30/12/2016
2 recensioniTRAVESTIMENTI
[Prompt: A costringe B a vestirsi da Babbo Natale (o Elfo o Renna)]
«Micky, ti prego!»
Aprì un occhio, le braccia conserte a voler marcare il suo disappunto, fissando con aria grave il giovane che, in ginocchio, lo stava guardando con la stessa espressione di un micio quando vuole farsi coccolare. Sbuffò, portandosi adesso le braccia lungo i fianchi.
«Non mi convincerai con quella faccia, Emil!» esclamò, spazientito.
Ma, come se non avesse detto niente, come se le sue parole fossero state udite solo dai muri, Emil gli si avventò alle gambe, quasi in lacrime, biascicando delle parole che a Michele risultavano sconosciute – forse perché erano nella sua lingua, o forse perché Emil era solo un totale idiota.
«Ti ho detto che non lo faccio! E vedi di toglierti di dosso!» Lo spinse via, scuotendo le gambe come se il giovane fosse un cane che l’aveva appena morso.
«Ti prego, è una tradizione di famiglia!» insistette l’altro.
«Non hai nessun’altro a cui chiedere?»
«Io e mio cugino siamo i più grandi, di solito lo faccio con lui» spiegò. «Quest’anno, come hai visto, non sta tanto bene, è venuto solo perché non vuole perdersi i festeggiamenti con la famiglia. Ti prego, tra poco sarà mezzanotte e i miei cuginetti aspettano con ansia l’arrivo di Babbo Natale!»
Emil giunse le mani, stringendo le dita con forza e facendo lo stesso con le palpebre, ora chiuse. Michele lo osservò per un paio di secondi, ripensando al suo comportamento nei confronti di quei bambini che, nell’altra stanza, stavano aspettando l’arrivo di Babbo Natale seduti vicino all’albero tutto decorato. Michele non ci sapeva fare con i bambini. Con Sara era sempre stato facile, era sua sorella, ma per qualche strana ragione i bambini lo allontanavano sempre quando lui tentava di avvicinarsi, magari per via della sua aria un po’ tenebrosa. E lo stesso era successo quella sera, con i bambini che quasi scoppiavano a piangere davanti a lui, ma Emil era subito corso da loro, prendendoli uno a uno in braccio, a turno, rassicurandoli che il suo amico non era una persona cattiva e che con lui era sempre gentile.
Emil non si era sentito a disagio nel presentarlo ai suoi parenti, e tutti quanti sorridevano, specie i genitori, che sicuramente sapevano che la loro non era semplice amicizia. E Michele ne era rimasto sorpreso, perché quelle persone sembravano tutte casa e chiesa, eppure non avevano esitato ad accettare loro figlio per quello che era, quando lui non aveva ancora detto nulla ai suoi genitori.
Sospettavano? Li avevano visti baciarsi?
O forse erano seriamente convinti che Emil fosse una nuova fiamma di Sara, ed era per questo che l’anno scorso l’avevano invitato?
Con ancora il pensiero rivolto a quei volti sorridenti che si trovavano a poca distanza da lui, Michele prese un bel respiro, avvicinandosi verso un costume posato sulla sedia e prendendolo in mano. «Mi devi un favore!»
Gli occhi del ceco si illuminarono e, di slancio, lo abbracciò. «Micky, sei il migliore!»
Fuori faceva un freddo cane e quella casetta sperduta nel nulla, lontana dal caos cittadino, era circondata da metri e metri di neve. Michele si passò freneticamente le mani sulle spalle, maledicendosi per aver ceduto alle assurdità di quel pazzo. Beata Sara, almeno lei era a divertirsi da qualche parte in città, aveva già fatto amicizia con alcune pattinatrici che Emil conosceva da anni.
Si appuntò a mente di mandarle un messaggio per sapere come stava – oltre che per farle gli auguri –, dopo che questa pagliacciata fosse finita.
«Ne abbiamo ancora per molto? Sto congelando!»
Emil si girò a guardarlo, togliendosi per un attimo la barba finta per poter parlare meglio. «Tra cinque minuti sarà mezzanotte, allora io busserò al vetro della finestra per farmi vedere e ci apriranno la porta. Abbi solo un po’ di pazienza.»
Michele lo squadrò dall’alto in basso: dove la sua famiglia avesse scovato quel costume di Babbo Natale, con tanto di imbottitura che simulava la “pancia”, era ancora un mistero.
«Questa è l’ultima volta che mi vesto da Elfo per te!» asserì, facendo dondolare le campanelle che stavano alla punta del cappello.
Emil ghignò. «Vedrai, ti divertirai!»
E Michele non sapeva quanto avesse ragione.
[687 parole]
Delucidazioni:
Okay, la cosa fa molto "film americano sul Natale", ma ci sono veramente delle casette indipendenti in Repubblica Ceca, e sono adorabili! *^*
Per il resto, che dire, la storia parla da sè. Emil che fa il carino con i suoi cugini è il mio headcanon per la vita (?), e mi piaceva l'idea di inserire i suoi genitori che, nonostante tutto, lo accettavano per quello che era. In Repubblica Ceca sono davvero molto religiosi, quindi la cosa ha un che di straordinanio, per questo Michele ne rimane turbato. Chissà, magari in un giorno scriverò qualcosa su Michele che confessa la sua omosessualità ai suoi genitori... *la chiudono dentro un sacco*
Oh, e tranquilli, Emil ha mascherato per bene Michele, così i bambini non lo riconoscono :')
Anche se sono convinto che Michele abbia un animo tenerone in fondo <3
Io vorrei ringrazire tutti coloro che mi hanno lasciato una recensione e che stanno seguendo con costanza questa cosuccia piccina picciò (?)
Vi amo tanto <3
Ci si vede alla prossima con l'ultima storia della raccolta ;)
_Lady di inchiostro_