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Autore: HatoKosui    31/12/2016    0 recensioni
Nishiyoshi Mayori è una studentessa dello Yosen. Dalla fervida immaginazione e dal carattere diretto e diffidente, se ne sta sempre sulle sue, fa poca attenzione al mondo che la circonda ed ancora di meno ai ragazzi che le parlano. A malapena ricorda i loro nomi.
O almeno questo accadeva prima di conoscere Kise Ryouta. Travolta dal modello durante un viaggio in bus si ritrova a dover resistere ai suoi corteggiamenti... e come se non bastasse, sembra che la coach del club di basket della sua scuola la voglia in squadra ad ogni costo come manager.
Mayori è una ragazza semplice.
O almeno credeva di esserlo prima di innamorarsi di... di chi, esattamente?
Genere: Erotico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Murasakibara, Nuovo personaggio, Ryouta Kise, Tatsuya Himuro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Premessa :*

Tanti auguri a tutti e felice anno nuovo!
Anche se manca un giorno... ma questi sono dettagli. Rileggete la frase nel 2017 e sarà tutto ok xD Coomunque, come stanno procedendo le vacanze? Vi state riposando un pochino? Io decisamente no, ma è colpa del mio meraviglioso carattere che non sopporta le feste hahaha

Vorrei, prima di lasciarvi al capitolo, chiedervi scusa per il ritardo e confessarvi che ho fatto una fatica immane per scrivere questa parte della storia, perché ho cercato di “abbassare” un po' il registro linguistico visto che Mayori non era neanche se stessa e certe volte mi sono quasi fatta schifo da sola per le parole che ho usato (vedi “Rimbambimento”).

Detto ciò, dopo avervi trattenuti contro la vostra volontà per troppo tempo, vi lascio alla storia!

Buona lettura

HK

 

 

Capitolo 13 - Persona

 

 

Mantengo gli occhi chiusi, ma riacquisto conoscenza lo stesso. Il mio corpo rimane fermo, mi sento intorpidita come non mi capitava da tanto tempo. Ispiro piano un po' d'aria, ma quello che avverto è molto più piacevole.

“Mmmh, odore di... carne”

Penso e come per magia i miei occhi si aprono ed inquadrano il soffitto bianco sopra di me. So benissimo cos'è successo, sono a casa di Kasamatsu e probabilmente sta cucinando proprio sua madre. Che belle le madri che cucinano. La mia non lo fa molto spesso, un po' per lavoro, un po' perché non eccelle, un po' perché spesso compra qualcosa di già cotto o glielo manda la nonna che al contrario è bravissima. Mi tiro su già con l'acquolina in bocca, mi sposto una ciocca dalla fronte leggermente bagnata di sudore.
“Sudore” Penso. “Devo aver fatto di nuovo un brutto sogno. Ma... questa volta non ricordo di cosa si tratta... meno male”

Non mi sarei mai più ripresa dalla vergogna di aver sognato a casa di Kasamatsu di nuovo Kise e quei suoi stramaledettissimi occhi e quelle sue mani che... ah. Basta.

Sento i muscoli della pancia contrarsi, sento le gambe formicolare.

Non è mica normale.

Sarà forse lo stress? Magari le ho sforzate troppo, dopotutto non sono più in forma come lo ero una volta. Anche se, questo dolore, questo intorpidimento... di solito mi capita quando... quando ho le mie cose. Oh.

“No... no, non può mica anticipare. Insomma, no. Non sono pronta per questo, io non ci avevo pensato minimamente”

Il panico dilaga dentro di me. A casa di uno come Kasamatsu non posso mica chiedere “Ehi scusa, ti ho sporcato il letto di sangue, che hai un cambio?”, morirei io per la vergogna e lui per lo shock.

I maschi sono sensibili su questi argomenti. I miei fratelli stanno alla larga da me e dal mio ciclo o qualsiasi cosa lo ricordi. Con il cuore in gola, sposto le coperte – bianche, mi pare ovvio – del futon e con mio grande sollievo noto che sono pulite. Sospiro e mi rilasso.

“Ok, devo controllare, mi serve un bagno...”

