le sbarre, come per paura di farmi male.
Un flash di quella notte mi invade mentre rivedo quell'umo accasciarsi a terra privo di vita e sobbalzo istintivamente, allungando una mano come se potessi fare qualcosa per aiutarlo.

"Stai bene?" la voce di Natasha mi fa sobbalzare e, girandomi, rivedo quel demone dai capelli rossi che ho tanto temuto ed è quando noto lo sguardo allarmato della russa che mi rendo conto che la mia pelle si sta ricoprendo di scaglie. 

"Si." le rispondo poi, quasi sussurrando.

"Andiamo, dobbiamo cercare qualche documento che possa ricondurci alle origini di questa sperimentazione." mi dice poi, appoggiandomi una mano sulla spalla.

Forse è quel gesto che mi riporta alla realtà e finalmente metto a fuoco il suo volto, lontano anni luce a quello di un mostro. Le sorrido mentre annuisco e lei arriccia le labbra in un sorriso incoraggiante che, per qualche assurda ragione, mi scalda il cuore.
La sala principale del bunker e piuttosto spoglia, tranne per quanto riguarda il grande tavolo centrale, pieno di fiale, distillatori e siringhe gettate alla rinfusa.
Anaëlle ci si avvicina e le sfiora con fare quasi reverenziale e, come se ne conoscesse il contenuto, ne afferra una, annusandola.

"Morfina." dichiara poi, poggiandola.

La guardo incuriosita, poi ricordo che non è la prima volta che dimostra di avere conoscenze scientifiche: anche nello studio di Banner, infatti, aveva capito di cosa parlasse il dottore ancora prima che lui lo spiegasse.

"Sangue."- sentenzia, annusandole un'altra-"E secrezioni di veleno."
 
"A quanto pare ho trovato mia mamma!" scherzo, cercando di risollevare il morale generale.

L'unica a sorridere, scuotendo la testa, è Natasha, mentre il Capitano sembra piuttosto straniato del fatto che io sappia essere ironica in una situazione del genere. Aveva ragione Stark quando diceva che non ha veramente umorismo!

"Questo ha un odore strano."- Anaëlle ci fa concentrare nuovamente sulla nostra missione-"Penso sia un serio sperimentale."

"Prendiamone, un campione potrebbe rappresentare una fonte notevole di informazioni." ordina il Capitano e non posso fare a meno di concordare.

"Ragazzi, penso di aver trovato l'archivio." ci chiama Clint e so già che ha scovato la stanza adiacente al laboratorio ancora prima di vederla.
Lo raggiungiamo e lo troviamo intento a guardare in diversi cassetti, tutti vuoti.

"Lo S.H.I.E.L.D ha già preso tutto quello che era possibile, evidentemente non era nulla di significativo." fa presente il Capitano.

"No."-dichiaro, con una convinzione inaspettata-"C'è qualcos'altro, ci deve essere. Ma non qui."

L'istinto mi suggerisce di tornare nuovamente verso la cella, che sembra attrarmi come una calamita. Con passo deciso ripercorro l'angusto corridoio, ignorando la sensazione di terrore crescente che mi attanaglia lo stomaco e stringo di nuovo il metallo delle sbarre, osservando la serratura spaccata. Lentamente apro la porta che cigola sotto il mio tocco e sento Anaëlle scivolare nella stanza dietro di me. L'odore di paura e di morte mi assale violentemente e boccheggio mentre il neon sul soffito sfrigola, illuminando fiocamente la cella.
Il muro è composto da grandi blocchi di pietra e Anaëlle fa scorrere una mano sulle rocce come se potesse percepirne l'essenza.

"Il quarto blocco a partire dal basso." -dichiara poi, appoggiandoci sopra il palmo-"E' vuoto."

Non faccio in tempo a registrare quell'informazione che Anaëlle l'ha...polverizzato.
Una lastra di pietra spessa almeno dietro centimetri distrutta dal pugno di una ragazza gracile come lei.
"Wow."-si lascia sfuggire Clint-"Questo ancora non lo avevamo scoperto."

