Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi
Segui la storia  |       
Autore: Sarah M Gloomy    31/12/2016    0 recensioni
Quarto libro della serie The Exorcist.
Due dei mandanti delle loro morti passati sono stati scoperti. Non sanno di chi fidarsi, né se le loro intuizioni sono vere. Nel tentativo di mantenersi in vita alla ricerca di un modo per salvarsi, gli esorcisti sono costretti a fare l’impensabile e Amabel dovrà fare una scelta che andrà contro sia alla sua natura di esorcista sia a quella di mortale.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
21
 
 
 
       Stiamo uscendo velocemente dall’Ordine. Dopo un po’ di inchini, complimenti vari, direi che stiamo scappando. Ci ritroviamo a passo celere all’entrata, poi tutti e sette scattiamo come se avessimo un diavolo alle spalle. Robert si infila per ultimo nella porta, sbattendosela alle spalle. Se non era chiaro, ora Johannes sa che stiamo scappando da lui. «Cosa è successo?»
Scuoto la testa. Porcamerda. Facciamo un altro scatto selvaggio lungo il parcheggio verso l’auto. «Sa di noi.»
   «Come?»
Apro la portiera e Robert ci si tuffa nel mezzo. Mi siedo sopra di lui con una sorta di tuffo. Jamar e Philippe fanno appena in tempo a chiudere le portiere che Warren è partito con una sgommata. Volevamo un testacoda? Ecco il testacoda. Si infila nella via sterrata, facendoci sobbalzare a ogni buca e non tentando neppure di rallentare. Robert pungola ancora. «Non capisco che diavolo è successo?»
   «Una serie di botte di culo e di doppi sensi interpretati nel modo corretto.» Replica Julia, le mani strette alla maniglia.
   «Ehn?»
Jamar impreca e si massaggia la testa dopo averla sbattuta contro il finestrino. «Robert, come interpreti la frase che facciamo sempre attenzione quando entriamo nella tana del leone?»
Sento Robert alzare le spalle, mentre estraggo dalla tasca il cellulare. «Io capisco che facciamo attenzione quando entriamo nell’Ordine. Non sappiamo di chi fidarci.»
   «Ecco. Sfortunatamente anche Johannes. Adesso sa che non ci fidiamo di lui.»
   «È solo una frase!» Rimbrotta scandalizzato. Sono io a rispondere, mentre il telefono di Warren suona a vuoto. «Solo che l’ho pungolato un po’ troppo per fargli provare delle emozioni. E lui deve aver avuto un qualche sospetto in merito. Per le emozioni?»
Julia risponde. «Incazzato nero.»
   «E invidioso di noi.» Replica Philippe con calma. E mente continuamente, ma quello lo sapevamo già. Dove diavolo è Chase? Gli abbiamo dato il cellulare di Warren appunto per essere reperibile in una situazione del genere! «Vaffanculo, Chase!»
Proprio in quel momento prende la linea e ne segue un secondo di silenzio. «Che casino avete combinato?»
Mi sposto il ciuffo dalla fronte, guardando di fronte a me. «Johannes è coinvolto fino in fondo. Io, Philippe e Julia abbiamo avuto conferme dei sospetti: a voce diceva qualcosa, le sensazioni che avevamo erano contrastanti. Credo di averlo pungolato un po’ troppo, e a una mia battuta sul fatto che facciamo attenzione quando entriamo nella tana dei leoni gli ha suggerito che noi sappiamo di lui.»
   «Merda.»
È piacevole sapere che sa sempre come rassicurare gli altri. Con un ultimo scossone, la macchina smette di sbatacchiare e ci ritroviamo nella strada asfaltata. È troppo presto per tirare un sospiro di sollievo e dire che ce la siamo cavata. «Ora stiamo tornando in città a …» Guardo il contachilometri e alzo un sopracciglio. Direi che stiamo facendo una gara di corsa con Vin Diesel. «… insomma, stiamo correndo.»
Warren lancia delle occhiate a intermittenza allo specchietto retrovisore. «Bel, abbiamo un problema.»
D’istinto guardo alle mie spalle, imitata da tutti i ragazzi. Interessante. Direi che lo sputacchiante padre Samuel non fa parte del gruppo dei nostri sostenitori. Ci sta inseguendo proprio in questo momento!