Per essere sicura di non sporcare, rotolo su di un fianco, esco dal perimetro delle lenzuola e mi alzo facendo leva sulle mani, come se fossi una larva o un insetto strisciante. Sono in piedi, ma la mia testa gira, così mi aggrappo ad un comodino di legno scuro.

Io odio lo stile “retrò” di Kasamatsu. Troppe attenzioni alle tradizioni, troppi limiti, troppi restringimenti. Mi faccio coraggio e mi dirigo verso la porta semichiusa. Senza fare nessun rumore la apro e mi ritrovo immediatamente in un corridoio illuminato da un grande lampadario bianco. Strizzo una o due volte gli occhi e sento l'odore della carne intenso. Non voglio che qualcuno mi veda, così guardo a destra e poi a sinistra, attraverso il corridoio e noto che una delle porte è stata lasciata socchiusa. Intravedo delle piastrelle bianche.

“Il bagno!”

Penso. Ora, è lecito fare una precisazione. Io sono una di quelle donne, rare, che quando hanno il ciclo si addolciscono. Mizu diventa isterica e urla, Hibiki piange per qualsiasi cosa (bella o brutta), Rei-chan ride e Akemi fa infusi di ogni genere con piante di ogni tipo. Io divento smielata. Non so perché ma calano le mie difese, sono vulnerabile, non so connettere cervello, gambe e bocca.

Il che in una situazione come questa è un problema.

Comunque, appunto per il rimbambimento prima citato, mi butto verso la porta socchiusa, non chiedendomi minimamente se dentro ci sia qualcuno – fratelli, padre, madre, Kasamatsu stesso.

Quando la porta si apre, davanti a me si erge, in tutto il suo splendore, la figura di Kise. Ma questa volta non svengo, no no. Questa volta rischio di farmi venire un epistassi nasale.

-K...Kise?

Dico piano, pianissimo. Lui si gira, forse stava per uscire perché ha in mano un asciugamano ed una piccola borsetta blu da uomo.

-Oh, Nishiyoricchi!

Ha il petto leggermente bagnato e qualche goccia cala giù, seguendo i muscoli scolpiti ed arrivando fino all'elastico delle mutande che esce timido dai pantaloni grigi, morbidi. I miei occhi si fermano ad osservarlo, ma lui, inizialmente, non sembra notarlo.

-Ah, stavo proprio per uscire! Pensavo che tu dormissi e così non mi sono rivestito anche se conoscendoti ora urlerai “pervertito”, non è così?

E scoppia in una risata un po' imbarazzata che va via via scemando fino a scomparire nel momento in cui si rende conto che sto continuando a fissarlo ancora con una mano sulla maniglia della porta.

-Nishiyoricchi?

Mi chiama e si abbassa alla mia altezza così da far incontrare i nostri sguardi. Mi sveglio, ma non del tutto. Il mio corpo è così intorpidito. Voglio toccare quella pelle, voglio essere il centro delle attenzioni di quegli occhi, voglio... BASTA. Mayori, smettila immediatamente. Scuoto la testa con decisione ed abbasso gli occhi altrove, anche se non so cosa sto vedendo di preciso. Non so cosa dire, mi sento il fiato mancare, mi sento soffocare.

-Va tutto bene?- Mi domanda, io non mi giro. -Sei così rossa...

Una sua mano mi tocca la fronte ed il mio cuore esplode pompando tanto di quel sangue che mi pare troppo da contenere nel mio corpo. Lo guardo completamente bordeaux. Lui si tira su e posa le mani sulla vita, poi sorride in modo nervoso, un po' sbilenco.

-Scusami, devo averti fatta imbarazzare...

-NO

Dico, ma la mia voce sembra quella di un cane che guaisce. Kise mi guarda.

-Allora cos'hai? Non ti sarà venuta la febbre...

In qualsiasi altra occasione avrei pensato ad una scusa, avrei urlato e l'avrei cacciato a calci fuori dal bagno, ma in questo momento rispondo solamente:

-Ho il ciclo.

Cala il gelo. Lo guardo e sento le mie gote tornare ad uno stato che si può definire normale. Lui Si tira di scatto indietro completamente preso alla sprovvista.

-EEH?!