"Pare che avrai concorrenza, Steve." scherza Natasha, lanciando un'occhiata divertita al Capitano.

"Okay, allontanatevi immediatamente di lì." ci ordina poi Rogers e, controvoglia, faccio un paio di passi indietro.
"C'è un fascicolo all'interno." gli comunico.

"Una quarantina di pagine circa, ad occhio." aggiunge Anaëlle.

Amo la sua autoironia, nonostante tutto non si è mai pianta addosso per la sua cecità, almeno non da sobria: ha una grande forza d'animo celata dietro quella fragilità apparente.
Rogers annuisce, poi inserisce cautamente una mano nell'anfratto e ne estrae la cartellina rosso fuoco.

Succede in un istante: il mio corpo urla, ogni senso sembra impazzire mentre sento un sonoro "click" nell'aria, che nessun'altro tranne Anaëlle pare percepire.

"Fuori!"-urlo-"Tutti fuori!"

C'è un momento di spiazzamento generale poi afferro il braccio di Anaëlle e la spingo fuori dalla cella con quanta forza ho in corpo  mentre Clint e il Capitano si precipitano dietro di lei.
E' Natasha che mi prende il polso e mi costringe a correre verso le scale d'uscita mentre una violenta fitta di dolore alla testa mi fa chiudere gli occhi e boccheggiare.

Il rumore dell'esplosione alle nostre spalle mi assorda, mentre un fiotto d'aria bollente ci avvolge. Le pareti del bunker tremano e un grosso pezzo di soffitto crolla dietro di noi, mentre corriamo all'impazzata, cercando di salvarci la vita.
Siamo a un soffio dal primo gradino quando le pareti crollano completamente sulle scale, separandoci dal resto del gruppo. L'esplosione ci raggiunge con violenza, sbalzandoci via e separandomi bruscamente da Natasha, che vedo sbattere contro la parete di roccia.
Non faccio in tempo ad urlare che il fiato mi viene mozzato dal violento impatto al suolo e l'ultima cosa che sento prima che tutto diventi nero è la voce di Anaëlle che grida il mio nome.

**
Quando apro gli occhi, la prima cosa che sento è un forte mal di testa. 
Immediatamente mi guardo intorno in cerca di Natasha e, non trovandola, sento un senso di panico crescente alla bocca dello stomaco.
Percepisco il calore opprimente intorno a me ma, in qualche modo, non ne sono infastidita.
Mi prendo un secondo per osservare le mie mani e, come sospettavo, le ritrovo ricoperte di scaglie: sto assorbendo calore, proprio come fanno i rettili, animali a sangue freddo.
Pian piano faccio leva sul suolo rovente e mi alzo in piedi, reggendomi a stento sulle mie stesse e gambe mi guardo intorno tra i detriti e la polvere, in cerca di Natasha.
Muovo un paio di passi incerti, soffocando un attacco di tosse e mi inoltro nel bunker, nella direzione in cui l'ho vista impattare con la roccia e, finalmente, riesco a scorgere i suoi capelli rossi.

"Natasha!" la chiamo, avvicinandomi quanto più velocemente posso.

La donna è riversa al suolo, gli occhi chiusi e l'aria pallida, troppo.
Nuovamente, un senso di terrore mi assale, ma cerco di non farmi dominare dalla paura.
Le metto freneticamente una mano sul collo e cerco il suo battito cardiaco e quando finalmente lo percepisco tiro un sospiro di sollievo.

"Avanti, Natasha." -la sprono, prendendo dolcemente la sua testa tra le mani e sollevandola dal suolo-"Non farmi scherzi."