Padre Samuel è nel sedile posteriore, ma lo si vede chiaramente. Si tormenta le mani e, anche se non ne vedo l’espressione, immagino che quella sia la sua prima e vera azione. Alla guida e nel sedile passeggero al suo fianco, due tipi che fanno concorrenza a Warren per quanto riguarda la stazza. Robert si rigira sul sedile, sento i suoi occhi cercare i miei. Ho il telefonino premuto all’orecchio, Chase che mi chiede spiegazioni. Sto cercando di non pensare che è stata tutta colpa mia. Uno dei due estrae la pistola e vedo la mano sbucare dal finestrino. «Cazzo. Warren, pistola.»
Come non so, ma il ragazzo sterza all’improvviso e il colpo non va a segno. Ci deve essere un po’ di fortuna anche per noi, no? Dietro ci troviamo in un groviglio di corpi, distesa sopra Philippe e le sue gambe, non commentiamo su dove ho il viso, e Julia che sembra spingermi verso un punto di non ritorno. Facendo perno sulla mano libera, tento di sollevarmi. La voce di Chase all’orecchio non mi aiuta. «Pistola? Vi stanno sparando?»
   «Chase, attimo.» Sto tenendo su il mio peso e quello di Julia, e chissà chi altro, solo con una mano infilata tra le gambe di Philippe, un po’ troppo vicino a zone ambigue. Gli lancio una veloce occhiata, per vedere che è ancora sconvolto per la sparatoria. Poi fissa la mia mano, abbozzando un sorriso. Philippe, non in questo momento! Si protende, sento prima Jamar e poi Julia sollevarsi da me. Riesco a rimettermi seduta e a riportare la mano in una posizione più ragionevole. Stringo il sedile di Warren, per evitare di trovarmi in situazioni imbarazzanti. Di nuovo.
   «Sì, eccoci. Allora, ci stanno inseguendo due tipi e padre Samuel. Uno dei tipi ci ha sparato, ma Warren ha sterzato e non ci hanno colpito.»
Non ha senso. Per il rituale noi dobbiamo morire e … e noi stiamo già morendo. Perché spararci? Chase sbotta al mio orecchio. «È assurdo che dobbiate ripetere questo cazzo di circolo.»
Rompere il circolo. Noi possiamo impedire il rituale, ed è un qualcosa di tanto semplice che mi sembra assurdo che non ci abbiamo pensato. La questione non è, come abbiamo sempre creduto, impedire la nostra morte. È impossibile. Possiamo solo modificare il modo. Perché il rituale funzioni, occorre che noi moriamo nella stessa maniera del passato. Ecco perché Johannes era infuriato dopo la morte di Chase. Lui sarebbe dovuto essere l’ultimo. Doveva morire lentamente ed essere mutilato dopo ogni decesso dei suoi compagni.
Sono ancora in chiamata, ma Chase non ha ancora parlato. Lui sta cercando di salvarci. Non c’è redenzione. Non c’è una via di fuga. Lui non può più proteggerci. La mia voce è incrinata, perché di nuovo sto trascinando qualcuno con me. Di nuovo, sarò colpevole. L’unica differenza, in effetti, è che questa volta ne sono consapevole. «C’è un modo per impedire il rituale.»
Philippe mi fissa, corrucciando la fronte. Sento la mano di Robert ai fianchi, nel flebile tentativo di essere rassicurante. Anche Eliza si volta a fissarmi. Ma è Chase l’unico che comprende l’entità della mia frase. «No.»
   «E se fosse l’unico modo?»
   «No. Mi rifiuto di crederlo. Tu non puoi …?»
   «Chase.» Il suo nome lo zittisce, perché riesco a imprimere dentro tutta la dolcezza che fino a quel momento ero sempre riuscita a nascondere. Un bisbiglio, una preghiera, la menzogna di un futuro insieme. Tutto è diventato dannatamente semplice. Tutto sta per diventare ancora più complicato. «Ho ragione di credere che il rituale debba essere fatto a fasi. Io sono la prima a morire. Se è giusto, in ordine siamo io, Robert, Julia, Philippe, Warren, Eliza, Jamar. Infine tu.» È l’ordine in cui siamo morti. Dobbiamo interromperlo. Capisco che anche Jamar ha fatto due più due, perché stringe le braccia a Julia, come se volesse proteggerla da ogni male. La mano che regge il telefonino trema così tanto che mi sembra di andare in ipotermia. Strano, visto che la mia temperatura corporea è costantemente sui trentanove gradi. «Dobbiamo morire in un altro modo, in un altro ordine.»