I suoi occhi guardano nei miei e come per magia sento che la mia vergogna non c'è più. Ora è lui quello rosso! Mi limito a non dire nulla e lui sembra rilassare un po' -poco- i muscoli.

-Ah... ah, o...ok. - Dice, girandosi a destra e sinistra, poi prende un respiro. -Ok. È una cosa naturale, no? Ora... stai bene?

Il suo tono è cambiato. Si è abbassato ed è quasi diventato preoccupato, sospettoso. Si avvicina a me con le mani alzate davanti come se volesse toccarmi. Io le guardo e poi guardo lui.

-Si, sto bene...

Lo vedo deglutire. Poi però sembra tranquillizzarsi e le sue sopracciglia si piegano all'insù.

-Sei sicura di stare bene?

-Si

Dico, e non capisco la sua insistenza. Non sto morendo, non ancora. Perché non scappa?

-Sai -Dice, di punto in bianco, toccandosi i capelli e spostandoli all'indietro -Io ho tre sorelle più grandi, quindi so che in questi giorni voi donne volete essere lasciate in pace, quindi...

-No.

Lo interrompo. Però nel mio cervello qualcosa viene immagazzinato. “Ha delle sorelle... conosce le donne molto meglio di quanto possa immaginare allora”
-Eh?

-Dico, io stavo solamente cercando un assorbente.

Abbasso lo sguardo verso il pavimento. “Ma che dico? Sai quanto gliene frega? La cosa doveva rimanere un segreto tra me e me stessa. Cretina”

Il modello sorride.

-Capito... se vuoi posso andare a chiederlo a Kasamatsu!

Spalanco gli occhi ed il panico mi assale.

-Cosa...?

Vedo Kise che si esalta come al solito, mi sorpassa con due passi e fa per uscire, mi viene quasi da piangere al pensiero che possa dire una cosa tanto personale ad uno come Kasamatsu. D'istinto le mie mani lo bloccano. Lo tiro per i pantaloni – unica via possibile per fermarlo. Lui si gira ed ancora una volta è sorpreso.

-No, no... - Dico, ma questa volta non lo guardo -Non dirlo a lui...

-Nishiyoricchi... - Si gira completamente a guardarmi anche con il busto -Perchè?
-Io mi... mi vergogno.- Arrossisco -Perchè è troppo... severo, lui.

Kise sembra capirmi al volo, cosa che non mi aspettavo. Piega la testa d'un lato ed i capelli lo seguono fluidi, sembra pensarci su.

-Aaah, accidenti, hai ragione. In effetti Kasamatsu non è il tipo che parla di queste cose così apertamente...

Io mi limito ad annuire e mi sento sollevata, perché non mi capitava da tanto di essere ascoltata. Non mi capita mai, nella mia famiglia, perché quando mamma non c'è i miei fratelli sono in un mondo loro e di certo non possono prendersi cura di me come vorrei. Cioè, non che io abbia bisogno d'affetto, però... però mi piacerebbe se un giorno fosse Kise ad abbracciarmi. Un giorno, una volta sola... chissà, se vorrebbe.

“Ma che vado a pensare?”

Mi correggo mentalmente. Sposto i miei occhi su di lui ed incontro i suoi, cristallini, che sembrano sorridermi.

-Non ti preoccupare, Nishiyoricchi, troveremo da soli qualcosa.

Dice e senza girarsi chiuse la porta del bagno, lasciando fuori anche l'odore della carne. Mi sposto, lui si avvicina al bancone del bagno e si abbassa con le ginocchia a terra. Mi guarda e mi sorride.

-So che dovrei rivestirmi, ma ti chiedo scusa, perché ho lasciato la maglia di là in camera...

Scuoto la testa un po', con le guance ora un poco rosse.

-Fa' niente.

Dico e lui sembra sorprendersi, la sua espressione diviene di scherno, lo leggo nei suoi occhi.

-Nishiyoricchi, stai davvero male, eh?

Io lo guardo e sbuffo un po', poggiandomi sul lavandino del bagno.

-Uffa, stai zitto....

Bofonchio, ma lui ride sommessamente ed apre gli sportelli del mobile. Mi sporgo, facendo attenzione a non sbattere la testa sul lavandino e mi avvicino a lui, abbassandomi per terra.