Noto che la sua fronte è imperlata di sudore: fa caldo, troppo caldo, devo assolutamente portarla fuori di qui prima che abbia un collasso.
Senza troppe cerimonie me la carico sulle spalle e noto che è molto più leggera di quanto pensassi, per essere una super spia tutta muscoli.
Un passo dopo l'altro cerco di trascinarci fino a ciò che rimane delle scale d'uscita, nella speranza di trovare un varco attraverso quale passare.
Un colpo di tosse mi scuote violentemente e sono costretta a fermarmi per riprendere fiato.
Dannazione, i miei super poteri non potevano comprendere anche la super forza come Anaëlle o Capitan America?
Con un ultimo sforzo deposito Natasha su ciò che rimane delle scale, bloccate completamente dai detriti e i pezzi di cemento franati su di esse.
Cerco disperatamente uno spiraglio ma non oso cercare di spostare le rocce, ancora troppo instabili. Se provassi a creare un passaggio verso l'esterno, rischierei di farci crollare l'intera struttura addosso, seppellendoci vive.
Mi giro ad osservare Natasha ancora priva di sensi e sento che il calore è aumentato, facendo ribollire tutto intorno a noi. 
Quella dannata tuta dello S.H.E.L.D rischia di scioglierlesi addosso se non faccio qualcosa così, senza troppe esitazioni, sfodero i denti e la strappo di netto . 
Allargo lo squarcio con le mani fino a distruggere del tutto quella dannata tuta e, per un attimo, mi sfiora il pensiero di Stark piuttosto irritato per quello che ho fatto, ma lo scaccio immediatamente.
Mentre tolgo ciò che rimane dell'armamento da Natasha, non posso fare a meno di notare di quanto sia bella: è perfettamente proporzionata, magra al punto giusto, quasi il suo corpo fosse stato costruito su misura, con tutti i pezzi giusti.

C'è un altro dettaglio che non posso che annotare: l'intimo nero di pizzo durante una missione.
Oh, si, la prenderò in giro fino alla morte per questo.
Un piccolo sorriso si forma sul mio volto, nonostante la situazione pressoché disperata.

"Dimmi..che non mi hai appena spogliata."

La voce di Natasha è poco più di un soffio, così flebile che a malapena riesco a sentirla. Non ha neanche aperto gli occhi, quasi stesse parlando nel sonno, ma sono sicura che sia decisamente cosciente.
"Può essere."- le rispondo-"Resta sveglia, Nat." le intimo poi, stringendole la mano.

"Quanta confidenza." mormora ancora e non posso fare a meno di sorriderle.

"E' il minimo, visto che sto facendoti da babysitter." le rispondo a tono.

Un piccolo sorriso si forma sul suo volto, ma è subito sostituito da un espressione di dolore e da un mugolio sommesso.

"Ci tireranno fuori." 

Vorrei dire di star rassicurando lei ma, in realtà, sto solo cercando di convincermi che succederà, di non perdere le speranze. La sento annuire impercettibilmente e le stringo la mano, mentre la osservo come se quel semplice gesto potesse tenerla attaccata a me e impedirle di cadere nuovamente nell'incoscienza.

"Ossigeno."-bisbiglia-"Manca l'ossigeno."

Ha ragione, l'aria è bollente ma, in qualche maniera, riesco a respirare comunque, forse anche grazie alle squame disseminate sul mio corpo.
Forse potrei riuscire a respirare per entrambe, almeno per un po'.

"Me ne pentirò." bisbiglio tra me e me, mentre le prendo gentilmente il mento tra le mani e lo avvicino al mio volto.

"Tanto ormai ti ho già spogliata." scherzo un attimo prima di poggiare le mie labbra sulle mie.
La sento fremere a quel contatto e cerco di restare concentrata, inalando quando più ossigeno possibile e cercando di trasmetterglielo in quella che definirei una respirazione bocca a bocca improvvisata. 
Vorrei dire di non star provando niente, ma quando sento il suo sapore, inconfondibile quanto il suo odore, invadermi la bocca, il mio cuore si ferma per un secondo. Ha le labbra morbide, troppo morbide.
Dannazione, dovevo rimanere intrappolata sottoterra proprio con una femme fatale come lei?
Quando finalmente mi stacco da quel bacio, sempre che così possa definirsi, che sembra essere durato un'eternità, la vedo sorridere, mente apre i gradi occhi verdi e mi fissa:

"Invadente." mi bisbiglia.