L’ho detto. Warren non sterza bruscamente, Philippe e Eliza continuano a fissarmi, Robert non interrompe il contatto. Gli unici che ho paura di guardare sono alla mia destra e, quando trovo il coraggio, vedo Jamar con la fronte appoggiata a Julia, e lei che guarda la mano di Warren sul cambio. Poi la vedo sorridere e, finalmente, ricambia il mio sguardo. Non è arrabbiata. Mi dispiace … per loro figlia, per quello che non ci sarà mai, per quello che è troppo tardi per ricreare. «Bel.»
   «Lo pensi anche tu, no?»
Chase rimane in silenzio per una manciata di secondi, poi sospira e pronuncia quel tanto trattenuto «Sì».
Warren sterza bruscamente, imprecando. «Dimmi il piano, Bel, perché quelli continuano a inseguirci.»
Volto il capo, per fissare quell’auto seguirci ancora. Troppo bello il pensare di averla seminata. «Non ci vogliono uccidere. Hanno bisogno di catturarci vivi e lasciarci morire come nel passato.»
   «Nel linguaggio di Bel …» Sottoscrive Philippe con un sarcasmo tagliente. «… questo dovrebbe rassicurarci. In fondo, io morirò decapitato. Di nuovo. E questa volta senza lama!»
Sollevo un sopracciglio, mentre Robert ridacchia. Sì, beh. Lui sarà torturato, quindi non vedo molto il fatto divertente. «Chase, ci sei ancora?»
   «Te l’ho detto. Non me ne vado.»
Rassicurante e preoccupante allo stesso tempo. Ho bisogno che lui mantenga la lucidità, che sia fermo e sicuro, che non si faccia prendere dallo sconforto come quando morì lui. Ecco, se lui non si comporta come ho fatto io sarebbe un bellissimo passo avanti. «Chase, non devi assolutamente farti trovare. Johannes e gli altri dovranno credere che siamo morti. Devono …» Oddio. È così difficile dire cadaveri!
   «Vi devono trovare, ho capito.»
   «E niente autopsia.»
   «Arrogance sarà perfetta per una possessione.»
Cerco di non pensare all’ultima volta che l’ho vista dentro il corpo di un medico legale. Non è confortante. Tuttavia l’auto continua a seguirci e non sappiamo ancora come liberarcene. È ovvio che con la mia performance ho messo in moto qualcosa che non so controllare. Come è palese che avrei fatto meglio a starmene a casa, a cazzeggiare. Avrei posticipato quella sorte per un altro po’.
   «Ti amo.»
In un momento del genere? Apro la bocca, pronta per insultarlo. Quante volte avrebbe potuto dirmelo? Perché diavolo lo fa mentre sto calcolando come ucciderci tutti? Chiudo la bocca, mi inumidisco le labbra con la lingua. Me lo sta dicendo perché è la nostra ultima occasione. È la mia ultima occasione. «Anch’io.»
Fisso Julia, che corruccia la fronte. Lo ha capito? Sospiro, continuando come se niente fosse. «Rimane il problema che non possiamo farci catturare.»
   «E se vi devo riportare in vita come hai fatto tu con me, i vostri corpi devono essere intatti.»
   «Ce la farai a riportarci in vita?» Una nuova speranza inizia a nascere dentro ognuno di noi. Forse non è la fine. In cuor mio, però, so che esiti può avere. Il negromante che ho usato è stato consumato dalla forza di un solo esorcista. Io stessa ho sentito la mia forza attratta da quella di un altro esorcista. Qui stiamo chiedendo a un esorcista di riportare in vita gli altri sette compagni. Anche attingendo alla forza dei nostri vizi, è una missione altamente rischiosa. Però può essere possibile, con un esorcista del calibro di Chase … forse.
Chase mi risponde sicuro. «Sono il vostro capo. Vi riporto in vita.»
   «Molto bene. Io devo essere l’ultima. Devi promettermi che riporterai in vita prima gli altri.»
Dall’altra parte sento un mugugno, tipo un “certo”, ma non indago oltre. Se da un lato io potrei aiutarlo a riportarli in vita, dall’altro nel farlo consumerebbe troppa energia. Su una cosa sono certa: il mio essere esorcista è lievemente inferiore a quello di Chase. Come lui ha in parte prosciugato la mia energia al suo risveglio, così io potrei fare lo stesso con lui. Parlo ad alta voce. «Molto bene. Ora dobbiamo scegliere solo un modo in cui morire, far in modo che i nostri corpi rimangano intatti e … sì, puntare tutto su Arrogance e la possessione del Medico Legale che ovviamente ci dovrà fare l’autopsia.»