-Allora... la madre di Kasamatsu è piuttosto giovane quindi dovrebbe avere ancora qualcosa del genere qui, da qualche parte...

Dice lui, spostando ora dei profumi, ora delle creme per il corpo. Ci sono un'infinità di scatoline di saponette colorate, blu, bianche, rosa, azzurre... mi piacciono, così ne prendo una, mentre lui è intento ad osservare nei meandri del mobile. Quella che ho preso è gialla, sembrerebbe al miele. La guardo e la prima cosa che mi viene in mente è che assomiglia agli occhi di Kise.

-Mmmh perché diavolo non c'è niente...!?

Mi riporta alla realtà il diretto interessato, con la testa completamente scomparsa nel mobile. Mi viene da ridere a vederlo così. Eppure non lo faccio. Non lo faccio perché ora che il suo volto non si vede, i miei occhi si concentrano su quel corpo meraviglioso. Come se per un attimo si fosse fermato il tempo, mi ritrovo a seguire ogni linea del suo busto, ogni singolo centimetro che ne delinea i tratti scolpiti. Mi sembra di impazzire.

Chissà se la sua pelle è così morbida come sembra.

Una mano si stacca dalla scatola della saponetta.

Chissà se è caldo come lo sono io in questo momento.

La mano avanza, piano, contro la mia volontà.

Chissà se profuma come il bagnoschiuma che aleggia dolce nel bagno.

La mia mano, anzi i miei polpastrelli, lo toccano. Sperare che non se ne accorga?

Troppo tardi, perché ho già i suo occhi fissi sui miei.

-Nishiyoricchi?

Mi chiama, ancora, ancora con quel volto di chi non capisce. Ci vuole tanto? Ci vuole davvero così tanto a capirmi?!
-Kise...

Dico, piano, le gote rosse, la mano ancora tesa. Non so di preciso cosa voglio dire, ma non voglio staccarmi. Mi butto di scatto con la testa su di lui, come se volessi abbracciarlo. Per una volta mi sento in grado di poter dire quello che penso.

-Ti prego, ho bisogno di rimanere così per un po'... ultimamente è tutto così difficile...

Dico, mi sento imbarazzata ed il mio volto si abbassa, finendo per poggiare la fronte sulla sua pelle nuda. Lui si gira, così sembra che mi stia abbracciando. Mi sento protetta quando avverto una sua mano sulla nuca ed il suo cuore che batte veloce quasi quanto il mio. Ora sono tra le sue braccia, appoggiata al suo petto scoperto. Dopo qualche attimo lui mi parla.

-Nishiyoricchi, so di quello che ti è capitato con la tua amica, Hibiki. Kasamatsu ha chiamato l'ospedale e si è fatto spiegare le sue condizioni da Akashi.

Mi salta il cuore in gola, ma poi mi calmo subito, perché mi viene in mente tutto quello che dicevo ad Hibiki sul conto di Kasamatsu.

“Non andremmo mai d'accordo, lui è troppo deciso e diretto, io non lo sono affatto”.

Le dicevo continuamente e lei non smentiva mai.

Evidentemente è d'accordo.

-Hibiki si riprenderà, vedrai, ha le migliori cure ed è nel migliore ospedale di tutta la regione!

Mi dice Kise, alzando un po' il tono della voce, ma continuando ad accarezzarmi i capelli. Io alzo il viso e gli rivolgo lo sguardo, inizialmente non so cosa dire. Hibiki deve avergli detto qualcosa, in un ospedale così importante deve essere facile uscire sani e salvi, d'altronde i soldi muovono il mondo.

“Aspetta... soldi? Ma Hibiki.... Hibiki non ne ha così tanti da poterselo permettere. No, non ne ha di sicuro”

Quel pensiero mi attraversa come un fulmine e mi fa aggrottare le sopracciglia. Il panico si fa di nuovo strada dentro di me, lo avverto.

-Non è possibile... non è possibile. Lei ti ha detto qualcosa?