"Avventata." la correggo, divertita.

Lei sta per aggiungere qualcosa ma, all'improvviso, il terreno trema sotto i nostri piedi e scatto in piedi, allarmata, cercando di scorgere un possibile cedimento nelle pareti o nel soffitto.
Un ulteriore boato scuote la terra ed è nel momento in cui capisco che proviene dall'esterno che la parete di roccia che ci separa dall'uscita va in frantumi, esplodendo sopra di noi.
Istintivamente mi getto su Natasha, facendole da scudo contro i frammenti di roccia che ci investono con forza inaudita, graffiandomi il viso e le mani.
Un urlo squarcia l'aria e quanto apro gli occhi vedo un enorme gigante verde sovrastarci e scrutarci con aria inferocita, forse confusa. 
C'è un attimo in cui ci osserviamo in silenzio e nei suoi tratti scorgo qualcuno di familiare, un volto conosciuto.

"Banner?" mormoro.

"Hulk."- grugnisce lui-"Hulk spacca!" aggiunge, tirando un cazzotto alla parete di pietre, già instabile di suo.
Perfetto, è pazzo e noi dobbiamo assolutamente uscire di qui. Con le ultime forze che mi rimangono sollevo Natasha da terra e la stringo tra le braccia, cercando di correre verso ciò che rimane delle scale.
Hulk alle mie spalle non accenna a smettere di sfogarsi su quel che resta del povero bunker e sento la struttura cedere pezzo dopo pezzo sotto di noi, mentre arranco verso l'aria aperta.

"Natasha, Camille!" una voce familiare risuona nelle mie orecchie, mentre delle braccia all'improvviso strappano Natasha dalla mia presa e mi aiutano a mantenere un equilibrio precario.

"Camille!"
Questa è decisamente Anaëlle, ne sono sicura. Non faccio in tempo a formulare quel pensiero che vengo stretta in un abbraccio quasi soffocante ed entrambe rotoliamo per terra, su quella che riconosco essere l'erba del prato subito fuori dal bunker.

"Temevo fossi morta, temevo che foste entrambe morte!" mi dice e sento che ha la voce spezzata dal pianto.

"Sai che non mi faccio abbattere da così poco." riesco a mormorare finalmente, dopo qualche secondo.

"Senti, sbruffoncella, che ne dici di allontanarci di qui prima che Hulk decida di uscire da quel maledetto bunker?" 

Clint mi tende un braccio e mi tiro in piedi, annuendo.
"Natasha ha bisogno di cure mediche, immediatamente." gli comunico e lui annuisce:

"Sono in arrivo." mi comunica nel momento esatto in cui un quinjet plana sul prato davanti a noi, aprendo la rampa posteriore. Anaëlle mi afferra la mano e ci affrettiamo a raggiungere il Capitano che sostiene Natasha, ancora incosciente e piuttosto svestita.
Me la farà pagare, ne sono certa.

Mentre salgo sull'aereo, mi giro a guardare le rovine fumanti di quella che era stata la nostra prigione e quando un Hulk piuttosto incazzato ne esce saltando e lanciando un urlo che fende l'aria circostante, non posso fare a meno di sorridere.