Robert avvicina la bocca al mio orecchio, in modo da parlare a Chase. «Possessione? Beh … puoi usare anche i nostri di vizi, no?»
   «Dì a Robert che ho capito. All’occasione farò in modo di usarli. Quello che mi creerà problemi, immagino, sarà Lie.» Borbotta Chase.
Non nego né confermo. Dipende dalla giornata. Faccio un cenno con la testa a Robert, mentre Julia si muove di scatto, allungando una mano e colpendo al mio seno destro. O dove dovrebbe esserci, visto che dalla manata quel poco di tetta si deve essere ritirato dentro al costato. «Ehi, punta verso il fiume Hudston.»
Warren corruccia la fronte. «Ti va di volta il cervello? Non so se te ne rendi conto, ma andare verso Hudston significa passare nelle zone ad alta affluenza di traffico. Forse non ci vedi, ma stiamo andando ai centocinquanta. E quelli sono ancora dietro di noi.»
   «Ubbidisci!»
Il ringhio di Julia fa sobbalzare Warren, e praticamente tutti noi, ma imbocchiamo verso il fiume. Siamo costretti a rallentare e, fortunatamente, il traffico è di impiccio anche agli inseguitori. Chase mi bisbiglia, sempre a contatto telefonico. «Julia vuole farvi annegare.»
Bene. Morte lenta, sicuramente dolorosa visto che impediremo che i nostri corpi sobbalzino in auto, respireremo acqua ma, sì, noi saremmo intatti. Bella idea e pessimo modo di trapassare. «Ti mando il video.»
Interrompo la chiamata e lancio il cellulare a Eliza. Niente addii, troppo deprimenti. E neppure arrivederci, visto che non sappiamo se affettivamente ci sarà un domani. L’ottimismo se né andato da un bel pezzo. «Manda a Chase il video di quando il negromante lo ha fatto risorgere. E mettetevi tutti quanti le cinture.»
Mi alzo sulle gambe, per sporgermi verso il volante. Warren continua la guida, apparentemente disinteressandosi del passeggero vicino a lui. «Dobbiamo avvicinarci al fiume il più possibile. Quando te lo dico, lascia il volante a me.»
   «Ti va di scherzare?»
   «Warren, sono l’esorcista con più esperienza e fino a prova contraria in questa auto sono un vostro superiore. Devi ubbidire ai miei ordini. E poi dubito profondamente che tu voglia essere colpevole di aver ucciso gli altri.» Il labbro inferiore trema. «Blocca le uscite, mettetevi le cinture e preparatevi a morire annegati. Mi dispiace Julia. Per te sarà la seconda volta.»
   «Non ti preoccupare.» Il suo tono mi fa preoccupare eccome.
Sento qualcuno trafficare dietro di me e, quando volto le spalle, vedo Philippe sganciare la cintura a Robert e porgermela. Lo guardo un secondo, prima di farmela passare sulle spalle. Io e Robert siamo agganciati sulla stessa cintura. Probabilmente l’impatto mi farà sballottare all’indietro, ma dubito che i miei chili siano il problema più preoccupante per Robert. Sempre meglio di rischiare danni più importanti non avendo nessun tipo di protezione. Il negromante era stato chiaro: i corpi devono essere i più intatti possibili.
Chiudo gli occhi, cercando di sentire la collana che mi ha dato Chase a contatto con il mio petto. Mi fido di lui. Per quanto posso essere scettica, lui farà del suo meglio. E, in ogni modo, dobbiamo interrompere quel circolo perché non possiamo permettere che il rituale per l’immortalità vada a buon fine.
Una mano mi stringe la mia, ancora agganciata al sedile. La mano sinistra è tesa verso l’ignoto. Guardo Julia, che mi sorride. A lei va bene. Mi dispiace … davvero. Per tutto, mi dispiace. «Ora.»
Warren lascia il volante e io prendo il controllo dell’auto. Per un secondo, un glorioso secondo, penso che sto guidando senza patente. Yuuu! Esaltazione massima. Poi penso che quello potrebbe essere il mio unico momento di gloria con la macchina. Stiamo procedendo per la strada, costeggiando il fiume. Guardo il marciapiede, cercando un punto che possa essere idoneo per quel suicidio di massa.
Okay. La mano sinistra stringe il volante e con un colpo faccio sbandare l’auto. Sfondiamo il guardrail, vedo il fiume bigio avvicinarsi all’auto. L’impatto mi fa abbandonare il volante.
E poi, tutto diventa nero.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi / Vai alla pagina dell'autore: Sarah M Gloomy