Il gelo cala inesorabile nella stanza e, peggio ancora, sul suo volto. Kise mi ha colpito per l'audacia dei suoi occhi, per il suo sguardo attento e leggermente affilato, che a volte si comprende a pieno, a volte no. Ma in questo momento, con quello sguardo freddo, mi rendo conto che forse non conosco bene chi ho davanti, che forse non ho capito con chi ho a che fare. Il modello corruga la fronte e si fa ancora più serio. Le sue mani sono ora sulle mie spalle, mi stringono.

-Hibiki in questo momento è in coma- La sua voce mi trapassa il cuore. -I medici hanno detto che ha buone probabilità di riprender... No, Nishiyoricchi...

Non so perché si è fermato, ma vedo nel riflesso dei suoi occhi una preoccupazione tangibile. Che cosa succede? Perché mi guarda così preoccupato? Perché mi stringe così forte?

D'improvviso sento una goccia umida colare fino a sotto il collo, facendomi solletico, e capisco. Le mie mani si alzano verso il viso, mi tocco le gote, sono bagnate, le lacrime stanno scendendo copiose ed io non me ne sono minimamente accorta.

“Sto piangendo. Sto piangendo davanti a lui.”

Mi dico, ma il mio corpo non sente nulla, non avverto più nulla, neanche la vergogna di essermi fatta vedere così. Se ci fosse stato Himuro sarei morta, dalla vergogna.

-Mi dispiace.- Dice, il modello. Io alzo gli occhi ma lui mi anticipa e mi stringe in un abbraccio soffocante -Mi dispiace così tanto... non avrei dovuto dirtelo in questo modo. Non ti meriti tutto ciò.

Dice con voce diretta ed alta, anche se nasconde il volto nell'incavo del mio collo e potrei ascoltarlo anche se sussurrasse. Mi sento avvolta da quel tepore, mi ricorda mia madre, quella tranquillità che non provo da molto.

Io, in questo momento, ho capito tutto. Ho capito che cosa ci faccio qui. Ho capito chi sto cercando ed ho capito perché sono scappata via. Ho capito che cosa devo fare, che cosa posso fare.

Ma per il momento... vorrei solo piangere. Trattengo a stento un singhiozzo, mi sento morire dentro, mi appoggio con le mani alle spalle nude di Kise. Lui mi stringe ancora a se, come se volesse stritolarmi, ma io sto bene.

-Se vuoi, Nishiyoricchi, puoi piangere. Qui non ti vedrà nessuno.

Quelle parole mi fanno crollare, inesorabilissime scoppio in un lungo pianto liberatore, avvinghiandomi a Kise, che rimane in silenzio.

“Hai capito che genere di persona sono, Kise”

 

°°°

 

Quando scendiamo sono convinta di dover salutare la mamma di Kasamatsu ed invece rimango piacevolmente sorpresa dalla tavola apparecchiata per tre.

-Siamo solo noi?

Domando, entrando e mettendomi seduta. Kasamatsu si siede accanto a me e noto che ha già riempito i piatti, una ciotola enorme di riso ed un bel po' di carne speziata con le verdure.

-Si, i miei genitori ci avevano lasciato la casa per il Weekend.

Annuisco, capendo anche il perché della presenza di Kise. Iniziamo a mangiare ed a stento dico “Buon appetito” per quanto ho fame. La carne, poi, mi serve proprio con il mal di testa che ho. Dopo quel pianto ho gli occhi rossi nonostante io mi sia lavata molte volte la faccia, ma non sono preoccupata, va bene così. Kise siede, invece, davanti a me e posso sentire il suo sguardo trapassarmi. Mi da fastidio.

-Modello, smettila di fissarmi in quel modo...

Dico, la mia voce è bassa ed ho in bocca ancora un pezzo di carne saporita. Lui sembra piccato, tira immediatamente su la schiena, distoglie lo sguardo ed alza un sopracciglio.

-Ah, te ne eri accorta....- Biascica. Kasamatsu ci fissa. -Scusa, stavo pensando che i tuoi genitori devono essere in pensiero per te. Li hai avvertiti?

-Certo, ho avvertito i miei fratelli, ci penseranno loro a parlare con i miei.

Il moro beve un sorso d'acqua e mi dice:

-Non è un comportamento responsabile, stupida. Non vorrai farli morire... devi chiamarli.