**
La cartellina rossa per la quale abbiamo rischiato la via è sparita tra le mani di Maria Hill e mentirei se dicessi che non sapevo che sarebbe finita esattamente così in cui il Capitano gliel'ha consegnata.
La cosa mi manda fuori di testa ma, ora come  ora, non è il nostro problema maggiore, così decido di aspettare prima di urlare e fare una scenata reclamando ciò per cui sono rimasta rinchiusa sotto le macerie.
Siamo ancora seduti sulle scomode seggiole di plastica da quando il volo è atterrato nella base parigina dello S.H.I.E.L.D e nessuno di noi è riuscito a chiudere occhio.
Sono stata sottoposta ad una serie di test e analisi da quando ho messo piede qua dentro e il dottor Banner stesso ha spiegato a l'équipe di medici francesi le mie caratteristiche genetiche e tutte quelle cose che ancora non ho ben capito e non ho intenzione di studiare a breve.
Sono stata dimessa quasi immediatamente, risultando illesa tranne per un paio di graffi dovuti all'impeto dell'Hulk per il quale Bruce non smetteva di scusarsi.

"Come stai?"

E' la prima volta che il Capitano mi rivolge la parola da quando siamo lì e il fatto che continui a preoccuparsi per me e Anaëlle mi fa sentire, in qualche modo, più tranquilla.
Mi stringo nelle spalle, incapace di dargli una risposta completa.
Steve mi guarda e fa un mezzo sorriso, un misto tra incoraggiamento e rassegnazione.

"So come ci si sente quando uno dei compagni di squadra è in pericolo."-mi confessa poi, alla fine-"Sono spesso considerato come il leader, durante la guerra delle truppe, ora della missioni dello S.H.I.E.L.D. Molti mettono al primo a posto la riuscita della missione, ma io ho sempre pensato che i compagni fossero la vera responsabilità di un buon capo."

Okay, un discorso toccante senza dubbio, ma mi chiedo dove voglia andare a parare.

"E' una ramanzina per avervi messi in pericolo insistendo per tornare in quel bunker?" gli domando poi, quasi con tono di sfida.

"No, Camille, tutt'altro."- replica, lasciandomi spiazzata-"Il modo in cui hai fatto si che tutti uscissimo da quella stanza quando hai capito che c'era una bomba mi ha dimostrato che possiedi veramente quel coraggio che ostenti."

"Io non ostento.."-cerco di ribattere, ma una sua occhiata mi fa sospirare, mentre gli concedo una piccola vittoria-"Potrà anche essere stato eroico, ma adesso Natasha è ricoverata qua e ancora non ne abbiamo notizie, a causa di uno stupido capriccio."

Ed eccolo finalmente, il senso di colpa che mi attanaglia lo stomaco da quando siamo scese da quel dannato quinjet e ho guardato Natasha riversa sulla barella, con una maschera d'ossigeno premuta sul volto. Lo stesso senso di colpa che mi opprime da ore impedendomi di dare un morso a quel panino che Barton si è impegnato a reperire nella caffetteria della base.

"Camille, tu hai fatto tutto il possibile per lei." mi rassicura Steve.

Oh si, tutto il possibile che comprendeva baciarla, cosa piuttosto imbarazzante che ancora non ho rivelato neanche ad Anaëlle.

"Quando Fury ha messo insieme gli Avengers, nessuno pensava potesse funzionare. Eravamo disuniti, ci odiavamo e ognuno voleva fare di testa propria, ma dopo la battaglia di New York le cose sono cambiate. Fidarci l'uno dell'altro è ciò che facciamo quotidianamente, così come coprirci le spalle a vicenda."- mi racconta, abbassando la testa e fissandosi le mani intrecciate tra di loro-"In quel bunker, ti sei presa cura di Natasha come ognuno di noi avrebbe fatto, non rimproverarti per non aver potuto fare di più, ma pensa che, senza di te, starebbe molto peggio di quanto non stia adesso."

E' come se qualcuno mi avesse appena dato un grande libro di filosofia e me l'avesse fatto leggere tutto d'un fiato, lasciandomi senza parole per almeno dieci secondi buoni.

"Wow."-riesco a formulare alla fine-"Parli come un vecchio saggio." lo canzono alla fine.

Steve sbuffa e mi sorride, alzando la testa e, in quel preciso istante, un po' quel nodo d'angoscia che  si era formato all'altezza del mio cuore si allenta.
"Me lo dicono in molti." scherza e sono stupida nel vedere che, forse, persino lui ha senso dell'umorismo.

"Stark?" azzardo, sorridendo per la prima volta dopo quelli che mi sembrano secoli.

Steve non dice nulla, ma il suo sguardo è di per sé una risposta più che sufficiente.
Incrocio le braccia sotto il seno e scuoto il capo, soffocando una mezza risata del tutto inappropriata.
Il Capitano, forse, non è così malaccio come sembrava.
E' proprio mentre sto per fargli un'altra domanda pertinente lo S.H.I.E.L.D e il progetto Avengers che la grande porta bianca che conduce verso il pronto soccorso si apre, lasciando uscire Banner in compagnia di un piccolo uomo tarchiato che avrà all'incirca una cinquantina di anni.
Il primo a scattare in piedi e Clint, seguito da noi altri, proprio come soldatini sull'attenti.

"L'agente Romanoff ha subito diversi traumi dovuti all'alta temperatura a cui è stata sottoposta e al forte impatto con la parete rocciosa al momento dell'esplosione."-inizia il medico di cui non so il nome-"Tuttavia, per quanto possiamo appurare, non vi sono lesioni allarmanti."

"Teoricamente, la maggior parte dei danni avrebbe dovuta essere stata causata dalla mancanza di ossigeno al cervello ma questo, per qualche strana ragione, non pare essere successo."-ci spiega Banner e lo ringrazio mentalmente per star parlando un linguaggio comprensibile anche a noi comuni mortali-"Adesso sta riposando, ma non dovrebbero esserci traumi cranici né neurologici permanenti. Ce ne accerteremo quando si sveglierà." conclude, lanciando una lunga occhiata a Clint, che annuisce.
"Grazie dottore." gli dice Steve, appoggiandogli una mano sulla spalla in segno di riconoscenza.

Personalmente, tutto quello che mi circonda pare come ovattato, superfluo, mentre un senso di sollievo mi invade, facendomi respirare di nuovo dopo quelle che sembrano ore.
La voce di Anaëlle, a un soffio dal mio orecchio, mi riscuote all'improvviso.

"Nessuna mancanza di ossigeno, uh?" incalza, con un tono che non lascia dubbi al fatto che abbia capito cos'è successo tra quelle macerie.

"E' stata molto fortunata." le sibilo, distogliendo lo sguardo.

"Certo, a baciare una ragazza avvenente come te." incalza ed io non posso fare a meno di sentire di nuovo quella sensazione invadermi lo stomaco, ma è subito soppiantata da un'irritazione ostentata che nasconde un imbarazzo notevole.

"An!"- sta voltala mia voce  è ben più che un semplice sibilo, sembra quasi un ringhio adirato-"Sparisci dalla mia vista." le intimo, ma lei non sembra rendermi sul serio mentre mi stringe a sé e mi bacia gentilmente sulle testa, in un gesto che definirei materno.
Finalmente sorrido anche io, scuotendo la testa e mi lascio coccolare da quell'abbraccio del quale, ormai, non posso più fare a meno.






chiacchiere dell'autrice:
Salve a tutti! Prima di tutto Buon Natale in ritardo e Buon Anno in anticipo! So di non aggiornare da molto ma, devo ammettere, che il fatto che la storia sia poco seguita e recensita mi ha buttata molto giù. So che efp è poco frequentato ormai, tuttavia, essendo una storia che mi sta molto a cuore, speravo in qualche feedback in più (ringrazio la mia bomber che, invece, non si smentisce mai e fa delle recensioni bellissime.)
Che dire, questo capitolo è più lungo e finalmente c'è un po' di azione! Spero vi sia piaciuto! 
Alla prossima, spero
Erza
  
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