-I genitori sono i miei, no? Ho detto che va bene così.

Kasamatsu mi rivolge un'occhiataccia, io incontro il suo sguardo ed aggrotto le sopracciglia.

-Che c'è?

-Non ti rendi conto di quello che stai facendo?

Rimango ferma a fissarlo.

-Quello che sto facendo?

-Saranno tutti preoccupati. Lo sarebbe anche Hibiki, Mayori.

“è la prima volta che mi chiama per nome” Penso e la cosa non mi dà propriamente fastidio perché non odio Kasamatsu, in fondo. Mi dà solo ai nervi.

-Perché...- Non sono sicura di volerglielo chiedere, infatti mi rimangio tutto. -Io so che è da irresponsabile, ma voglio rimanere ancora due giorni fuori da casa mia. Domani toglierò il disturbo ed andrò a trovare Hibiki, a Kyoto. Dopo di che tornerò a casa.

Riprendo a mangiare, il moro sembra non dire nulla, ma dopo qualche istante posa il piatto con la carne e non mi guarda, bensì fa come se io non esista.

-Domani ti accompagnerà Kise.

-Eh?!- Dico, ingoiando un pezzo intero di carne e rischiando di soffocarmi. -Non ce n'è bisogno!

-Senpai, domani c'è scuola... e abbiamo gli allenamenti.

Puntualizza Kise, ma per un attimo mi pare strano che non abbia detto “Si, certo, ti accompagno io”. Sono più che sicura che il Kise che conosco avrebbe detto così.

-Kise, vuoi forse mandarla da sola, nonostante lei stia male?

-M...male?- Balbetto, guardando il moro.

-Non è per questo che vi stavate attardando a scendere?

Cala il silenzio e sia io che Kise guardiamo i nostri piatti, lievemente rossi. Kasamatsu continua.

-Partirete insieme e tornerete in giornata. Non mi sembra difficile.

-No!- urlo io, quasi come se mi stesse prendendo in giro. -Non salterà la scuola per accompagnarmi. È una cavolata, questa cosa ho deciso io di farla, nessuno deve intromettersi.

-Mayori, smettila- Mi dice lui ed incredibilmente mi viene da pensare ad Hibiki, che mi rispondeva sempre così quando c'era qualcosa di pericoloso. -Non posso venire anche io perché ho la simulazione degli esami ed in più lì vi aspetta un tuo amico, no, Kise?

Il modello fissa l'amico.

-Ti riferisci ad Akashicchi?

Il moro annuisce ed io incontro lo sguardo serio di Kise.

-E va bene. Tanto non sarà un problema così grande saltare un solo giorno di scuola.

Mi maledico mentalmente, poi sbuffo. “Non posso credere che abbia accettato”

Penso, riprendendo a mangiare.

-Siete due stupidi.

Biascico, tra un boccone e l'altro.  
"Mi dispiace, però io non ho intenzione di pesare su nessuno. Per ora va been così, ma domani mattin non sveglierò nessuno di loro"
Penso, convinta. Kasamatsu si alza e fa per portare via il suo piatto e la ciotola di Kise, ma quest'ultimo lo blocca e se ne occupa lui, sparendo dopo il muro, in cucina. Io continuo beatamente a mangiare ai miei ritmi, stranamente lenti. Mi viene ancora da uccidere Kise per aver accettato, così mantengo lo sguardo basso.

-Perchè hai detto quelle cose?

Dico al moro, che è appoggiato alla sedia con una mano sullo schienale. Lui mi guarda serio, poi chiude gli occhi in un'espressione pensante.

-Non è meglio viaggiare con qualcuno con cui riesci ad aprirti?

“Cosa?!”

Alzo lo sguardo verso di lui proprio mentre Kise ritorna a tavola.

-Che state dicendo?

Domanda, spensierato, ma io arrossisco e ritorno a mantenere il viso basso.

“Kasamatsu ha forse capito che io... io cosa? Io non provo nulla per Kise!”

Kasamatsu scrolla le spalle.

-Oggi cerchiamo di dormire tutti molto. Domani sarà difficile.

 

  
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